Dove eravamo rimasti?
Due NovembreLauren guidava in preda all’agitazione, non sapeva che fare. Non poteva tornare a casa, la fuga era sempre stata il suo rimedio preferito. Sicuramente avranno ricoperto la casa con quella stupida guaina anti-crollo, disse ad alta voce. Quando accadevano tragedie, catastrofi, incidenti quello era l’unico modo per evitare il crollo degli edifici sotto i colpi della tensione generata dentro le teche, dai morti. Immaginava la scena: grida terrificanti di voci distorte e ovattate (a causa delle teche) come lamenti di sirene d’oltretomba, estranei che correvano per la casa, lei, sua madre, senza vita accasciata in avanti in mezzo ai vetri e al sangue… No, non poteva sopportarlo. Andrò da Paula, decise. Per non farsi notare lasciò la macchina in centro, nel parcheggio accanto alla banca e si incamminò; avrebbe percorso a piedi l’ultimo chilometro passando dal sentiero che costeggiava il fiume. Non c’era nessuno in giro. Quanta acqua. Si figurò come sarebbe stato tuffarsi e lasciarsi annegare. Alla fine era una possibilità anche quella. Ormai anche dai pensieri era scomparsa la morte, la chiamavano “il passaggio”. Il concetto di vita si era esteso enormemente: non c’erano più limiti.
Il cielo grigio non prometteva niente di buono. Pensò a quel libro che aveva letto dove si diceva che un tempo esisteva una festa chiamata “Il giorno dei morti”, ecco il cielo limaccioso le ricordò il giorno dei morti. Quante volte lei e Norman avevano percorso quel viottolo con la madre, seguendola con le loro biciclette minuscole. Era stata una donna speciale, mite ma decisa. Aveva amato e difeso sempre Lauren, lei e le sue idee ribelli. Forse anche lei la pensava come me, non si è svegliata perché non voleva vivere sottaceto. Chissà. Non lo saprò mai. Paula sarà sicuramente a casa nostra, inutile suonare, meglio passare dal retro. Bussò piano, nessuno rispose. Per fortuna sapeva dove la vicina nascondeva una copia della chiave, sotto una mattonella in giardino. La prese ed entrò. Come previsto la casa era deserta.
«Lauren, cosa ci fai qui? È accaduto qualcosa?» fece la madre di Paula, dalla teca, «Paula non c’è, è scappata via dopo una telefonata.»
Non le hanno detto nulla per non agitarla, pensò Lauren.
«No, non è accaduto nulla, sono venuta qui a riposarmi un po’, a casa mia c’è un po’ di trambusto, sai mia madre è morta da poco.»
«Certo, però non fare rumore che mio marito qui accanto dorme e anche sua madre, a giudicare dal silenzio che c’è, starà facendo la pennichella.»
«Non ti preoccupare, mi stendo qui e non parlo» rispose Lauren.
Doveva riflettere, ma era terribilmente sconvolta. I suoi pensieri andavano in un solo senso: doveva fuggire lontano. Ce l’avrebbe fatta? Chissà. Avrebbe voluto dire diventare una fuorilegge (Non si abbandona la famiglia), scappare per il resto della vita o finire in prigione. Cos’era la vita se non una stupida gabbia dentro la quale lasciarsi incatenare? L’immagine di sua madre invase il campo e le lacrime scesero senza posa. Non l’avrebbe più vista, nemmeno dentro la teca. Oh l’aspetto che assumevano al passare degli anni diventava sempre più un vago ricordo di com’erano stati in vita, tipo museo delle cere con la cera mezza sciolta. Ma in quel momento la morte della madre prese corpo e consapevolezza in lei. Fino a quel momento era solo un’idea vaga. Tentò di resistere, ma non ci riuscì. Si affacciò alla finestra. Ciò che vide la lasciò sgomenta.
«Lauren» fece una voce cristallina dietro di lei. Si girò di scatto e gridò per lo spavento. Non veniva dalle teche.
Era così presa che non si accorse che qualcuno era entrato.
Era Paula.
«Lauren, cosa ci fai qui? Ti stanno cercando dappertutto!»
«Sst, andiamo nel capanno, in giardino» disse lei indicando le teche.
Paula ha delle novità...
- Lauren non vuole sapere nulla e scappa. (14%)
- Norman ha fatto emettere un mandato di cattura per lei. La madre è definitivamente defunta. (57%)
- Sua madre riuscirà a vivere, grazie ad una tecnica sperimentale che Lauren non conosce il suo cervello verrò impiantato in un altro corpo, ma per fare questo serve il sangue di Lauren. (29%)

21/05/2014 at 09:07
HA bisogno di aiuto secondo me ! Non può fare da sola, confusa , spaventata e anche un pochetto impulsiva.
25/02/2014 at 20:17
Si nasconde nel capanno
30/12/2013 at 22:36
Grazie Alessandra! Non so, perché le tre opzioni vanno da una totale indipendenza dal vecchio mondo (la fuga) ad un ritorno a chiudercisi dentro… e forse io preferisco uno stacco, che fugga lontano! Ma sarete voi a decidere. A presto!
30/12/2013 at 22:23
Per me chiama il suo amico Ronald. Ho molto apprezzato questa storia, è piacevole leggerti e lo spunto da cui parti, i morti sott’aceto, è interessantissimo! Ti seguo.
30/12/2013 at 17:39
Allora secondo me fugge lontano, e fa uno strano incontro 🙂
30/12/2013 at 20:58
Vedremo, magari un bel salto temporale… non so… buon anno a tutti!
26/01/2014 at 01:08
il salto temporale ci starebbe tutto! (Buon anno! un po’ in ritardo =P)
30/12/2013 at 16:18
Uno strano incontro mi attrae
30/12/2013 at 18:33
Anche a me… adesso devo pensare a come proseguire! BUon anno a tutti intanto! e Grazie
30/12/2013 at 15:51
anche io spero in quella soluzione! 🙂
30/12/2013 at 15:43
Io inizio ad andare verso la biblioteca. Voglio seguirmi lo strano incontro con calma
23/12/2013 at 12:15
eh sì macabra Ombra di luna..vedremo… certo sarebbe un tiro mancino per la povera Lauren! un’altra scelta ardua.
23/12/2013 at 12:09
voto per il trapianto di cervello in un altro corpo. Un po’ macabro… ma funzionale.
23/12/2013 at 12:05
Dico che Lauren scappa 🙂
23/12/2013 at 09:52
presto presto! Grazie