Il mio nome è…

Dove eravamo rimasti?

Cosa fa il protagonista? Una telefonata cambia il corso della serata. (62%)

IrmaScuoto la testa per dimenticare quella voce, prendo una boccata d’aria profonda e mi preparo psicologicamente per la serata che mi attende. Ho deciso, non voglio più rinviare, per quanto attempata, Giulia è una donna affascinante. Lasciarmi sfuggire questa occasione sarebbe folle.
Bevo l’ultimo sorso di vino e mi alzo in piedi, ignorando il senso di intorpidimento che mi pervade. Nello stesso istante parte “Call me maybe” dalla tasca posteriore dei miei pantaloni. M’irrigidisco, osservo l’espressione sbigottita di Giulia e tento, con un gesto disperato, di fermare la suoneria del cellulare prima che tutti i presenti scoppino a ridere. Nella foga il telefono cade sul tavolo e l’effetto vibrazione fa aumentare ulteriormente il frastuono. Non c’è una sola persona nella sala che non mi fissi, chi infastidito chi sdegnato.
“Penso dovresti rispondere”, enfatizza Giulia, sistemandosi un ciuffo di capelli dietro l’orecchio. Ha l’aria seccata tipica di una professoressa davanti lo studente impenitente, in effetti mi ricorda l’insegnate di italiano che avevo alle medie: odiosa ma con una scollatura da urlo.
Rispondo all’apparecchio con un “ciao” stentato, so molto bene chi è: Irma. È stato Giorgio ad abbinare quella suoneria a lei dopo averla vista sul pianerottolo dei miei. È la vicina di casa di mia madre, una zitella oltre la cinquantina che non deve aver avuto nemmeno un uomo fisso in tutta la sua vita. Acida, volgare, pettegola e perennemente arrapata. Da ragazzino, io e i miei amici amavamo spiarla di nascosto attraverso la finestra del bagno; se ne andava in giro con vestaglie trasparenti e grossi bigodini, sempre circondata da una nuvola di fumo. Ancora oggi penso che lo sapesse, si metteva in mostra soltanto per noi e, negli anni, non è minimamente cambiata… una sola cosa si è trasformata: ora sono il suo schiavo.
“Sì, lo so”, rispondo piano, coprendomi la bocca con una mano. “Non stasera, sono impegnato.”
“Problemi?” chiede Giulia visibilmente scocciata.
Sono problemi e belli grossi. Io e Irma abbiamo un accordo: lei fa sparire i numeri di PostalShopping dalla cassetta delle lettere dei miei genitori, io le ubbidisco. Da bravo lacchè, devo essere disponibile a soddisfare ogni suo desiderio, e molto spesso i suoi desideri sono di una sola natura. La cosa peggiore è che ogni volta che m’intrufolo nel suo appartamento devo fare attenzione a non incrociare i miei, impresa ardua considerando che le porte d’ingresso sono una di fronte all’altra.
La voce, rauca dal tabacco, intima una sola, improrogabile richiesta: “Ti voglio vedere ora”. A nulla servono le mie scuse; la minaccia la conosco fin troppo bene e, ancora una volta, maledico il mio “ex” amico per avermi fatto partecipare a quella stupida selezione. “Devo finirla con questo lavoro e con una vita simile, non ne posso più”, penso, ma le parole di Giulia mi fanno tornare immediatamente alla realtà.
“Fammi indovinare, una zia gravemente malata ti vuole subito al suo capezzale.”
“Volevo dire nonna al posto di zia”, ammetto, arricciando di poco le labbra in un sorriso stentato.
“Beh”, continua lei, dando la carta di credito al cameriere, “spero che tua nonna ne valga la pena.”
Non riesco a capire se vuole uccidermi o se è davvero comprensiva, ma questa reazione mi lascia basito. “In realtà no, ma non ho scelta.” Abbasso il capo sentendomi improvvisamente in colpa, poi continuo: “Preferirei restare qui, credimi.” In parte è vero, anche se la voce di quella ragazzina non fa altro che amplificarsi nella mia testa. Mi aveva chiamato vecchio e, dopotutto, non aveva torto.

Cosa succede?

  • La madre del protagonista lo vede entrare nell’appartamento della vicina (79%)
    79
  • Il protagonista va da Irma, ma si ribella alle sue richieste (21%)
    21
  • Il protagonista ha una notte di fuoco con Irma (0%)
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