L’incanto di un’anima …

Dove eravamo rimasti?

E adesso come vi lascio, con una fine o con un inizio? Con l’ultimo episodio: “La vita è un soffio … viviamola con leggerezza” (77%)

La Vita è un soffio … viviamola con leggerezza.

Vivere con leggerezza. Per chi vola sospeso nell’aria, è sfruttare le correnti come i gabbiani, senza battere le ali, senza sprecare energie. Nell’essere leggeri, ogni piccola cosa, ogni gratificazione ci sostiene, ci mantiene sereni.

Per restare leggeri occorre non prendersi troppo sul serio. Significa prendere la vita donandosi, offrendosi agli altri con generosità, tolleranza, sapendo ridere e perdonare, accogliendo l’altro e noi stessi opponendosi al peso del giudizio, della paura, delle colpe.

Leggerezza è vivere nell’amore in tutte le sue forme; non parlo del sesso, per il quale felicemente, o a volte stancamente il tempo, volendo, si trova. E nemmeno penso a chi vive il momento inebriante dell’innamoramento, o quello lacerante dell’addio. No, penso alle fasi “normali” della vita “normale” di persone “normali”. E mi chiedo, se è solo una mia sensazione che in un mondo dove tutto sembra creato per gratificare, il piacere del sentimento arrivi un po’ troppo in basso nella nostra lista delle priorità? Insomma, nel nostro correre troviamo il tempo di fermarci per goderci la più antica delle felicità? Non sarà che tra le incombenze “serie” che occupano la nostra giornata – il lavoro, la gestione familiare, l’educazione dei figli, l’assistenza dei genitori anziani – e quelle più “leggere” e altrettanto legittime come la cura del proprio aspetto, l’attività sportiva, il divertimento e il piacere, ci resta poco tempo per parlare, sognare, immaginare, far fiorire, rinverdire, tenere vivo, godere dell’amore?

Perché è soprattutto l’amore che ci permette di volare, di superare o tollerare ogni ostacolo.

Leggerezza è saper accettare le avversità senza precipitare nel dramma. La leggerezza nasce dall’incoraggiamento a non smarrirsi dietro l’impotenza di un momento, ma scoprire che abbiamo ali capaci anche quando non sono spiegate quanto vorremmo. Un bambino che cresce in una famiglia dove ogni problema diventa una tragedia, e dove si ambisce sempre più di ciò che si ha o si raggiunge, è inevitabile che diverrà un adulto cupo, triste, insoddisfatto. Sarà un adulto spezzato, spaventato, rigido e schiacciato dal peso del vivere.

Mio padre non mi ha mai fatto discorsi roboanti, non mi ha mai raccontato aneddoti fantasiosi, non mi ha mai fatto troppi complimenti, ma nonostante tutto questo nella sua disarmante semplicità e leggerezza, è stato un uomo concreto, un padre efficace; è stato un uomo di fatto o di fatti, nel senso e ogni qual volta si presentava un problema, lui non ne discuteva ma cercava direttamente la soluzione.

Ricordo un bimbo di sette anni in difficoltà per un compito assegnatogli dal maestro, trascorrere tutto il pomeriggio davanti ad un foglio bianco senza sapere cosa scrivere né cosa disegnare vedere arrivare la sera con un’angoscia paralizzante. Finché quell’uomo, che rientrava spesso tardi dal lavoro, stanco e affamato, vedendomi chino sul tavolo della cucina con l’espressione più triste che si potesse immaginare, prese il foglio, lesse le indicazioni del maestro e tenendomi in braccio, incominciò a disegnare insieme a me senza smettere sino a tarda notte. Il giorno dopo in classe il maestro ridendo scrisse: “Bravo, bellissimo lavoro, Complimenti al papà”. Non mi tirai più indietro da nulla.

E da allora, nella consapevolezza dello scorrere della vita, mi ritrovo nei suoi gesti, nei suoi pensieri, nelle sue emozioni, nella sua gioia di vivere e mi viene naturale sussurrare: “Io sono come mio padre” … Un uomo che ha fatto della leggerezza la sua vita.

Credetemi: Imparare a essere leggeri nello spirito porta alla sopravvivenza terrena.

… e ora come vi lascio? Con quale epica e indimenticabile citazione?

Quando Re Lear muore nel quinto atto, sapete William Shakespeare come lo terminò? Con un semplice … muore … tutto qui, niente di più.

Niente fanfare, niente metafore, nessuna brillante battuta finale. Il culmine del più importante lavoro della letteratura drammatica di tutti i tempi è … muore. C’è voluto un genio come Shakespeare, per escogitare un … muore. E quando mi ricapita di rileggere quella parola mi ritrovo totalmente sopraffatto dallo smarrimento. E lo so che è naturale sentirsi tristi, ma non per quella parola, ma per tutta la vita che c’è stata prima di quella parola. Nel nostro piccolo, abbiamo vissuto con gioia tutti i nostri dieci atti amici miei e adesso che siamo giunti alla fine, vi chiedo di riascoltare con il cuore le mie parole, farle vostre, girare la pagina e lasciare che un’altra storia cominci. E se qualcuno vi chiederà di quest’anima, voi ne narrerete la semplicità sapendo di poter continuare il vostro cammino con meraviglia e leggerezza.

La nostra vita è un’occasione, non fatevela scappare. Fate sempre ciò che ritenete più giusto e che vi faccia sentire in pace. Non rinunciate alla vostra felicità, costruitela in ogni istante, sappiate darle la direzione che approdi ad essa.

Vi voglio bene … scendo qui … buon viaggio.

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372 Commenti

  • Caro Roberto, in un momento non bellissimo della mia vita ti ho riletto … la vita è coraggio … tu ne hai e cerchi di infonderlo agli altri … e probabilmente qualcosa è arrivato anche a me … Grazie.

  • Caro Roberto, in un momento non bellisimo della mia vita ti ho riletto … la vita è coraggio … tu ne hai e cerchi di infonderlo agli altri … e probabilmente qualcosa è arrivato anche a me … Grazie.

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