Black Hole Hunter

Dove eravamo rimasti?

Eccoci alla scelta finale: Liscalzi e Sorriso diventano complici e ci saranno molti altri omicidi (56%)

Epilogo

Era in suo potere, ora. Gli occhi di lui schizzavano a destra e a sinistra, disperati, mentre il bavaglio, stretto alla bocca, gli impediva di urlare e di chiedere aiuto. Usciva solamente qualche gemito strozzato, che mai avrebbe raggiunto le orecchie di chi camminava tranquillamente, sotto il sole, pochi metri sopra alla cantina in cui era stato rinchiuso e legato.

Sangue chiazzava il pavimento grigio e polveroso debolmente illuminato da una lampadina a incadescenza appesa al soffitto con un lungo filo elettrico, senza paralume. Ogni tanto, tra un taglio e l’altro, si divertiva a colpire con la mano aperta la lampadina e a vederla oscillare, facendo ballare vertiginosamente le ombre in una macabra danza.

Non aveva mai pensato che potesse essere così divertente la tortura, il gradualmente distruggere l’altro individuo e osservarne la sofferenza e il rendersi conto che nulla sarebbe più stato lo stesso, che la morte sarebbe stata una liberazione.

La lama affilata del coltellaccio da cucina si avvicinò all’occhio destro. I gemiti crebbero di intensità mentre il respiro impazziva. Un urlo soffocato accompagnò la penetrazione della fredda lama.

-Adesso basta. – disse la voce dell’altro.

Il coltello allora uscì dall’orbita e affondò quindi nella gola. Un getto rosso proruppe allagando il pavimento.

-Ecco fatto, dotto’.

Avere la conferma che Sorriso era in realtà un assassino psicopatico, con disturbi della personalità aveva shockato Liscalzi, all’inizio. Era lì lì, con la pistola puntata, pronto ad arrestarlo e a diventare un eroe. Ciò che lo bloccò, alla fine, era come Sorriso gli aveva, nomen omen, sorriso. Gli piaceva molto, ma lo aveva sempre visto lontano, un dottore mentre lui non era altro che un umile studente, con tante cose da imparare e scoprire.

Fu Sorriso a fargli scoprire il piacere sadico dell’omicidio e la sua predilezione per la tortura. Ora, diversi mesi dopo e parecchi omicidi più tardi, Liscalzi non era più uno studente, era un socio, un compagno di vita. Non c’era più il Black Hole Hunter, ora si parlava di un nuovo ed efferato serial killer, un serial killer senza segni particolari a identifarlo, senza un nome ben definito.
Ma Liscalzi sapeva che tutto ciò sarebbe durato ancora per poco, presto ci sarebbe stato un nuovo assassino dal nome terrificante, un assassino di cui tutti avrebbero parlato col terrore negli occhi. Quando tutto ciò che doveva imparare sarebbe finito, quando Sorriso, l’originale Black Hole Hunter, non gli sarebbe più stato utile.

In un allegro fischiare Liscalzi ripuliva la lama, immaginando tanti, probabili e improbabili, futuri segni distintivi.

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107 Commenti

  • L’apprendimento delle tecniche con l’allievo che si libera del maestro; il segno distintivo come punto necessario per un seriale, con questo consapevole di ciò; insomma… quando esce il seguito di questa storia? 😀 😀 😀

    Bella, davvero bella. L’ ho seguita volentierissimo.
    Sciapò Mario 🙂

  • Piacevole lettura pomeridiana… Voto per la vedova del fratello.
    Ti seguirò. 🙂

    Per quanto riguarda l’influenza camilleriana (ho letto qualche commento qui sotto…), credo che ormai sia difficile avvicinarsi a un genere come il giallo senza incappare in qualche somiglianza con i grandi maestri di questo filone: non c’è da farne una colpa, nè si deve sempre urlare alla “copia”. Il tuo racconto scorre bene e, come ho detto, è piacevole: questo basta.

  • Un inizio coinvolgente e molto interessante, l’unica cosa che stona un po’, come già precisato da Federica Spagone sono le parolacce che lasci dire al narratore..
    Per il resto non posso che seguirti!
    Ho optato per la donna che lo ricattava, quale miglior modo per rovinare ulteriormente le vacanze dell’ispettore se non facendo uscire qualche rivelazione scottante sul suo conto?
    non so magari qualche sotterfugio fatto all’inizio della sua carriera.. fai tu ! 😉

  • Ciao Mario, sono arrivata su questa storia con solo la curiosità di leggere chi era questo Mario Bianchi che scrive da 15 anni 😉
    Bene, posso affermare che sei uno che sa cosa sta facendo indubbiamente e io non conto gli errori o le sviste perché per quello c’è l’editor ( che poverino ha un mestiere anche lui, non togliamoglielo).
    Il mio gusto personale non apprezza le parolacce scritte dal narratore, sono ridondanti e inutili, mentre quelle dette dal protagonista nel dialogo, sono funzionali al personaggio, danno colore e fan subito film d’azione americano 😉 Non ti paragono a Camilleri in nessun modo ( anche perché Camilleri mi fa schifo), ma ti dico che sono incuriosita…
    Mi piacerebbe che leggessi il mio e mi dicessi cosa ne pensi ( si accettano critiche), anche perché il progetto è più ampio e qui c’è solo diciamo il riassuntino del vero racconto e son desiderosa di capire i gusti del pubblico 😉

    • Federica, grazie davvero per il tuo commento. Mi fa piacere che tu abbia parlato chiaro. Per gli errori ci sono gli editor, è vero, ma dovrò fare maggior attenzione.
      Sulle parolacce scritte dal narratore, concordo con te. In questo caso sono state utilizzate perché consideravo la narrazione intesa dal punto di vista di Sorriso stesso, era un tentativo di “entrare” più nel personaggio; avendo solo quattromila caratteri a disposizione, ho pensato potesse essere un buon espediente, ma probabilmente non è stata una buona idea.
      Verrò a leggere senz’altro il tuo, non appena il lavoro e il tempo tiranno me lo permetteranno.

  • Copione 😀 Hai copiato l’ambiente del mio primo giallo eh eh eh (di solito non ne scrivo, è stato un tentativo il mio).
    Sono venuta a leggerti per curiosità e perchè ti ho fra gli amici su fb e non ci siamo ancora presentati.
    Qualche refuso in qua e là, ma ci sta.
    Un classico giallo condito di qualche parolaccia, ci sta anche questo.
    Voglio vedere dove arrivi e ti seguo.

  • Direi che Camilleri ti fa un gioco di mano, giusto per non essere volgari! Certo che x essere uno che scrive da 15 anni mi aspettavo di meglio! Guardati allo specchio prima di criticare gli altri. Mi spiace solo che con questo commento ti darò un punto.
    P.S. Nessuno ti obbliga a leggere se una cosa non ti piace e se proprio vuoi farti pubblicità fallo in un altro modo signor Ma Quanto Sono Bravo.

      • Sai, credo che sia normale farsi influenzare, io sono la prima ad esserlo per quanto riguarda il mio genere, ma questo non vuol dire che non si possano raccontare o scrivere belle storie 🙂 Certo di Camilleri ce n’è uno solo, è un maestro nel suo genere (nonostante qualcuno utilizzi la raffinatissima espressione “mi fa schifo”), ma ognuno di noi cerca di trovare il proprio spazio in un mondo letterario dove ormai chiunque sembra possa scrivere e pubblicare libri pur non essendo a conoscenza neanche dell’ l’ABC della sintassi della lingua italiana. 🙂

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