Dove eravamo rimasti?
La rivelazione
Fu Lunos a parlare.
“Parla, o ultimo Re Ignoto. Noi ascolteremo.” Era sempre stato lui il più eloquente dei due. Io tendevo sempre a dire le cose direttamente e in maniera schietta, senza fronzoli e andando dritta al punto. Non molti apprezzavano questa mia qualità. A parte il mio compagno incubus.
La voce cavernosa e allo stesso tempo vellutata dell’essere riecheggiò nella stanza.
“Che cos’è ciò che splende come un sole, eppure non ne puoi vedere la luce, ma ne puoi sentire il calore attraverso l’anima?” Vidi il mio accompagnatore piegare lievemente il capo di lato, come se stesse riflettendo sulla risposta da dare. Abbassai lo sguardo sul pavimento marmoreo cercandola io stessa nella mia mente.
Cosa splende come un sole… a parte un sole stesso? Però non è possibile vederne la luce, segno che è nascosto da qualche parte… Ma ne puoi sentire il calore attraverso l’anima… Posai una mano sul mio petto. Sollevai il capo di scatto, colta da una rivelazione, per dare la mia risposta all’ultimo Re Ignoto. Lunos mi precedette.
“Il cuore.” Due parole semplici. Volsi lo sguardo verso di lui quasi al rallentatore, sentendo il cuore pulsare caldo e potente nel mio petto. Cosa stava succedendo? Perché correva come uno stallone imbizzarrito? Presi un gran respiro per calmare il mio turbamento, mentre i miei occhi scendevano ancora verso il pavimento lucido.
L’essere di luce sembrò sorridere. Il suo compiacimento per quel responso si percepì nella sala quasi fosse diventato palpabile. Guardai Lunos illuminarsi dello stesso sorriso. Uno pareva il sole, lui la luna. Una luce pallida e chiara sembrò circondare il mio simile. Fu strano. Non avevo mai assistito a un evento di questo genere. Rimasi senza fiato.
Inaspettatamente, la figura dell’ultimo Re Ignoto si mise a risplendere sempre più intensamente. Chiusi le palpebre sui bulbi doloranti per evitare di rimanere accecata.
“Mi avete liberato. La vostra ricompensa sarà il ritrovamento di ciò che avete a lungo cercato,” riverberò la sua voce mentre le forze mi abbandonavano. Il buio mi inghiottì.
Sfarfallai le palpebre più volte, percependo il mio corpo riacquistare i sensi. Che cosa era successo? Ricordavo la luce intensa e la voce, poi più nulla. Dove mi trovavo? Mi sollevai a sedere. Giacevo sull’erba, e il luogo dove fino a poco tempo prima c’era stata la Fortezza… era vuoto. Al suo posto vi era una distesa erbosa brulla popolata dalla vegetazione locale. Un movimento accompagnato da un fruscio colse la mia attenzione. Voltai il viso nella direzione da cui proveniva il suono.
“Lunos!” mi precipitai gattonando da lui, che si rizzò a sedere sull’erba e mi strinse in un abbraccio come non aveva mai fatto prima, quasi non mi vedesse da un anno. “Lunos?” bisbigliò la mia voce, ridotta a un filo per la sorpresa. Quel gesto mi aveva disarmata completamente. L’incubus allentò la stretta per sollevarmi il viso con un dito e accarezzarmi il mento con il pollice. I suoi occhi erano fissi nei miei. Che non riuscivano a distogliere lo sguardo.
‘Ti prego…’ Il pensiero attraversò la mia mente senza che potessi fermarlo o acchiapparlo. Le sue labbra si avvicinarono e mi ritrovai a fissarle con il cuore in gola, le gote arrossate da un calore che non avevo mai provato prima. Lasciai che quei dolci petali si posassero sulle mie, baciandole. Cosa stavo facendo? Non lo sapevo. Il mio cervello razionale non lo sapeva. Sentivo solo di volerne di più. Strinsi il suo corpo tornito al mio, più sottile, e lui mi attirò a sé. Quando aderimmo perfettamente l’uno all’altra fui colta da una vertigine irrefrenabile. Il mondo mi vorticò attorno. Non poteva essere. Da quanto nutrivo quel tipo di sentimento per lui? Non era mai successo quando andavamo a letto insieme. Cos’era cambiato?
Abbandonai ogni interrogativo per lasciarmi andare tra le sue braccia, finché il bacio lasciò la presa sulla mia bocca, ma non esaurì l’effetto sui miei sensi.
“Lunos…” sussurrai, ma lui posò l’indice sulle mie labbra ancora calde.
“Così è perfetto…” Le gemme azzurre dei suoi occhi mi contemplavano con un’espressione rapita. Tante i quesiti che si affollarono nella mia testa. Che fine avremmo fatto? Se Fatuus avesse scoperto… Lo scopo del mio viaggio era appena venuto meno. Che ne sarebbe stato di noi? “Secondo te perché ho voluto seguirti?” Il motivo mi pareva ormai chiaro. Confidai al mio compagno le mie preoccupazioni e rimasi esterrefatta dalla sua risposta. “Pensi davvero che mi avrebbe lasciato andare così? Ho rivolto al padrone la tua stessa richiesta. Solo così potevo seguirti. Gli ho detto che volevo diventare umano?” I miei occhi si sbarrarono, fissandolo con tutto lo sgomento che provavo e i tasselli del mosaico cadevano tutti al posto giusto. Il quadro mi fu finalmente ben chiaro.
Ora ai nostri due protagonisti si prospettano tre diverse vie, tre diverse soluzioni. Quale di queste intraprenderanno?
- Decideranno di proseguire nel viaggio verso la dimora della strega per diventare entrambi umani. (67%)
- La giovane succubus non si fiderà completamente delle parole di Lunos. Potrebbe anche essere una spia inviata da Fatuus per tenerla d'occhio (33%)
- L'incubus ha mentito. Condurrà la sua simile nel luogo dell'imboscata preparata per lei dal suo padrone Fatuus per riportarla a palazzo. (0%)

12/11/2014 at 16:11
Ed ecco qui conclusa la seconda parte della storia. Non esiste un questionario per chiedere come vogliate che prosegua, ma personalmente ho già in testa qualche idea. Quindi è qui che chiedo l’opinione a voi lettori che mi avete seguito finora.
1. Volete che ci sia un salto temporale e che i protagonisti si ritrovino sulla Terra ai giorni nostri, già reincarnati in corpi umani?
2. Volete sapere cosa li aspetta sul cammino verso la dimora della strega, quali altri ostacoli verranno messi sulla loro via?
3. Proponete una terza opzione.
Grazie! 🙂
10/11/2014 at 22:28
Il tono tolkeniano mi pare si stia consolidando, non mi spiace affatto…vediamo cosa succede se a succubus non si fida… ^_^
12/11/2014 at 16:08
Grazie mille per aver votato, Nickleby, anche se ha vinto la maggioranza. 🙂