Dove eravamo rimasti?
Una lunga attesa
La sua avventura, ormai, era giunta al termine. Aveva trovato Mario, sì, ma ciò si era rivelato quasi completamente inutile. Nonostante tutto, se ne sarebbe tornato a casa a mani vuote. Avrebbe festeggiato anche stavolta il suo compleanno da solo.
Quando rientrò a casa la prima cosa che notò fu che Mr. Jones era ancora sdraiato a terra.
-Non ti sei ancora alzato?- gli disse.
Dopo averlo scosso un po’ decise infine di chiamare il veterinario:
-Pronto…Salve signor veterinario…Il mio Mr. Jones è da due giorni che dorme sul tappeto e non si vuole alzare…Credo abbia qualche problema…Come? Un attimo che controllo- posò la cornetta sul mobile e si avvicinò al cane, lo tastò, lo osservò per bene, poi tornò al telefono, -Sì, è più duro del solito, e ha alcune chiazze più scure…E poi mi sembra che nel ventre si sia un po’ scucito…Cosa? È sicuro? Quindi il mio Mr. Jones non funziona più? Bisogna buttarlo e sostituirlo con uno nuovo…Ho capito, grazie-
Ora che non aveva nemmeno la compagnia di Mr. Jones si trovò solo come non mai. Che poteva fare ormai?
Si sedette al tavolo e attese.
C’era un silenzio assurdo che gli incombeva addosso come una ghigliottina sul collo di un condannato a morte. Pian piano iniziò a udire il ronzio discontinuo del frigorifero e il tic tac dell’orologio appeso al muro. Era un suono lento e angosciante, che procedeva inesorabile, e ogni ticchettio sembrava sempre più forte. Era atroce assistere allo spostamento della lancetta, col suo scatto meccanico seguito da quell’attimo di vuoto in cui aveva l’illusione che si fosse fermato. Era atroce dover assistere impassibile, senza poter fare nulla, mentre il tempo gli scorreva via davanti agli occhi, secondo dopo secondo, e non c’era modo di allungare una mano per trattenere anche un solo istante. Era come se, a ogni battito, qualcosa gli venisse sottratto, gli fosse strappato via da dentro l’anima.
Mario sarebbe venuto, gli aveva detto -glielo aveva promesso-, doveva solo aspettare. Sì, ma quanto? Quanti giri avrebbero dovuto compiere le lancette dell’orologio prima che si fossero rivisti?
Sarebbe dovuto restare seduto lì, immobile, a fissare con occhio vitreo il muro vuoto davanti a sé finché lui non fosse arrivato?
In quel momento abbassò un poco lo sguardo e si rese conto che, posata in fondo al tavolo, c’era una corda arrotolata.
Strano, prima di uscire non ricordava di averla messa lì. Forse qualcuno era entrato e l’aveva spostata. Che fosse un segno del destino?
L’aveva comprata quella mattina apposta per giocare con Mario all’impiccato. Ma finché non fosse arrivato era perfettamente inutile. O forse no?
Lui stava seduto coi gomiti poggiati sul tavolo e il mento fra i pugni, la schiena curva e lo sguardo fisso in avanti. Pareva un cadavere fossilizzato in quella posizione. Non c’era niente dentro o fuori di lui, in quella casa, che sembrasse ancora vivo. L’ambiente era piccolo, sporco, claustrofobico; le pareti giallognole, senza finestre, appestate da grosse macchie di umidità; il tavolo, in squallida plastica, era incrostato da così tanto che il suo spessore era aumentato di un centimetro buono.
Una bara sarebbe stata più igienica e accogliente.
Era da tanto che non tornava la mamma a fargli le pulizie. Le aveva fatte sempre lei e quindi da ciò poteva giustamente desumere che avrebbe continuato sempre a farle lei.
Ma intanto, Mario dov’era? Da quanto era lì ad attenderlo? Perché ogni volta andava a finire così, che all’ultimo non si presentava? Tutte le volte doveva essere lui ad andare a cercarlo, mai che Mario si facesse vedere di sua iniziativa.
Eppure era sempre lì a fargli promesse, a dirgli di aspettarlo. E lui non aveva sempre obbedito ciecamente? Che altro poteva fare? Doveva avere fede, fiducia in Mario, così gli aveva detto. Ma la sua fede non era mai venuta meno, poteva giurarlo sulla sua stessa vita! Certo, aveva avuto qualche momento di debolezza o dubbio, com’è normale che sia a volte, ma lo aveva sempre superato con rinnovata forza. Dopotutto, in questi momenti di bisogno, Mario si era mostrato sempre vicino.
Mario era stato lì, accanto a lui, quando si era svegliato all’ospedale dopo la partita all’impiccato dei suoi diciott’anni. Era stato Mario a portarlo al pronto soccorso, a salvarlo.
Sì, forse c’era qualcosa che poteva fare, si disse come ridestandosi all’improvviso. Un’idea geniale gli era appena balenata in mente. Forse l’attesa stava per concludersi.
Si alzò e andò a prendere la corda.
Cercò un appiglio sul soffitto per legarla. Trovò un grosso gancio metallico in camera da letto. Sembrava robusto abbastanza.
Una volta completate tutte le operazioni, salì sulla sedia e infilò la testa nel cappio.
Poi si lasciò cadere.
Mentre il suo corpo penzolava e la corda si faceva sempre più stretta attorno al collo, il buio che lo inghiottiva fu rischiarato dalla certezza intramontabile che Mario stava correndo da lui, Mario sarebbe arrivato, Mario stava venendo a salvarlo!
Doveva solo fidarsi e aspettare il suo amico Mario Magini.
18/11/2021 at 19:08
???
14/03/2014 at 12:35
Finale triste ma perfetto nell’astrusa logica del nostro (ei fu) amico.
10/03/2014 at 13:16
Una bella partita all’ impiccato era la chiusa che ci voleva XD
Bravo Edoardo.. bella storia 🙂
09/03/2014 at 18:50
una via di mezzo per me sarebbe la cosa più giusta..
03/03/2014 at 19:30
Ma che romanticismo… tragggggggggggggggggggggedia !!! 😀 😀 😀
Bravo 😛
Dai dai dai…voglio vedere come finisce 😛
03/03/2014 at 17:05
Io punto sul tragico e senza speranza…
Non vedo l’ora di leggere il finale!
03/03/2014 at 18:50
E io non vedo l’ora di scriverlo!
03/03/2014 at 15:58
Vorrei un pizzico di romanticismo.
Mi è piaciuta la lezione di Mario, elogio della paura e di ciò che sta oltre, dopo, e ci invita ad avanzare.
03/03/2014 at 18:52
Una lezione molto saggia e da non dimenticare!
27/02/2014 at 15:27
Voto senza dubbio per l’incontro, perché sono molto curiosa di conoscere Mario.
La felicità come malattia e le risate come suo temibile sintomo sono un altro esempio dei tocchi della tua scrittura che mi piacciono di più. 🙂
27/02/2014 at 21:22
Grazie! Spero di non deludere le tue aspettative!
24/02/2014 at 21:43
Bel lavoro, mi sembra molto interessante l’atmosfera, e inquietante, continuerò a seguirti!
26/02/2014 at 10:16
Grazie, sono contento che ti piaccia!
24/02/2014 at 13:22
voglio l incontro !
26/02/2014 at 10:15
Vedremo se riuscirò ad accontentarti, è molto combattuta la cosa!
24/02/2014 at 12:59
Deve trovare Mario!
13/02/2014 at 21:45
aoh…adesso sto Mario lo dovemo trova’ ! 😀
07/02/2014 at 12:16
Peggioriamo ! 😀 😀 😀
Sempre più inquietante l’ atmosfera…. sciapò 🙂 continuo a seguirti con interesse 😉
08/02/2014 at 14:05
Molte grazie, sei rimasto uno dei pochi impavidi che continuano a seguirmi in questa discesa nella follia! A ogni episodio sembra che i lettori si assottigliano sempre più…
09/02/2014 at 12:25
non ti scoraggiare 😉
09/02/2014 at 22:00
Ora mi spariscono misteriosamente anche i punti, stamattina erano 56, adesso 54…
O forse inizio ad avere allucinazioni anch’io?
31/01/2014 at 16:24
Mi piacciono le situazioni che crei, come il tizio che scrive al computer spento o il gioco del vero impiccato.
Proprio per questo, però, mi piacerebbe se sostassi di più in queste situazioni.
Ad esempio, il tipo senza dito… Ce lo facciamo scivolare via così? Chi è, cosa gli è successo? Spero che ritorni, prima o poi. 😉
Intanto voto per le pillole miracolose.
01/02/2014 at 15:40
In parte hai ragione, forse concludo certe scene un po’ troppo frettolosamente, ma ci sono vari problemi e motivazioni che mi impediscono di fare altrimenti: in primo luogo, banalmente, ho paura di non riuscire ad arrivare al finale se mi fermo troppo su personaggi secondari, e d’altro canto ce ne sarebbero ancora molti che vorrei inserire -diciamo che forse sto accumulando troppe cose in poco spazio e questo ne comporta ovviamente una trattazione spesso superficiale.
Tuttavia, a mia parziale discolpa, va detto che la storia è raccontata principalmente dal punto di vista (abbastanza particolare) del protagonista ed è incentrata su di lui: gli altri personaggi devono semplicemente rappresentare alcuni aspetti del suo mondo ed essere funzionali a lui e al suo percorso; sapere chi è quel tizio o cosa gli è successo non è importante per lui, e dunque non posso raccontarlo; inoltre, svelare le motivazioni di un’azione incomprensibile (come premere i tasti di un computer spento) o la storia di una persona “strana” non farebbe altro che renderla più “normale” e “accettabile” da noi perché capiamo qual è il suo problema e perché si comporta in un certo modo, e questo è esattamente l’opposto dell’effetto che voglio ottenere con questo racconto.
Per farti un esempio stupido che semplifichi molto: se vedi un uomo che cammina e parla da solo, potresti pensare che sia matto; se però dopo scopri che ha un auricolare nell’orecchio e sta facendo una telefonata, ovviamente la tua opinione si ribalta e tutto rientra nella normalità. Ora, il fatto di non rivelare o conoscere quel dettaglio, crea una situazione ambigua e di dubbio che lascia aperte entrambe le soluzioni e le rende ugualmente plausibili. Si realizza una sorta di “equilibrio del dubbio” in cui il giudizio oscilla continuamente tra le due alternative senza che sia mai possibile pervenire a una verità, se non a proprio arbitrio. È questo l’effetto che cerco di ottenere.
(come vedi si tratta anche di precise scelte stilistiche, che possono piacere o no!)
Comunque ti ringrazio per avermi fatto riflettere sull’argomento.
01/02/2014 at 18:00
La tua teoria dell’equilibrio del dubbio mi ha conquistata!
27/01/2014 at 11:22
Saaaangue! 😀
28/01/2014 at 09:43
Speriamo, anche se per ora è in svantaggio!
23/01/2014 at 22:51
Preme tasti di computer ed è desolato della perdita di dito…
La scena del cinema è geniale, ho apprezzato molto.
Bravo!
27/01/2014 at 11:12
Grazie, mi fa davvero piacere che tu l’abbia apprezzata!!
21/01/2014 at 02:08
Storia ” carinissima” se mi passi il termine!!! “surrealmente” divertente!!!
22/01/2014 at 11:39
Grazie per il commento! (anche se il “carinissima” la fa sembrare meno terribile di quanto sia in realtà!)
20/01/2014 at 13:05
la cosa sta assumendo via via le tinte di certi incubi surreali… continuo a seguirti 😉
22/01/2014 at 11:37
Contento che ti stia piacendo!
15/01/2014 at 21:26
Secondo me entra una persona alla quale manca un dito.
È simpatica la descrizione che fai di quando apre il regalo!
18/01/2014 at 10:33
Grazie! Presto scopriremo cosa accadrà…
14/01/2014 at 16:23
Mi piace pensare che approderà da qualche altra parte: chissà come reagiranno le due metà di lui!
18/01/2014 at 10:32
Chissà, magari riuscirà a tenerle a bada!
13/01/2014 at 11:03
L’ ascensore che porta altrove è una buona idea 😉
18/01/2014 at 10:28
Grazie, ho in mente un posto interessante!
13/01/2014 at 09:38
Questo episodio non mi convince molto… E poi ci sono alcuni refusi ed errori di formattazione, scusate.
10/01/2014 at 12:00
Una vicina che formicola il cervello altrui con le sue parole stregate: meravigliosa! Non certo da incontrare (a meno che non si voglia finire strozzati da una torta malefica), però delizioso spettacolo per noi che stiamo a guardare.
Ora, nel pacchetto, non può certo esserci qualcosa di ordinario. Voto per il pur “normalissimo” dito mozzato.
🙂
10/01/2014 at 17:50
Grazie per il commento! Vedremo cosa riceverà per regalo…
08/01/2014 at 18:32
Mi piace anche il secondo episodio 🙂
Ho votato per la chiave visto che il pacco è dell’amico che dovrebbe essere normale….
10/01/2014 at 09:21
Cosa ti fa pensare che l’amico debba essere normale?
13/01/2014 at 17:44
Visto ora scusa. Nulla in particolare, pensavo solo che ci fosse qualcuno di ‘normale’ nella storia 🙂
06/01/2014 at 17:41
Direi che il clima grottesco di questo capitolo non può che portare al dito: vediamo cosa indica.
(Sempre che sia un indice)
06/01/2014 at 14:42
Non ti ho ancora “ben inquadrato”…ma voglio vedere dove vai a parare… ti seguo 😉
07/01/2014 at 13:52
Grazie, spero non te ne pentirai!
02/01/2014 at 15:49
Nessuno! Incipit accattivante, ti seguo.
05/01/2014 at 15:00
Grazie!!
01/01/2014 at 22:42
Assolutamente nessuno. Vediamo il seguito però!
31/12/2013 at 13:36
Una vicina.
01/01/2014 at 19:44
Era anche una delle mie ipotesi: devo decidere se inserirla adesso o più avanti.
Grazie per la lettura.
31/12/2013 at 11:08
In effetti il pessimo e poco accattivante riassunto della tua presentazione non rende giustizia a questo racconto che, nel suo primo capitolo, si presenta gradevole e ben scritto.
(Scelgo la missiva).
01/01/2014 at 19:41
Lo so, la prossima volta me lo farò scrivere da qualcun altro!
Grazie per la lettura.