L’Anima

Dove eravamo rimasti?

La storia ha preso il sopravvento e il finale si è scritto da solo. Quindi vi propongo di scegliere i protagonisti del prossimo racconto... Quattro scienziati in fuga. (55%)

Addii

Il mezzo si arrestò bruscamente.

Gli sportelli si aprirono e Mile ricomparve. Mixaja disse qualcosa e un suo compagno accorse per aiutarmi a scendere dal furgone. Cercai con lo sguardo Alrath, ma era sparito di nuovo.

Sostenendomi, Iniziammo a camminare in un’area estremamente ricca di vegetazione. Il profumo della terra bagnata inondò le mie narici e improvvisamente qualunque cosa mi parve meno grave.

Arrivammo in una radura all’interno della quale era stata eretta un’immensa tensostruttura.

Proseguimmo al suo interno e oltrepassato l’ingresso, vidi qualcosa che mai avrei potuto dimenticare: un’astronave.

Le linee aerodinamiche erano simili a quelle di un qualunque velivolo, ma aveva qualcosa nel suo insieme che non la rendeva assolutamente terrestre.

Tutti gli esseri iniziarono a gridare entusiasti un miscuglio di ordini e frasi di gioia. Uno di loro si diresse verso una fiancata del mezzo. Effettuò una serie di operazioni e un boccaporto si aprì lateralmente. Tutti entrarono senza battere ciglio, senza un saluto a Mile, senza voltarsi indietro.

Solo Mixaja, rimase al mio fianco sostenendomi con un braccio, attendendo un mio cenno.

Ci voltamo entrambi verso Mile, sempre impassibile.

“Mi dispiace Capitano. Mi dispiace per tutto. Non tornate mai più. Abbandonateci alla nostra scelleratezza e lasciateci autodistruggere.” disse l’uomo.

“Lo faremo.” rispose Mixaja.

Un sibilo sconcertante riempì l’aria.

Poi, uno stridio pulsante, coprì qualunque altro suono.

Mixaja mi aiutò a salire sulla navetta e quando il boccaporto iniziò a richiudersi, ebbi appena il tempo di vedere per l’ultima volta prima della mia morte, il mio pianeta. Quando tutto fu sigillato, il rumore assordante dei reattori non giunse più alle nostre orecchie.

Tutta la nave era avvolta dalla penombra.

Un piccolo tunnel che venne richiuso alle nostre spalle, ci condusse nella sala di comando. Tutti si erano tolti le maschere e alcuni erano già seduti al lavoro per riuscire a rimettere tutti i sistemi in sincrono.

L’aria all’interno era freschissima. Mi sentii mancare e Mixaja mi impedì di cadere.

Insieme ad un compagno, mi condusse in un’altra sala isolata, bianchissima, con dei lettini simili a quelli di un’infermeria, alternati a quelli che sembravano gli sportelli di un obitorio.

Un messaggio si diffuse dall’altoparlante.

Rapidamente mi fecero distendere e mi avvolsero in delle coperte. “La temperatura scenderà ancora. Avrai freddo.” disse Mixaja. Poi mi legarono al lettino “Non temere è solo per la fase di decollo” aggiunse.

Infine si sedettero per terra. Un contraccolpo mi fece comprendere che ci eravamo staccati dal suolo.

Una pressione fortissima mi schiacciò sul lettino. Stavamo salendo di quota e accelerando in maniera notevole.

Non appena la nave si fu stabilizzata, Mixaja e il suo compagno si misero a lavoro.

Mi slegarono e iniziarono a collegarmi ad una sorta di centralina. Poi aprirono lo sportello accanto al mio lettino ed estrassero un carrello che sosteneva un corpo identico ad Alrath.

Mentre il secondo essere continuava a scollegare e ricollegare fili, cavi e cannule, Mixaja si avvicinò a me.

“Noi di solito ricorriamo a questo solo se siamo disperati. Spesso non c’è bisogno di un collegamento diretto, ma sia tu che Alrath siete troppo deboli e dobbiamo ridurre al minimo i rischi. Non appena ti collegheremo al corpo, dovremo aspettare che Alrath si muova da solo.”

Annuii. Sentivo le forze abbandonarmi ogni momento di più. Il mio respiro divenne irregolare e brividi iniziarono a scuotermi.

“Sopravviverò?” chiesi.

Mixaja negò appena.

Mi guardò un’ultima volta e quando il suo compagno diede un segnale, insieme avviarono il collegamento.

All’inizio non successe nulla, poi un terribile dolore squarciò il mio corpo.

Non seppi mai se ciò che vidi fu un’allucinazione o meno.

Ero in piedi nella stanza, da solo, le mie ferite erano sparite e anche il dolore. Alrath era davanti a me. Ma non era la proiezione. Era lui. Eravamo separati.

Si avvicinò e mi posò una mano sul volto.

“Lee” mi chiamò. Sentire la sua voce pronunziare il mio nome, le sue mani toccarmi fu come la fine di un incubo “mi dispiace non aver potuto fare niente per te.”

“No, è giusto che muoia. Ho ucciso moltissima gente. Ho ucciso te e tuo figlio.” dissi.

Alrath sospirò. “Anche noi abbiamo ucciso. E abbiamo permesso che i tuoi simili portassero la devastazione. Ma tu hai permesso a me di riunirmi a Mixaja e a noi tutti di tornare indietro. A costo della tua vita. E per questo noi ti perdoniamo.”

Sorrise. Il sorriso di una madre, di una protettrice, di un essere superiore a tutto e tutti, per motivazioni a me sconosciute.

Alrath mi abbracciò e tutto sparì.

Un piacevole tepore mi avvolse.

L’ultima cosa che percepii, fu la vaga consapevolezza di avere di nuovo un corpo, infinitesimamente piccolo, sepolto nelle profondità del ventre di una madre.

Una vaga consapevolezza che in qualche modo, Alrath mi aveva portato con sé.

In qualche modo mi aveva reso di nuovo puro. Incontaminato. Innocente. Come la mia anima.

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222 Commenti

  • Il degno finale di un bellissimo viaggio.
    Questo racconto lo hai cambiato molto, scrivendo capitolo dopo capitolo, ma mantenendo sempre un livello alto ed una certa coerenza.
    Brava emily, adesso attendo di sapere di questi quattro scienziati in fuga, chiedendomi da chi o da cosa e/o da dove scappano! 😉

    • Grazie moltissimo!
      E’ cambiato molto perchè non avevo la più pallida idea di dove sarei andata a finire.
      Per questo incipit avrei immaginato di tutto, fuorchè una storia di alieni! XD
      Fra poco arriveranno i quattro scienziati… 😉

  • Siamo arrivati alla fine…che dire? Questa storia, nata da un incubo, ha preso strade che non avrei mai e poi mai immaginato, soprattutto grazie a voi!
    Grazie ancora a tutti per avere partecipato!
    Spero mi seguirete anche nel prossimo incipit (in fase di stesura).

    Vi lasciò quì sotto un po’ di colonna sonora…
    Fatboy slim – Right here, right now
    Doctor Who – Season 6 – Which one is the flesh?
    Craig Armstrong – The incredible Hulk – Favela Escape
    Apocalypse – Battlestar Galactica – The Plan

    A presto! 🙂

    • Bel finale, belle descrizioni, bei dialoghi… d’altronde come negli altri capitoli e nel resto della storia… ti seguo come autore, nell’attesa del prossimo racconto.
      Ottimi consigli anche nella colonna sonora… Right here Right now è veramente azzeccatissimo, sembra stato concepito apposta.

      ps: anche “Enkil” è nato da un incubo… a sua volta nato da una cena pesante in montagna. ahah.

      Alla prox.

  • Come il solito ho scelto l’opzione meno votata 🙂 Peccato. L’anziana venditrice di parrucche brutalmente assassinata è un caso reale e sarebbe stato interessante capire come lo avresti reintepretato. Aspetto comunque il tuo prossimo racconto, perché per questo sono arrivato fuori tempo massimo.
    (Se passasse molto tempo prima che inizi il nuovo racconto, potrei nel frattempo avere cambiato identità, ma la promessa la manterrò)

    • Ti ringrazio! 🙂
      In realtà ci sarebbero state parecchie cose da spiegare, ma il limite delle battute lo ha reso impossibile. Nella versione estesa invece ci sarà tutto.
      No, il prossimo incipit sarà completamente un’altra storia! Poi chi lo sa… 😉

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