Amare un Mostro

Dove eravamo rimasti?

Chi è Markus? Un detective in pensione (57%)

Pioggia noir

Il baccano non era solito in quel posto. Missoula, non era certo la città più grande del Montana e il numero di persone che l’abitavano non aveva mai messo in crisi la tavola calda più conosciuta della zona. Fino ad a quel momento. Il processo dell’anno aveva causato un notevole richiamo di persone in quella cittadina di montagna. Tutti volevano assistere al caso che aveva tenuto col fiato sospeso l’intera nazione.

«Piano! Faccia piano!» supplicò sottovoce Marienne «Non vede a cosa mi hanno costretto quelli lì?»

«Si, l’ho notato signora… ehm… C» disse Markus indicando i grandi occhiali da sole e il foulard che coprivano quasi completamente il viso della donna.

«Sono state settimane davvero stressanti e non vorrei che quelle “sanguisughe” di giornalisti mi riconoscano e mi tormentino anche qui.»

Marienne si portò la tazza di cioccolata alla bocca come a trarre una sorte di conforto da quel liquido fumante. Dopo aver preso un lungo sospiro, incominciò con il suo discorso; ormai preparato da diversi giorni. «Sarò breve, detective. L’ho chiamata perché…»

«Non sono un detective, signora C» la fermò Markus «anche se 40 anni di servizio non si cancellano con il pensionamento… ormai non sono più un detective; non ufficialmente almeno.»

«È proprio per questo che l’ho chiamata, detective Fisher» incalzò la donna. «Ho bisogno di una persona estrania a questa indagine. Una con la mente aperta e il sangue freddo che possa far luce su questa situazione. Una persona come lei, detective.»

«Far luce sulla situazione, signora C?! Suo figlio è stato condannato come pluriomicida al braccio della morte.» disse Markus alzando la voce «In un processo così complesso, da diventare un caso mediatico nazionale. “La situazione”, come la chiama lei, è già stata “risolta”!»

«Lo so. Lo so perfettamente cosa è successo…» si fermò Marienne. Quel l’ultima frase l’aveva profondamente scossa: il ricordo di quei giorni così pieni di stress e continue pressioni, provocarono la comparsa di una lacrima al di sotto degli occhiali che le solcava il viso.

«Proprio per tale motivo ho pensato a lei: chi meglio del “famoso” detective Fisher può gestire un caso così complesso?»

«Sono un semplice pensionato, signora C.»

«E quel tizio allora?» chiese Marienne abbassandosi gli occhiali da sole «Grazie alle prove trovate, lei è riuscito a far scarcerare quell’uomo da San Quintino!» continuò fissandolo dritto negli occhi.

Markus, che stava finendo il suo caffè, si fermò e alzò lo sguardo; come se quell’occhiata lo avesse toccato nel profondo.

«Si… ma erano altre circostanze, altri tempi, altre prove… » disse l’ex detective,  mentre spostava lo sguardo alla pioggia che picchiettava sul vetro della finestra. «Lei ha nuove prove rilevanti al caso?»

«No, purtroppo. Questo dovrà essere il suo compito, detective Fisher.»

«Non lo so, signora C. In questo genere di circostanze, le prove o saltano fuori durante il processo o vengono insabbiate per bene.» concluse l’uomo come a voler mettere la parola “Fine” sulla questione.

«Sa detective Fisher… quando poco fa l’ho vista scendere da quella macchina» disse Marienne in riferimento alla Dodge Charger del ’68 ferma nel parcheggio, «ho subito capito che lei era la persona giusta per aiutarmi. Una persona che non si ferma alle apparenze, ma che va nel cuore dei fatti per trovare la verità!»

«Signora C, forse questo era vero un tempo; ma adesso… la prego, non insista.»

«Le chiedo di scusarmi per averle fatto perdere tempo. Evidentemente mi sono sbagliata sul suo conto.» disse Marienne alzandosi dal tavolo e dirigendosi verso l’uscita della tavola calda.

Fece per aprire la maniglia ma, poco prima di oltrepassare la soglia, la porta del locale si bloccò: la mano di Markus la fermava. La scena aveva attirato l’attenzione di tutto il locale.

«Ok, non posso prometterle niente signora C, ma le garantisco che penserò alla sua richiesta; non posso fare altro però.» disse Markus con voce rassicurante.

A quella prima notizia positiva, dopo un così lungo periodo buio, fece spuntare sul viso già provato di Marienne un sorriso appena accennato. In un istante di irrefrenabile gratitudine, prese le mani di Markus e gli sussurrò «Lei è la mia ultima speranza. Grazie infinite.»

«Ok. Ora dovrei proprio andare» e con un veloce gesto, Markus si liberò dalla delicata stretta di quelle mani. «Questa cittadina è molto bella ma adesso dovrei mettermi in viaggio. Come sa, Helena non è molto vicina da qui.» disse il detective, infilandosi il Borsalino da cui non si separava mai.

«D’accordo, detective Fisher. Aspetterò una sua chiamata al più presto.» rispose Marienne tornando all’interno del locale.

Markus, sentendosi un po’ ingenuo ad aver abboccato a l’esca così banale della donna, aprì la porta del locale. Prima di uscire in quella notte fredda e umida però, si alzò il colletto del lungo cappotto e sistemandosi il cappello, in modo da ripararsi dalla fitta pioggia, bofonchiò «Odio il dannato autunno.»

Su chi dovrebbe essere incentrato il prossimo capitolo?

  • Mark White (la vita e le pericolose relazioni all'interno del braccio della morte) (55%)
    55
  • Marienne Collins (il dopo processo e i misteriosi curiosi che la osservano) (27%)
    27
  • Markus Fisher (il suo oscuro passato e le indagini sul Mostro del Montana) (18%)
    18
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176 Commenti

  • Prima di essere linciato (a ragione) da tutti voi, mi scuso in anticipo per il ritardo con cui continuo questa storia. Se vorrete darmi ancora fiducia e rileggere daccapo i capitoli di “Amare un mostro” (a cui tengo molto), vi consiglio di leggere quelli presenti su questa pagina (https://www.wattpad.com/myworks/15277063-amare-un-mostro) in versione rivista e corretta, per dare senso al tutto. Sempre su questa pagina troverete in anticipo tutti gli ultimi capitoli.
    Grazie mille in anticipo per l’interesse.

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