Ricordati che devi risorgere

Dove eravamo rimasti?

Come si concluderà la storia di Corvaccio? Un orribile colpo di scena, ma con una speranza pel futuro (100%)

Et come tu averai lavorato, cosi bene sarai ripagato.Come di concerto, all’udire quel verso provenir da dentro la grotta, io trasalii, Artisia sollevò la lanterna e Orlando estrasse lesto la sua spada.
“Vi dev’essere uno dei Trapassati lì nascosto”, dissi allora volgendomi al villano, che rimaneva in silenzio alle mie spalle. Ma ecco che quello per tutta risposta, mentre i miei compagni ristavan attoniti per lo stupore, mi caricò come fanno i tori all’incornata e mi trascinò verso quello speco oscuro.

La furia di quell’uomo mi tolse il fiato e in un istante mi ritrovai dentro il cupo anfratto, mentre egli mi gettava al suolo e si dileguava di poi nella tenebra d’intorno. “Siete dunque impazzito?” gli gridai dietro, cercandolo con gli occhi di tra le ombre. Ma egli a me di rimando, oltraggiosamente così parlò: “Infine vi ho dove vi volevo, malnato! Vi ho inseguito da quando siete fuggito da quella torma di morti che vi assediava, giù al podere, e poi vi ho tenuto dietro per trar vendetta, da prima nella foresta e poi fino al monastero di quei folli! Io ho assalito Donata e l’ho gettata nel pozzo, io ho attirato i Morti alla casa, io ho condotto fin qui in catene quella furia nera che vi siete lasciato alle spalle, sperando di potervici finalmente dare in pasto.”
Fu in quel momento che nel cerchio di luce ov’ero ricaduto mi apparve il volto deturpato della Vedova, con i lunghi capelli insozzati di lerciume e sangue, gli occhi gonfi e fissi, il volto pallido e cadente come quando era strisciata fuori dal pozzo. Era quello il cadavere rianimato di Donata, di nero vestito e pervaso di immonda e matta bestialità. Mi balzò addosso e prese ad assalirmi al viso, per mordermi e straziarmi, con una forza e una ferocia tali che mai io avevo sperimentato neanche di tra i Morti più furiosi.

Accorsero allora i miei compagni e insieme riuscimmo a tener lontana quella nera morta con ferro e fuoco, sicché finalmente potei rialzarmi e scrutar nelle tenebre quell’infido che ci aveva condotti in quel luogo. “Ma cosa vi ho fatto dunque,” gli chiesi allora, parlando verso il buio da dove intuivo arrivasse la sua voce, “per averne in cambio tanto odio?”
Ed elli a me: “Perché questa Vedova Nera vedova non era, malnato! Io sono Gherardo, il suo marito! Mi avete rubato moglie e dimora, avete dormito nel mio letto e mangiato il mio cibo per mesi e non vi siete curati di che fine potessi avere fatto, mentre io ero costretto lontano a fuggir via e viver come bestia. E quando son tornato, vi ho trovati ad amoreggiare e compier peccato contro me e contro Dio. Mai ho lasciata un’onta irrisolta, dacché sono nato. Avete da morire nella peggior maniera!”

“Non è destino!” disse allora Artisia e con gran foga scagliò la sua lanterna verso il fondo della grotta, da dove sentivamo provenire quella voce dissennata. La lampada cadde proprio ai piedi del villano e l’olio acceso gli attaccò ai calzoni, facendolo strillare.
Attirata da quel gridare e dalla luce, poichè noi in tre la tenevam lontano dalle stesse nostre carni, quella bestia matta e urlante che fu Donata si volse al suo marito e in tre balzi si lanciò sopra di lui, più facile preda. Urla e grugniti ne vennero e suoni di battaglia, mentre noi fuggivamo nella prima aurora e non più ci curavamo di cosa avvenisse in quell’oscuro anfratto.

Ed è così, Messeri, che si conclude la mia storia fino ad oggi. Seguii Artisia e Orlando nella loro cerca e giunsi poi con essi al vostro fortilizio, in questa Firenze che le vostre bande grigie così abilmente hanno riconquistato e custodiscono. Dopo tanto penare, la mia vicenda può dirsi conclusa e io mi rimetto al vostro giudizio, nel chiedere di far parte di codesta brigata. E ancor di più, di poter servire Firenze e i suoi viventi, sotto il vostro accorto e illuminato principe, Messer Filippo Machiavelli.

Possa la Provvidenza e la Benevolenza di Domineddio vegliare su di noi tutti, preservarci dai Morti e dagli uomini impazziti e riservarci ben altra risurrezione, quando nostra ora sarà giunta. E mai non prima.
Amen

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86 Commenti

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  • Corvaccio e si uomo di coraggio ma ancor di più d’ingegno e di pazzienza. Non si appresterà a restar li ad affrontar chissà quali empie creature, che siamo trapassati o viventi, spesso le seconde più perigliose delle prime.
    Attenderà tra la selva di cognoscere il modo migliore per restar tra i vivi.

  • Piccolo commento: ho notato che finora non c’e’ nessun commento o riflessione o dubbio di fede, mentre se ben ricordo all’epoca la religiosita’ e la consuetudine alla preghiera pervadeva la societa’.
    Hanno perduto la fede di fronte agli eventi? Possibile, ma comunque mi aspetterei qualche commento o pensiero riguardo al fatto di sentirsi abbandonati da Dio, o similia, piuttosto che ignorare questo aspetto in toto, visto che, se ben ricordo, era centrale nella cultura e nel comune sentire del tempo.
    O mi sono confuso con altre epoche?

  • Ti diro’ la verita’: mi aspettavo che gli rimanesse la parrucca in mano, con il resto della pelle della testa e che lo zombie di Donata si ritrovasse con la carne gonfia e marcita dall’acqua, ma col cranio semi-scarnificato…
    Mi hai colto di sorpresa col collo spezzato…

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