VELIA, LA FURIA DELL’ETRURIA – LA BATTAGLIA DEL TRASIMENO

Dove eravamo rimasti?

Quando incontreranno Annibale? Annibale non è più lì: è già in viaggio, e... (100%)

Ove alcuni sentieri si fanno strada in mezzo al verde…La locanda ‘La Luna Spezzata’ ha un’entrata tonda a due ante; due lunghi e forti saliscendi di ferro brunito la serrano sopra e sotto, una precauzione legata alle continue raffiche di vento lungo la stretta carrareccia che gl’è dirimpetto.
Non vanno scomodati per proprio conto: Velia smuove nervosa la catenella appesa al batacchio d’una campana d’ottone che penzola dal suo braccio forgiato e attende, spazientita in viso, un viso. E’ ancora sul chi va là…
“Chi è là” fa qualcuno da dentro gettando più occhi che muso da uno spioncino tondo come un oblò.
Velia cancella il suo bel primo piano incorniciato dalle classiche ciocche scarmigliate col chiassoso tintinnare d’una mappatella ricca di monetine sonanti…
“Qualcuno che ha voglia di alleggerire le tue botti e i propri averi; scommetto che in tal caso è il benvenuto; sbaglio? Facci strada, pertanto, spilorcio”.
Attraverso due piccole guide fatte passare per due fessurine sulla porta, l’ostiere apre, ma non dischiude l’uscio per più di due palmi: “Parola d’ordine; in questi giorni ci sono milizie, e debbono stare al sicuro, come m’han detto che vogliono essere… Spiacente”.
Velia guarda il tipo, braccia conserte, vinta da un’espressione che sta a dire ‘e ora? Come la mettiamo? Chi dei due scannerò per primo?’.
“Mi parli di parole d’ordine? Ma hai visto chi sono?”.
“E anche in compagnia di chi sei”.
“Bastardo maiale mangiasoldi! La parola d’ordine non è a portata di mano: cambia ogni giorno, e la si trova a miglia di distanza nella foresta”.
“Non posso dirvi né ai né bai: tornate quando pensate di saperla” e congeda e si defila con un busso…
“Testa di cazzo! Bisogna infrattarci, Velia”.
“Uh, non vedevo l’ora… Tieni bene a mente, vero?, con chi spendi queste tue passeggiatine nel bosco. Spero proprio per te di sì… Fa’ che non mi penta della fiducia datati ‘senza dire né ai né bai’!”.

“Raggiunto un certo punto della Foresta, alcuni sentieri si fanno strada in mezzo al verde per molte decine di metri, molte, fra gomiti e serpentine… finché non li si vede sfociare in un ampio rondò quasi ovoidale, una radura che per forma e perimetro si direbbe bulbosa; un dosso.
Al centro figura una rupe piuttosto unica nel suo genere: uno sperone di roccia sul quale i rampicanti hanno attecchito da tempo facendo piovere sempreverdi e pianticelle murali… Se la borracina gli fa da pelame, loro da parrucca.
Perché ne parlo in questi termini: perché in questa nascosta e silenziosa radura, a nessuno può sfuggire un arnese di quattro metri imposto dalla natura; per quanto si possa vagare e per quanto ella possa fare per nasconderlo, coloro che ne hanno sentito parlare e che hanno in animo di raggiungerlo prima o poi riescono nell’intento.
E da qui, una seconda precauzione ancora: cercare il masso giusto…
Solitamente la luna, stingendo l’erba immediatamente prima con i suoi raggiamenti lattescenti, lo lambisce appena…
Eccoci!”.
Giunti al punto, compare il ciclopico ritrovamento rupestre, selvaggio come il tizio l’ha descritto e toccato distrattamente dal modesto occhieggiare della luna fra gli ammassi di nubi e di foglie; un posto che sembra un ritrovo per poeti assorti, e che comunque mette indosso i brividi…
“Ti chiederai ove sia l’inganno… qui: se gl’altri massi spuntano caparbi dal terreno, inamovibili, questo ne è totalmente separato… e non sopra, ma sotto”, qui la frase ha termine: perché non solo Asdrubale si ritrova le mani macchiate di sangue, ma con meraviglia e terrore scopre che la base del masso ne è imbrattata interamente, rendendo indefinibili le citazioni incisevi sopra.
“O ora o mai più” legge Velia distaccata; “Qualcuno deve aver interpretato queste lettere alla lettera!”.
“Che diamine è successo?! Chi diavolo è venuto a sapere”. “Non mi guardare nemmeno”.
“No!”.
Asdrubale s’avvicina ai margini del bosco… e dalle confuse ombre lascia emergere il corpo d’un mendico.
“Un cencioso in meno” fa Velia mentre l’uomo cava via una benda dall’occhio del tizio.
“Costui non è un cencioso; è Annibale”.

Cosa succederà ora che Annibale è morto?

  • Diffidando l'uno dell'altro, l'alleanza non si costituisce più. (0%)
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  • Velia incentiverà Asdrubale a sostituirlo in toto. (67%)
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  • Asdrubale incentiverà Velia a sostituirlo in toto. (33%)
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11 Commenti

    • Cara Alhena, i cieli etruschi sono notoriamente indaco… siamo noi che siamo distratti e li immaginiamo a pois; poi basta fare una breve statistica in giro (specie nei centri di qualsivoglia città italiana), e il mistero viene a galla…
      In merito alla bio… mica spererai che un tipo come me si sforzi a semplificare?! Prende la VERA bio scritta tempo addietro e la schiaffa lì… la foto già c’era… e insomma, sono un inter-sfaticato che non sa nemmeno se ciò che gli viene chiesto in questo o quel punto sarà pubblicato pubblicamente. Ora sai tutto di me a parte l’altezza; ma quella è un segreto anche per me…

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