Fuggitivi

RisveglioIl buio avvolgeva ogni cosa. Buio e silenzio, interrotto solo da due respiri. Un respiro lento e regolare ed uno più accelerato, il suo.

Chi c’era con lì con lui? Qualcuno che dormiva? Amico o nemico? E dove si trovava?

Il respiro accelerava suo malgrado, mentre evitava la domanda più difficile. Chi era lui stesso?

Si sentiva il cervello vuoto. Non nero come un buco, ma bianco, come una pagina mai scritta, o forse cancellata. Un bianco doloroso, accecante. Il bianco è il colore del lutto, per gli asiatici. Strano sapere una cosa del genere e non riuscire a ricordarsi il proprio nome. Forse era asiatico? Tastarsi non gli restituì alcuna informazione utile se non il fatto che era completamente nudo.

Provò ad alzarsi e ci riuscì bene, anche se le gambe erano intorpidite. Il rumore di quel tentativo interruppe bruscamente il respiro regolare e una voce maschile sconosciuta quasi urlò: “Chi c’è lì? Dove siamo?”

A quanto pareva il suo compagno di cella ne sapeva quanto lui.

Erano soldati? Spie? Dissidenti politici?

Doveva rispondergli. L’altro era impaurito e se decideva di attaccarlo poteva mettersi male.

“Sono quaggiù” disse tentando di modulare la voce alla calma, ma senza riuscirci troppo bene purtroppo non ricordo il mio nome. Non so neanche dove siamo e perché siamo qui. “Devo aver perso la memoria” non suonava convincente e se ne rendeva conto.

Nessuna risposta, solo uno scalpiccio. L’altro cercava di guadagnare l’angolo, per coprirsi le spalle. Gli sfuggì un gemito.

“Sei ferito?”

“No, credo, sono nudo però” rispose la voce vibrando di paura “neanche io mi ricordo niente. Pensi che ci faranno del male?”

Non lo sapeva. Non sapeva nemmeno se doveva fidarsi. Probabilmente no. Ma la situazione non offriva molte alternative.

“Non ricordi proprio nulla? – chiese esitando – nessun particolare? Io credo di avere un qualche tipo di amnesia selettiva. Non so dire che giorno è o come mi chiamo. Ma penso di saper leggere e scrivere e mi ricordo cose che devo avere imparato a scuola. Nozioni.”

L’altro sospirò: “No, non ricordo nulla, è come se mi avessero sbiancato il cervello. Penso di saper leggere. Non ho idea di che giorno è. Ma so che tutto questo non mi piace”

Qualsiasi cosa stesse succedendo era chiaro che riguardava entrambi.

Si alzò e iniziò a percorrere il perimetro della stanza.

“Cosa fai? “ chiese l’altro allarmato

“Cerco un’uscita o qualche indizio su che posto è questo. “

L’altro sembrò placato e si alzò anche lui. La stanza non era grande, forse 3×3 o poco più grande. Il muro era liscissimo, come fosse fatto di plastica. Provarono a percuoterlo ma emetteva solo un rumore basso e sordo.

“Ci saremo pur entrati in qualche modo qui dentro”

“Potrebbero averci costruito la stanza attorno”

Non era il momento,ma quella risposta lo fece sorridere. Magari erano due criminali in una prigione. Non si sentiva psicopatico, ma quel buio iniziava a metterlo a disagio. Sentì l’altro avvicinarsi e si rese conto che aveva evitato inconsapevolmente il contatto fisico.

“Bingo!” esclamò l’altro prima di raggiungerlo.

“Cosa c’è?” chiese precipitandosi in direzione della voce, al centro della stanza.

Si urtarono ma l’altro non si scostò. Gli venne in mente che aveva un buon odore.

“Una specie di tombino”

Si trattava di una griglia metallica, un’apertura stretta ma da cui si poteva passare. Provarono a forzarla e, tirando in due, la griglia venne via facilmente. Un chiarore fioco proveniva dal buio, ma ad infilarci la testa dentro (cosa che fecero a turno) non potevano vedere niente se non strette pareti lisce.

Però quel vago chiarore mostrò loro che a circa due metri e mezzo di altezza, su una delle pareti c’era una sagoma rettangolare nel muro. Scoprirono, non senza imbarazzanti tentativi, di avere corporature simili, ma valutarono che l’altro era meno forte e quindi fu lui a issarlo sulle spalle. Bastò una spinta per sbloccare la porta ma nessuna luce inondò la stanza.

“C’è un pavimento a pochi centimetri qui sotto!”

Dove si dirigono i fuggitivi?

  • Da nessuna parte per ora: meglio aspettare e chiarirsi le idee, magari sforzandosi di dedurre qualche informazione utile (20%)
    20
  • Nell’apertura sulla parete: buio per buio almeno è facile tornare indietro (30%)
    30
  • Nella botola: una luce fioca è meglio di nessuna luce, anche se calarsi in un buco non offre garanzie di ritorno…. (50%)
    50
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237 Commenti

  • Nel primo episodio ho pensato a qualcosa che avesse a che fare con Cube – Il cubo, poi le cose sono precipitate verso una visione distopica del futuro, fino al colpo di scena finale.
    Mi viene da pensare: cosa deve fare uno per adottare (o generare in qualche modo) un bambino nel 2054? Mah… 🙂
    Mi sarebbe piaciuto vedere lo scenario Kobayashi Maru. Credo tu abbia mezzi per crearne una perfetta trasposizione.
    A quando il prossimo racconto?

      • La sovrappopolazione è un grosso problema già adesso.
        Io in realtà, per quanto possa essere impopolare, spero proprio che qualche contromisura venga presa, in proposito.
        Il mio prossimo racconto non so a quando, ultimamente ho altri progetti in corso 🙂

        Sai che la mia ultima replica sul tuo racconto me l’hanno messa in moderazione?
        Cavoli, con la storia del plak-tow ho imprudentemente usato un paio di parole che fanno scattare la moderazione 🙂

  • Quest’ultimo episodio è una gioia per la mente, un coup de théâtre originalissimo, è la ciliegina sulla torta di una storia già molto interessante in partenza. Adoro i risvolti imprevisti nel finale, 🙂 .
    Bravissima issima issima, davvero.

    • Grazie a te, per esseri fatta sorprendere 🙂
      E anche per aver notato la geometria, materia che, nella desolazione accademica di una facoltà che non ho amato, mi ha svelato insospettate bellezze.

      Credo che farò un po’ di pausa e magari tornerò più avanti su un genere completamente diverso.

  • 191 incipoints non riflettono assolutamente la bellezza di questa storia, una tra le migliori in assoluto. Kobayashi Maru mi devi spiegare prima cos’è, altrimenti non lo sceglierò mai 🙂

    Tu sei un genio e questo te lo dico chiaro e tondo. Il finale è solo il coronamento di una storia nata in un modo, poi cambiata, è diventata sempre più intrigante e interessante fino a culminare con il decimo capitolo, quello che decreta capolavoro o storia come tante. Il tuo è chiaro: CAPOLAVORO!

    • Sono lusingata Diego, grazie davvero!

      Kobayashi Maru è una citazione da Star Trek, si tratta di un’esercitazione dell’accademia della flotta stellare che ha la proprietà di non poter essere superata dagli studenti, serve per insegnare loro a perdere e mantenere il sangue freddo di fronte alla disfatta.
      L’unico che l’abbia mai superata, ovviamente barando, è il ben noto capitano Kirk.
      La mia Kobayashi aveva qualche punto in comune con quella trekker, ma non più di tanto alla fin fine.

  • E finalmente sono riuscito a leggere il finale di quella che a oggi è la più bella storia che abbia letto su questo sito. Non ne ho lette molte, ma ciò non toglie che questa sia una bella storia di per se.
    Menzione speciale per l’istituto della sanità che permette di scegliere in quale scenario effettuare la simulazione: se uno è “distopia fantascientifica”, vorrei davvero conoscere gli altri. Personalmente passerei le giornate a cercare di adottare bambini, in fondo è uno spasso!
    E un auguri a Enrico Raggi, che oggi compie quattro giorni!

    • Per fortuna sei sincero, a dire che non ne hai lette tante 😛
      Grazie, sono contenta ti sia piaciuta la storia 🙂

      Ti tolgo la curiosità: nella versione originale dei Fuggitivi gli altri scenari erano “Evasione Medievale” (ma la parola evasione veniva molto spesso fraintesa, a quanto pare la sanità futuristica ha un perverso senso dell’ironia 😛 ); “Utopia Liberty”, “Labirinti Legali ” e “Kobayashi Maru”.
      Quale avresti scelto?

      Comunque, i 4000 caratteri mi hanno reso impossibile l’approfondimento: il punto non è l’adozione ma una politica internazionale, introdotta per via della sovrappopolazione, che vieta il concepimento (naturale o in vitro, con o senza donatori) se non si supera il test, che può essere eseguito una volta sola e i cui risultati sono in generale insindacabili (a meno di complicate e costose azioni legali).

  • Semplicemente geniale. Sono frastornato.
    (La cosa più notevole, tra le tantissime di questo finale mirabolante, è che tutti noi lettori finiamo per sentirci giudicati dalla Serpieri: sei riuscita a rivoltare il meccanismo delle opzioni, pensato a danno dell’autore, nell’esatto inverso. Sono rapito. Frastornato e rapito.
    Taccio sull’altra genialata a specchi riflessi del padre di Leo che in realtà erano, o sarebbero dovuti diventare, proprio loro: ne taccio perché è troppo geniale perché possano disquisirne adeguatamente le mio limitate facoltà mentali.
    Bravissima. E grazie).

  • Capitolo clamoroso! Mi è piaciuto davvero un sacco, sia per la prova del nostro Alfa, sia per la scelta che gli si pone innanzi. Solo che non ho la minima idea di cosa votare. Certo tra tutte preferirei il sollievo, ma il fatto di doverlo palesare mi blocca. Lo vorrei a sorpresa, il sollievo, così da poter dissimulare la soddisfazione.
    Tra la delusione e la frustrazione forse preferisco la frustrazione… però sarei curioso di vedere come riusciresti a rendere godibile un finale deludente, che è una contraddizione in termini…e tra l’altro anche il sollievo mi incuriosisce: nella situazione in cui sono mi viene difficile immaginare un finale sollevante… niente, è l’empasse

  • Per logica avrei voluto scegliere delusione o frustrazione, però vorrei anche un po’ di speranza, Alfa, il bambino…
    vorrei leggere con un po’ di sollievo questo finale 🙂
    Brava, davvero un bel capitolo, tensione, dolcezza…
    Una storia tra le migliori di The Incipit, meriterebbe di sicuro più risalto, psicologica, dura. Sono contento di averla scoperta e letta!

    • Grazie mille Diego, il taglio psicologico era proprio quello che cercavo di dare, sono felicissima che sia stato colto e apprezzato.

      Il sollievo e la frustrazione sono pari merito, al momento, e ovviamente sono incompatibili, quindi aspetto giusto qualche voto che mi “sblocchi” la situazione e poi vi delizierò col gran finale ^__^

    • La frustrazione è la mia opzione preferita, confesso, anche se, ahimè, nessuno dei finali è propriamente tragico.

      Vorrei chiudere con il finale entro l’epifania 🙂
      Poi non so, forse andrò in pensione per un po’.
      Sono a corto di ispirazione….

  • Questa opzione mi era sgradita, ma l’aver messo una trattativa uomo-bambino al centro dell’episodio è geniale.
    La sottigliezza psicologica della sua conduzione è appagante. Peccato solo che la sottile ma affilatissima tensione che percorre l’episodio come il filo di una lama sia bruscamente mandata in frantumi da quella orrida faccina nelle opzioni.
    (Peccato anche per il “pofumo”: ti serve un correttore di bozze?)
    [Ho scelto sollievo perché nel finale vorrei finalmente vederli a letto insieme, rilassati come nel flasback del sesto capitolo].

    • Che purista che sei!
      Per una faccina nelle opzioni, manco l’avessi messa nei dialoghi 🙂

      Invece sul correttore di bozze, hai ragione, me ne servirebbe uno paranoico e motivato che già che c’è desse un occhio anche alle ripetizioni. Mi ostino a scrivere alla quattro di notte e poi, lacrime di coccodrillo, compiango le mie disattenzioni.
      Altro che sonno polifasico.

      Putroppo “sollievo” non è la scelta giusta per andare a parare dove volevi tu…e dire che l’ho inserita un’opzione proprio in quella direzione (ma hai ragione, non c’erano elementi per individuarla).

      • OK, ci provo, ma tieni conto che la sensazione viene dall’insieme, ovviamente ciascuna delle seguenti caratteristiche potrebbe benissimo essere maschile. Non vorrei poi banalizzare. Prendilo come un gioco. Mi limito a questo episodio:
        – Beta si sforza di dare una spiegazione. Il maschile in genere non ha questa necessità.
        – tante attenzioni verso il bambino nel dialogo, tipo “tentò di modulare la voce all’affabilità”
        – “Perché un bambino?” mi suona più maschile di “Quale malata intelligenza…”, ragionamento complesso, più femminile
        – tante “attenzioni”, valutazione degli effetti delle azioni, proprie o altrui, implicazioni morali, ecc.

            • Questione sottile l’autonomia dei personaggi dall’autore; personalmente, trovo che non sia mai abbastanza, è quella che li rende poi credibili.

              Ma che ci vuoi fare, ho un debole per la sfacciataggine delle mie creature (anche se in questo caso il tuo commento rilevava un bel cordone ombelicale ingombrante, altro che sfacciataggine).

              Grazie per la lettura critica, non è mai scontata ed è sempre graditissima.

    • Non so, la Logica è spesso una trappola, anche se vedo dalle statistiche che i miei (pochi) lettori, con un paio di ragguardevoli eccezioni che credo di poter ricondurre alla Setta, sono tutti molto conservativi diplomatici ^__^

      Ma anche a me piace il povero Leo…

  • Io provo con diplomazia e speranza, non vorrei che qualcuno ci andasse in mezzo 🙁 questo è forse il miglior capitolo in quanto a dialoghi, a tensione, a mistero. Questa cosa così crudele (il segreto ad un bambino con un carattere di ferro) non l’avrebbe concepita neppure il Grande Mattatore!!!

    Brava Alhena!

  • Il passaggio dove il maledetto moccioso non si trattiene dal dire che custodisce il segreto dell’esodo è un capolavoro di psicologia infantile; e d’altronde il capitolo è irto di bivi, sembra un test psicologico.
    (Eccellenti anche le opzioni: voto il maelstrom).

  • Te l’ho già detto, ti vedo in gran forma.
    Le opzioni sono una meglio dell’altra. Le ragioni del programma comportano sacrifici che oltrepassano il confine di tutto ciò che può essere compreso. O tortura, oppure infanticidio. La seconda che ho detto, spesso le cose non sono come sembrano.

  • Non ho ancora votato, vorrei vederle tutte e tre. Inaspettato cambio di registro (piacevole sorpresa) e altrettanto inaspettata crudeltà!! Bravissima Alhena, ci hai messo un po’ di tempo a “partorire” questo capitolo, ma ne è valsa la pena. Uno dei migliori. Ora ci penso poi ti dico cosa ho votato. La più crudele è la bomba. Ma anche le altre due mi piacerebbe molto vederle. Forse voterò per la tortura, perché è l’unica che comunque potrebbe lasciarli vivi tutti e tre…
    Sì, voto la tortura!

  • Finalmente mi sono deciso a rileggere tutto, prima di affrontare il sesto capitolo. Non sono un amante delle citazioni, ma qui contribuiscono a quel tuo senso di vago mistero, quindi ci stanno. Alfa mi è sempre più simpatico. Ho votato la stanza dei bottoni (dato il contesto futuristico, non sarebbe più appropriato stanza delle cerniere?), ma in realtà ho già cambiato idea e spero che vinca l’opzione “cosa succede dopo la guerra?”, che sono curioso di vedere l’iter classico del PEP3. I protagonisti delle storie hanno sempre la pessima abitudine di fare casini, privandoci della possibilità di vedere le ambientazioni nel loro svolgersi più lineare.

  • Il quinto episodio, col flashback, mi è piaciuto moltissimo: mi ha fatto provare una strana sensazione, non saprei spiegare. La trama è molto particolare e la tua scrittura precisa e coinvolgente, bravissima! Essendo io creativa (ma anche tu, vedo!) non posso che scegliere il suicidio creativo. 🙂
    Ci hai fatto attendere parecchio, ma direi che ne è valsa la pena.

    • Sono contenta che ti sia piaciuto il flashback, anche a me è forse l’episodio che ha dato più soddisfazione nonostante siua piuttosto chiaro che ho sbagliato tono e ho fatto apparire troppo morboso il rapporto fra i gemelli, che volevo solo mostrare molto molto stretto, ma senza ombra di malizia.

      Spero di essere più solerte con i prossimi episodi, e grazie per la creatività, è un aggettivo che raramente mi viene attribuito, sono più che altro analitica. E quindi lo apprezzo tantissimo 🙂

      • Penso che anche solo l’idea di mettersi a scrivere un racconto qui su THe iNCIPIT sia di per sè uno slancio creativo… Per quanto riguarda il quinto episodio mi pare che il tono fosse adatto, anzi, per me è stato il capitolo migliore (finora 🙂 )… Mentre lo leggevo era come se vedessi la scena davanti a me.

  • Un scrittura virtuosa come questa meriterebbe di perdersi nell’oceano per arrivare a toccare sponde sconosciute e allietare lo spirito di chi ancora non sa, o non è in grado di sapere. Sono un imperdonabile distratto, mi era sfuggito prima il fatto che fossi così brava. Hai davvero molto talento, mica breccole, e gli incipoint non ti rendono assolutamente merito. Complimenti.
    Il suicidio creativo è irresistibile.

    • A me non era sfuggito che tu fossi così bravo (anche se dopo la lettura ci vuole un po’ di tempo a ripulirsi gli schizzi di sangue dalla faccia)!

      Di breccole ne ho fin troppe, il talento deve essere tutto perso nell’oceano 🙂
      Comunque sono contenta se ti è piaciuto e ti ringrazio dei complimenti.

      Il suicidio creativo è la mia opzione preferita, da quando ho letto Ethan Frome 😛

      • Mi spiego meglio… che fossi brava me ne ero accorto eccome, mi era sfuggito il “così”, quindi “così” brava. Il “così” è importante, è quel surplus stilistico e creativo che determina il talento della persone. XD
        Io non sono né bravo, né “così” bravo, siete voi che mi disegnate così. Forse sarebbe il caso di cambiare le mine 😀
        Comunque grazie.

  • Non posso scusarti per l’attesa perché mi hai costretto a rileggere gli episodi precedenti per ritrovare il filo del racconto. Episodio scritto in maniera impeccabile con un’invidiabile incisività e padronanza della lingua. Però la comprensibilità della trama, delle relazioni tra i personaggi andrebbe migliorata, a mio avviso.

    • Mi dichiaro colpevole, Vostro Onore, anche se è brutto sapere che non puoi scusarmi….

      Io non vado matta per questo episodio, mi sembra inconcludente. E’ stato divertente scriverlo, confesso, perchè ho trovato molto stimolante provare a pensare, in qualcuno che fa l’attore, che è un attore nel profondo, cosa rimarrebbe cancellando le sovrastrutture. Una manciata di versi e citazioni, aggettivi e immagini, come brandelli di vite vissute.

      Però la critica che mi fai è interessante. Il rapporto fra i due personaggi, in teoria non esiste. Sappiamo che si conoscono, dal flashback, ma nella linea principale della storia, di fatto, non sappiamo nulla di loro.
      In che linea di trama pensi che dovrebbe essere chiarito.

      E grazie per la padronanza della lingua, certe volte mi ascolto parlare e mi deprimo 😀

      • Appunto. Come hai detto tu stessa, sappiamo ancora poco di Alfa e Beta e, ora, hai liquidato rapidamente anche i loro rapporti con le rispettive fazioni. Beta è diventato un personaggio in secondo piano, nell’ultimo episodio.
        D’altra parte, se all’ottima padronanza linguistica riuscissi ad abbinare una visione chiara del plot mettendoti nei panni del lettore, saresti perfetta.

  • Scusate l’attesa esagerata. Ovviamente, sono incapace di gestire il mio tempo quanto i 4000 caratteri 🙂

    E scusate anche per le citazioni in inglese. Pensavo di metterle in italiano inizialmente, ma ci ho riflettuto e Alfa non le avrebbe mai “pensate” se non in lingua originale. La traduzione è una sovrastruttura che la memoria non avrebbe trattenuto.

    Quindi ora le traduco:

    “Mi par di avere nel cuore una corda invisibile, legata forte forte a un’altra simile, collocata nella corrispondente parte del vostro essere. Se un braccio di mare e duecento miglia di terra debbono separarci, temo che questa corda, che ci unisce, si strappi, e che la ferita sanguini internamente.”
    C. Bronte: Jane Eyre- parte II – capitolo 3

    “Chi di un po’ di cervello fu dotato,
    Gli soffi il vento o cada l’acqua attorno,
    Dev’essere contento del suo stato
    Anche se avesse a piovere ogni giorno.”
    Shakespeare: Re Lear – Atto III, scena 2

    • -__- non sono stata brava a questo giro.
      Penso che l’aggettivo “malizioso” sia stato buttato lì con troppa leggerezza.
      Doveva essere ammiccante, divertito, il sorriso di chi te l’ha fatta sotto il naso, di chi ti ha infilato tuo malgrado in una situazione che stavi cercando di evitare.

      Vediamo se riesco a recuperare nel seguito 🙂

  • Com’è che mi ero perso due episodi?! Bellissimo l’ultimo. Io adoro i flashback (s’era capito, no? visto che ne abuso). Brava, bravissima nel ‘recuperare’ le identità di Alfa e Beta restituendocene i tratti essenziali. Spero di non perderti di nuovo (dovremmo darci delle regole per pubblicare senza accavallarci gli uni agli altri).

  • Il clima di morbosa complicità tra i gemelli stuzzica ed Elena che ammicca maliziosamente da in cima alle scale all’amicizia appena nata tra i due maschi non può non far pensare – a menti disturbate come la mia – ai prodromi di un incestuoso e torrido ménage a trois.

    (Quasi spiace tornare alla fantascienza… Quindi – divorato dalla curiosità – voto per l’idea balzana di disvelare il piano di Elena).

    • O_O
      Mi sa che ho esagerato. “morboso” non era decisamente quello che volevo comunicare…
      Mi sa che se scoprissi il piano di Elena saresti molto deluso a questo punto 😛

      Per aiutarmi (visto che evidentemente ho travisato l’atmosfera) mi diresti dove ho esagerato? Forse “qualcosa di molto particolare” insieme ad “ammicca maliziosamente” è troppo?

      Invece avrei voluto rendere la scintilla dell’attrazione insieme a quella della simpatia. Quel qualcosa di indefinibile che ci fa “piacere” una persona oltre a trovarla simpatica.

      • Alhena, ho specificato: “a menti disturbate come la mia”.

        (Però, oltre ai passaggi che citi, l’immagine iniziale di Elena che offre la schiena nuda al fratello perché le chiuda la lampo ha una carica erotica obbiettiva. O forse è ancora la mia mente disturbata, in effetti))

        • Non lo so, credo che la malizia (anche involontaria) sia in ugual misura in chi legge e in chi scrive.
          Nella mia prima versione, Elena era al tavolo da toletta già vestita, poi ho pensato di introdurre un elemento di complicità fisica, che, considerando una donna estremamente sofisticata come Elena, si è trasformato nella scena della lampo.
          Pensavo che la totale mancanza di reazione del fratello a quel gesto (una donna bellissima che ti offre la schiena nuda) fosse sufficiente a smorzare la carica, a mostrare che sono solo profondamente legati, ma in modo fraterno. Mi sa che non ha funzionato 🙂
          E volevo che lui risultasse, pur per nulla effeminato, inequivocabilmente omosessuale.

          • Senti, l’ho riletto e mi sa che hai ragione: la malizia è da condividere tra chi legge e chi scrive. Troppi sono gli ammiccamenti che hai attribuito al rapporto tra i due fratelli e la scelta delle parole che hai fatto.
            Voglio dire, prova a rileggerti con… mente malata: cioè pensando ai miei rilievi: “la prospettiva di una cena formale con degli estranei non era quello che aveva in mente quando pensava ai pochi giorni l’anno in cui riusciva a […] trascorrere qualche tempo con l’amatissima sorella gemella” (il lettore disturbato pensa: e cosa aveva in mente, il maiale?), “l’idea di Elena di una celebrazione del loro felice ricongiungimento era di gran lunga più mondana di quello che lui avrebbe mai desiderato” (il lettore disturbato pensa: ricongiungimento… carnale!), “passi troppo tempo da solo, ciccio” (il lettore disturbato pensa: invece che pippe, spassatela con me!), “condividere mia sorella con un mucchio di tediosi imbecilli” (il lettore disturbato pensa: ecco la gelosia, ecco la possessività morbosa).

            • Esatto. L’ho riletto e sono giunta alle stesse conclusioni. Pur di rendere Elena mondana e raffinata, pur di rendere Enrico adorante verso la gemella, ho inserito una malizia che proprio non c’entrava. Così tanta che fa proprio passare in secondo piano il fatto che loro vivano lontanissimi per quasi tutto il tempo (a distanza di aereo).
              E la cosa peggiore è la malizia che sta tutta nelle prime righe, si riverbera sul finale dell’episodio, che doveva far immaginare tutt’altro.

              Penso che farò un esercizio di riscrittura del paragrafo, per vedere se riesco a togliere la carica erotica involontaria senza modificare le battute che invece mi piacciono 😉
              Grazie mille della lettura critica!!

              • Passando davanti al grande specchio, Enrico Raggi si aggiustò svogliatamente il nodo della cravatta grigia. La prospettiva di una cena formale con degli estranei non era quello che aveva in mente quando pensava ai pochi giorni l’anno in cui riusciva a staccarsi dal suo lavoro, saltare su un aereo e trascorrere qualche tempo con l’amatissima sorella gemella.
                Si sentivano spesso, certo, ma non era la stessa cosa. Purtroppo l’idea di Elena di un festeggiamento adeguato alla gioia di ritrovarsi era di gran lunga più mondana di quello che lui avrebbe mai desiderato.
                -Non fare i capricci, ciccio – aveva cantilenato Elena dandogli un buffetto, quando le aveva espresso la sua intenzione di disertare la festa di quella sera – passi troppo tempo da solo, e lo sai.
                -Questo non è vero! Non fai che lamentarti che non mi trovi mai a casa…
                -Fare turni di tredici ore in ospedale non è vita sociale, tesoro – lo aveva rintuzzato lei con una smorfia. Negli anni si era convinto che la sua misantropia fosse il contraltare gemellare della socialità eccessiva di Elena.
                -Neanche costringermi a condividere mia sorella con un mucchio di tediosi imbecilli è vita sociale – aveva borbottato – tesoro.
                Ma Elena aveva riso e quella risata era, era sempre stata, disarmante.

              • Brava, le modifiche che hai messo qui sotto rendono secondo me molto meglio l’idea che volevi trasmettere.

                (Epperò potresti – anzi, dovresti! – piegarti alle regole del gioco cui si ispira il sito e accettare che la frittata è fatta. E trasformare il tuo racconto in itinere :-D)

  • Credo sia il momento giusto per un flashback. Il racconto mi piace, apprezzo soprattutto la volontà di costruire una realtà immaginaria che sia il più definita possibile, tenuto conto dei limiti che abbiamo. In questo tentativo per ora noto alcuni buchi narrativi che potrebbero essere colmati in seguito o in una eventuale versione allargata.
    Per quanto riguarda la forma, a parte alcuni refusi che ti hanno già fatto notare, mi sembra che la strada intrapresa sia quella giusta.

  • È una storia molto bella. L’incipit segue la falsa riga di “Cube – Il cubo”, ma successivamente si cala in un contesto apparentemente irrazionale, che man mano si dipana per svelare la realtà. Una realtà assurda che incuriosisce molto. Complimenti.
    Voto la terza opzione.

    • wow grazie 🙂
      spero che piano piano anche l’assurdità inizi a dissiparsi, anche se mi auguro che il finale non risulterà scontato…sempre che riesca ad arrivarci dato che sistematicamente viene votata l’opzione che avrei scelto per ultima ^___^ Ma il bello del gioco è anche questo…

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