10 regole per essere felice

N°10 – Infrangi le regole

Una scala a pioli, rossa di ruggine, era appoggiata sul ballatoio. Era l’ennesimo ultimo ostacolo che avrebbe dovuto superare.

Prese fiato, cinque volte di fila, tanto da rischiare l’iperventilazione. Quindi chiuse gli occhi, posò mani e piedi sulla scala e iniziò a salire. Solo quando i palmi persero il contatto con il metallo decise che era giunto il momento di riaprirli. La pietra grezza del ballatoio era all’altezza del suo naso, e lì la mantenne, strisciando con la pancia sulla superficie finché anche i piedi non arrivarono a toccare un piano solido.

Aggrappandosi alla ringhiera si rimise verticale.

Davanti a lui la città si sdraiava molle e incurante, allargandosi a macchia d’olio. Era uno spettacolo magistrale e sconvolgente allo stesso tempo. Alle sue spalle la campana emise un piccolo toc, forse un sasso, più facilmente un piccione. Se non peggio. Nel dubbio affrettò le operazioni.

Senza mai lasciare la presa della ringhiera si portò sul lato che gli interessava, quindi estrasse dallo zaino il telo, le mollette e le spille da balia, poi gettò il telo oltre la ringhiere e ve lo fissò prima con le mollette e poi con le spille. Infine si sporse di qualche centimetro, quanto bastava per verificare se il telo si fosse dispiegato bene.

Fu in quell’istante che la campana cominciò ad oscillare.

Il primo rintocco però arrivò solo quando lui fu sul sagrato della chiesa, dopo essersi guadagnato un bel calcio nel sedere dal sagrestano, ancora ignaro del vero motivo della sua bravata.

Motivo invece evidente all’uomo elegante che gli si stava facendo incontro.

– Dottor… Martini, cosa ci fa qui? – chiese il giovane massaggiandosi il posteriore.

– Ero preoccupato, dopo averti detto che Diamante abita davanti a San Crispino m’è venuto il dubbio che avresti fatto qualche sciocchezza da stalker, e avevo ragione – ribatté l’uomo alzando lo sguardo verso il campanile.

– Dice che è da stalker?

– No, dico che è una sciocchezza!

– Quando serve bisogna infrangere le regole…

– Mi spieghi cosa ti è saltato in mente? – chiese il medico con il tono professionale di chi sta facendo una diagnosi.

– Vede dottore, mi sono guardato intorno e ho visto quali persone contano davvero per me. Così ho messo una pietra sul passato, sono rimasto un attimo in silenzio e ho ascoltato il mio cuore. Poi ho ripensato alla verità nascosta dietro alle parole di Manuel e ho capito d’avere un’ultima occasione per recuperare tutto. Ma dovevo giocarmela bene, puntare al massimo e così ho fatto, ho preso il coraggio a due mani e sono venuto qui. Sa dottore, ho imparato che nulla ti cambia la vita come una sorpresa e così…

 L’uomo guardò ancora su, verso il campanile: – Ah, sì, questo è di certo sorprendente!

Un capannello di persone si era formato davanti alla chiesa di San Crispino e tutte stavano con il naso all’insù, verso quello striscione che pendeva dal campanile. Una signora con il cappello rosso gridò a una vecchia con la borsa marrone, forte come se fosse stata a trenta metri e non a pochi passi: – Ha letto? –

– Non ho i miei occhiali… – obiettò quella.

– Dice: “Sei il mio Diamante. Ti amo” – lesse, ancora strillando.

Una terza donna, con un carlino al guinzaglio, si avvicinò alle due e sentendosi giustificata da quel tono di voce s’intromise e domandò: – Ma chi sarà questo El Diablo che firma?

Le due si scambiarono uno sguardo d’intesa e prendendo sottobraccio la nuova venuta cominciarono a raccontare.

Anche il medico prese sottobraccio il ragazzo: – Dicevi che era la ragazza più bella del mondo, tutto ciò che avevi sempre desiderato…

– La vedevo con gli occhi e non col cuore. E quando ho cambiato punto di vista mi sono reso conto che Manuel l’amava molto più di me, solo che non aveva il coraggio d’ammetterlo. Anche un uomo senza paura sente le ginocchia di burro davanti al vero amore.

– A dire il vero è colpa dell’amigdala, la malformazione di Manuel non gli causa solo una mancata percezione della paura ma anche tutta la sfera emotiva è colpita…

Ma il giovane non lo stava minimante ascoltando: – Capisce dottore, un vero amico è da questo che si riconosce. Manuel ha fatto tanto per me ed era il momento di ripagarlo.

Il medico sorrise: – Adesso però torniamo in ospedale, i tuoi pazienti ti aspettano, soprattutto una certa Donatella non fa che chiedere di te.

Il giovane finalmente si zittì e un’ombra porpora si allargò sul suo viso.

– Credo proprio abbia un debole per te, parlava addirittura di portarti a un concerto della Pausini – rincarò la dose il dottore.

– Ma non la sopporto la Pausini… – protestò lui poco convinto, senza perdere il rossore sulle guance.

– Troppo tardi, hai già accettato.

Il giovane riservò al medico uno sguardo in tralice e al ghigno sornione dell’uomo alzò gli occhi al cielo.

Quello scoppiò in una sonora risata: – Ma se preferisci le dico che sei un campione di parapendio.