Mammut!

Dove eravamo rimasti?

Fra poco entrerà la signorina Felicita sempre con il bastone in mano, ma vuole bastonare il signor Bianchi (47%)

La liberazione— Uno sculacciatore?!
— Sì, uno sculacciatore, te l’ho già detto che faccio una vita noiosa e faticosa: lavoro, lavoro, lavoro… ho poco tempo, e poi voi uomini non sapete sculacciare per bene, per non parlare di altre cose. Vabbè, mi fermo qui. Per questo ho ordinato una fucking machine, che mi dovrebbe arrivare la settimana prossima. Non vedo l’ora, — e continua a parlare, anche se preferisco non sentire, e neanche chiedermi che cazzo sia una fàching mascìn.

Ora guardo Carlo. Ha occhi solo per Monia. Le pupille seguono i movimenti delle sue labbra. Non so perché ma per un istante l’immagine di loro due in un letto mi sfiora il cervello, avvelenata dal pensiero delle doti di Carlo: da ragazzi lo chiamavamo cefalo man, per ovvie ragioni: ce l’aveva grosso come una lattina di Pepsi, ma non quelle lunghe e sottili di oggi. Spesso faceva fatica ad avere un’erezione. Una volta ha raccontato che quando si sparava le seghe, gli faceva male la testa. C’erano diverse teorie a riguardo: secondo Toniuccio, al primo anno di medicina, il suo cefalo aveva bisogno di troppo sangue e per la testa non ne rimaneva una goccia; secondo Giovanni, che in fatto di manualità ne capiva anche di più, il cervello di Carlo era più leggero della testa del suo cefalo e l’emicrania era dovuta solo alla fatica dei troppi solitari. Per fortuna, pensando a queste cose, mi basta guardarlo per qualche istante per realizzare che la spaventosa immagine di lui e Monia è un evento altamente improbabile. Godo di un microsecondo di sollievo: il trombo che mi si stava formando nell’aorta si scioglie come la neve.

— … Mi senti o nemmeno chìstu sai fare? Scostumato, zoticone, io ti do la frutta frìsca e tu mi sbatti la porta ‘n faccia? E neanche mi senti! Che modi sono questi? —. Quella matassa di pensieri orrendi è una difesa del mio sistema immunitario, non mi fa rendere conto dell’arrivo della signorina Felicita, né delle sue mazzate. Perché mi prende con un bastone, un legno secco. Ma neanche lo sento.
Penso a Monia. Mi giro intorno, non la vedo più. In sottofondo ai miei pensieri, il ragliare della Felicita e l’eco della televisione nel cesso. — All’età tua, il marito mio aveva già quattro piccirilli. Non ti sembra l’ora di mettere la càpu a posto? Sempre a portare male fìmmine in questo condominio, che tutti parlano e sparlano. Pensi che non ti vedo? — e punta il dito secco verso Carlo, — E pure ‘sto gramalùne ti porti in casa? Tu, tamarrùne brutto, che cosa sono ‘sti due trùnzi che tieni in mano e che pappicìano alla luce? E che portavi dìntra al sacco, ieri sera? Droga? O ci hai ammazzatu nu cristianu? Tu non ci muori dìntra nu lettu! Tu…

… Mmh…

… Cos’è questa… nebbia?

Mmmmh…

… Ohh… La testa… Dove sono? Non riesco a muovermi… Chi cazzo ha acceso la tv?
— Abbassate il volume. Ho mal di testa. E di stomaco.
— Mmmh… —.

Lo riconosco. Questo mugolare lo riconosco. Non è possibile! È il testimone di Geova.
E c’è pure il dottore.
Le mie mani sono legate. Dietro la schiena.
Sono seduto. Sul cesso. Deve essere stata una botta in testa. Sì, deve essere stata lei. Quella stronza pervertita.

Carlo non c’è. Se ne sono andati insieme. Il pensiero improbabile…
E noi restiamo qui, fino a quando qualcuno non verrà a prenderci. Ma chi verrà? Chi cazzo si chiederà dove sono? Le puttane? L’unica poteva essere quella cacacazzi della signorina. Ma è qui con noi.

Appresso a gente come Carlo! Questo ho fatto. Proprio ora che me ne ero liberato. Di quella feccia. Anzi, è lui che se n’è andato affanculo. E anche quella lì. Proprio ora sono qua. E se non viene nessuno a cercarci creperemo di fame e di sete.

Un formicolio. Ho mal di stomaco. Proprio ora.
È incredibile… Spesso nella vita il problema è questo:
Cacare o non cacare. Spurgare o non spurgare. Eliminare o non eliminare. La feccia, dico. Perché di merde ce ne sono di tanti tipi. E quando ci stai troppo con la merda, comincia a profumare.

Ah, che bello. Scende che è una bellezza.
Sono libero…

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285 Commenti

  • … beh, almeno nella sfortuna il nostro signor Bianchi ha raggiunto il suo scopo! Io avrei pensato anche a un altro epilogo… visto la situazione assurda che si era andata creando, il protagonista avrebbe anche potuto risvegliarsi e scoprire che si era trattato solo di un bruttissimo incubo! Bravo.. ora aspetto una nuova storia, magari di un genere diverso.
    A rileggerti.

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