LE OMBRE DI PROVIDENCE

Dove eravamo rimasti?

Cosa accade a New York? Fanno uno strano incontro per le vie della City. (69%)

VISIONIQuasi senza rendermene conto mi ritrovo a bordo di un taxi insieme al tizio che, dondolando la testa, guarda fisso davanti a sè ignorandomi. Siamo entrambi seduti dietro.
– Lo sa che Lovecraft ha vissuto a New York? – tanto per rompere il ghiaccio.
Il tizio, bussando sul pannello trasparente che separa i passeggeri dall’autista – Certo! …siamo arrivati. –
Il taxi accosta di fronte ad un bar dal nome insolito: Kalem. Non mi è nuovo, ma anche se faccio girare e rigirare in testa quella scritta lampeggiante non ne esce nulla.
Il tizio entra per primo. Lo salutano come fosse di casa.
Il barista mi osserva con attenzione, poi con un gesto unico sistema due sottobicchieri sul bancone.
Ci accomodiamo. Qualcuno transita alle nostre spalle, ne vedo il riflesso sullo specchio dietro alle bottiglie. Mi volto di scatto, mi sembra di aver riconosciuto…
– Cosa bevi? – il barista parla italiano. La domanda mi distrae dalle ricerche…
– Quello che prende… – e indico il tizio, dato che non ne conosco il nome.

Il locale è profondo e stretto. Un lungo bancone e tanti sgabelli rossi. Noi sui primi due, poi un po’ di vuoti e altra gente. In fondo, rivolto verso l’uscita, un signore con un occhio bendato, immobile sulla sua sedia a rotelle. Il tizio gli fa un cenno con la testa, lui risponde abbozzando un inchino.
Si fissano per alcuni istanti.
– Quel signore sa molte cose sul periodo che Lovecraft ha trascorso a New York. – il tizio, godendosi il primo sorso. Anch’io assaggio l’intruglio. Dopo pochi istanti il terrore mi coglie: ho perso la vista dall’occhio destro. Sto per mettermi a gridare quando il tizio, cantilenando come si fa con un bambino, mi fa cenno di stare calmo.
– …come se avesse un occhio bendato, giusto? –
– Esatto, – gli rispondo ansimando.
– Stia calmo, è solo l’effetto di ciò che ha bevuto. –
– Ma allora mi ha avvelenato! Devo subito… –
Torna a tranquillizzarmi con dei versetti – Io ho bevuto la stessa cosa. –
– Ma allora… – e la vista pian piano torna.
– Tutto previsto, ora abbiamo la possibilità di vedere attraverso l’occhio bendato di quel signore laggiù. –
– Una specie di terzo occhio… – commento banalmente.
– Se vuol metterla così. –
Continuiamo a bere mentre esploriamo una vita non nostra.
Ho la sensazione di essere solo una pedina in questo strano gioco… come vedere due film contemporaneamente: con l’occhio sinistro osservo la realtà, mentre con quello destro vivo situazioni assurde.
Il barista sembra rendersi conto di tutto ciò.

Il signore si toglie la benda. Il gesto interrompe il flusso.
Il tizio mi da una pacca sulle spalle ed esplode in una sonora risata.
Non reagisco.
Spero solo che si tratti di una droga contenuta nel bicchiere.
Se ciò che ho visto è vero farei meglio a tornare in Italia, ma ormai non ho la possibilità di reagire. Lui ha il potere.
– Ancora poche ore e conoscerà i miei parenti, – mi lancia la battuta, dato che sa molto bene che erano i protagonisti delle mie visioni.

Dobbiamo andare, il volo per Providence non ci aspetterà.
Il signore con la benda ci viene incontro. Le ruote cigolano; quel suono mi penetra in testa come un comando.
A pochi metri da noi si ferma. Ora posso osservare da vicino l’occhio martoriato. Un piccolo tatuaggio sulla guancia sottostante: una specie di piovra alata.

Il taxi è fuori che aspetta.
Il nulla si fa avanti. Mi sento senza via d’uscita. In trappola. Inutile ogni tentativo di fuga quando tentacoli enormi ti stringono.
– Una città da evitare… – penso mentre sbatto con forza la portiera. Il tizio annuisce, come se mi avesse letto nel pensiero.

L’aereo è lì che ci aspetta. Molti posti sono vuoti così, fingendo di non star bene, mi concedo un po’ di privacy. Ho bisogno di stare distante da quel tizio, almeno per il tempo del volo.
L’hostess, premurosa e gentile, mi porta da bere. Ha un tatuaggio sul polso…
Non tocco il contenuto del bicchiere e mi addormento.
Il tizio è vigile con lo sguardo fisso.
I parenti stanno aspettando…

Giunti a Providence vanno a casa dei parenti del tizio. Cosa accade?

  • Ci sono solo due vecchie zie. (32%)
    32
  • La casa è deserta. Dove sono finiti? (21%)
    21
  • Li trovano a tavola. La cena è pronta. (47%)
    47
Loading ... Loading ...

Categorie

Lascia un commento

49 Commenti

  • Si fa interessante.
    Il racconto è scritto bene e trascinante, se posso permettermi un appunto: trovo un po’ pesante ripetere svariate volte ‘il tizio’ per indicare il misterioso personaggio… magari il protagonista potrebbe trovargli qualche soprannome….
    Aspetto la prossima

  • Questo sito usa i cookies per migliorare l'esperienza utente. Cliccando su Accetto acconsenti all'utilizzo di cookie tecnici e obbligatori e all'invio di statistiche anonime sull'uso del sito maggiori informazioni

    Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

    Chiudi