Caro Wether, c’era una volta l’amore.

Dove eravamo rimasti?

Ancora una riflessione e poi si parte con la narrazione... Ma quale? Riflessione sulla fantasia. (50%)

V

Caro Wether,

I professori hanno deciso di tornare a lavorare e oggi ti scrivo mentre la mente divaga su parole vuote, o meglio, troppo concrete per scuotere un animo ramingo.

A volte, sai, mi rendo conto di quanto gran parte della mia vita si svolga unicamente tra le oscure pareti d’un sogno ad occhi aperti che nasconde in brevi attimi di realtà un labirinto di pensieri e ricordi da cui è davvero ostico fuggire. E se in pochi secondi vengo sospinto attraverso quell’eterno flusso interiore, dalle memorie, sbiadite come pergamene d’un altro secolo, fino alle speranze per ciò che verrà; nel tempo d’un battito di ciglia, quale Valore può avere l’irrisorio vissuto reale in confronto a quello spirituale?

Vedi, Werther, quali follie prendono sovente possesso della mia razionalità confondendo e mischiando tra loro due mondi che dovrebbero rimanere distinti?

Tuttavia, anche nei giorni in cui uno prende il sopravvento sull’altro, sento come una nostalgia, una mancanza quasi fisica che turba una pace sempre instabile. Ci sono periodi in cui ho sempre la testa fra le nuvole, sono felice, o meglio, appagato, traggo gioia e nutrimento anche da quelle emozioni maligne e autodistruttive che mi seguono come fedeli compagne e scrivo Werther, o quante parole e che parole amico! Le porto su carta sull’onda del sentimento proprio come se fosse lui a dettarmele lettera dopo lettera!

Ma, si c’è sempre un –ma-, rifugiandomi nel mio inferno di fantasie trascuro inevitabilmente ogni tipo di dovere sociale, ogni obbligo, chiunque perde interesse, mi annoia e la cosa è reciproca. Insomma quando riemergo da questo stato quasi onirico, mi ritrovo in una realtà sballata, disorientata e sporca a cui mi tocca porre rimedio: studiare pagine arretrate, sentire amici trascurati e recuperare ciò che mi sono perso.

D’altra parte Werther, odio ancor più intensamente quei terribili momenti che passo incatenato alla sola ragione. Sembrano come un film in bianco e nero, non provo nulla, non sono nessuno, aspetto, aspetto e basta mentre il tempo va avanti e non ho niente di meglio da fare che svolgere i doveri che mi sono stati assegnati senza interesse. Senza passione.

Perchè Werther? Perchè non posso io, come le persone normali, trarre piacere dalla vita reale, goderne e scriverne magari due righe ogni tanto invece di trovarmi davanti a un foglio ostinatamente bianco e una penna ancora imprigionata nel tappo? Ripensandoci appare chiaro che gli intervalli per me più sereni fungono tra transizione tra questi due stadi, quando non sono nè uno nè l’altro e vi è un equilibrio precario tra le varie istanze del mio essere. Forse fratello allora capita che io sia felice, eppure è solo quando traggo dal corpo il dolore e la noia per vivere come puro spirito che davvero realizzo la mia volontà, la vocazione che ancora mi spinge avanti.

O Werther, sono quindi destinato a dover rinunciare alla serenità e trascinarmi negli anni sempre come incompleto?

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Caro Werther,

Aiutami. Ti prego, Non sono chi credevo di essere, forse mi sbagliavo proprio su ciò che consideravo il nucleo della mia stessa essenza, mi sento smarrito come una nuvola in cielo, come una roccia nello spazio siderale.

Ho paura amico, paura che una volta rivelato il dramma che mi scuote te scapperesti deluso, paura di non poter raggiunger mai gli obbiettivi e i sogni che desideravo da lontano confidando nel futuro.

Ebbene Werther, non sono il poeta in cui tanto amavo riconoscermi. Da quanto non scrivo? Da quanto gli spettri dell’amore, della solitudine più bruciante, della gelida disperazione non mi tormentano rima dopo rima?

No, io non sono niente di quell’ artista i cui quaderni conservo gelosamente, no, quella magia non risiedeva in me bensì nelle decadenti rovine di ciò che ancora era rimasto tra me e Stella, un rudere abbandonato, saccheggiato e ora sommerso dalla sabbia.

Non so quindi se riuscirò a portare a termine il mio racconto poiché ad ogni luna trovo sempre più ostico riconoscere l’esoterico flusso in cui ho bisogno di gettarmi per compiere ciò che mi chiedi.

Se ricordo indietro, anche solo di un anno, stesso giorno, stesso mese, medesima ora so che mi ritroverei qui, su questo divano con la radio accesa, in compagnia dei miei fantasmi a incidermi sulla pelle opere struggenti che già allora non erano mie.

Giuro Werther che tenterò di dissotterrare quelle rovine e narrarne i fasti per l’ultima volta, ma quello che temo sarà l’addio al tuo mondo, al nostro mondo che tanto ci ha preso, ma altrettanto donato.

Nell prossima lettere il mittente inizierà a raccontare...

  • Perchè si è innamorato di Stella. (78%)
    78
  • Vicende risalenti a tre anni prima, quando ha baciato Stella. (11%)
    11
  • Vicende risalenti a due anni prima, quando a stento conosceva Stella. (11%)
    11
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123 Commenti

    • Mmm nonostante ci si avvicini molto, la storia, per come l’ho pensata e non ancora scritta, è rosa solo in una minima parte: più che l’amore tra l’ignoto protagonista volevo raccontare il dolore di una relazione finita che alla fine è anche il motivo per cui il mittente si sente vicino al Werther di Goethe.
      Non è nemmeno solo questo, è anche un viaggio nel tempo, un ponte che spero leghi la sensibilità di inizio ottocento con l’odierna totale assenza di valori.

      A me Spark non piace. L’unico autore rosa che ho osato leggere e tutt’ora apprezzo è Guillaume Musso. Davvero molto bravo sia nell’infilare pezzi di poesia nei suoi romanzi sia nel creare magiche atmosfere e trame intricate dove l’amore è compagno del dolore mentre destino, vita e morte si intrecciano sullo sfondo di amori vitali.

  • Aargh @.@ sono sempre più confusa… comunque, bentornato!
    A quanto pare in seguito alla relazione con Stella (o in forza della stessa?) qualcosa nel mittente si è spezzato, ma è proprio così o già prima qualcosa non andava? Andrei indietro di due anni, a prima del ‘tornado Stella’, per scoprirlo.

  • In minoranza, voto: riflessione sul tempo…
    e, a proposito di tempo – osservando i commenti e notando che risalgono al mese di Agosto – devo intuire che sei tornato o che sei fuggito?

    L’amore, tema sul genere che hai scelto, fugge chi lo insegue e insegue chi lo fugge…
    ma chi scrive deve farsi inseguire, mai fuggire.

    A rileggerti. 🙂

    • Non so dirti se amo Goethe.
      Ammetto che il Werther è per me un opera sovrumana, o meglio troppo troppo umana, in cui l’individuo viene spogliato di tutti i fronzoli e le maschere per divenire nient’altro che se stesso, mostrando nella debolezza una forza infinita.
      Per questo prima Werther e poi Goethe sono i miei eroi, tuttavia anni fa preso dall’entusiasmo comprai altri libri nati dal suo genio e non vi trovai quasi più nulla di quella giovane vitalità.
      Non so dirti se amo Goethe, ma il Werther senza dubbio si.

      • Perdonami se mi intrometto nella discussione… vorrei spendere due parole per Goethe, uno dei miei autori preferiti.
        Quando scrisse i “Dolori del giovane Werther” lui non possedeva nessuna giovane vitalità. Anzi… era depresso. Spinto sul baratro dei suoi pensieri più cupi, decise di uccidere il suo protagonista per salvare se stesso.

        Considera che poi – a seguito della pubblicazione del romanzo – si verificarono una serie interminabile di suicidi per emulazione, tanto da spingere gli editori a ritirare l’opera dal mercato. Tuttora il fenomeno è annoverato nei testi di Pisicologia Sociale e altri sotto il nome di : effetto Werther. Oggi anche studiato da profiler e psichiatri per risolvere casi di fenomeni sociali emulativi diffusi .

        Ma, a parte questa divagazione, Goethe era, come molti grandi sono stati, un depresso cronico, morto per attacco cardiaco presumibilmente causato da ipocondria.
        Ora non vorrei averti rattristato, però… 🙂

        • No non mi hai rattristato, anzi mi piacerebbe farti sapere perchè secondo me Goethe quando lo scrisse vi riversò dentro tutto se stesso, anche una vitalità incredibile.
          Dopo aver finito le superiori ed aver ignorato tutti i professori che pretendevano di farmelo leggere, scelsi quel libro. Non lo feci a causa di consigli altrui, nè pensavo mi potesse divertire e nemmeno perchè è considerato un capolavoro.
          Scelsi quel libro una sera d’autunno perchè mi resi conto che la mia sensibilità del momento collimava in buona parte con il lontano ricordo d’una lezione di liceo su Werther. Curioso aprii quel libro.
          Bastò una notte d’intensi patimenti e lo finii. Sembravo indemoniato lì a tenere in braccio quelle pagine come a coccolarle, con gli occhi sbarrati mentre sussurravo ad alta voce quelle parole che mi leggevano dentro.
          La mattina dopo ancora preso da una smania febbrile mi andai a documentare e venni a sapere che Goethe diede vita a questo romanzo circa un anno dopo aver avuto una delusione d’amore, tuttavia la vicenda, suicidio compreso, credo fosse ispirata, più che a proprie esperienze, a quelle di un suo conoscente.
          E se fosse tutto frutto del suo dolore personale? Benvenga! Serve a questo scrivere. Serve a purgarsi dai sentimenti, anche negativi, ed elevarli ad arte, eternamente sublimi.
          Perchè dovrebbero essere queste sue pagine meno vitali se condensate di depressione? A me sembra così ovvio che mentre il corpo langue in quel limbo di negatività, mentre la razionalità è sconfitta e sottomessa dalla vita, fiorisce con impeto la sensibilità dell’animo.
          Io Alessandra ho scritto queste pagine circa due anni dopo aver rotto con la ragazza a cui le dedico.

          Goethe come dici, è stato molto colpito quando, molti giovani venivano trovati morti, con un colpo di pistola alle tempie e il suo libro sotto il panciotto, non se ne capacitava, non si era reso conto che il vero suo capolavoro non era il Faust, tanto monumentale, razionale e gonfio di anni di lavoro ed esperienza letteraria che lo avevano in fondo allontanato dalla vitalità precedente, ma il Werther scritto in un momento di dolore.
          Non scrisse altri Werther perchè spaventato dai suicidi, anche perchè il libro divenne davvero diffuso quando lui era già nella mezza età, non scrisse altri Werther perchè non era capace, aveva rinunciato alla giovane vitalità per la spocchiosa razionalità che si richiede ad uno scrittore “classico”.

          Forse mi sono dilungato troppo.
          Fabio.

  • Ciao,
    forse Locullo ha ragione e sareste (tu e la storia) più portati per una riflessione sul tempo, ma ho comunque votato per la fantasia, l’idea mi stuzzica.
    Continui a tirar fuori riflessioni interessanti, anche se sembra rimangano un po’ sospese… vien da chiedersi se il nostro mittente creda davvero che la presunta libertà moderna sia una conquista…
    In ogni caso, bentornato 😉

    Fra
    ps. c’è qualche vocativo senza inciso

  • Direi che una riflessione sul tempo è quella che secondo me è più nelle tue corde e anche in quelle di un racconto così proteso verso il passato. Tuttavia sono assai curioso del trattatello sulla scrittura coniugata al Flenghi.

    (Altro bel capitolo. Occhio che la seconda persona del remoto di “conoscere” è “conoscesti” e non “conobbi”).

  • Bentornato! 🙂
    E’ sempre un piacere leggerti. Avrei voluto votare tutte e tre le opzioni ed in particolare ero indeciso tra il tempo e la fantasia. Alla fine ho votato per quest’ultima, anche se spero ci possa essere spazio anche per il tempo, compagno inseparabile di ogni uomo.

  • Complimenti per il modo di scrivere prima di tutto, siamo abituati ormai a stili moderni ed è raro vedere uno stile più “antico” ma allo stesso tempo non cosi complesso e barocco da risultare incomprensibile. Per quanto riguarda le tue riflessioni fatte in queste lettere, devo dire che mi sono piaciute molto…questo mal di vivere che dici c’è, il trascinarsi avanti verso una meta che non si sa se si raggiungerà mai anche, ma colpisce ormai solo gli animi più sensibili. I valori che sono quasi del tutto svaniti (dico cosi perche per fortuna ci sono persone che ancora ne hanno e ci credono), le famiglie che non sono più unite perche si prende il matrimonio quasi come una “moda” e non più come un valore (e per fortuna anche qui ci sono le eccezioni), sono delle brutte pecche della società odierna. Devo dire che per la cosa delle fanciulle, non mi sarei trovata d’accordo se non avessi detto che ci sono comunque delle eccezioni :p insomma per fortuna ancora non siamo tutte frivole e mangiatrici di uomini! Anche se la società ormai da più importanza all’apparire che all’essere. Va beh, non mi dilungo oltre, se non per dire che mi è piaciuto anche quel senso di malinconia che si capta leggendo questi capitoli :p comunque ho votato l’autore e la scritura, ma anche la riflessione sulla fantasia non è per niente male! Quindi sono curiosa di vedere come continua, se avrai ancora voglia di proseguire 🙂

    • Per prima cosa Eirwen volevo ringraziarti per le tue impressioni, mi danno molto da riflettere su cosa sono riuscito a trasmettere e su cosa invece è rimasto inespresso.
      In tutti questi sproloqui ho sempre cercato di non esprimere giudizi miei e limitarmi a constatare a Werther i cambiamenti della società dal suo tempo, ognuno dei quali ha aspetti positivi e negativi. Mi stupisce in effetti che sia trasparita un’immagine frivola delle donne che non era affatto voluta.
      Non importa quando, ma so che proseguirò. Grazie per il sostegno.

  • Bel capitolo Fabio… ma non giustifico questa tua prolungata assenza. Io ti ho aspettato tanto! 😉 E adesso, voglio sapere su autore e scrittura, dato che la cosa mi preme anche a livello personale.
    Non farci attendere mesi, eh?

  • Ciao, sono sicura che Werther sarebbe felice di corrispondere con te. Nonostante gli racconti del nostro mondo, sembra di stare nel suo tempo leggendoti. Sono curiosa di leggere come continuerai questa corrispondenza a senso unico. Credo che approfondire com’è vissuto l’amore nel nostro tempo lo lascerebbe basito. Tuttavia penso che il desiderio che sente per Carlotta, ai nostri tempi, sarebbe ben presto soddisfatto, non avrebbe causato tanta sofferenza. Comunque sono fiduciosa che qualche fanciulla di brava famiglia esiste e sa di essere una principessa perchè sa dare il giusto valore alla bellezza d’animo. Chi non ha saputo vedere la tua di bellezza non ha compreso che esistono anche principi.

    • Ciao Alessandra, i tuoi commenti sono sempre un grande piacere.
      Non mi sono mai davvero chiesto se Werther volesse rispondermi, è morto, ma forse sarebbe tutto preso da Carlotta, dalla bellezza del mondo, dagli impeti del suo animo e anche da Guglielmo per interessarsi a uno sconosciuto. Io stesso quando mi trovavo nella sua situazione non lo avrei neanche guardato.
      D’altra parte hai ragione, l’amore di Werther per Carlotta sarebbe ben presto soddisfatto, ma la storia non finirebbe, come nelle favole, con il bacio o con il matrimonio, presto o tardi l’amore da una parte o dall’altra avrá fine ed allora il dolore di Werther rinascerá in una forma diversa, ma non per questo meno devastante, anzi…

      Io poi non sono un principe e non è un segreto, si forse ho un animo antico, ma sono pur sempre una comparsa di questo tempo di questo luogo. Non vivo solo in un contesto letterario e spirituale, ma anche nella realtá stretto tra diritti e doveri, difficoltá, bisogni e problemi. Sono un uomo di ossa carne e sangue come chiunque altro.

  • Niente di più vero e, se può avere un peso in più, lo dico da donna.
    Bella pagina, ho votato per un confronto tra l’amore reale e quello letterario: non potrebbe esserci nulla di più facile e impossibile allo stesso tempo!
    La “Natura Matrigna” è stata un espediente letterario azzeccatissimo. Complimenti!

  • Ciao Fabio, tu si che hai una gran penna. Giuro.
    Non è di certo questo il mio genere, e lo sai bene dato che hai detto di aver letto tutti i miei capitoli. Ma ti seguo perché dal tuo stile c’è sicuramente tanto da imparare. Ho votato, e vorrei sapere perché ci tieni a comunicare con il giovane Werther…

    ps: occhio ai typos, ce ne sono alcuni fastidiosi! E per il titolo stesso del romanzo, dove ti è scappato “Wether”… sono convinto che se contatti la redazione te lo sistemano. A me hanno corretto un sacco di cose. Essere perfezionisti non è un male in questo caso! 😉

    Buona continuazione!

  • “Infatti anche la meraviglia più sublime, davanti a chi non ha occhi e umore per apprezzarla, apparirebbe come una tra le comuni manifestazioni del mondo”… oh, è verissimo!
    Io approfondirei il disagio del protagonista, lasciando – per ora – il resto in un alone di mistero.

  • La trovo un’idea geniale, quella di scrivere a Werther… Io avrei molto da chiedergli. Ho scelto di scoprire i motivi della corrispondenza, ma questo non esclude di introdurre una ragazza amata! Insomma, sono pronta a tutto.

    😀 Bravo!

  • sento molto Genova nelle tue parole.impress soggettiva di un mago attratto da sempre da quella città strana..con 100 storie da ra
    ccontare… e gia qst mi piace molto..

    Questa corrispondenza (scritta con uno stile molto “ricercato” ) mi sta incuriosendo… ti seguo con attenzione 😛 voglio capirci di piu 😛

      • Lo stile aveva un sapore “antico” per l’ appunto… ci avevo preso 😛

        No… non l’ ho letto..ma posso rimediare 😛

        Non vorrei andare off topic ( si parlava della tua opera 🙂 ), ma questo riquadro bianco non mi basterebbe…
        Per me ( ovviamente De Andrè ha gran parte delle colpe 🙂 ) Genova è questo…una città che non ha bisogno di “mostrarsi bella e imbellettata”…una città che se non ti senti in forma…per essere eleganti…e la visiti con la pioggia sembra dirti… tranquillo… qui puoi far due passi e star un po’ con noi..anche se non sei splendente… e insomma…. molto altro 🙂

  • Complimenti! Una storia molto toccante e autentica. Mi piace molto lo stile che usi e la scelta della lettera è molto efficace!
    Sono poi d’accordo con te: ridurre un racconto ad un solo genere è riduttivo. Per cui ti seguo con molto interesse, convinto di ricevere sorprese da questo racconto!

    Ho votato per sapere in cosa il protagonista si sente fuori dal tempo.

  • Ciao, il libro più bello che ho letto più volte e che, ogni tanto, apro a caso, solo per trovare qualche riga emozionante. Così come la trovo nella dolcezza del tuo scritto, gentile sognatore. Credo che Werther si aspetti, non solo, di sapere del nostro nuovo mondo ma anche dei tuoi tormenti che tanto si avvicinano ai suoi. Lui arriva ad un gesto estremo, a discapito di possibilità che potevano cambiare la sua esistenza. Ci si perde spesso fuori dalla nostra realtà e, per fortuna , altrimenti non esisterebbero scritti così belli. “Bellezza” è una parola che può sembrare superficiale, banale, ma in realtà, quando leggiamo nuovi autori, come te nel tuo scritto, il nostro pensiero va alla bella mente che l’ha pensato. Complimenti, ti leggerò ancora.

    • Ciao Alessandra, sono contento di non essere l’unico travolto da una passione sviscerale per quel romanzo.
      A Werther peró cosa puó importare di me? Lui così puro e ramingo, folle, innorato e morto come può interessarsi alle banalitá del protagonista?
      Ci penseró, ma non me la sento di osare scrivere la risposta di Werther…
      La bellezza secondo me esula dalla banalitá: è bello l’inaspettato quanto il comune, l’avventura quanto la rouyine

          • Il coraggio bisogna conquistarlo. Questo sito è un gioco e tutti noi siamo qui per crescere insieme con te e le tue storie. Le pagine scritte sono sempre un ottimo nascondiglio, mi ci tuffo volentieri anche se le leggono tutti perchè una volta che il lettore ci mette la sua voce la storia cambia: non è più la mia e sradicata dalle sue radici fuoriesce dal tempo e dallo spazio.

            Un solo consiglio sul sito: pensa prima di pubblicare una storia, non sarà possibile nè modificarla nè cancellarla, inoltre una storia iniziata non potrà essere lasciata a metà.

  • preferirei iniziare dalle presentazioni..
    “Sai bene che ognuno di noi, per quanto tenti di uscire da questi schemi finisce sempre per desiderare una realtà diversa da quella in cui si ritrova, anche se essa non fosse altro che la diretta conseguenza del suo passato, ma, conoscendola solo per sentito dire finisce per ignorare o dimenticare tutti quegli aspetti che gli sarebbero venuti a noia e così continua a sognare, a trastullarsi in ingannevoli illusioni.”
    ti faccio i miei complimenti, scrivere così alla tua età è.. fantastico!

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