Quando il caffè sta per uscire

Dove eravamo rimasti?

Il minimo che possa fare, dopo tutto questo tempo, è sorprendervi: ultime tre scelte "in incognito"...Grazie per avermi accompagnata fin qui Un bacio (47%)

Buongiorno

C’è chi non si è arreso. Forse per distogliere la mente  dalla terribile verità scoperta su suo padre, Hans continua a pensare ossessivamente alla storia di Leo. Non si rassegna e nel tempo libero si reca in tutte le cliniche private di Berlino e dintorni, alla ricerca della struttura che potrebbe aver ospitato Sara sotto falso nome. 

Passano alcune settimane. Hans non ha scoperto ancora nulla e gli rimangono solo poche cliniche in cui cercare.

Si trova oggi in una piccola struttura privata immersa nel verde, poco fuori Berlino.

Una ragazza sui vent’anni, tutta intenta a battere l’ultimo record di annientamento di caramelle in un videogame sul cellulare, lo guarda con sufficienza. 

“Dica?”

“Buongiorno, avrei bisogno di un’informazione un po’… particolare. Di recente avete ospitato una ragazza, una certa Sara Viani? Si è registrata sotto falso nome…”

“Se non mi dice il nome con cui si è registrata, come pensa che possa trovarla?!” risponde seccata la ragazza.

In quel momento si avvicina a loro una donna sulla sessantina, un’infermiera, con grandi occhi verdi e guance rosee, che osserva Hans titubante. 

“Mi scusi, forse non dovrei, ma non ho potuto fare a meno di sentire… Sara Viani, dice?”

Hans si illumina speranzoso: “La conosce?”

“Io… Non so se posso parlare…”

“Signora, io non conosco Sara. Ma ho conosciuto l’uomo che la ama e che l’ha cercata disperatamente per giorni. Non so nemmeno perché, ma per me è davvero importante che Sara lo sappia.”

La donna ha un sussulto.

“Lui? Sta parlando di Leonardo?”

La signora si stringe le mani e sospira. “Piccola mia…”

Hans è incredulo, trattiene a stento il suo entusiasmo.

“La conosce allora! È viva, vero? Ha modo di rintracciarla?”

La donna sembra non ascoltarlo. Afferra il telefono e compone un numero. 

“Sara, tesoro, sono Anita…”

“Anita, che piacere sentirti!”

“Come stai? Stanno ricrescendo i tuoi meravigliosi capelli?”

“Piano piano…”

Anita resta in silenzio. Tamburella con le dita sul bancone della reception e nel farlo si osserva la fede. Hans la osserva speranzoso.

“Anita, tutto bene?”

“Io… Devo dirti una cosa.”

“Oh Dio, dimmi che non ha nulla a che fare con le ultime analisi che ti ho mandato…”

“Ma no no, sta’ tranquilla! Sei sana come un pesce! Il fatto è che… Qui davanti a me c’è un agente.”

“Un agente?! E perché mai?”

“Leonardo è venuto a cercarti qui a Berlino…”

“Eh?!”

Sara non riesce a mettere insieme le parole. Poi, tutto d’un fiato:

“A Berlino?! Ma non è possibile… Io… Non credevo… Io… Dio mio, come starà soffrendo! Non credevo mi amasse così, no, io… Io credevo solo di togliergli un peso!”

Hans capisce di essere riuscito nel suo intento. Con un leggero inchino, sorride ad Anita e se ne va.

 

Mi concentro sul lavoro. È l’unica cosa che non mi fa sentire completamente incapace, impotente. Sara è ancora in ogni mio pensiero e mi torturo all’idea che non mi abbia voluto al suo fianco nella sua lotta.

Le mie pause al bar, da Erica, sono ormai una consuetudine.

“Ciao, musone!”

“Ciao, chiacchierona…”

“Il solito tristissimo tè?”

“Non è triste… E poi fa bene.”

Alza gli occhi al cielo. “Sì certo, come no…”

Mi siedo al mio tavolo e noto che sulle pareti non ci sono più stampe dedicate a Connie Francis; sono state rimpiazzate da tre meravigliosi ritratti di una donna molto somigliante a Erica.

Lei mi si avvicina sorridente, con gli occhi lucidi.

“Cambieremo il nome al locale. Si chiamerà come lei. È un modo tutto mio per tenerla sempre viva.”

“Era una donna bellissima”, le dico, prendendole affettuosamente la mano.

Altrove, altre mani si uniscono.

Attraverso le sbarre, le mani di un uomo e quelle callose e ruvide di un vecchio, stringono un sacchetto di velluto rosso. Hans è rinato con suo padre.

E ancora altrove, un mattino, una donna che porta i segni del dolore con grazia e orgoglio, varca il portone di un edificio, sale lentamente le scale,  e si ferma davanti a una porta. Accarezza il legno con le sue venature, il pomello freddo, quindi estrae una chiave dalla borsa. Entra, la casa è ancora avvolta nel buio. Respira forte, si riprende la sua vita assorbendola nei polmoni. 

Va in cucina a passi felpati. È buio, ma non ha difficoltà a muoversi tra l’armadietto e i fornelli. Pochi minuti, e l’inconfondibile aroma di caffè attraversa il corridoio, seguito come uno strascico bianco dalla donna, completamente nuda e pallida, diafana. Lui è lì, raggomitolato nel suo lato del letto come a non voler disturbare il ricordo della sagoma di lei sul materasso. Lei si avvicina, apre qualche fessura di luce dalla serranda, cercando di fare il minimo rumore.

Si siede sul letto. Appoggia la tazzina e si china a sfiorargli le labbra.

Leo inizia a piangere, con gli occhi ancora serrati. Sara gli bacia un occhio, poi l’altro. 

“Buongiorno”, non c’è parola migliore per iniziare questa storia.

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322 Commenti

  • Che peccato averti scoperta tardi. Leggere tutto d’un fiato è ciò che preferisco, però, lo ammetto. A volte le lunghe pause tra una pubblicazione e l’altra fanno perdere il filo, la concentrazione; tuttavia qui si sta per votare e cambiare il corso della storia e io, in questa, non ho partecipato e me ne rammarico. Sei un’abile narratrice, anche se a volte infili nel discorso “anticipazioni” che non andrebbero inserite, per ragioni puramente tecniche… ma mi è piaciuto leggerti e ho deciso di seguirti da ora in poi, ovvero anche nella tua prossima storia che stavolta seguirò da subito. Qui, per una sola volta, ahimè, ho votato un bacio.

  • Alessandra, la tua storia, mi ha letteralmente tenuta incollata allo schermo!
    Hai scelto un tema delicato, che hai saputo sviluppare attraverso una trama avvincente e una bella scrittura scorrevole, che riesce a dare spessore ai personaggi anche attraverso i dialoghi. Ottima anche la scelta della narrazione simultanea, che attraverso il tempo presente da un lato porta l’attenzione del lettore sullo svolgersi dei fatti, e quindi mantiene veloce e viva l’azione, mentre dall’altro aiuta ad immedesimarsi e a comprendere lo stato d’animo del protagonista.
    La scelta del secondo livello narrativo, in cui attraverso dei flash suggerisci indizi su Sara è molto efficace, spero ci sia tempo e spazio per approfondire la questione nei capitoli finali, come credo che verrà completato anche l’accenno alla situazione di Erica.

  • ho letto tutto d’un fiato i nove capitoli di questo racconto ed ora attendo con ansia il decimo; storia decisamente imprevedibile ed affascinante, sicuramente da rileggere
    insomma complimenti!

    ps ho votato per un soffio

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