Ragazzate

Dove eravamo rimasti?

Chi entra in scena ora? Il marito di Eloisa con pargoli (60%)

Je ne regrette rien

-Mamma!-
Il grido festoso e scoordinato strappa Eloisa dal suo stato di catatonia; i rumori si affollano nella mente, come se di colpo avesse riscoperto i sensi.
Si volta, un grumo di gioia incastrato nella trachea: eccole, le sue bambine, i suoi unici angeli, così buffe avvolte nei loro cappottini. C’è anche il marito, sta chiudendo la porta con scatti nervosi, le pare stia fischiettando un motivetto.
-Siamo a casa! Mamma! Ciao!-è Annina: si è aggrappata alle sue ginocchia e la guarda intensamente, farneticando su un Marco che le ha tirato i capelli allora l’ha detto alla maestra, di disegni, corse nel cortile e quanta felicità, troppa. Eloisa potrebbe annegare in tutto quel benessere, i ricordi di qualche ora prima diventano fumosi, inutili.
Sorride carezzando la figlia e accogliendo anche l’altra nella sua stretta: è come se avesse sognato a lungo, tormentosamente.
Vorrebbe tanto fosse stato così.
Il marito è ancora girato di spalle ed Eloisa si arma del sorriso migliore che abbia in riserva, da rivolgergli con candore spassionato.
Incontra quegli occhi che tanto ama: inizialmente rimangono immobili, guizzanti d’allegria. Lentamente, si deformano in grandi sfere d’acqua, traboccanti sorpresa, paura e preoccupazione.
-Eloisa- mormora il marito, lasciando cadere le chiavi in terra –cos’è successo?-
Immagini frammentarie, oscurate da una strana caligine, si ergono con maestosa chiarezza: la maschera di bellezza, Io, il vino, Lapis, e una fitta allo stomaco la trafigge, tanto forte da farla piegare.
-Bambine!- ringhia perentorio l’uomo, e loro, spaventate, si rannicchiano tra le braccia della madre.
-Oggi siete state tanto brave, sessione straordinaria di TV!-il verdetto del padre, la gioia delle figlie che franano nel soggiorno.
La coppia rimane sola: Eloisa si aggrappa al braccio del marito, il quale è accorso, vedendola vacillare. La donna Sente una bolla allargarsi lenta attorno alle loro vite, e tutto ciò che ingloba fa tacere, anestetizzando le sensazioni.
-Eloisa.– il marito si avvicina e la scruta con perizia –cos’è successo?-
-Joshua, non puoi capire, devo raccontarti una storia pazzesca, vieni in cucina.– Eloisa, con ritrovata forza, lo abbranca per il polso e lo butta sulla sedia, prima occupata da Io.
-Dimmi.–
-Assurdo, Joshua, è successo tutto così in fretta, mi sembra quasi sia stato tutto un’allucinazione, ma sarebbe impossibile, insomma– A Eloisa sudano le mani e trema la voce.
-È entrato uno sconosciuto in casa.-
-Come??-
-Non ti preoccupare, amore, non mi ha fatto male, era abbastanza gentile. Avevo scordato la porta aperta ed ecco che me lo ritrovo lì, un po’ allampanato, andatura dinoccolata.
Si siede, si fa il suo goccetto e poi mi dice ascolta signora bella, ho una cosa importante da dirti, anzi due!–
Eloisa tira un respiro tremulo, accennando una risatina isterica che si mescola al fiato caldo.
-Ero sicura al cento per cento volesse ammazzarmi, ma poi no, amore davvero sono stata graziata, o maledetta, non so ancora capirlo, perché lui…-
Si blocca: ha alzato lo sguardo, e negli occhi di Joshua vede solo una rabbia sorda.
-Cosa succede?-
-L’hai fatto di nuovo.-
La fitta allo stomaco, ancora, più violenta di prima.
-Non ci posso credere, Eloisa! Hai spergiurato in ginocchio davanti a me che non avresti più fatto cazzate, e invece ci ricaschi! Ci pensi alle nostre bambine, quando ti comporti da stupida? Eh? No, egoista come sei.-
Eloisa boccheggia, stremata e straniata.
Il marito si alza di scatto e brandisce la bottiglia, sventolandola poi davanti a due occhi esterrefatti.
-Hai mischiato gli antidepressivi e l’alcool, ancora. Non sei stanca, alla tua età, di fare questi finti suicidi da adolescente? Svegliati, dio mio, smettila di farmi impazzire, di rovinarci.- Assieme alle parole, rotola via un singulto strozzato.
La donna è paralizzata: nella sua testa, pigramente, un motivetto si articola tra le preoccupazioni e tutti gli incubi.
Emportés par la foule qui nous traîne, nous entraîne, nous éloigne l’un de l’autre. Je lutte et je me débats.
L’uomo la squadra, ed in quegli occhi Eloisa non scorge altro se non cieca disapprovazione.
“Vatti a lavare la faccia, sembri una pazza, conciata così. Domani chiamerò in Dottor Necchi, chissà come hai fatto a farti dare altre di quelle porcate psicotrope. E poi, parleremo di tutta questa faccenda.-
Eloisa non lo vede nemmeno scomparire dalla stanza, espira, inspira, non dimenticare.
Mais le son de sa voix s’étouffe dans les rires des autres. Et je crie de douleur, de fureur et de rage, et je pleure.

Quella notte, Eloisa si trasferisce nella stanza delle bambine.
Tra le mani, il foglietto di carta scritto da Io.

Lasciamo riflettere Eloisa. Ora, capitolo 5, uno spartiacque: che personaggio preferireste approfondire?

  • Un ipotetico personaggio, probabilmente con connotati negativi. (0%)
    0
  • Lapis, l'hai appena accennato ed ha sconvolto la storia! (47%)
    47
  • Io, ha qualcosa che non mi convince. (53%)
    53
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