Evento Zero

Dove eravamo rimasti?

cosa farà Simone? fa finta di partire e si chiude in casa. (60%)

Sparire. Dormire, piuttosto.Modica?
Aveva googlato e navigato per un pò tra le scale del quartiere ebraico e quello musulmano, si era intrufolato nelle cantine scavate nella roccia e aveva mangiato con gli occhi le scacce dai fantasiosi condimenti e i profumi speziati, le sfoglie salate, i ravioli di ricotta al sugo, gli arancini a cono, rossi dentro e fuori. Non male davvero, avrebbe scattato un sacco di bellissime immagini.
Accettare significava acconsentire al destino che gli era stato procurato. Lo avrebbe messo in situazione di attesa, piacevole per di più. Ma dentro di lui qualcosa si ribellava, con tutte le sue forze.
Si decise. Se doveva sparire per un pò, decideva lui come.
Chiuse tutte le tapparelle, prese la valigia vuota e staccò la corrente. Indossata la giacca a vento uscí chiudendo la porta dietro di sè. Scese fino al portone, simulando il peso del bagaglio, facendosi inquadrare bene dalle telecamere della portineria. Uscì e camminò, a lungo. Ad un semaforo, aspettò che si fermasse una bicicletta, l’affiancò attraversando e fece scivolare il suo cellulare nel portapacchi posteriore.
Poi tornò indietro, alzò il cappuccio della giacca a vento e gettò la valigia in un cassonetto della spazzatura, passando. Rientrò a casa, sfuggendo alle telecamere e salendo per la scala di emergenza.
Si stese sul divano, attento ai rumori esterni. Ripercorse i suoi movimenti e decise che aveva fatto un discreto lavoro, i bit dovevano essere convinti che lui fosse in giro, su una bicicletta.
In tutto il giorno sentì i figli della vicina giocare, e lei uscire e rientrare tre volte. Il marito tornò dal lavoro e scoppiò un piccolo diverbio familiare, con un paio di piatti rotti.
Dormí.
Pensó molto a ció che doveva fare, perdendosi nei mille rivoli del possibile. Mangió scatolette e pane raffermo. Ale tre di notte arrischió un piatto di spaghetti, nessuno avrebbe sentito nulla.
Il secondo giorno arrivò l’infermiera che aveva già visto, bussò alla porta tre volte, poi andò via.
Era a casa sua, ma era come essere nascosto in un buco. Senza telefono, computer, televisione, ogni filo con l’esterno era tranciato. Era solo, fisicamente e virtualmente.
Il terzo giorno cominciava ad essere stufo di una decisione istintiva che lo aveva murato vivo. Si diede dello stupido e del paranoico. Si raccontò una decina di volte tutto quello che era successo, e finalmente si addormentò, sul divano.
Un rumore soffocato lo svegliò. Era l’ascensore che arrivava al piano. Guardò l’orologio: le cinque.
Non era la vicina, e neanche il marito.
Sentì un fruscio davanti la porta d’ingresso.
Si alzó di scatto e come un gatto si fiondó in camera, ficcandosi sotto il letto.
Appena in tempo.
Un’ombra si intrufoló in casa, alzó la leva del salvavita e accese la luce. Aveva un paio di pantaloni grigi, scarpe grigie da trekking, passo elastico. Fece il giro della casa, poi tornò in cucina, rovistò nel lavello, andò in salotto e si sedette sul divano. Fece una telefonata dal cellulare, ma Simone non riusciva a capire cosa dicesse.
L’ombra tornò in camera da letto e quando si chinò a prendere un calzino abbandonato sul pavimento, vide che indossava guanti di lattice. Era a pochi centimetri da lui. Se si fosse abbassato ancora, lo avrebbe visto.
Trattenne il respiro. Avvertì un clack, e nell’istante in cui quel rumore gli ricordava il carrello di una pistola automatica al cinema, sentì la voce, profonda:
Venga fuori di lì, mi faccia vedere le mani –
Simone si immobilizzò.
La finisca con questa commedia, lo so che è sotto il letto, il divano era ancora caldo. Se sparo da qui, l’ammazzo di certo –
Simone si mise in piedi, alzando le mani. Aveva davanti un uomo più alto di lui, con una giacca scura, brizzolato e fortemente stempiato. Il viso pieno, ma la corporatura ancora nervosa, intorno ai 45 anni. Gli puntava una pistola al petto, distante non più di due metri, la mano ferma, tutto in lui trasudava determinazione.

In casa di Simone è entrato:

  • l'agente di un'organizzazione politica (100%)
    100
  • il poliziotto (0%)
    0
  • il ladro (0%)
    0
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48 Commenti

  • anche se mi sembrava di sentire quasi “perchè noi veniamo in pace,sempre” (cit.) comunque bello mi è piaciuto,peccato il limite di parole sarebbe stato bello ancora un capitolo giusto per spiegare meglio la parte del Nousworld,ora però aspetto altri racconti!!

    • Grazie! Si, forse ho esagerato con la complessità, e ci voleva più spazio. Ci ho provato, ma credo che cmq ti sia piaciuto. Sul futuro … ci penserò. Mi piacerebbe, è stata un’esperienza davvero interessante, in cui si scoprono tante cose.
      A presto e grazie ancora.

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