Logop Oyeo

Dove eravamo rimasti?

Cosa dovrà raccontare l'ultimo frammento di storia? La verità, tutta la verità, la verità peggiore di ogni immaginazione (100%)

La verità vien di notte…Durante la guerra nessuno si muove di notte, perché di notte gli aerei rombano sopra il cielo della città con il loro ventre gravido di morte. Anche i poliziotti, con il loro capello floscio di stoffa e le mostrine scintillanti, giungono solo al sorgere dell’alba. Sono vecchi, perché i giovani sono tutti al fronte a morire come le formiche. Vecchi e stanchi, perché di morte ne hanno già vista troppa, gliene arriva ogni giorno in forma di lettere gialle. I loro occhi sono assonnati e la pelle ingrigita dentro la divisa inamidata.
La Mamma sa che faranno poche domande e se ne andranno. Non conoscono Matilde, ma conoscono Lucrezia, anche questo la Mamma lo sa. Conoscono quella donna dai capelli biondi, quella strega infida che si affacciava alla finestra in paese, con quegli occhi brillanti che sembravano fatti apposta per rubare l’uomo di un’altra. Conoscono la sua vergogna. E pensano che una donna del genere probabilmente nemmeno si occupava di sua figlia, che deve averla perduta da qualche parte per poi sollevare tutto quel polverone. In un’estate in cui cadono più uomini che spighe di grano, quando anzi le spighe di grano si ergono spavalde sul cielo perché nessuno le taglia, che differenza potrà mai fare una bambina bastarda in più o in meno?
E comunque tutto questo accadrà solo dopo il sorgere del sole, la Mamma lo sa. Per ora solo Lucrezia, i capelli scarmigliati e il volto congestionato dal pianto, grida il nome di Matilde per tutta la casa come una pazza. Per ora solo Coralina si stringe pallide alle lenzuola, terrorizzata.
Per ora solo lei è in piedi nel bosco, appena oltre i margini della bella radura, lontana da tutto. La luna filtra appena tra le fronde buie, una brezza fresca le scivola sulle caviglie, annunciando che presto sarà autunno. Indossa ancora la camicia da notte, i capelli raccolti in una cuffia di cotone ormai stinto, perché lei non è mai stata né bella né ricca. Ma ha sempre lavorato, quello sì, è sempre stata una donna di casa, con le mani forte e callose, senza le unghie dipinte.
Le stringe, ora, quelle mani e nella pelle dei palmi si conficcano schegge di legno. Le stringe per reggere la pala. Non sente quasi la fatica, quanto piuttosto una cupa esaltazione. Succede ogni volta che la guarda. Ormai tutto il suo piccolo corpo è coperto dalla terra, rimangono scoperti solo il viso pallido e i piccoli piedi nudi. I boccoli castani sono come invisibili, confusi dal buio con le zolle di terra rimosse, e lei sembra completamente calva. Le sue labbra hanno perso colore e quegli occhi, così uguali a quelli di lui, glieli ha chiusi a forza. Assomigliava così tanto a Papà, al suo uomo perduto per un inganno, da farle male ogni volta che la vedeva. Gli assomigliava così tanto anche mentre moriva, tentando di liberarsi dalla stretta al collo che le toglieva il fiato. Aveva creduto a tutte quelle sciocchezze sugli uomini neri e il mondo dietro gli specchi, sui mostri e le fate.
Perché era solo una bambina, pensò. No. Di più. Era la Sua bambina, la bambina di Lucrezia, della strega. Della puttana a cui Papà aveva comprato una villa, mentre a loro due, a lei e Coralina, aveva sempre detto di non potersi permettere una casa più grande. Ora lui sarebbe tornato e non avrebbe avuto altre alternative che restare con loro, sempre con loro, senza andarsene più alla domenica quando tutte le altre famiglie andavano a fare il pic nic nei campi. Ora lui avrebbe dovuto generare un figlio con lei, perché sarebbe stata la sola ad accogliere il suo corpo ferito.
Rise nel buio, una risata sommessa, perché non la sentissero, mentre finalmente la piccola tomba veniva coperta. Era ai piedi di un grande albero, e le sue foglie presto l’avrebbero ricoperta come un sudario, cancellata come avrebbero fatto tutti gli altri.
Solo io mi ricorderò di te, piccola Matilde, pensò senza provare rammarico. Salutami Logop Oyeo. Solo il bosco, con le sue creature di fantasia e di tenebra, rimase a cantarle l’ultima ninna nanna prima dell’alba.

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71 Commenti

  • che dire… mi dispiace di non essere arrivata in tempo per votare, ma mi rifarò con le tue prossime storie, devo dire che il finale mi ha soprpreso, ma sono d’accordo con te che questo è molto peggio di un qualsiasi horror, comunque la storia mi ha coinvolto e me la sono letta tutta d’un fiato 😉

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