Evento Zero

Dove eravamo rimasti?

Che succede a Simone? Il cuore si ferma, ma lui inserisce la batteria in tempo (43%)

SlinkerIl suo cuore perse un colpo, poi due. Si fermò. Sopraggiunse la certezza della morte. Spinse col pollice la batteria nel suo alloggiamento e il cuore ripartì, mentre lui si accasciava sul divano, ansimante.
Venti minuti dopo l’Assistenza era al portone di casa. Al citofono dissero che avevano registrato una caduta di segnale ed erano lì per sostituire il device. Li fece entrare. C’era una ragazza bruna, piccolina, e un ragazzino alto, magro e allampanato con una grossa valigia in mano. Nuotavano dentro le cerate fosforescenti del pronto soccorso.
Simone investì la ragazza con tutta la rabbia repressa che aveva in corpo.
– I vostri cellulari uccidono, lo sapete, vero?-
Impaurita, la ragazza gli chiese cosa fosse successo. Simone raccontò della batteria, agitato, sconvolto. Lei restò in piedi, stupefatta, mentre il suo compagno armeggiava collegando il cellulare di Simone al computer, scaricando dati e registrando eventi.
– Signore, si calmi – disse la ragazza – è impossibile. Non succedono queste cose. In tre anni di assistenza non mi è mai capitato. Peggio, non abbiamo istruzioni. Non esiste. –
Simone s’imbestialì ancora di più. – Allora senta, stamattina in ufficio è morto Ernesto, e sa perchè? Perchè ho distrutto il suo cellulare contro la finestra. Gli si è fermato il cuore, appena quel dannato cellulare è esploso, e adesso ci sono una vedova e due orfani, per un cellulare – urlava, senza ritegno – e adesso la stessa cosa a me. Non so cosa abbiate fatto a questi maledetti telefoni, ma siete degli assassini! –
La ragazza si volse al collega che aveva già collegato il nuovo cellulare al computer per configurarlo e testarlo. La guardò e fece spallucce.
– Ma le pare possibile che c’entrino i telefoni? E’ assurdo! Che ne so, sarà un caso. Comunque le abbiamo cambiato il telefono con un nuovo modello …-
Simone glielo strappò di mano, lo girò e tentò di aprirlo.
– Batteria di nuova generazione, il telefono non si apre – fece la ragazza, un sorriso canzonatorio stampato sul volto, ormai convinta di avere a che fare con un pazzo. Il ragazzino ridacchiava, ironico. – Firmi qui la ricevuta per favore. –
Simone firmò.
– Bene – continuò la ragazza – adesso per noi è tutto a posto, se ha problemi ci chiami. E’ stato un piacere conoscerla, e le auguro di rimettersi presto. Buonasera.-
Non vedevano l’ora di uscire di lì, e chiusero silenziosamente la porta. Simone li seguì con lo sguardo, il cellulare in mano. Poi andò alla finestra, li vide salire sull’ambulanza e sparire dietro l’angolo della strada.
Trenta secondi dopo tutto era calmo e tranquillo, come nulla fosse successo. Si distese sul divano, chiuse gli occhi, con la certezza di non poter dormire. Il silenzio era quasi assoluto. Il cervello zuppo di adrenalina continuava a fargli rivedere le immagini spaventose di quella strana giornata. Tutto era totalmente assurdo.
Poi, senza accorgersene, fu buio.
La sveglia suonò e gli sembrò nuova, come la giornata che cominciava. D’improvviso ricordò tutto e di scatto si mise e sedere sul letto, già ansimante. Andò in cucina e bevve un lungo sorso d’acqua direttamente dal rubinetto. In bagno si guardò allo specchio. Sembrava un fantasma. Lo distrasse il ping dell’avviso ricezione mail sul telefono. Lo prese e scorse il browser: tre messaggi. “A quest’ora?”
La vicina di casa lo pregava di innaffiare le piante durante la sua assenza, tre giorni.
Il suo medico lo invitava ad andare da lui quella mattina per la sostituzione dello Slinker.
Il capo gli consigliava una settimana di ferie, per riprendersi dallo shock.
Si ricordò del suo primo giorno di scuola, lo Slinker e il primo coloratissimo cellulare. L’installazione sottocutanea del microscopico dispositivo di assorbimento dei campi magnetici e delle radiazioni termoioniche era per tutti i bambini un rito di iniziazione degno della scuola elementare. Oggi anche quello si era dissolto nella banalità.
“Porca Miseria, ma che sta succedendo? E adesso, che faccio?”

Simone decide di andare:

  • da un suo amico appassionato di informatica (60%)
    60
  • dal suo medico (40%)
    40
  • in ufficio (0%)
    0
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48 Commenti

  • anche se mi sembrava di sentire quasi “perchè noi veniamo in pace,sempre” (cit.) comunque bello mi è piaciuto,peccato il limite di parole sarebbe stato bello ancora un capitolo giusto per spiegare meglio la parte del Nousworld,ora però aspetto altri racconti!!

    • Grazie! Si, forse ho esagerato con la complessità, e ci voleva più spazio. Ci ho provato, ma credo che cmq ti sia piaciuto. Sul futuro … ci penserò. Mi piacerebbe, è stata un’esperienza davvero interessante, in cui si scoprono tante cose.
      A presto e grazie ancora.

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