Ciò che il mare riporta

Dove eravamo rimasti?

Questa è ormai la fine della storia.... come si concluderà? L'ultimo colpo di scena (67%)

M.

Era vero, io ed Edoardo stavamo per afferrarlo nello stesso istante e ce l’eravamo fatto sfuggire, come fumo tra le dita. Mi voltai a guardarlo, appoggiato alla porta della cucina. Mi sembrò di rivederlo giovane di venticinque anni, intento a guardarmi mentre gli preparavo il suo piatto preferito. Mi sorrise ed io feci lo stesso, pensando che la vita è un continuo ricominciare.

«Finisce così?» chiese Lidia, in preda all’eccitazione.
«Sì, non ci sono altri fogli…guardiamo bene».
Gaia si sporse sopra il baule, entrandoci con tutto il busto e prese a rovistare tra i libri e le scatolette chiuse con lo scotch. Lidia la sbirciava tenendo sulle gambe incrociate i fogli sparsi e scritti e mano.
«Niente?».
«Niente… ci sono tanti libri, ma di fogli neanche l’ombra. Accidenti!» Gaia ritornò in ginocchio sul pavimento scricchiolante.
«E’ finita allora…» Lidia rigirò l’ultimo foglio tra le mani, si accorse che nell’angolo in fondo c’era un piccolo strappo e una macchia d’inchiostro.
La osservò per un pò in silenzio, sfiorandola con le piccole dita.
Entrava poca luce nella soffitta, l’unica fonte era un oblò di vetro rivolto al cielo, la giornata nuvolosa. Gaia ci guardò attraverso, seguendo una nuvola che scappava via, pensò che non avrebbero potuto nascondersi lassù ancora per molto, qualcuno le avrebbe chiamate.
Guardò la cugina «Che facciamo?».
«Forse dovremmo rimettere tutto a posto nel baule. Non salgono mai quassù, ma non si sa mai…» Lidia alzò le spalle.
Lei era la più grande, ma la meno decisionista. Gaia aveva un carattere più intransigente e risolutivo, arricciò naso e labbra guardando i fogli. Li avvicinò a sè sul pavimento e iniziò a riordinarli finchè la prima pagina che avevano trovato qualche ora prima non fu sopra tutte. Lidia lesse di nuovo distrattamente cosa c’era scritto sopra Ciò che il mare riporta e più sotto, nell’angolino M. 1999.
«Secondo te l’ha scritto il nonno?».
Gaia ci pensò sù, guardando quella M. «Sì, secondo me sì. La mamma un giorno mi ha detto che il nonno scriveva un sacco di cose e che piacevano a tanta gente. Sarà uno dei suoi racconti».
Lidia annuì «Il baule è il suo, ci sono tutti i suoi libri. Ti ricordi quando erano in quelle grosse vetrine nel suo studio?».
«Sì… mi piaceva stare in quella stanza, era la più bella!» Gaia sorrise, con un pò di malinconia «Ora la nonna ci ha fatto la camera dei maschi» storse il naso.
Lidia sospirò e si sporse sul baule, Gaia la aiutò e rimisero a posto tutti i libri, alcuni erano più voluminosi e altri piccoli e sottili. Saranno stati un centinaio, li rimisero a posto con cura cercando di ricordare l’ordine in cui li avevano trovati. Quando ebbero finito posarono sopra il mazzo di fogli a righe scritto in corsivo e in piccola grafia, guardandolo ancora per un pò.
«Pensi che quella donna esistesse davvero?» era Lidia, indecisa, a parlare.
Gaia si girò a guardarla negli occhi. L’una li aveva grigi, l’altra verdi, il viso di entrambe era culla di molte efelidi e dove Lidia aveva una bocca sottile e un naso all’insù, l’altra aveva labbra carnose, larghe e un’ondulata linea acquilina. Gaia si grattò vicino alla narice, aveva le unghie corte e mangiate pittate di turchese, sospirò.
«Forse il nonno l’aveva incontrata quando era giovane…» rispose, ma era solo un’ipotesi.
«Forse.. sì» Lidia guardò ancora le pagine «Forse le nostre mamme l’hanno letto e ne sanno qualcosa. Non sono state loro a portare qui le cose del nonno?».
Gaia annuì, se lo ricordava quel giorno. Quando papà aveva portato il grande baule, appartenuto ad un suo zio, era ancora vuoto e la madre aveva detto che sarebbe stato perfetto per i libri. Anche Gaia l’aveva aiutata a metterne via qualcuno, la mamma le aveva detto che se trovava qualcosa che voleva tenere poteva prenderlo.
«Dove l’avranno trovato?» non si ricordava di aver visto dei fogli sparsi quel giorno.
Lidia alzò le spalle «Nella scrivania del nonno può darsi, o nella sua stanza».
Poteva esser stato ovunque e chissà se si erano soffermate a leggerlo.
«Non so se me la sento di dirglielo» disse Lidia, all’improvviso.
Gaia chiuse con forza il baule e armeggiò vicino al lucchetto, rotto ormai da tempo faceva solo scena.
«E’ una cosa nostra» la guardò Gaia «E del nonno».
Lidia annuì.
Un piccione sbattè le ali fuori dall’oblò e si allontanò. Il baule rimase vicino alla parete, a fargli compagnia un mucchio di scatoloni impolverati, una carrozzina, un seggiolone e due tricicli protetti dal cellophane. Una vecchia cyclette e una rete singola da letto. Non ci andava mai nessuno lassù, anche loro ci erano capitate per caso.
«Bambiinee venite! La cena è in tavola, sù!» la voce della madre di Lidia squarciò il silenzio della tromba delle scale, chiamava dal piano terra, due sotto di loro.
Le bambine si affrettarono, si sbatterono le mani sui pantaloncini per togliere la polvere e corsero giù per le scale ridendo.
La polvere continuò a volare nell’aria ancora per diversi minuti.

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73 Commenti

  • Oh, sì, ti seguo senza pensarci nemmeno : un giallo (mio genere preferito ) da una mia vicina di casa (sono di Torino), ben scritto e con un incipit affascinante. ça va sans dire, mia cara, mi hai già conquistata. Ho votato perché lui la cerchi di contattare

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