L’ombra del killer

Dove eravamo rimasti?

Filippo riesce a seminare la polizia e consegnare il contratto? E la foto? Qualcun altro lo sta seguendo e in ufficio... (75%)

La chiave“Rimani nascosta, vado a prendere l’altra auto che ho dal meccanico. Mi farò seguire, tu andrai nell’ufficio di mio padre e cercherai quella maledetta chiave. In qualche modo ti raggiungerò in stazione con i documenti.”
Non capivo che cosa avesse in mente Filippo. Il problema era come entrare nello stabile dell’ingegnere. Ci sarebbe stato di sicuro il portiere. Lui continuò: “Ti imposto sul navigatore l’indirizzo degli uffici. Quando sarai all’interno dai questo biglietto all’impiegato che sta alla reception.” Mi passò un biglietto da visita.
Filippo chiamò un numero e spiegò a qualcuno che una donna dai capelli rossi doveva recarsi nell’ufficio del padre per prendere dei documenti. Poi mi passò il suo cellulare.
“Scrivi il tuo numero in modo che possiamo tenerci in contatto. Appena mi sarò allontanato ti manderò un messaggio.”
“Ok.” Risposi, tagliando corto.
Qualche minuto dopo, lui fermò l’auto e scese senza aggiungere altro. Rimasi nascosta. Mi faceva male la schiena, ma dovevo tener duro e attendere. Il mio pensiero andò a finire su Mario. Come avremmo fatto a liberarlo? E il pazzo lo avrebbe veramente lasciato in vita? Non volevo perdere un altro amico.
Il cellulare squillò. “Puoi andare, la polizia è dietro di me. Quando hai trovato la chiave, mandami un messaggio.” Mi disse Filippo.
“Ok.” Risposi di nuovo.
Scivolai, districandomi, al posto di guida e seguii le indicazioni del navigatore.
Lo stabile dove si trovava l’ufficio dell’ingegner Fabiani aveva un grande parcheggio. Poche auto ferme. Mi avviai frettolosamente verso l’entrata. Il portiere alla reception mi accolse sorridendo. Gli consegnai il biglietto di Filippo e mi accompagnò all’ufficio, lasciandomi subito sola.
Dovevo cercare quella maledetta chiave. Dove?
Sulla scrivania non c’era nulla. Frugai nei cassetti ma un rumore mi bloccò. Qualcuno stava entrando. Presi il cellulare che avevo nelle tasche dei pantaloni e chiamai l’ultimo numero che avevo in memoria tra le chiamate ricevute. Filippo rispose subito.
“C’è qualcuno…” non feci in tempo a dire altro. Un uomo comparso all’improvviso si fiondò su di me e mi strappò il cellulare di mano.
“Sei una stupida donna!”
Mi diede uno spintone, poi un altro e un altro ancora. Mi aveva inchiodata al muro e afferrata al collo.
“Non pensare di cavartela così facilmente.” Sibilò a pochi centimetri dal mio viso. “E’ stato divertente far soffrire il tuo orsetto…mi dispiace, non sei riuscita a salvarlo!”
Mi stava soffocando. Pensai che stessi morendo quando tutto si annebbiò accasciandomi a terra. Improvvisamente mi aveva lasciato. Invece, quando riaprii gli occhi, vidi alcune persone che si stavano avventando su quell’uomo. Riconobbi l’ispettore Medusa. Qualcuno mi aiutò a rimettermi in piedi e a sedermi su una sedia.
Alcuni poliziotti portarono via il killer, Medusa venne verso di me.
“Ma…come avete fatto? Come sapevate che ero qui?”
“Sapevamo che era con Fabiani, lui ci aveva avvertito, anche se le ha detto il contrario. Purtroppo non siamo riusciti a salvare il suo amico. E’ in un furgone qui fuori. Quel tipo lo teneva prigioniero lì dentro… mi dispiace.”
“Ma perché tutti questi omicidi per un contratto?” chiesi.
“Purtroppo è una brutta storia di tangenti. L’ingegnere aveva degli appoggi in comune e una dell’imprese che si è aggiudicata l’appalto è invischiata in un giro di escort e mafia. Lo hanno corrotto. La persona che abbiamo arrestato è un efferato killer assoldato dalla concorrenza. Dovevano mettere su uno scandalo coinvolgendo tutta la famiglia Fabiani. Era da un po’ che stavamo indagando. Ma non posso dirle altro.”
“Non ho capito molto… ma perché coinvolgere me?” chiesi ancora.
“Forse perché si è trovata nel posto sbagliato nel momento sbagliato. O forse perché era solo una pedina di un gioco studiato a tavolino.”
“Posso almeno rientrare nel mio appartamento?”
In quel momento entrò Filippo come una furia: “Come stai? Sei ferita? ”
“Voglio tornare a casa mia.”
“Noi due dobbiamo parlare.” Incalzò Filippo.
Medusa ci lasciò soli.

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83 Commenti

  • e si dipana il giallo. camille che si trova incastrata sapendosi innocente, il crollo piscologico, i conati di ripulsione di fronte ascene eloquenti…tutto congettura contro Camille: un altro pezzo di bravura di una vera scrittrice!

  • incredibile: la conoscevo come autrice di storie dure di vita vissuta, che affascinava per la spietata crudezza, condita di tenera comprensione, che solo la vita sa ammannirti. Conoceva allie come capace scrittice di racconti anche intriganti, di scavi piscologici ma la capica di scrivere di gialli, tenedo bene il ritmo narrativo secondo i canoni tipici del giallo mi era sfuggita. Notevole

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