Pleased to meet you

Dove eravamo rimasti?

Come termina l’avventura di Sarah? Sarah riesce a ricordare e capire (69%)

RewindL’uomo della Divina Misericordia si avvicinò in fretta ai due, fermandosi davanti a Sarah.

“Dove credevi di andare?” rise afferrando la ragazzina per un braccio, strattonandola.

“Sbrighiamoci” disse l’altro senza entusiasmo nella voce. Matt, questo il suo nome, non guardava negli occhi nè l’altro uomo, nè tanto meno Sarah; anzi, sembrava proprio evitasse di incrociarne lo sguardo.

“Non sentirti in colpa, Matt” disse l’altro con una risatina ironica e così prolungata che sembrava ci prendesse gusto. “E muoviti!” Quello della Divina Misericordia spinse Sarah verso le scale che conducevano al sottopassaggio della metropolitana.

Scesero le scale e arrivati vicino alle rotaie Sarah si guardò intorno in cerca di una possibile via di fuga. L’uomo continuò a trattenerla per un braccio e rafforzò la presa, forse capendone le intenzioni.

Sarah lottò con se stessa per ricacciare indietro le lacrime che già le stavano rigando le guance; stava guardando i due uomini, ma aveva la vista offuscata. Ora lasciava le lacrime fare il loro corso, senza più ostacolarle. Non aveva vergogna di mostrare la propria paura, anzi, stava in silenzio ma aveva irrigidito l’espressione e fissava i due come se volesse sfidarli.

“C’è poco da fare la dura” disse ora Matt guardandosi intorno; diede una rapida occhiata all’orologio al suo polso destro ed ebbe un moto di nervosismo.

“Perchè ritardano!” urlò isterico quello della Divina Misericordia, spingendo Sarah per terra, al pieno della collera.

I due uomini si guardarono a vicenda, poi diedero un’occhiata a destra perchè da lì proveniva il rumore di un treno in avvicinamento; il chiasso si fece più vicino e in un attimo un fascio di luce avvolse i tre.

“Non può essere!” urlarono entrambi gli uomini all’unisono, come se stessero vivendo qualcosa a loro già noto.

Sarah non provò paura, anzi, per la prima volta da quando era iniziata quella strana giornata si sentiva tranquilla e rilassata.

All’interno del fascio di luce potè vedere riflesse delle persone; quella luce sembrava uno specchio verso un’altra dimensione.

“Bisogna agire in fretta” sentì dire con apprensione da una donna ad un uomo; in mezzo ai due c’era una ragazzina presso a poco della sua età. “Andrò io” rispose l’uomo mentre si affrettava a togliersi una tuta in nylon color porpora per indossare un paio di jeans, una camicia e un maglione.

“È indispensabile la Sua presenza qui” disse un ragazzo con indosso lo stesso tipo di tuta ma di colore blu.

“Il capo è il primo a sacrificare se stesso, Capitano!” disse l’uomo mentre cercava con fatica di annodare una cravatta.

“Andrò io!” decretò la ragazzina: l’aria seria, lo sguardo deciso. Al sentire quelle parole la donna corrucciò la fronte e si avvicinò all’uomo. “Sarah ha ragione, caro, non c’è altro modo”.

L’uomo riflettè un istante. Guardò la donna, quindi la ragazzina, infine il ragazzo.

“Capitano, si occupi Lei di tutto. Che sia tutto pronto entro due ore”.

Questi non disse nulla, allontanandosi in tutta fretta.

La donna si avvicinò alla ragazzina in silenzio; le mise al collo una catenina con un piccolo ciondolo di legno e si affiancò all’uomo.

L’ultima cosa che Sarah vide fu i due sorridere con orgoglio alla ragazzina.

Lentamente le immagini divennero sbiadite, per poi scomparire del tutto; tornata alla realtà Sarah si ritrovò ancora per terra. I due uomini erano ancora lì e guardavano nella direzione dalla quale proveniva il rumore del treno. Il rumore si fece più vicino e il treno stava per raggiungere la banchina; al posto del mezzo locomotore i tre videro una luce accecante che fece perdere loro i sensi.

Sarah si svegliò di soprassalto. Non era nel suo letto al secondo piano della casa dei coniugi Smith ma in quello dell’orfanotrofio. Mise una mano all’altezza del collo e sentì il fiato venir meno: sfiorò un ciondolo ed ebbe un sussulto: ora ricordava tutto.

Aveva sei mesi di tempo per portare a termine la missione che le era stata affidata in quella dimensione temporale.

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58 Commenti

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  • bellissimo finale!! wow!

    è stato bello giocare con la storia di Sarah. ho sempre cercato di riuscire a farla fuggire con i miei voti ma nel finale temevo di non avercela fatta 🙁 🙂

    e adesso non vedo l’ora del sequel

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  • Bravissima. Non so se sia possibile, ma io gradirei un finale non finale, ovvero un episodio che chiuda e spieghi questa prima parte, ma apra le porte alla seconda. Secondo me non hanno intenti pacifici. Pensano ormai di avere la ragazzina in pugno e riveleranno chi sono in realtà e perché la vogliono. Ma qualcosa di davvero inaspettato volgerà la situazione a favore della fanciulla, che riprenderà la fuga in Pleased to Meet You 2

    • Grazie Luca 🙂
      In un primo momento avevo in mente di scrivere un seguito alla storia e poi avevo accantonato l’idea. Il tuo commento mi ha fatto riflettere: sono anche io favorevole ad un finale-non-finale che mi lasci campo a ulteriori sviluppi.
      Ancora una volta, dopo aver scritto il 9° episodio avevo in mente un finale in un certo modo; ora leggendoti e pensandoci meglio ho altre idee per il finale.
      E’ questo anche il bello di THe iNCIPIT :-))

  • Ho scritto il penultimo episodio; devo essere sincera, sono proprio curiosa di come finirà la storia. Quando ho scritto il primo avevo in mente già un finale preciso, avevo un’idea chiara in mente. Man mano che scrivevo i successivi episodi, grazie alle parole suggerite (presenti nella versione precedente del sito) e alla scelta finale la storia ha preso una piega diversa e il risultato lo potete leggere qui.

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