Fratelli di Sangue

We Who Are Not as Others“Sali e guida, cazzo!” grido a Rico puntandogli la pistola davanti agli occhi, mentre con l’altro braccio sorreggo Pria. Dobbiamo fare presto, gli uomini in casa non tarderanno ad uscire. Rico sorride e fa per sollevare le mani, come Cristo in croce e dice “Ehi amico, tranquillo… ormai è finita!”
Sparo.
Il proiettile gli passa a una ventina di centimetri dall’orecchio destro, ma il rumore l’ha stordito. Ne approfitto e gli pianto il calcio della pistola su una tempia. Fa per accasciarsi ma gli grido “Infilati in quella macchina o ti sparo nei coglioni!”.
E’ stato facile convincerlo, ora sta guidando nel traffico di Managua mentre io e Pria siamo nel sedile posteriore. Tengo la pistola puntata sulla schiena di Rico mentre cerco di esaminare la ferita di Pria. Non c’è foro di uscita, la pallottola è ancora dentro e le sta facendo un male bestiale. E più si contorce dal dolore e più la pallottola scava e lacera. Pria estrae dalla tasta il suo cellulare, con mai tremanti e sanguinanti scorre la rubrica e mi passa il telefono.
Chiamo il numero selezionato e mi risponde una voce femminile:
“Hola! Como estas querida!”
immagino che la tipa sia un’amica di Pria, qualcuno che puo’ aiutarci e visto che il tempo stringe meglio non perdersi in inutili chiacchiere.
“Male, Pria è messa male. Io sono un amico, ci serve un medico. Subito.”
“Portala qui!”
Ripeto a Rico l’indirizzo, spiegandogli gentilmente che non è proprio il caso di far cazzate. Se Pria arriva morta o se per caso mi accorgo che non ci sta portando nel posto giusto, prima gli sparo nella schiena e poi me lo lavoro per bene descrivendogli quello che ho fatto al suo amico cinese. Sembra che Rico abbia finalmente capito che la situazione non volge più a suo favore, quel ghigno del cazzo gli è sparito…
Passano venti minuti d’inferno in cui Pria non parla ed è pallida. Non va bene, quando si perde troppo sangue il corpo reagisce istintivamente cercando di dare priorità agli organi interni e al cervello dirottando il sangue destinato agli arti. Quindi i muscoli di gambe e braccia iniziano a tremare per richiedere sangue.
Alla fine dopo mezz’ora arriviamo all’estrema periferia della città, in un isolato gruppetto di case basse.
Ci fermiamo in un cortile di ghiaia dove delle galline razzolano dentro la carcassa di una vecchia Volkswagen. Esce un tipo alto e grosso, vestito in jeans e canotta. Ha un fucile a pompa in mano e si ferma sulla soglia mentre dietro di lui spunta una ragazza sui trent’anni, mulatta con i capelli neri cortissimi. Sembrano una coppia uscita da GTA…
Esco dalla macchina e appena il tipo vede la mia pistola alza il fucile, io la tengo ben sollevata e gli indico il guidatore.
“Pria è qui dietro, ha bisogno di un medico”
“Aiutami a portarla dentro!” mi dice la ragazza. Tentenno guardando Rico.
“Non ti preoccupare, ci pensa Javier!”
Entriamo in casa e sistemiamo Pria sul tavolo, la ragazza sparisce per tornare dopo pochi secondi con una sacca di nylon rossa con stampata sopra una croce bianca.
Immagino che sia lei il medico… meglio così.
Le lascio sole ed esco nel cortile a controllare Rico.

Javier lo tiene sotto tiro mentre prendo dal mio borsone il rotolo di nastro telato. Javier mi fa un cenno verso il capanno degli attrezzi, scuoto la testa e indico in casa. Lui fa spallucce. Faccio scendere Rico mentre iniziano le grida di Pria, spero proprio che la ragazza sia in gamba… non vorrei ritrovarmi a far sparire due corpi e magari scoprire che questi due non sono così affidabili.
Portiamo Rico in una stanza da letto in disuso, lo immobilizziamo, lo bendiamo e leviamo tutto quello che potrebbe utilizzare per liberarsi.
Nonostante la sua mole Javier si dimostra scaltro e mentre mi domando quante volte avrà fatto lavori del genere mi rendo conto che da una buona mezz’ora non sento Pria gridare…

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