Il Maresciallo Virzì e lo strano caso delle biciclette smontate

Dove eravamo rimasti?

Di chi si tratta? Di una delle due scomparse (70%)

“A Torino, non conoscono la passione” , dicevano

Maria Testa. Proprio lei. Dopo averla fatta portare in ospedale, dove tutt’ora è ricoverata e piantonata, siamo riusciti ad ottenere una confessione. In fondo, il Brigadiere non aveva sbagliato di molto: la gelosia c’entrava, anche se era quella più canonica nata da un triangolo amoroso, invece che da un amore saffico. La sua coinquilina Adelina Volpe, infatti, era corteggiata da Bobo il quale sopperiva ai suoi handicap fisici con regali costosi e attenzioni costanti; mentre Lina per buon cuore non lo rifiutava nonostante non ne fosse attratta, Mariuccia si era innamorata di lui. Le due avevano discusso più volte al riguardo: la Testa rimproverava la Volpe di illudere il povero ragazzo, gelosa in realtà del fatto che Bobo non le riservasse lo stesso trattamento offerto alla sua coinquilina; Adelina tuttavia proseguiva nell’accettare il corteggiamento, facendo innervosire Maria al punto da smontarle la bicicletta per dispetto.

Quella stessa notte, uscite dal turno in fabbrica, mentre facevano rientro a casa, Lina aveva confessato a Mariuccia che Bobo le aveva fatto la proposta di matrimonio. La Testa aveva avuto un raptus e l’aveva uccisa nel sonno, strangolandola; il cadavere della Volpe, semi mummificato, è rimasto per tutto questo tempo in quell’appartamento che ben presto i giornali soprannomineranno “la casa degli orrori”. Maria aveva tentato per qualche giorno di condurre la vita di sempre; aveva raccontato che Lina era misteriosamente scomparsa, facendo credere alle colleghe che ultimamente la Volpe le avesse parlato del progetto di mettersi in viaggio e raggiungere alcuni parenti in America.

Tuttavia, Bobo era andato a cercare Lina e questo fatto aveva convinto la Testa della necessità di sparire anche lei, perché aveva il timore che prima o poi l’avrebbero scoperta. Forse, se fosse partita senza dire nulla, l’avrebbe passata liscia; però la Testa ha voluto complicare le cose: memore di una frase pronunciata da Silvia in occasione della scomparsa di Lina (“È curioso che qualcuno le abbia smontato la bicicletta e che il giorno dopo lei sia scomparsa. Sei sicura che non l’abbiano rapita?”) ha deciso di dare corpo a questa fantasia del maniaco che smonta biciclette per rapire le donne; un paio di settimane dopo l’omicidio della Volpe, quindi, Mariuccia mette in atto il proprio piano: ha smontato la bicicletta che usava per andare al lavoro, si è presentata in fabbrica, ha raccontato a tutti che qualcuno le aveva manomesso il velocipede, aggiungendo perfino che si sentiva inquieta perché le era sembrato che la seguissero o osservassero. Dopo di che, finito il turno, ha raggiunto la Topolino che aveva acquistato in gran segreto usando tutti i propri risparmi e che aveva parcheggiato in un luogo nascosto, già carica dei propri bagagli, e si è allontanata, trasferendosi in un paesino in provincia.

In teoria, la cosa si sarebbe potuta concludere in questo modo. Ma Mariuccia non riusciva a star lontana da   Bobo, il cui vero nome è Alberto Passanti; dopo nemmeno un mese era tornata a Torino, di nascosto. Voleva incontrarlo, parlargli. Lo aveva atteso un venerdì notte fuori dal Lutrario.

E lo aveva visto insieme a Silvia.

In realtà i due stavano parlando semplicemente della salute del signor Giordani, ma Mariuccia si era di nuovo ingelosita. In un momento di follia, aveva deciso di far fare alla Baldasso la stessa fine della Volpe.

Il resto della storia lo conoscete già.

Però lo so, che c’è ancora qualcosa che volete sapere.

Ad esempio, perché Silvia avesse accettato di salire in auto con la Testa, nonostante la sua comparsa fosse sospetta, senza far alcun segnale verso di noi. Oppure cosa sia successo quando la Topolino è uscita di strada. O, ancora, se io sia riuscito a conquistarla.

Per onor di cronaca, risponderò ai primi due quesiti, dicendovi quel che Silvia stessa mi ha confidato: quando ha visto che era Mariuccia, alla guida della Topolino, ha capito subito che qualcosa non andava; tuttavia, siccome l’aveva vista molto nervosa, non mi ha fatto nessun segno per timore che l’altra se ne accorgesse e fuggisse. Quando Silvia, durante l’inseguimento, ha compreso che avremmo rischiato di perderle di vista, poi, ha deciso di apportare il proprio contributo: ha colpito la Testa alla tempia, usando la propria borsa. Sì, l’ho rimproverata, perché così facendo ha rischiato ugualmente la vita. Ma lei ha sorriso, rispondendomi che per evitarlo aveva tenuto il volante e tirato il freno di emergenza. No, lasciate perdere. Non ho cercato di spiegarle che non era stata una mossa intelligente e che aveva avuto soltanto fortuna: ero distratto dai suoi baci dolci, forse usati sapientemente per farmi desistere dall’intento di rimproverarla. 

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362 Commenti

  • Oggi avevo un po’ di tempo e mi sono cimentata nella lettura di questa tua storia. Devo riconoscere che The Incipit ha due cose ottime: le storie restano e, anche a distanza di anni, sono qui per essere lette; e la seconda: danno la possibilità di leggerle per intero, senza votazioni, senza tempi morti tra un episodio e l’altro. E se i racconti episodici sono oggi il sale della fiction contemporanea e alimentano il valore del venduto favorendo il prodotto interno lordo, io sono una di quelle che guarda le serie tv o che legge gli episodi tutti in una volta. Full immersion, per capirci, laddove -naturalmente – valga la pena.
    Terminata questa lunga premessa: tu ne sei valsa la pena.
    Non ti conosco, non so nulla di te, ho letto solo questa tua storia – per quel che ne so potresti essere pubblicata da feltrinelli e tradotta in trentasei lingue e alla decima risptampa del tuo ultimo romanzo – ma per quel che ho letto qui devo dire che sei una scrittrice con le palle. Inutile starti a dire che il linguaggio era tematico e calzante persino dove altri avrebbero fallito di sicuro; inutile dirti che la trama era studiata e ben argomentata, che il plot era ingegnoso, che i personaggi erano ben caratterizzati, che le digressioni in giro per la città o sui dialetti erano pignole e sensibili quanto basta per essere godibili e mai stancanti. Una storia molto bella e ben scritta con rarissimi refusi. Insegna che – leggere un episodio al mese – toglie animo alle opere. Invece leggerle di fila regala grandi emozioni. Ti rimprovero solo il finale. Un po’ frettoloso, non ingegnoso come il resto. Ma capisco che il tempo è tiranno, non sempre si può essere al mille per mille.
    Felice di averti letta.

    • Grazie, Alessandra, per questa recensione così approfondita. Questo racconto è uno di quelli che ho amato più scrivere e purtroppo hai ragione riguardo il finale: come spesso mi capita, mi sono ritrovata al decimo episodio senza accorgermi in tempo che era ora di chiudere. I caratteri non mi sono bastati e ho optato per un finale “panoramico” che non mi ha soddisfatta, ma ho preferito non lasciare nulla in sospeso (a differenza di altre volte durante le quali ho scritto dei sequel). Devo ancora imparare a scrivere un racconto breve, la sintesi non è il mio forte 🙂

  • Ci ho messo un po’ di tempo, causa impegni, ma alla fine ho letto tutto. E non c’è che dire, sei BRAVA. Una storia interessantissima e poi negli anni ’60, un uomo del sud trasferito al nord e il caso… insomma, tutto perfetto. Compimenti.

  • CASO PIU UNICO CHE RARO TUTTO FINISCE BENE . MIII…….NON CI POSSO CREDERE!!!!!!!!!!
    Comunque bella ambientazione e storia molto verosimile, sembra di leggere le cronache di un caso realmente accaduto,molto piu ben scritte, si intende .

  • E, fuori tempo massimo, mi faccio vivo anch’io. Non è stato difficile recuperare dieci puntate tutte d’un colpo, il racconto fila liscio come l’olio. Molto leggibile, senza ghirigori e trappole per il lettore, si sa sempre chi dice cosa e chi fa cosa (il che su TI è quasi una rarità). Mi è piacuto molto il protagonista assoluto: Torino.

  • Voto anche io per una delle due scomparse!

    Quando ho letto quel “solo più” stavo già inorridendo, pronto a segnalare un errore! Quando poi ho letto la spiegazione, sempre chiarissima, ho tirato un sospiro di sollievo.
    Non conoscevo questa espression, così come molte delle curiosità che ci hai proposto nel corso del tuo racconto. Mi chiedo che sorpresa hai in serbo per il finale…
    Bravissima! 🙂

  • Silvia è salita tranquillamente in macchina, non credo che avrebbe fatto altrettanto se al volante ci fosse stata una delle due scomparse.
    Si potrebbe trattare di un’operaia della Leone. Resta un episodio, mi sembra poco per introdurre adeguatamente un personaggio che ancora non conosciamo.

  • Bellissima la digressione sul “solo più” che mi ha ricordato il mio stesso sbigottimento nelle estati alassine di qualche secolo fa con gli allora nuovi amici torinesi. E mi ha ricordato anche il “non fa” che ho trovato qui in Sardegna e che usano intransitivamente per esprimere “non si può”.
    (A sentimento, come direbbe Queen, voto l’operaia).

  • Ti giuro pensavo Virzì fosse morto (penso sia la pausa più lunga in assoluto in un tuo racconto) :)))))

    Allora ho votato per l’inseguimento mozzafiato, voglio l’azione, anche se la topolino che spariva nel nulla mi ispirava non poco, de’!!!

    Bella storia 🙂 capitolo molto interessante, soprattutto nel finale dove si inizia a scoprire qualcosa. Aspetto il seguito!!

    ps. Complimenti per Crimen, il tuo secondo libro edito da Arpeggio Libero!! Vai fortissimo!!!

  • Inseguimento per le vie di Torino! perfetto per l’ambientazione e per la storia.

    Cara Laura mi stai mettendo in crisi con questo racconto. Non so più scegliere quale sia dei tuoi il mio preferito!!

  • Sono d’accordo con Oscar, l’inseguimento mozzafiato ci può stare.
    Si può fare un inseguimento mozzafiato a piedi? Sicuramente: provate voi a correre a più non posso, e poi mi dite se il fiato non è “mozzato”… e allora si può fare anche su una Topolino, Santi Numi! 🙂

  • Si rifiuterà di darle retta, non metterà Silvia in pericolo!

    Bellissima la descrizione di Torino! Ci sono stato una sola volta per appena mezza giornata, con poco tempo per visitare. Nelle tue descrizioni ho ritrovato quel poco che ho visto!
    In più mi hai messo proprio voglia di tornarci! 🙂

  • Nella mia testa noi abbiamo avuto una piacevolissima conversazione,sul tuo modo di percepire la “sicilianità” ,sugli stereotipi,sugli agnolotti che si comprano a dozzine e altro.Virzì prova a Torino le mie stesse emozioni e il mio stesso stupore nel vederla e sentirla maestosa eppure accogliente.Anch’io ero protetta,non da una divisa …………..bando alle ciance” fuma parei” io tiseguo.Brava.dimenticavo voto per Fenoglio

  • Sentiamo cos’ha da dire la Baldasso.
    Io colgo l’occasione per ringraziarti per la scopa di saggina. Mi ricorda in modo incredibile la mia infanzia.
    Hai fatto centro nel tuo modo di raccontare quella realtà che si chiama terza età. Non in modo enciclopedico, ovvio. Ma cogliendo l’attimo delle piccole cose. E si sa che sono le piccole cose a fare quelle grandi.

  • Ohi che bella copertina!
    Il mio dizionario sardo-piemontese si sta arricchendo di nuove espressioni 😀
    Le opzioni mi hanno messo un po’ in crisi, fosse stato possibile le avrei scelte tutte e tre…alla fine ho pensato che Silvia Baldasso potrebbe riservarci qualche sorpresa, non si sa mai 😉

  • Scusa il ritardo… Ultimamente non riesco a stare dietro ai nuovi episodi che seguo, purtroppo. 🙁 Comunque, ho recuperato gli ultimi due e ho scelto i vicini, che sono sempre i più informati, anche se di solito fingono di non sapere nulla, ma spero non sia questo il caso! 😉

  • Mi sa che ho infranto la parità… ho votato per i vicini 🙂 i vicini non si fanno mai gli affari loro e quindi possono sapere qualcosa, sai da dietro le veneziane (o persiane) se c’è la luce accesa come si vede bene chi è che spia 🙂 Prima regola dello spione: spegnere la luce della camera, e solo dopo avvicinarsi alla finestra per guardare!!!

    Il dancing letto come si scrive 😛 ahahah era come quelli che dicevano di guardare CSI (proprio così lo dicevano guardo CI-ESSE-I)

  • Voglio proprio vedere come sarà l’incontro sui colleghi. Saranno tutti contenti che il nuovo arrivato dal sud apra i fascicoli sulle donne scomparse?
    Ho idea che quelli di Torino si possano anche spazientire 😀
    (vediamo se ci prendo anche questa volta?)

    Brava Laura

  • Buonasera Laura, io, se lo gradite, vorrei sapere qualcosa di più sulle donne scomparse. 🙂
    Certo Virzì è un signor gentiluomo, i Marescialli che ho conosciuto io (hei, non guardarmi così male, non fraintendere!) erano molto più burberi e sbrigativi.
    Ma di sicuro, questi sono altri tempi…

  • Il custode non è uno cattivo. Solo non vuole guai, i poliziotti non sono tra i suoi beniamini e quelli del sud vengono solo a far chiasso.
    Io la vedo così, vediamo come la vedi tu? 🙂

    Storia molto affascinante, brava Laura

  • Hai capito il Maresciallo come ha saputo cogliere la palla al balzo? 😀 Vorrei che ci portassi all’interno dello stabilimento Leone che, da amante dei dolci, mi attira parecchio come ambiente! 😀 Torino è davvero una città affascinante… c’è poco da fare! Io sono molto attratta anche dal suo lato oscuro. Brava come sempre!

  • Prima gli farei raccogliere qualche informazione sui misteriosi casi precedenti.

    Che bello, anche questo episodio! Trovo che la tua capacità di rendere tangibili racconti e ambientazioni si affini sempre di più. Come per Crimen, mi sono affezionata da subito al maresciallo, e gli voglio già bene. 🙂

  • Ho votato per la caserma, perché da lì dovrebbero nascere le indagini. Geniale l’idea di smontare le bici per dare un passaggio, frutto di menti malate 😛
    Non so come tu faccia a scrivere così tanto, non solo su incipit ma in generale. Meglio per noi 🙂 questa storia mi piace molto

  • Come dire….ogni riferimento è puramente casuale 😀 Molti termini mi ricordano qualcosa 🙂 Vediamo cosa dicono allo stabilimento….magari riesce a farsi regalare anche una fornitura di pastiglie Leone 🙂

  • Mi piace moltissimo questa ambientazione e la narrazione è curata nei più minuti dettagli, ciò che rende la lettura ancor più godibile. Mi chiedo come tu faccia a tirar fuori cose così in un tempo che so per certo essere stato assai limitato.

    (Voto la Caserma).

  • Fantastico! Davvero bellissimo episodio, tutto al posto giusto.
    Io dico che già che accompagna la signora Balocco alla fabbrica ne approfitta per fare qualche domanda. E scommetto che qualcuno non la prenderà bene…

  • Il legame bicicletta smontata – donna scomparsa ( vero o presunto che si rivelerà essere) è davvero sottile.. sciapò ^_^

    E la storia tutta continua ad avere i piacevoli colori vintage delle scatole di quelle scatole di biscotti di latta… :3

    Aspetto il prossimo capitolo con giuoia Madame…gran lavoro ^^

  • Ciao Laura! Finalmente riesco di nuovo a seguire una tua storia dall’inizio! 🙂 Non immagini quanto sia felice di leggere un racconto ambientato nella mia città! Non ci vivo più da molti anni ormai, infatti ora vivo in una città di mare, però ci sono tornata l’estate scorsa e me ne sono innamorata nuovamente… mentre leggevo la descrizione iniziale mi sono venuti i brividi. Comunque, tornando al racconto, per me la donna ha perso il cane, ma vedo che sono in minoranza! Aspetto il prossimo episodio. 🙂

  • Allora <.< tralasciando che signur e nè li usiamo anche qui a Milano, e quando ho letto "mi scusi nè" mi son piegata ( letteralmente) dal ridere perchè mi sembrava di sentire le vecchiette che incontro per strada XD Io OVVIAMENTE ho votato per il cadavere u.u non c'erano dubbi, sono sicura che mi volevi qui a scombussolare la tua storia XD Ti seguo, spero vinca il cadavere di una sciura u.u

  • Iniziamo con una bicicletta…per i morti ci sarà tempo…

    Quelle cento lire sono un timbro di atmosfera vintage posto con discrezione, ma estremamente vivo…

    Vediamo un po’ dove vai a parare… ti seguo con una certa curiosità 😛

    ( se poi la ambienti a Torino come faccio a restare indifferente…maledettattte 😀 )

  • Non ti avevo abbandonata, eh! (sembra una minaccia ahah)
    Come per Barcellona, anche stavolta hai scelto una città che amo molto, e poi il Maresciallo, con questo cognome, non poteva che ispirarmi simpatia.
    Chi suonerebbe alla porta per lamentarsi di una bicicletta smontata? E’ proprio questo il bello!

    😀

  • Bicicletta smontata.
    Finalmente sono contento di poter seguire dall’inizio una tua storia… essendo qui da poco. Bell’ambientazione, e anche se è mattino presto mi hai fatto venire una fame indiavolata di agnolotti fatti in casa! 😉

  • Finalmente riesco a seguirti dall’inizio! E lo faccio con grande piacere. Un inizio davvero accattivante, reso ancora più interessante dalle tre possibilità lasciate aperte alla fine. Ho escluso un cadavere perché mi sarebbe sembrato troppo, per cui ho optato per la bicicletta smontata! 🙂

  • Ma allora la nuova storia era già pronta! Mi piace già moltissimo…sarà anche che in questo periodo sono in fissa con la Sicilia e il divario Nord/Sud 😀
    Visto che sei piemontese ne approfitto per farti una domanda di dubbia natura etnolinguistica…posso?

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