Ricordati che devi risorgere

Io son colei che fa tremare il mondoSappiate, Messeri, che diversi mesi erano trascorsi dall’arrivo del Flagello nella valle dell’Elsa quando mi ritrovai solo in una casa sperduta, privato di ogni cosa necessaria e circondato dai Morti inquieti e feroci.

Il mio nome è Arrigo, ma tutti mi chiamano Corvaccio.
Quando i Morti vennero giù da Lucca e assalirono Certaldo, riuscii a fuggire dalla bottega del mio maestro e corsi a valle lungo i sentieri delle selve, scampando più volte agli assalti degli ammorbati e alle insidie dei disperati che vagavano come me per il gualdo.
Fu una donna giovane e gentile che mi trovò a vagare per i campi e mi invitò a stare in casa sua. Il suo nome era Donata. Il marito, mi disse, era scomparso giorni prima d’innanzi a schiere dei Morti più feroci, quelli che alcuni chiamano Ossessi, ed ella era dunque sola e spaventata. Accettai di buon grado il piccolo rifugio che la povera vedova mi offriva, poiché ella era invero molto cortese, amabile e piacente, e in cambio svolsi alcune mansioni domestiche cui da sola non poteva provvedere. Non vi nascondo che presto ella mi fece strada dal focolare fino al suo letto e che di comune accordo vivemmo per quei mesi come marito e moglie, donandoci l’un l’altra un po’ di conforto in mezzo a tanto orrore e sgomento, mentre le città bruciavano e i Morti dilagavano per la valle. E non fu cosa da poco.

Quella di Donata era una casupola ben celata in una macchia di alberi da frutto, che la perizia di quella buon’anima del marito aveva eretto in solida muratura e munito di spessi scuri. Rinforzai porte e finestre con buoni sostegni e mi serrai dentro insieme alla giovane vedova, trascorrendo in quella umile dimora buona parte delle mie giornate. Quando serviva, dopo esserci assicurati che non vi fossero pericoli nei dintorni, uscivamo nel campo attorno alla casa per raccogliere frutta e ortaggi o recarci al pozzo. Per il resto del tempo, non lasciavamo mai il nostro rifugio, evitando perfino di accender il fuoco nel camino per tema di attrarre l’attenzione di vivi e morti.

Ma ecco che un mattino di Novembre, ci separammo per andar ciascuno a svolgere quelle mansioni che vi accennavo: io a cercar verdura per i campi abbandonati, mentre ella al pozzo a lavar panni. D’un tratto udii il suo grido alla distanza e, quando accorsi, i campi eran già invasi da più di una dozzina di dannati: carcasse lente e corrotte con i denti snudati, i visi da lebbrosi e gli abiti sfatti ed incollati al corpo. Non scorsi traccia di Donata all’intorno e credetti che ella fosse fuggita in casa per evitar l’assalto, sicché anch’io mi lanciai dentro a quell’unico rifugio.

Troppo tardi mi accorsi che ella non era lì. Quando mi fu palese, la casa era ormai accerchiata e i Morti l’avevano presa d’assedio, picchiando sull’uscio che avevo sbarrato alle mie spalle e lanciando senza requie il loro inumano mugghiare. Solo la speranza che Donata si potesse esser salvata, fuggendo via per la selva e i campi incolti, mi confortava dalla disperazione dell’essere invece io caduto in una trappola mortale.

Trascorsi i tre giorni successivi chiuso dentro quella dimora da contadini, assalito dal terrore e dalla disperazione e circondato da cadaveri ambulanti, che solo tavole di legno larghe un pollice tenevano lontani. Infine le mie scorte di acqua e cibo terminarono, senza che i miei assedianti dessero segni di volersi allontanare.

Mi domandai allora cos’avrei fatto per salvarmi da quell’orrido assedio e a lungo ristetti a meditare.

Cosa farà Corvaccio per trarsi d'impiccio?

  • Corvaccio è cauto e riflessivo. Rimarrà chiuso dentro fin quando i Morti non se ne saranno andati (6%)
    6
  • Corvaccio è astuto e pieno di espedienti. S'ingegnerà in un trucco per sviare i Morti e fuggire (75%)
    75
  • Corvaccio è valoroso e determinato. Intende aprir l'uscio ed affrontare i Morti, menando strage a destra e a manca (19%)
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86 Commenti

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  • Corvaccio e si uomo di coraggio ma ancor di più d’ingegno e di pazzienza. Non si appresterà a restar li ad affrontar chissà quali empie creature, che siamo trapassati o viventi, spesso le seconde più perigliose delle prime.
    Attenderà tra la selva di cognoscere il modo migliore per restar tra i vivi.

  • Piccolo commento: ho notato che finora non c’e’ nessun commento o riflessione o dubbio di fede, mentre se ben ricordo all’epoca la religiosita’ e la consuetudine alla preghiera pervadeva la societa’.
    Hanno perduto la fede di fronte agli eventi? Possibile, ma comunque mi aspetterei qualche commento o pensiero riguardo al fatto di sentirsi abbandonati da Dio, o similia, piuttosto che ignorare questo aspetto in toto, visto che, se ben ricordo, era centrale nella cultura e nel comune sentire del tempo.
    O mi sono confuso con altre epoche?

  • Ti diro’ la verita’: mi aspettavo che gli rimanesse la parrucca in mano, con il resto della pelle della testa e che lo zombie di Donata si ritrovasse con la carne gonfia e marcita dall’acqua, ma col cranio semi-scarnificato…
    Mi hai colto di sorpresa col collo spezzato…

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