Dove eravamo rimasti?
10. Exitus
Giovanni Vacirca entrò nella stanza con la sua consueta spavalderia. Era “firmato” da capo a piedi. Di Giacomo pensò che spogliandolo e rivendendo tutto, avrebbe potuto dare una bella spallata al suo mutuo per la casa di Torino….
– Prego, sig. Vacirca. Si accomodi.
– Dottore Adamo carissimo, come sta? Ho letto di lei e delle sue brillanti indagini sul giornale…. – disse Vacirca, accento “Palermo bene”
Adamo lo guardò con condiscendenza, apparentemente. Decise di andare all’attacco, subito. Non aveva senso fingere con Vacirca.
– La ringrazio dei complimenti. Vorrei però che questo suo interesse a conoscermi corrispondesse ad una volontà di aiutare la giustizia a fare luce su tanti misteri che suo padre si è portato nella tomba. Per cominciare, sarebbe importante che Lei potesse riferirci tutto quanto a sua conoscenza sull’omicidio del dott. Giovannini.
Nella stanza scese il gelo. Si sentivano volare le mosche, pensò Di Giacomo. Dopo un pò, Vacirca prese a parlare.
– Non so nulla su quell’omicidio, caro dottore – disse inarcando le sopracciglia- ma se vuole possiamo parlare d’altro. Sono stanco di essere maltrattato da giornali e televisioni. Il nome Vacirca è diventato sinonimo di mafia. Ma mio padre, che pure era persona di tutto rispetto, non era solo quello.
Le parole del giovane rampollo produssero un silenzio ancora più pesante. Aveva detto che “non era solo quello”. Per la prima volta, un Vacirca confermava i rapporti con la mafia della famiglia. Rapporti che, però, evidentemente, gli andavano ormai un po’ stretti.
– Lei può dire ciò che vuole, signor Vacirca. Noi poi faremo i dovuti riscontri. Ma se vuole davvero aiutarci potrebbe cominciare con il dirci quali erano i suoi rapporti con il dott. Giovannini e con la sua banca. E perché stava scappando da Palermo ancor prima che accadesse.
Vacirca si aprì in grande sorriso, che però parve a Di Giacomo un pò falso.
– Sapevo che sarebbe andato dritto al punto. Sono pronto a dirle tutto ciò che so. Lei è pronto a sentirlo? Perché se la mafia è brutta, ogni tanto qualche parte dello Stato, di questo Stato che tanto orgogliosamente servite, non scherza neanche. In nome dello Stato sono state fatte tante cose non propriamente pulite. Vuole sentirle, dott. Adamo? – disse con aria di aperta sfida.
– Se qualcuno si è macchiato di delitti, e pure porta la divisa, il nostro compito è di perseguirlo come qualsiasi altro cittadino che vìoli la legge. Si renderà conto, però, che tutto quanto lei dirà dovrà essere concreto, pieno di particolari da verificare. Non ci innamoreremo di lei. La utilizzeremo solo se possibile. Ma non ci sfidi ad accertare la verità. Siamo qui per questo.
Vacirca parve raccogliersi in sé stesso, si mise le mani tra i pochi capelli.
Passarono pochi secondi, che parvero minuti.
– Sono stanco di tenere tutto dentro. Ora basta. Lei, dottore, vede scritto sulla mia faccia la parola mafia. E non sbaglia. Ma le assicuro che tante altre persone questa parola l’hanno tatuata sulla pelle, sotto i vestiti. Non si vede, sembrano persone per bene, ma sono come me. Forse peggio. Perché sono doppi …(breve pausa) …Il dott. Giovannini era uno di questi
Lo squillo del telefono arrivò, imperioso, proprio in quel momento.
Il dott. Adamo vide il numero sul display, e si rabbuiò in volto. – Scusate un attimo – disse e rispose: – Eccellenza, buon giorno.
Chiuse il telefono e si allontanò di fretta. Lasciando un silenzio carico di attesa nella stanza.
Il dott. Di Giacomo non ce la fece a stare zitto, come al solito.
Si voltò verso Vacirca e gli disse – Visto che siamo stati interrotti, prima che qualcuno le voglia chiudere quella bocca – sorrise – le dirò io come vedo le cose, e lei mi dirà se sbaglio. Le racconterò una favola: un banchiere lavorava prima per una Banca vicina alla mafia. Era lui che aveva contatti con suo padre, era lui che gestiva i suoi soldi sporchi. E suo padre era socio con un mafioso, uno emergente. Dopo, ripulitosi dai suoi trascorsi, il banchiere era diventato “antimafia”. E grazie alla morte di suo padre ed alla lontananza del mafioso “scappato” era riuscito nel bluff. Poi il suo passato era tornato a bussare alla porta. Anche perché qualcuno voleva pacificare Cosa Nostra, forse con la benedizione dei nostri cari “servizi”. Per questo era morto lo Scappato, e per questo, ma non so perché, è morto Giovannini. E Lei conosce certamente il dott. Rebulla dell’Aisi. Ho sbagliato qualcosa?
Vacirca era sconvolto, dalla telefonata. Bianco in viso, ascoltava assorto le parole del Di Giacomo. Lo guardò in faccia, annuì, e disse con fastidio: – Perché mi avete chiamato se sapete?
Di Giacomo lo guardò, si alzò, disse a Badante di cercare il dott. Adamo
Intuire verità gli faceva questo effetto: si sentiva svuotato. Ora voleva soltanto correre lontano da quelle beghe di potere che sicuramente avevano richiamato Adamo. Le aveva già vissute. Ora voleva vivere. La sua vita. C’erano due persone che amava che lo aspettavano, su, a Torino.
26/08/2014 at 21:20
Ciao nico, sono arrivata tardi ma sto recuperando tutte le storie complete. Hai inizato qualcosa di nuovo nel frattempo?
28/07/2014 at 00:39
Bellissima storia, mi dispiace molto essere arrivata alla fine!
22/07/2014 at 15:26
Bella storia! Un giallo davvero interessante 🙂
17/07/2014 at 16:07
I miei complimenti per questa storia che non potrebbe essere più attuale!
Da una palermitana 😉
19/05/2014 at 20:43
Questo breve scritto racconta una storia, e poi ne racconta un’altra. Quella di chi ogni giorno lotta per la verita’ e spesso, ma per fortuna non sempre, ne viene sopraffatto. La storia e’ intrigante, ma come dici tu bisogna che si racconti con piu’ dovizia di parole e particolari. Io allora mi prendo l’altra di storia, dove il protagonista si serve della narrazione per informare a noi, persone comuni ma fortemente motivate, che anche il piu’ giusto degli obbiettivi deve prima o poi infrangersi contro un sistema omertoso. Grazie Nico per il tuo tempo e la tua passione in quello che fai. Questa, come la tua amicizia, ci e’ molto cara.
18/05/2014 at 22:39
Grazie a tutti per questi commenti….. Ci penserò se fare Rscatto2!
18/05/2014 at 22:39
Grazie a tutti per questi commenti….. Ci penserò se fare Rscatto2!
18/05/2014 at 15:11
Ad ogni modo direi che ha trovato un secondo lavoro … 🙂
18/05/2014 at 15:09
No, no, no e no! E ancora no!
Non può finire qui!
Mi oppongo!
La prego, continui.
Con una richiesta però: che escamotage e depistaggi siano di fantasia (ammesso ci sia ancora spazio per la fantasia …)
Quella chiamata fuori dalla stanza del magistrato mi ha messo una gran tristezza …
18/05/2014 at 11:18
Grazie Nico. Bellissima storia
18/05/2014 at 09:11
In effetti il parametro delle puntate e battiture ,pone un limite fastidioso! Però la storia rapisce! Che vuoi fare? Sei costretto a continuare a scrivere!
18/05/2014 at 08:55
Ah, ha ragione Luisa su quella scritta che appare….. 3 minuti, 2 minuti…. E’ un po’ angosciante!
18/05/2014 at 08:54
Ho chiuso il racconto. Ma molte cose sono rimaste fuori… la formula delle dieci puntate, e delle cinquemila battiture per puntata, è un po’ “un cappio”….
Leggete, e ditemi che ne pensate.
Rebulla potrei lasciarlo alla prossima puntata!
14/05/2014 at 23:20
Arrivo solo ora con un ritardo imperdonabile.
Una storia che mi ha tenuto incollato al video finchè non sono arrivato qui.
Voglio sentire che dice Rebulla e…voglio stupirmi con l’ultimo capitolo.
Stima.
14/05/2014 at 22:43
La storia e avvincente la leggo con gusto.
Disturba e mette fretta mentre leggo la Scritta che compare ” meno di un minuto di lettura” ….
12/05/2014 at 21:43
La temporanea audizione informale con il Rebulla porterà successivamente a dei risvolti molto importanti.