Dove eravamo rimasti?
La pelle del serpenteZona Brera. Attico in un elegante edificio seicentesco. La cameriera dal caschetto biondo e la discreta divisa blu accompagna Sasà e Michele attraverso lunghi corridoi. Pareti dipinte di viola, quadri moderni, vasi inseriti in nicchie illuminate. A Sasà sembra di attraversare una galleria d’arte.
– Grazie Maria, puoi andare – Eveline Doschenko li aspetta in un salottino verde stile Luigi XV. Alta, bionda, corpo sinuoso, occhi gelidi, di un azzurro intenso. Nella voce un lieve tremore. – Grazie per essere venuti.
– Sono spiacente per la sua perdita, signora. Il mio collega mi ha detto che le indagini della polizia non l’hanno soddisfatta.
Eveline ha un sorriso amaro. – Quali indagini? Di qui sono passate almeno trenta persone e hanno toccato di tutto, prima che si decidessero a chiamare la scientifica. Le chiamano indagini, ma si sono limitati all’apparenza. Sembra un suicidio, ma io so che Ludovica non l’avrebbe mai fatto. Non mi hanno voluta ascoltare.
– Io l’ascolto. Ma procediamo con ordine. Chi l’ha avvisata della tragedia e a che ora?
– Nessuno. Stavo tornando a casa. Erano le 13,30 circa. C’era tanta gente qui sotto e i lampeggianti blu. E poi l’ho vista -. La voce di Eveline si spezza. Il leggero accento russo si fa più marcato.
– Cos’ha fatto allora?
– Non lo so. Io ricordo solo, il maglioncino azzurro che le avevo regalato il giorno prima. Macchiato di sangue. Poi la voce di mio marito.
– Capisco. Dov’era suo marito?
– In fabbrica. Povero Riccardo. Ha costruito tutto dal nulla lavorando giorno e notte. La fabbrica è la sua vita. Il lavoro e Ludovica, non aveva altro. L’ho chiamato. Quasi subito, credo. E lui è arrivato di corsa.
– Chi c’era in casa?
– Nessuno, era il giorno libero di Maria. Ludovica era tornata a casa come al solito in motorino. Aveva chiamato il padre appena uscita da scuola. Era tranquilla. Non può aver fatto… C’era qualcuno con lei.
Gli occhi azzurri di Eveline si velano. Ma è un attimo, riprende subito il controllo di sé.
– Su cosa si basano le sue affermazioni?
– È sparito il vaso blu. La nicchia vuota, in corridoio. Era lì.
– Qual è il valore di questo vaso? È assicurato?
– Non è assicurato. Non so, non ricordo. Mille, forse duemila euro. Era un limoge di Sèvres di metà ottocento.
– Quando si è accorta della sparizione?
– Non subito. Il pomeriggio dopo credo. Ma c’è anche un’altra cosa. Il telefono di Ludovica.
– Cioè?
– Lei non si separava mai dal cellulare. Non permetteva a nessuno di toccarlo. Se lo portava dappertutto, anche in bagno. Quel giorno il cellulare è rimasto sul tavolo del balcone. Sono sicura che se avesse davvero voluto fare quel salto, lo avrebbe portato con sé.
– C’erano segni di effrazione?
– No.
– Mi parli di Ludovica.
– Ludovica era sempre allegra. Andava bene a scuola. Non ci ha mai dato problemi. La sua migliore amica si chiama Francesca Valdrighi, frequentano la stessa classe. Ma aveva tanti amici, tutti le volevano bene.
– Avete avuto discussioni? Non so, le solite cose degli adolescenti: un ritardo, un brutto voto a scuola.
– Io e suo padre la adoriamo. Forse l’abbiamo un po’ viziata, figlia unica. Specialmente Riccardo. Ludovica è arrivata che lui era già un po’ avanti con gli anni. E lei ricambiava il nostro amore. Ludovica è, era… perfetta.
– Come spiega la cocaina ritrovata nel sangue?
– Di sicuro qualcuno l’ha costretta a prenderla. Ludovica non si drogava.
– Pensa che avrebbe fatto entrare in casa qualcuno che non conosceva?
– Sono sicura di no.
– Ha dei sospetti. A chi avrebbe potuto aprire la porta?
– Non lo so.
– Ho bisogno di una lista delle persone che hanno accesso a casa vostra. E di una lista degli amici di Ludovica. Dovrei andare in bagno.
– Qui vengono poche persone, non facciamo grande vita sociale. Il bagno è in fondo al corridoio a sinistra.
Nù scurzùne cà si riminìa. Sasà ha la sensazione che Eveline si rigiri cercando di cambiare pelle come un serpente, nù scurzùne. Una casa perfetta, una padrona di casa perfetta, una figlia perfetta. Troppo.
Andare in bagno è una scusa per:
- Affacciarsi dal terrazzo da cui è caduta Ludovica. (29%)
- Esaminare la stanza di Ludovica senza il controllo di Eveline. (71%)
- Parlare con la cameriera. (0%)

26/02/2014 at 23:01
Entra Anna in scena!
21/12/2013 at 15:51
“Il volto impenetrabile di Eveline s’incrina……..” non rende solo l’idea ,è reale la vedo davanti a me. Sei brava. che Anna entri!
13/12/2013 at 21:33
Grazie Serena 🙂
L’arrivo improvviso di Anna è la mia opzione preferita, vedremo….
A presto
13/12/2013 at 19:35
Che entri pure Anna 🙂
Incipit perfetto, con l’immagine delle canzoni inutili che diventano tormentone.
Ti sta riuscendo proprio bene questo giallo, come dicevamo giorni fa con un comune amico 😉
Ciao, un abbraccio
S.
12/12/2013 at 19:54
Eveline accompagna Sasà da Anna, vediamo che accade 🙂
12/12/2013 at 20:55
Sì quanto pare è l’opzione preferita 🙂
12/12/2013 at 18:29
Troppo tempo è passato dall’ultimo episodio. Mi è passata anche la voglia di leggere.
Però, prof., “stato di trans” non si può leggere… volevi dire “stato di trance” e, invece, ancora una volta sei scivolata sul porno.
12/12/2013 at 20:53
Acc… hai ragione 😀 purtroppo ho scritto di notte… umilmente chiedo venia
12/12/2013 at 16:08
Non posso che ribadire che questo racconto è uno dei miei preferiti in assoluto qui su TheIncipit e questo capitolo è bellissimo. Ne vorrei di più e di più.
(Voto che l’accompagna a casa di Anna: confronto a tre).
12/12/2013 at 17:22
Ma grazie… ne sono onorata 🙂