Doppelgänger

Dove eravamo rimasti?

Oh Mamma, e adesso? Nel prossimo capitolo: Il salto dello squalo No continua con la seconda stagione (61%)

FFWD - X

Áki allungò il suo braccio e aiutò il suo clone a salire l’ultima parte della scarpinata.

Un paio di rocce rotolarono giù, smuovendo polvere e arbusti. Entrambi girarono la testa per capire quanto mancava ancora per raggiungere la sommità.

Il sole era ancora alto e illuminava perfettamente la montagna che stavano scalando. Alla loro destra, un gruppo di piante attaccate alla vita, cresceva sulla nuda roccia, impedendo loro di continuare da quel lato.

Guardando giù si poteva distinguere il piccolo e malconcio villaggio dal quale erano partiti.

Le casupole incorniciavano la base della montagna, i tetti rossi sbiaditi risaltavano attraverso il fogliame degli alberi.

L’odore degli eucalipti li aveva lasciato da un po’, da quando il terreno si era fatto scosceso.

Gli altri erano arrivati già da qualche minuto.

Il clone di Logan era accovacciato per terra e rovistava nel suo zaino. Gorin e Gorin-Clone parlottavano tra di loro tenendosi lontane dal gruppo. Anche perché il loro inglese non era ottimo e faticavano a comunicare.

Il soldato che li accompagnava stava studiando il miglior modo per proseguire.

Áki poggiò il grosso zaino a terra e prese la borraccia ormai quasi vuota.

Bevve un paio di lunghi sorsi, poi guardò il suo clone e gli offrì da bere.

L’altro annuì, prese la borraccia e bevve avidamente.

Nonostante l’altezza in cui si trovavano, il sole non dava tregua.

Il viso del Dottor Kellerman era verdastro, illuminato dalle immagini proiettate dai monitor che aveva davanti. I soldati di raccordo, ai piedi del monte Huascarán, inviavano immagini costanti di quel poco che le telecamere riuscivano a riprendere. Ormai riusciva solo a distinguere minuscole figure che si muovevano tra i sentieri di roccia grigia.

Guardò l’ora, era tempo di mangiare.

Alzò il telefono e chiese alla sua segretaria di procurargli un panino.

Aveva bisogno di energie per poter affrontare le restanti 48 ore.

“Allora, ci muoviamo o no?” urlò il clone di Logan. Le giapponesi si girarono allarmate.

Áki e il suo clone girarono la testa e rimasero dov’erano.

“Si dia una calmata, C-Logan.” disse il soldato guardandolo con disprezzo.

Con il suo metro e 90 d’altezza, il soldato scelto Ticker, sovrastava tutti e guardava sempre con sufficienza coloro che aveva vicino.

“Io faccio quello che voglio, va bene? Sono qui solo perché…” biascicò C-Logan quando venne interrotto dall’avvicinarsi di Ticker.

Il soldato lo afferrò per la giacca e lo sollevò di qualche centimetro.

“Mi stia bene a sentire,” disse digrignando i denti davanti alla faccia dell’uomo, “lei è qui solo perché lo vuole Kellerman. Fosse per me sarebbe già morto, come si merita.” Lo sguardo di Ticker era furibondo.

“Faccia un’altra mossa sbagliata, mi faccia irritare ancora una volta e vedrà che la sua morte sembrerà un incidente.”

Lasciò andare C-Logan e si diresse verso l’altro lato della piazzola.

I due ragazzi e le ragazze avevano assistito alla scena provando sentimenti diversi.

Le giapponesi non avevano capito quasi nulla delle frasi pronunciate.

“Il sole tramonterà tra un paio d’ore circa” disse Ticker. “Facciamo ancora 500 metri poi ci accamperemo.”

Sbuffando, il gruppetto si rimise in marcia. Il soldato guidava l’ascesa. Subito dopo venivano le due orientali, poi C-Logan e alla fine Áki e C-Áki.

Nessuno si fidava del clone di Logan, per questo era tenuto al centro del gruppo.

Questi ogni tanto si girava a guardare i due ragazzi che aveva alle spalle.

“Cosa avete da guardare?” disse C-Logan.

Áki portò una mano alla tasca: “Cosa hai tu da guardare, ciccione.” Tenne la mano in tasca, pronto.

C-Logan gli lanciò uno sguardo d’odio, ma decise di non rispondere e girarsi nuovamente.

C-Áki si tenne stretto al suo originale, rabbrividì: il freddo iniziava a farsi sentire.

“Non hanno molto tempo per raggiungere la cima.”

Kellerman annuì. Il suo collega aveva ragione. Guardò l’ora per l’ennesima volta: sentiva il tempo stringersi come due mani intorno al collo.

Si sentì mancare il respiro.

Allentò il colletto della camicia e si sbottonò un paio di bottoni.

“Ce la devono fare. Ticker sa il fatto suo e sa che devono raggiungere la cima entro…” Venne interrotto dal suono di un cicalino interno.

Alzò il telefono.

“Dottore Kellerman, Kirin sta cercando di violare le costrizioni, venga qui!”

Ticker stava parlando con le due ragazze orientali a bassa voce.

Áki non riusciva a sentire: si alzò e si avvicinò.

Immediatamente smisero di parlottare e si interruppero imbarazzate.

“Cosa succede?” chiese Áki.

Ticker si guardò attorno, C-Logan era lontano, non poteva sentire.

C-Áki stava intagliando un pezzo di legno con un coltello da frutta, impresa impossibile.

Il fuoco illuminava il piccolo accampamento di fortuna sul monte Huascarán.

“Hanno paura.” disse a bassa voce il soldato.

Áki guardò istintivamente C-Logan.

“Si chiedono se sono al sicuro. Mi chiedono se sono in grado di proteggerle.”

Áki abbassò la testa incerto sul come rispondere.

“E, soprattutto, si chiedono, se uno capace di uccidere il proprio Originale, non sia poi capace di ucciderci tutti.”

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