Il colore degli incubi

Dove eravamo rimasti?

Ci avviciniamo alla fine, ci vogliono risposte. Cosa è il progetto Ku4? (55%)

Viola. Viola come l’angoscia.

La dottoressa Celia Sullivan si trovava in un’enorme stanza asettica, enormi monitor alle sue spalle ed un tavolo di vetro, rettangolare e lungo almeno sei metri davanti a lei, attorno ad esso con precisione c’erano svariate poltrone da ufficio. Lei era seduta su una di queste grandi poltrone a ripassare il proprio discorso da presentare alla conferenza a cui avrebbero partecipato i maggiori esponenti del governo e non solo. Era molto nervosa; se non li avesse convinti con il discorso che stava ripetendo come un’automa che il progetto era valido i soldi che stavano investendo lo avrebbero terminato senza troppi complimenti.
Si passò una mano sulla ciocca di capelli che lateralmente le cadeva ad incorniciare parte del viso. «Il progetto KU4 è giunto ad una svolta decisiva ed importantissima. Siamo riusciti ad isolare i quattro soggetti e le loro differenti abilità. Ora stiamo lavorando per determinare fino a che punto le loro capacità possono spingersi in solitaria.» Fece una breve pausa, un respiro profondo e cambiò la pagina degli appunti prima di proseguire con il proprio ripasso. «Uno dei soggetti è molto vicino allo sviluppo nella realtà delle sue abilità, inoltre stiamo isolando l’anomalia genetica che permette loro di ottenere tali peculiari abilità.»Guardò l’ora nel suo orologio da polso. A breve sarebbero arrivati gli ospiti. Andò a prendere un bicchiere d’acqua fresca e finì i preparativi per l’inizio della conferenza.

Sabine fece un’estrema fatica ad aprire gli occhi questa volta; tante cose le stavano succedendo di recente e lei ancora non riusciva a mettere in ordine le informazioni per capirci qualcosa e venirne a capo. Davanti ai suoi occhi c’era il cielo, vasto e straordinario, un tramonto mozzafiato di varie tonalità di viola. Rabbrividì al solo pensiero che quel tramonto potesse piacerle, ma in fin dei conti era davvero uno spettacolo, lo stava ancora rimirando quando qualcosa di molto piccolo le colpì con violenza la fronte. «Ahi!» Tentò di alzarsi, visto che era stesa, ma con sgomento si accorse che stava galleggiando su una melma gelatinosa viola. Viola come l’angoscia che montò in lei in quel preciso istante. Si alzò, fortunatamente quella strana corrente di gelatina non arrivava oltre le sue ginocchia: non c’era rischio di annegare, almeno una cosa positiva. Qualcos’altro la colpì nuovamente, questa volta l’orecchio destro, si girò di scatto in direzione dell’entità che le lanciava cose addosso e sbalordita si trovò davanti ad un enorme fiore provvisto di altrettanto giganti petali viola che sembrava avesse una vita propria. Il fiore masticò ancora un po’ e le sputò nuovamente addosso qualcosa che le rimbalzò sul palmo della mano: un seme. Il fiore le sputava addosso dei semi. Simpatico. Non fece in tempo a fare nulla che improvvisamente perse l’equilibrio. Era difficile stare in piedi in una corrente di gelatina viola. Si lasciò andare ad un urlo terrorizzato ed iniziò a cadere, si guardò intorno durante la caduta: era in una spirale. Uno scivolo viola gigantesco a forma di spirale, con una corrente di melma viola. Tutt’altro che una giostra. Strizzò gli occhi per non vomitare a causa delle curve e quando li riaprì il suo stomaco si calmò: era di nuovo in quel maledetto laboratorio. Ancora legata, ancora attaccata a tubicini e cavi ma questa volta sola.
Più lucida che mai si concentrò sul neon bianco posto sopra il suo letto che come animato da qualche divinità si scompose e ricompose tramutandosi nel piccolo drone: Zero. «Perfetto! Toglimi queste dannate cinghie di dosso, presto!» Strillò al piccolo amico in maniera isterica. Doveva scappare prima che arrivasse qualcuno a rovinare i suoi piani di fuga. Zero obbedì per poi svanire così come era apparso.
Sabine era incerta se si trovasse nella realtà o in un sogno, l’apparizione di Zero non la aiutava a comprendere. Si sedette sul letto, rimosse ogni tubo e cavo che la teneva collegata ai macchinari ed infine si alzò e cercò una via di fuga; ciò che trovò fu molto diverso. Tre letti si trovavano nella stanza, sopra di essi vi erano tre persone con stessi tubi, cavi e macchinari. Rimase bloccata per un attimo nel vedere quelle persone nella sua stessa situazione. «Prometto che vi farò uscire di qui.» Disse con decisione, visualizzò la porta e corse fuori dalla stanza. 

La conferenza era ancora nel vivo, Celia stava spiegando ai presenti i dettagli sul progetto quando dalla porta entrò un altro medico che la interruppe bruscamente. La dottoressa lo fissò per qualche secondo, poi mosse impercettibilmente il capo in attesa che il medico desse spiegazioni.
«Dottoressa!Uno dei soggetti è sparito!» Disse l’uomo con affanno nella voce.
Celia si sedette sulla sua poltrona e si girò sui monitor alle sue spalle, cambiò immagine mettendo le telecamere interne. «Vuol dire che vedrete dal vivo gli sviluppi sul progetto.» Sentenziò.
Subito dopo iniziò a trafficare con computer,tastiere ed auricolari, tutto al fine di ritrovare E801O: Sabine. 

E' passato tanto tempo dall'ultimo capitolo, questa storia è molto difficile da continuare. Mi sono incasinata! Cosa si fa ora?

  • Celia ha un asso nella manica. (43%)
    43
  • Sabine si organizza e torna a liberare gli altri tre. (14%)
    14
  • Sabine da dimostrazione delle sue ormai note abilità in uno scontro con Celia. (43%)
    43
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208 Commenti

  • Eccomi qui come promesso.
    Allora, non ci conosciamo, premetto sempre che io tendo a scrivere, pure troppo, i miei pareri, perché credo molto nel confronto.
    Ti dirò cosa mi ha convinto del tuo racconto: l’idea di fondo, checché ne pensi qualcuno, 🙂 mi intriga molto. Un’artista che associa un colore a un oggetto o persona o sensazione e in base a questa descrive la realtà. Be’, mi pare quasi un sunto dello spirito artistico. Riprendi spesso questo concetto, a me sarebbe piaciuto che lo sviluppassi anche di più. Ho apprezzato molto i primi capitoli e la corrispondenza tra realtà onirica e quadri, questo aspetto si è un po’ perso nel prosieguo.
    Non mi dispiace neppure la piega che ha preso la storia, ha svoltato rimanendo originale.
    Veniamo alle cose che mi hanno convinto un po’ meno: il racconto manca un po’ di organicità. Inutile dire che questo è uno dei problemi di questa piattaforma per il resto molto valida: i lettori ti fanno prendere strade impreviste e devi contorcerti per incastrare i pezzi. Inoltre, a mio parere, lo stile in alcuni punti risente, penso, di una certa ‘ansia di pubblicare’: interpreto così molte parole ripetute (ho appuntato solo il cap. 6 ma ce n’è molti esempi: aria, giardino, porta. Anche deserto, ma lì il discorso è un po’ diverso) e periodi un po’ contorti.
    In conclusione: la tua storia ha qualcosa che molte storie celebrate qui sopra non hanno. È molto originale, è scorrevole e… racconta qualcosa! Le manca solo una conclusione!
    Ciao a prestissimo

    • Ti dirò che ci hai preso perfettamente in tutto, tranne forse per l’ansia da pubblicare se è inteso come una sorta di fretta. Come ti ho detto nel commento precedente questo racconto lo tengo in ballo da due anni. Per il resto ti do ragione, purtroppo mi sono trovata a sviare un po’ la trama iniziale perché in tutta onestà non avevo idea di come proseguire, ho cercato di adattarlo ai voti ricevuti ( mea culpa che ogni volta sparo opzioni a caso senza considerare le conseguenze), ormai è diventata una sfida poterlo concludere! Ti ringrazio molto <3

  • Ciao aria,
    Non so ancora nulla di te e mi appresto a leggere la tua storia che commenterò.
    Volevo però farti un’ anticipazione: scorrendo i commenti per un attimo mi è sembrato che il mitico VaiTra fosse tornato. Puoi credermi se ti dico che ero quasi contento? I suoi commenti raggiungono vette ineguagliabili. Soprattutto se raffrontate a ciò che scrive e a come lo scrive.
    😀 😀
    Non avrei potuto rispondergli meglio.
    A tra poco.

    • No, fortunatamente è un battibecco che risale ad un anno fa, penso che questo racconto abbia battuto ogni record sul sito visto che sono due anni che è in ballo e ancora non l’ho concluso.
      Purtroppo ho avuto una crisi e una sorta di blocco durante lo svolgimento, per la seconda volta, non riuscendo a trovare un modo per proseguire. 🙁

  • Voto per Rachel/Celia spiega tutto a Sabine, la poveretta merita una spiegazione dopo tutto quello che ha passato o penserà veramente di aver perso il nume della ragione.
    Ho appena finito di leggere i tuoi capitoli adesso, la tua storia mi era sfuggita. Sono contenta di averla recuperata in tempo e, dal momento che mi piace, la seguirò fino alla fine.
    Ciao.

  • “Il colore degli incubi” mi piace, “Nero… morte.” solite banalità, “non capiva se i suoi occhi erano aperti o chiusi” mi sembra strano che non non lo capisce anche se sta nel buoi totale, “quindi tutto ciò che poteva vedere – o non vedere – era il nulla più totale -” pleonastico, “Sussurrò a sè stessa… intensità” a me sembra che una frase del genere possa servire ad autoconvincersi del contrario, e comunque la frase è astrusa, “blu come l’oceano tempestoso” banalità, “Sabine portò la mano… da fare.” al massimo appena apre la porta blu vede quella rossa; se Sabine tocca la porta blu, non la apre, non la attraversa, si limita a toccarla, allora per vedere qualcosa la porta che ha solo toccato deve scomparire; ma non scompare, perché poi Sabine le vede tutte e due; quindi è impossibile; e se anche lo fosse, non è descritto; “l’idea di solare” brutto, “verde-serpe e rosa-neonato”: se dici viola melanzana o seppia ci può stare, perché tutte le melanzane e tutte le seppie hanno più o meno lo stesso colore e comunque è più o meno chiaro al lettore a quale colore l’autore si riferisce; ma penso che esistano serpenti di qualsiasi tonalità di verde, così come neonati di diverse tonalità di rosa; sono delle espressioni deboli; “Giallo come sabbia di una clessidra” perché, nelle clessidre mettono una sabbia di un colore particolare? Che differenza c’è tra la sabbia e la sabbia delle clessidre? etc, etc… questo era solo il primo capitolo.

    • Non mi sono mai autoproclamata la nuova Stephen King, quindi tutta la tecnicità che cerchi non la troverai mai in qualcosa scritto da me. Scrivo per hobby, perché mi piace. Ma ciò che mi domando è questo: se è tutto così banale e brutto perché leggerlo? 🙂

    • Ah, i colori sono associati a sentimenti ecco perché non c’è nessun verde-serpe e rosa neonato. Inoltre trovo assurde tutte queste critiche da una persona che nel suo racconto non coniuga nemmeno i verbi nel tempo corretto.
      Andiamo bene. 🙂 Grazie mille, spero di riuscire ad essere ancora più banale nel prossimo capitolo così mi risparmio un commento-poema noioso, altezzoso, smorfioso e sgarbato. ^.^

      • “i colori sono associati a sentimenti ecco perché non c’è nessun verde-serpe e rosa neonato” senti, sei poco chiara. Il nesso tra colori ed emozioni è valido sia per ragioni culturali (il nero del fascismo, la cui ideologia violenta può suscitare paura) che biologiche (è accertato che la vista del colore rosso accelera il battito cardiaco quindi può suscitare preoccupazione e che il colore blu crea dipendenza quindi può suscitare fiducia e tranquillità). Quando dici “verde-serpe” e “rosa-neonato” non associ un colore ad una emozione, ma a una immagine. Ne “La solitudine dei numeri primi” di Paolo Giordano, c’è un passaggio in una bambina è bloccata su una funivia, intorno a lei il paesaggio è totalmente bianco perché fuori c’è una tempesta di neve. La bambina pensa: quel bianco totale non è meno inquietante del buio assoluto. Questa mi sembra una buon esempio di come associare “colori” ed “emozioni” (e tra l’altro mi sembra un pensiero intelligente e forse originale). “Verde-serpe” non è un associazione tra un colore e un’emozione, semplicemente perché un serpente non è una emozione. Se intendi dire che la protagonista associa il colore ad una immagine o a un ricordo e a quella immagine e a quel ricordo una emozione, non è questo il modo per farlo. Prima specifica in maniera seria che colore è, e poi mostra le azioni del personaggio che fanno capire al lettore che emozione ha provato la protagonista (non basta raccontare le emozioni del protagonista) o direttamente i suoi pensieri. Tipo: “Vide la porta. Era verde muschio. A Sabine sembrò il serpente che la morse sotto un occhio quando era piccola… etc.” oppure “Vide la porta. Aveva il colore di un’albicocca. Sabine immaginò la pelle di un neonato: sarebbe mai stata in grado di accudire… etc.”.

        Il lettore legge “verde-serpente” e immagina un serpente a caso. Ma non sa precisamente di che colore è. Invece la lettura dovrebbe fornire immagini quanto più precise possibile.

    • Scusate se mi intrometto, sono capitata qua per caso e la discussione mi ha interessato. VaiTra, sarò molto onesta, come sono sempre: sei veramente un rompico******. Se le storie le trovi tutte banali e non originali, fai una cosa, come ti ho già detto: fatti una passeggiata e, se possibile, buttati giù da un ponte, così non dovrai più leggerne, perché sentirsi dire cose del genere da un moccioso qualunque che scrive storie “a metà tra Game of Thrones e The Wicther” è veramente il massimo del ridicolo. Sei puerile, tronfio e commenti per il gusto di dar fastidio, non per consigliare e aiutare gli altri – Aria, in questo caso. Lei, quantomeno, a scrivere qualcosa di davvero suo ci ha provato, che poi, come dice ella stessa, non sia alla pari di un’opera alla Stephen King è un discorso a parte (e, oltretutto, non penso proprio stia a te giudicarlo). Riguardo al suo “essere poco chiara”, concludo, conosco persone brillanti che, essendo tali, hanno talmente tante idee e pensieri da non riuscire a buttarle giù chiaramente, finendo per creare confusione persino per sé stesse. Le cose si possono dire anche in modo più gentile, senza per forza cercare di sminuire gli altri per compensare le proprie mancanze e farsi grossi.

  • Ciao, mentre leggevo questo racconto ho provato delle sensazioni strane, di angoscia. Però è avvincente, mi piace molto!
    Scelgo le spiegazioni di Rachel/Celia (tra le quali, secondo me, dovrebbe necessariamente esserci anche quella sul progetto Ku4… come potrebbe mancare?)

  • Sono tornato. Per la tua grande gioia xD
    L’angoscia da essersi perso senza nulla attorno l ho provata svariate volte. Resa molto bene.
    Trovo il capitolo 7 un buon momento nella prospettiva 10 della storia per confessare 😛

    Avanti così. Ottimo lavoro cromatico 😛

  • Molto bello, scritto bene, seconda opzione! passa dal mio racconto se ti va (il genere non è lo stesso, ma la trama ha anche aspetti horror, almeno questo sarebbe la mia intenzione hahah ) sono proprio curiosa di sapere cosa ne pensa 1 autrice di horror! 🙂 a presto

      • E’ un pò difficile capire se si tratta di un sogno o della realtà, ma considerando il ruolo di Rachel (le sue manovre nella realtà incidono nel sogno di Sabine) si capisce che le due dimensioni sono contingenti…solo mi è sembrato strano parlare subito di aids e gravidanza, considerando che dal punto di vista delle protagoniste è tutto fantastico e inspiegabile…mi è sembrata solo un’opzione un pò troppo pragmatica per avere a che fare con questo genere di racconto. E’ solo una mia opinione, non una critica….anch’io ho scritto un racconto horror che saltava dagli incubi alla realtà, so che non è semplice far coesistere le due cose in modo verosimile. Il tuo mi piace molto.

        • Beh, diciamo che Rachel ha pensato la prima cosa che chiunque penserebbe alla parola “stupro”, poi che le creda o meno è da vedere, ha un’amica sotto shock che dice di esser stata violentata, è il caso di effettuare esami clinici, che visto da un punto di vista realistico possono confermare o meno l’atto sessuale, comunque si, non ho scelto una trama proprio semplice e per un certo senso me ne pento 😀 Mi sono incasinata da sola, il karma!

  • Vedi io sono uno stronzo. Stronzo in netta minoranza però 🙂 mi sarebbe piaciuta l’ipotesi più folle, Zero che va in corto e l’attacca 🙂 sarebbe stato un capitolo esagerato ahahah

    Secondo te il bianco è il colore del panico e dell’ansia… interessante, avrei detto il colore della calma e della pace…

    • Io avrei votato lo stesso, mi sono affezionata al piccolo zero. Per la scelta di associazioni colore/sentimento, direi che non saremo mai d’accordo. Io tollero a stento la maggior parte dei colori, trovo il bianco un colore del tutto inutile e, sebbene io sappia che il bianco rappresenta l’insieme di tutti i colori mentre il nero l’assenza di colore, li ho sempre visti al contrario, quindi il bianco è un non-colore per me. L’ansia e il panico sono facili da spiegare. Ogni colore chiaramente lo sto associando al sentimento che ‘provo’ osservandolo o comunque a cosa mi ispira, amo il nero follemente e l’ho associato all’odio xD odio il verde e si è beccato il disprezzo, mentre il bianco mi ha messo ansia, quando hai un attacco di panico ti si annebbia la vista, quando ho davanti un foglio bianco e non mi sento in grado di riempirlo, evviva l’ansia del fallimento. XD altro che pace e purezza, il bianco è subdolo!

              • Con la macchina non conta, perché le crepe rosse sono solo sui marciapiedi (dove si possono evitare). A Livorno sarebbero tutti malati, visti i crateri che ci sono sulle strade 🙂

                Su Meetale ho messo la versione completa e allungata di Aokigahara 🙂 Se vuoi, leggila completa con due capitoli in più…

                Ma tu ti sei fermato? Oppure non ho ricevuto gli aggiornamenti dei tuoi capitoli?

            • L’ho beccato qualche giorno fa il tuo profilo su mEEtale ed ho la pagina aperta da parecchio con la promessa interiore che passerò in rassegna Aokigaara ed il resto della tua produzione. Spero di trovare presto il tempo…

              Con la scrittura sono un pochino fermo, non per mancanza di idee o di voglia, ma la lettura di alcuni libri ultimamente mi ha catturato in un modo che non accadeva da anni, sottraendo quel poco tempo libero che ho alla scrittura.
              Ora che li ho conclusi mi sono messo a scrivere il nuovo capitolo, credo che in un paio di giorni (forse meno) sarà pronto ed online.

              ps scusa per l’intasamento della bacheca commenti Aria… 🙂

  • Ho recuperato il primo capitolo e mi sono immerso in questo inizio così accattivante! 🙂
    Voto perché chieda aiuto a qualcuno, ma non ad un’amica, mi sembra troppo scontata. Io suggerisco un dottore, qualcuno da cui pensa di trovare aiuto, vista anche la ferita, ma che non le crederà. Almeno non subito.

    Ti seguo! 🙂

  • No, ma quale sesso selvaggio… questa non si regge in piedi, se le soffi addosso la stendi!!
    Molto meglio chiedere aiuto a qualcuno… propongo un’amica, una di quelle che millantano doni esoterici, quelle che si vantano di essere in grado di interpretare i sogni! Una che magari di nome fa Vanna… 🙂
    Ciao Aria, bel capitolo 😉
    Giò

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