10 regole per essere felice

N°1 – Mai guardare in basso

È che la vita, il più delle volte, gioca sporco…

Con me è stata infame: soffro di vertigini, ho paura dell’acqua, gli spazi chiusi mi danno ansia e neppure quelli aperti mi mettono a mio agio, i cani mi terrorizzano, ai gatti sono allergico, sono ipocondriaco e basta la parola germi per farmi schizzare dalla sedia. Per farla breve: sono un fobico.

All’epoca ero al terzo anno di liceo, lo scientifico per la precisione, ed ero nel periodo più buio della mia vita. Avete una minima idea di cosa significa per un fobico avere sedici anni? Tutte le mie paure erano all’apice dello splendore, anzi, alcune stavano prendendo forma definitiva.

Ci tengo però a far subito chiarezza: da allora sono molto migliorato. E per questo devo ringraziare anche Manuel.

Quell’anno eravamo diventati compagni di classe ma di lui sapevo solo tre cose: era un ripetente, lo chiamavano El Diablo e il primo giorno di liceo con un calcio aveva spezzato la porta dei bagni. Informazioni sufficienti a farmi prudentemente decidere di non rivolgergli la parola, a meno di minacce o altre cause di forza maggiore.

Ma il destino, si sa, tende a pulircisi il culo con le nostre decisioni. Con le speranze poi, non parliamone…

Me lo ricordo come fosse oggi. Era il 7 maggio, un venerdì, e mi apprestavo a compiere la più grande trasgressioni della mia adolescenza: uscire senza il permesso dei miei genitori. Che io glielo avrei anche chiesto ma loro erano in montagna per il weekend e non volevo disturbarli. Ma soprattutto non m’andava di rischiare un no.

Quella sera Beppe e la band suonavano al Baraonda, nella loro prima uscita pubblica, e tutta la classe si era organizzata per partecipare; ne andava della mia appartenenza al gruppo.

Così, narcotizzata la mia ansia per i luoghi affollati, m’ero messo elegante, secondo gli sconclusionati parametri adolescenziali, ed ero uscito.

Il concerto non era stato un granché, loro facevano punk, a me piacciono i Beatles. In più la Binetti m’aveva dato un plateale due di picche per cui sarei stato preso per il culo il resto dei miei giorni scolastici. Ma non importava, il vero scopo era mantenere un proprio status nella compagnia e con gran fatica quella sera c’ero riuscito. Certo, il ruolo era lo sfigato, ma sempre meglio d’essere un mister nessuno.

Stavo quindi rincasando abbastanza soddisfatto quando, di fronte al portone del palazzo, mi resi conto che per entrare avrei avuto bisogno delle chiavi.

Chiavi che erano rimaste appese al loro posto, in casa.

Da quella sera ho il terrore di dimenticare qualunque cosa, prima di uscire verifico cinque volte d’avere il portafoglio e dieci d’aver chiuso il gas.

Passai un’ora a fissare il portone chiuso, con le lacrime conficcate lì, tra le palpebre e il naso. Avrei anche chiamato i miei ma allora il cellulare era una roba da ricchi e potevo contare solo sulle cabine del telefono. Peccato non avessi spicci.

Ero ormai rassegnato a due notti all’addiaccio sotto un ponte quando, scoccata l’una, sentii la sua voce: «Ruzzoli, che fai qui?»

Io mi chiamo Rizzoli ma quando vidi la sagoma di El Diablo mi limitai a rispondere: «Ci abito.»

«In strada?» fece lui con quel suo naturale distacco.

«No, là» dissi, indicando una finestra aperta al primo piano.

«E perché stai in strada?»

«I miei non ci sono, le chiavi sono rimaste dentro.»

Lui pensò un attimo, anche se a guardarlo non lo si sarebbe detto, poi mi chiese: «Hai una scala?»

Sì, la scala c’era, un rudere di legno tarlato che doveva essere appartenuta al primo portiere del palazzo, ai tempi di Mussolini, e che adesso marciva in cortile, nel capanno degli attrezzi.

Fece tutto lui: forzò il lucchetto del capanno, prese la scala e l’appoggiò al muro. Poi salì dicendo solo: «Reggila.»

Io avrei voluto fargli notare che finiva un buon metro e mezzo sotto la finestra ma optai come sempre per il silenzio. E la preghiera. Perché ad ogni piolo la scala scricchiolava e mugolava disperata.

Ci mise dieci secondi per arrivare all’ultimo gradino, ma mi sembrarono eoni.

Poi si trasformò in un ragno: piantò un piede sulla grondaia, incastrò l’altro sotto un cornicione, avvinghiò un braccio al mio davanzale e, prima che io potessi aver paura, rotolò dentro casa mia. Un attimo dopo il portone si aprì.

Quando lo vidi sulla porta dell’appartamento, nella sua distaccata posa da bullo, non potei fare a meno di chiedergli: «Come hai fatto?»

Lui sembrò abbozzare un ghigno: «Mai guardare in basso.»

Abbiamo conosciuto il protagonista e il suo amico Manuel "El Diablo". Ora?

  • Facciamo arrivare un terzo personaggio (40%)
    40
  • Diventiamo intimi di El Diablo (40%)
    40
  • Approfondiamo la conoscenza di "Ruzzoli" (21%)
    21
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336 Commenti

  • Scusa, ci ho messo un po’ a leggere gli episodi arretrati: ho scoperto solo adesso il tuo racconto. Mi piace la vena umoristica che lo caratterizza; originale l’idea di utilizzare in forma umoristica le ‘sindromi’ dei vari personaggi. Il racconto è scorrevole e si legge con piacere. Bene, al prossimo racconto, allora! 🙂

  • Penso di averti già detto che il genere umoristico è quello che, secondo me, meglio ti si addice. Bana resta il mio preferito, ma penso che questo abbia scalzato dal secondo posto weblove. E’ dura dover fare una classifica dei tuoi racconti perché comunque in un modo o nell’altro mi sono piaciuti tutti. Molto dipende anche dal genere (anche se un fantasy che è un genere indigesto è al primo posto dei miei preferiti…). Azimov anche mi è piaciuto molto.
    Comunque ho letto che anche tu vai un po’ in letargo (per modo di dire) su TheIncipit. Tanto con il segui autore saprò subito quando pubblicherai. E ti vedrei bene in un giallo 🙂

  • Complimenti Michel! Un storia divertente, emozionante, piacevole, avvincente e con un ritmo eccellente! Seguirti, leggerti ed essere sorpresi da El Diablo e Ruzzoli è stato un vero piacere.
    Il finale, poi, mi sembra perfetto!
    Ribadisco i miei complimenti! Spero di seguirti presto in un altra storia. Corro subito a premere “Segui autore”! 🙂

  • Beh michel, purtroppo questa storia è finita.
    Che dire… il finale mi ha davvero sorpreso, non mi aspettavo questo colpo di scena io, che pensavo dovesse fare un’irruzione durante il matrimonio! 🙂
    E sono sorpreso due volte, poiché il finale che hai deciso è sicuramente migliore di ciò che avevo immaginato io.
    Bravo davvero, bella storia, scritta benissimo, divertente e piacevole. Colpi di scena dosati magistralmente, conditi da personaggi originali e spassosi.
    Spero di rileggerti presto tra queste pagine, per sicurezza spunto “segui autore”, casomai mi sfuggisse il tuo prossimo racconto.
    Alla prossima

  • Bel racconto! Seguito quasi dall’inizio, mi sono sin da subito appassionata alle (dis)avventure di “Ruzzoli” che non poche volte mi hanno strappato diverse risate! Il finale bello e che non mi aspettavo, mi ha lasciato piacevolmente sorpresa!
    divertente piacevole e scorrevole… complimenti ancora e al prossimo racconto, se tornerai a scrivere!

  • Finale davvero bello Michel, complimenti! Sei riuscito a mettere tutto al proprio posto, stupendo e rimanendo sempre scanzonato e ilare come un racconto umoristico deve essere.
    Bravo, al prossimo racconto!

  • Ciao Michel,

    grazie della stupenda “fiaba”. A dire il vero, non vedo in “El Diablo” quel grande amicone che Ruzzoli ci vede… secondo me il Ruzzoli è troppo buono! 😉
    In ogni caso ho compreso la morale, e ne farò certamente tesoro.

    In bocca al lupo per i tuoi progetti, spero ne possa ricavare grande soddisfazione!

    Prima di salutarti, volevo un po’ gongolarmi per il fatto di essere stato il primo, già dai primi capitoli, ad aver intuito l’importanza di Donatella per questo racconto! Ahah 🙂

    Spero a presto. bw

  • Grazie a tutti per aver seguito fin qui le mie 10 regole, spero vi tornino utili! 😉
    Mi sa che per un po’ questo resterà il mio ultimo racconto qui su THe iNCIPIT, ho iniziato un paio di progetti (letterari e non) che mi porteranno via parecchio tempo.
    Ma se mi viene l’idea giusto prometto di rifarmi vivo… 🙂

  • Come stile mi piace tantissimo (insieme a Bana, dove anche lì il bardo raccontava). Sai già cosa ho scelto 🙂 non c’è bisogno che te lo scriva…

    Però vedo che la gente è attratta da quella maledetta scala che sta rubando la scena al mio personaggio preferito!!!

    I tuoi racconti potrebbero essere fatti tranquillamente come film, li vedi mentre li leggi. Quell’autobus, San Crispino, mi sembrava di sentire anche l’afa dentro l’autobus (non so perché) 🙂

  • Con El Diablo è iniziato tutto con una scala. Voto perché la fine inizi proprio con una scala.

    Un episodio bellissimo! La fine è veramente azzeccata e il passaggio dal racconto al presente è sempre molto efficace.
    Attendo impaziente il seguito! Anche se mi dispiacerà finire questa storia che mi ha sempre molto colpito e che sempre ho letto con piacere! 🙂

  • Ciao Michel, bello scoprire chi sono finalmente questi interlocutori, e bello vedere che un ruolo a Donatella alla fine gliel’hai dato. Forza adesso, andiamo a scrivere ‘sto finale!

    ps: non ti dico cosa ho votato, ma tanto è solo un voto! Questa volta per me è come se avessi carta bianca…

    pps: non mi è più tanto simpatico questo El Diablo! 🙁

  • Molto bella Michel l’immagine dei leoni che se ne stanno immobili come “impiegati comunali”… ne conosco un paio proprio così!

    Che capitolo malinconico, immaginavo sarebe finita in questo modo! Povero Ruzzoli: il pomeriggio grigio, la disavventura con la tigre, il bacio… non se lo meritava proprio.

    Però El Diablo per me si è innamorato!

  • Ruzzoli in quella foresta tropicale ne ha passate quasi peggio del mio Roman a Aokigahara!!! 🙂

    Grande capitolo pieno di sano umorismo!! Ed ora come non votare l’ipotesi più becera delle tre? 🙂 volevo provarla per vedere se era adatta a te (e psicologicamente mi sembra la più adatta al carattere del personaggio)

  • “Volevo provarla…”
    Ammetto che, anche se mi sono immedesimato in Ruzzoli in questo racconto, dopo aver visto una scena del genere (il bacio) gli avrei staccato la testa con un fendente di spada, giustificandomi alla stessa maniera: la spada? è nuova, volevo provarla…

  • Ho votato per il luna park, chi mi conosce bene sa quanto ami quel “fantastico” tunz tunz tunz che si sente a 120 db vicino il crazy dance…
    El Diablo necessita di essere rimesso al suo posto, spero che Ruzzoli si trasformi in El Torero prima che le corna crescano sulla sua testa!! 😀

  • So che Perla non è d’accordo, ma a me sembra che lo zoo safari possa darci altre soddisfazioni.
    Dirò l’ennesima banalità, ma questo racconto è sempre delizioso da leggere.
    Ci si vede davanti alla gabbia dei leoni 😉

  • Quando ho visto che la barra delle votazioni per lo zoo safari si sono riempite mi sono sentita molto delusa. Andiamo, chi ha mai letto storie ambientate negli autodromi! Io no di certo.
    Ed è per questo che l’ho scelto.

    Hai descritto perfettamente l’uomo personificandolo in Geppetto.
    Che nella mia mente si fonde con il nonno di Heidi, ma è un dettaglio.

  • Opzione C.
    Ciao Michel, è grazie a te che ho scoperto questo sito interessantissimo. (Provengo da un gruppo di scrittori… e ti ho gia ringraziato lì.)
    Devo dire che il modo in cui hai scritto la tua biografia è geniale, mai storia di vita mi è sembrata così “sinteticamente efficace”.
    E poi questo racconto… bé complimenti! E grazie ancora.

  • Un cagasotto come lui lo vedrei bene a fare parapendio cazzo, ma solo con un bel sonoro calcio nel culo del suo maledetto migliore amico, vacca tro-cough… ehm… scusa, anche io soffro di Tourette…

    Ritmo perfetto michel, mi spiace solo che mo mi tocca aspettare per leggere il settimo… 😉
    Giò

  • Che domanda è? 😉
    Tre possibilità:
    1) sono io ad avere la sindrome di lettura fulminea
    2) questo capitolo è troppo corto
    3) questo episodio (come gli altri) si legge così soavemente che non ti rendi nemmeno conto quando vai a sbattere la faccia sulle tre domande finali (ho già detto che ci va a fare parapendio)?
    Via alle votazioni! 🙂

  • Ciao michel,
    finalmente ho trovato il tempo di leggere accuratamente questi 5 capitoli (scrivere quelle maledette rime mi ha succhiato via la parte razionale dell’encefalo) e devo dire che questo racconto è MOLTO meglio di quanto mi aspettassi, e dire che mi aspettavo un ottimo racconto…
    È originale ed avvincente, gli sbalzi temporali accentuano l’ansia da lettura, e quasi mi pento di non aver aspettato per leggerlo tutto una volta finito! Mi consolo votando, quindi voto per seguirla. Ma non è che la ragazza soffre della sindrome di…? Eh? C’ho preso? 😉
    Aspetto con ansia il 6°
    Giò

  • Toccante Michel, questo racconto per me è davvero molto malinconico. Mi ricorda i tempi delle bravate, le cazzate di gioventù… ha un non so che di nostalgico.
    Hai mai letto “I ragazzi della via Pál”? Manuel sarebbe stato un boss, in quel gruppo. Una sorta di “Boka”, forse un po’ meno coscienzioso…
    La tua scrittura si legge allo stesso modo con cui si potrebbe mangiare una fruit joy… un capitolo tira l’altro, e tu resistere non puoi. 🙂

  • “Ci penso io”? Proprio no, mai lasciare agli altri l’iniziativa!
    “Vai là e insultala”? Sarà anche un po’ sboccata, la ragazza, ma come primo approccio mi sembra proprio fallimentare.
    Invece… Vediamo un po’ cosa diavolo ci fa questa Barbie dal linguaggio triviale in un ospedale…

  • Nei suoi sogni, anche se per ora sono in minoranza.
    El Diablo, donne a parte, mi sembra un po’ il Fonzie de noantri.
    Veramente impossibile non seguire questo racconto. 🙂

  • Che bello è stato gustarsi tutti insieme questi tre episodi, a partire dai titoli (da non sottovalutare). Visto che mi ero appena appassionata a El Diablo, e me lo hai fatto finire in coma, almeno andiamocene a un matrimonio, per esorcizzare ulteriore malinconia…
    Sembra facile scrivere un racconto così scorrevole, semplice, ma non banale, speciale: e invece non lo è. Bravissimo, 🙂 .

  • Bravo Michel, racconto senza dubbio molto ben scritto, interessante e divertente… ma tu sei uno scrittore vero, quindi non dico novità.
    Sinceramente, non so come mi sia perso questi ultimi due capitoli, pensavo di essermi iscritto alla storia e invece non l’avevo fatto (per fortuna c’era il tuo post su Google+).
    Io ho votato i musicisti… però nella mia immaginazione, subito, avrei giurato fosse davanti ad un esame!

    • Addirittura “scrittore vero”! Grazie ma credo che il titolo mi stia ancora un po’ largo.
      Dal mio punto di vista ci sono solo tre modi per essere definiti “scrittori”:
      – pagare il mutuo grazie alle vendite dei tuoi romanzi;
      – pubblicare un libro con una fascetta;
      – finire all’interno di un’antologia scolastica.
      Al momento l’unico a cui posso puntare è l’ultimo, ma solo perché di solito ci si finisce postumi… XD

        • E’ vero, fa rumore, ma solo quello.
          Se nessuno è lì per farne tronchi da mettere nel fuoco la sua caduta è stata vana.

          In realtà è un discorso molto complesso sulla definizione della parola “scrittore”.
          Io sono profondamente convinto che una cosa sia lo “scrittore” inteso come professionista, altra cosa sia lo “scrittore” inteso come colui che scrive.
          Sebbene il primo comprenda nella sua definizione anche il secondo, l’equazione non vale se invertita.
          Il che, sia chiaro, non esclude il fatto che esistano “persone che scrivono” più valide di certi professionisti della scrittura.

  • Ciao Michel, scusa il ritardo ma ora mi sono rimessa in carreggiata con la storia. Spassosa e vera, Dio solo sa come vera…un po’ alla Benni (per l’umorismo) e un po’ alla Montemarano (per l’amicizia tra lo sfigato e il bullo). Ho votato per conoscere la ragazza, forse finalmente il nostro eroe combinerà qualcosa o El Diablo uscirà dal coma giusto in tempo per rompergli le uova nel paniere?

  • Com’è difficile, scegliere! Non vorrei succedesse niente di definitivo a El Diablo, però non lo guarirei nemmeno dal suo bizzarro acciacco, che potrebbe avere deliziosi risvolti narrativi in futuro.
    Voto quindi per il coma, così andiamo a scoprire qualcosa di più di questa splendida visione.

    Bravo Michel, la lievità della tua scrittura è sempre piacevole.

  • Guarito sarebbe troppo
    la sedia a rotelle mi rattristerebbe assai anche se potrebbe portare a sviluppi divertenti
    quindi vada per conoscere la ragazza. Che non se lo fili nemmeno di striscio è incluso del pacchetto dello “sfigato” vero? 😀

  • “Ruzzoli” è un perdente e un gregario, dunque un perfetto io narrante: autoironico e capace di lasciare il dovuto spazio a quello che a me sembra il vero eroe di questo racconto, oltre che un personaggio che si preannuncia di quelli che non si dimenticano. El diablo.
    (Con cui non vedo l’ora di diventare intimo).

  • Michel sono davvero cusioso di sapere le altre tue nove regole per essere felici … ho scritto talmente tanto sull’argomento che non posso che seguirti con interesse ed entusiasmo … La felicità è un’aspirazione che accomuna ogni essere umano … una scelta quotidiana … ti seguo … eccome se ti seguo … un abbraccio .. apresto …

  • Mi piace il profilo dei due personaggi: un’accoppiata strana ma interessante. E se ce ne fosse un terzo?
    Sono contento, Michel, di avere l’opportunità di leggere un tuo racconto fin dall’inizio.
    Buona continuazione!

  • Bello scoprirti anche nella veste di umorista! E la scrittura è piacevolissima, come sempre. Io voto per El Diablo, vorrei saperne di più di lui. Le storie di amicizia al maschile mi intrigano, quindi… El Diablo sia!

  • In una storia fresca come questa, mi piacerebbe arrivasse un terzo personaggio, magari strampalatissimo; è un po’ come nelle barzellette in cui c’è un italiano un francese e un inglese, e i tre sono uno più ‘sfigato’ degli altri…
    L’humor lo gradisco, al contrario della fantascienza; la tua storia mi ha accattivata.
    V

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