Frammenti di un amore alieno

Dove eravamo rimasti?

Cosa fa Nico? Offre da bere a Saori (67%)

Il pianeta Demetra

Non ho resistito: sono corso in cucina e ho versato nel vino in un bicchiere. Poi gliel’ho portato. Lei non sapeva chi fossi, io il pomeriggio stesso frugavo liberamente nella sua intimità.

 “Un bicchiere di vino?”

“Grazie mille”, ha risposto lei distrattamente, ancora in preda a quella fervida emozione che l’aveva scossa dentro e fuori pochi istanti prima.Non avevo avuto il tempo di registrare ciò che aveva realmente provato o catalogarlo come qualcosa già visto prima. C’era stato un che di autentico e impalpabile nel suo sguardo. Poi però  ero stato distratto dal fatto che Saori chiamasse André “Nico”. E quest’ultimo subdolamente stesse al gioco.

Quella ragazza si era aggrappata ad un nome ascoltato per telefono e lo stava usando ripetutamente per sondare la sua posizione in un territorio sconosciuto. In tutta risposta André voleva irretirla nelle sue trame amorose sempre troppo complicate e dai risvolti infiniti. Lui le persone le consolava così. Io invece mi limitavo a guardare. Espropriato del mio nome, mi sentivo come un anonimo cameriere a cui non è richiesta la partecipazione alla conversazione in corso. Intanto il vino cominciava a fare effetto. Saori ad un tratto appariva più sciolta e cominciava a muoversi con disinvoltura. André la stava invitando per un tour conoscitivo dell’atelier. Sembrava interessata e addirittura non si curava più dei bagagli, il motivo per cui era venuta lì. Solo io sembravo preoccuparmi ancora del rottame nel sacchetto. Tanto valeva dimenticare la faccenda e ritornare alle tartine. 

Tessa armeggiava in cucina. Indaffarata come sempre nelle sue incombenze. “Dai un’ occhiata sul tavolo”. Il cibo di Bernardo era lì, nella sua forma originaria, disposto con eleganza e gusto. I vari piatti sprigionavano  i profumi autentici e penetranti della vera cucina spagnola. Un buffet da leccarsi i baffi. E dire che poco prima si trattava di ammassi informi di ghiaccio contenuti in sacchetti di plastica alla rinfusa in una valigia da viaggio. Tessa aveva la facoltà di fare tornare le cose al proprio posto. Sarebbe stato un banchetto indimenticabile e tutti avrebbero saputo chi era Bernardo e quanto amasse il cibo e la buona compagnia.”Devo impegnarmi al massimo con le tartine. Non devono sfigurare”, ho pensato e mi sono messo di nuovo al lavoro.”Grazie Tessa di aver reso possibile tutto questo”, ho detto ad un certo punto. I ringraziamenti mi uscivano sempre in po’ forzati Giappone, paese dove dire “Grazie” equivaleva all’atto stesso di aprire bocca. Nessuna risposta dall’artefice di quel miracolo coreografico. Preso dall’euforia del momento sono passato ai fatti e, nonostante avessi le mani impastate di salsa di tonno, le sono piombato addosso all’improvviso con l’intenzione di un dolce abbraccio. Sapevo non si sarebbe arrabbiata per il tonno o per lo spavento. Era un gesto sincero che troppo spesso mi ero trattenuto dal fare davvero. Tessa ha risposto al mio gesto come mi aspettavo. Ci siamo persi in un abbraccio lungo e intenso. In tempo ad essere colti in fragrante da André e la nuova arrivata, tornati dal giro di ricognizione per l’atelier.

“Saori questa è una serata propizia per i nuovi incontri e non…Questi due sono sempre a becchettarsi e invece guarda un po’ qua… Adesso fanno i fidanzatini!!”

André non aveva fatto in tempo a pronunciare quelle parole che Tessa gli aveva scagliato contro una bottiglia di plastica, un po’ tra lo scherzo e l’avvertimento come era solita fare sempre lei.Scansare gli oggetti in movimento era un’altra delle abilità di André. La bottiglia è rovinata al suolo dopo aver battuto contro il muro.Un suono che ha richiamato tutti gli avventori che intanto si stavano dirigendo verso la cucina per assicurarsi che il buffet fosse ancora intatto.Era il momento opportuno per dare inizio alla festa con un brindisi e sciogliere quella patina fastidiosa che avvolge le persone alle prime battute di una festa in cui la maggior parte degli ospiti non si conoscono.La puntata successiva è stata la tavola. Ma prima della grande abbuffata c’era il rituale delle foto. I flash erano così numerosi che sembrava fosse apparsa all’improvviso una celebrità.

A Bernardo.

Mi sono defilato con il bicchiere ancora pieno e lo stomaco vuoto. Ho percorso il corridoio e mi sono accorto di non essere stato l’unico ad essersi lasciato dietro il baccano.La sagoma di Saori si faceva strada sicura per la scala di emergenza che portava alla terrazza. I suoi movimenti erano svelti, quasi avesse l’esigenza di raggiungerla al più presto possibile. Ho deciso di seguirla a passo felpato. Quello che ho visto su quella terrazza aveva dell’incredibile. La sua figura si stagliava nel vento della notte protesa verso il cielo. Le mani rivolte verso l’alto in una strana posa, quasi fosse un saluto allo spazio. E lassù nel cielo della metropoli, dove solitamente le stelle si nascondevano, brillava luminosa una luce nuova, mai vista prima d’ora. Niente per me sarebbe più stato come prima da quel momento in poi. 

Saori da quel giorno

  • si è fidanzata con Andrè (0%)
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  • si è messa a frequentare regolarmente l'atelier (50%)
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  • è sparita (50%)
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25 Commenti

  • I racconti di Gabriele hanno sempre qualcosa di magico, riescono già dalle prime righe a catapultare il lettore in un mondo vicino e allo stesso tempo estremamente lontano, quasi “alieno”.
    Non vedo l’ora di leggere i capitoli successivi!

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