Tokyo Story

Genbu

La pizza era fredda ormai. Hirumi mise in bocca l’ultimo pezzo e lo masticò a bocca aperta, pulendosi alla fine le labbra sottili con il braccio nudo.
«Devo andare» disse, balzando giù dal muretto del parco.
«Dove vai?» era Takita a chiederlo.
Hirumi lo guardò e alzò le spalle, prese lo zaino semi vuoto da terra e lo imbracciò per una bretella.
«Giri miei» disse, scostante.
«Tu e i tuoi giri, Hirumi» rise «Chissà dove vai!».
Le voci di tutto il gruppo si unirono in una risata corale, Hirumi se la lasciò alle spalle abbandonando il parco di Soto-Kanda, nel quartiere soprannominato Akihabara Electric Town. Si diresse ad ovest, al confine del quartiere speciale, era alla ricerca di una via in particolare, non gironzolava mai a caso.
Gli avevano detto, e precisamente era stata la padrona del maid cafè che bazzicava ogni sera, che il negozio si trovava nel blocco 150, quel numero determinava una data di costruzione abbastanza recente per quella zona. La padrona, Fency, gli aveva detto che il palazzo era verde smeraldo e che l’entrata si trovava nel vicolo.
Per Hirumi, che aveva un innato senso dell’orientamento e di adattamento, non fu difficile trovare la via, il blocco e il vicolo. Quando voltò l’angolo vide due bidoni dell’immondizia chiusi, delle carte scivolavano sull’asfalto bagnato spinte dal vento. Si fermò e alzò lo sguardo al cielo, i due edifici erano molto alti e i tetti troppo lontani, distorcevano la visuale. Vide che in fondo al vicolo cieco c’era una recinzione alta e al di là un cortile con panni stesi, sporchi di fuliggine.
L’entrata del negozio era l’unica che ispirasse fiducia in quel vicoletto, la porta a vetri permetteva di sbirciare all’interno. Hirumi non perse tempo, la spinse e uno scampanellio lo annunciò.
La ragazza dietro al bancone fece un profondo inchino, lui ricambiò con meno slancio. Appoggiò le mani al bancone e annuì.
«Cerco una tartaruga».
«Subito. Mi aspetti» la ragazza scivolò nel retro.
Hirumi si guardò intorno, il negozio era vasto e disordinato, non sporco, solo mal sistemato e raffazzonato. C’erano trespoli con gufi e corvi tenuti fermi da una catenina alla zampa sinistra, gabbie con pipistrelli, scoiattoli volanti, scimmiette, topi, iguane, cagnolini e gatti, teche con scorpioni, millepiedi e ragni enormi. Fency gliel’aveva detto che quel posto vendeva qualunque tipo di animale e anzi, aveva giurato d’averci visto una bacinella con due cuccioli appena nati di coccodrillo in vendita.
Hirumi non le aveva creduto, le donne esageravano sempre, ma guardandosi attorno nella grande stanza pensò che non se ne sarebbe stupito lui stesso. L’odore degli animali e del disinfettante creavano un miasma particolare, dolciastro, non del tutto sgradevole ma che faceva pizzicare gli occhi.
La ragazza ricomparve all’improvviso, si muoveva senza emettere rumori. Posò sul tavolo una scatola di plastica trasparente, dentro una tartaruga così scura da sembrare nera stava immobile. Sotto di lei mezzo dito d’acqua.
«Va bene?» la giovane s’inchinò.
Hirumi alzò la scatola per guardare bene l’animaletto «Me l’avevano detto che avevate tartarughe quasi nere».
«Si, è la nostra specialità» disse lei, con tono sinistro.
Hirumi la guardò per qualche istante, appena inquietato dalle sue parole. Annuì e tirò fuori dalla tasca del jeans largo degli yen stropicciati. La ragazza s’inchinò, li prese e li contò, ridandogliene indietro alcuni stirati. Hirumi li ficcò di nuovo nella tasca, senza riguardo. Le fece un cenno e prese la scatoletta, appena fuori dal negozio la mise nello zaino e si incamminò.

«L’hai trovata?» chiese Mimi.
«Si, guarda» Hirumi la posò sul tavolo.
«Uuuh… che bella! E’ nera davvero, lo diceva Fency-san» sorrise.
Hirumi annuì. Il locale a quell’ora era quasi vuoto, si sarebbe riempito dopo le nove di sera. Mancava più di un’ora e c’erano soltanto due ragazze che bevevano milkshake e un uomo in un angolo. Mimi seguì lo sguardo di Hirumi e notò l’uomo, sbuffò tornando a picchiettare i polpastrelli pallidi contro la scatolina.
«Dovrò andare da lui tra poco».
«Non hai voglia?».
«La tartaruga mi piace di più» disse, senza sorridere.
«Te la porterò a vedere ancora» disse Hirumi, mosso da uno slancio inaspettato di tenerezza.
Mimi era l’unica che gli provocava simili sentimenti, aveva tredici anni, cinque meno di lui e passava i suoi pomeriggi e sere a fare i compiti e intrattenere i clienti del cafè. Diceva che a casa sua la zia non c’era mai, anche se tornava dopo mezzanotte nessuno se ne accorgeva. Hirumi, solitario e fobico, provava una profonda dolcezza a guardarla e non gli capitava mai con nessun’altro, nemmeno con sua madre.
«Come la chiamerai?»
«Genbu»
«Come la tartaruga che custodisce l’universo?» le brillavano gli occhi.
«Proprio così, sarà il suo destino».
Entrambi si abbassarono a guardare la tartaruga attraverso la plastica.
Ella giaceva quasi immobile, la piccola testa nera appena sopra l’acqua, scrutava, ancora ignara del compito che l’attendeva.

 

Hirumi lascia il cafè e si dirige verso casa, cosa succede?

  • Vede un ristorante Ramen-ya lungo la strada e qualcosa lo spinge ad entrarci (48%)
    48
  • Ha un incidente per strada (22%)
    22
  • In metropolitana si accorge di qualcuno (30%)
    30
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265 Commenti

  • Ciao Serena. Ho letto la tua storia tutta d’un fiato come Ang e mi è piaciuta.. Io volevo il finale tragico ma ho sbagliato e ho scelto che continui l’avventura… Per il lieto fine non è ancora il momento, troppo presto!!! (al di là dei vincoli…) I personaggi meritano di essere sviluppati ancora… aspetto..

  • sul filo di lana arrivo a questa storia, peccato non averla letta prima, secondo me meriterebbe di essere ampliata per dare un po’ più di spazio a personaggi solo accennati come la dolce mimi o alle descrizioni di luoghi e oggetti
    comunque secondo me l’avventura continua…

  • Ero molto indeciso fra il segreto svelato da Genbu e qualcosa di insolito dentro la scatola. La mia curiosità ha puntato dritto per qualcosa di insolito.
    Tu hai scritto avventura ma potrebbe essere benissimo catalogato nella categoria fantasy, no? 🙂 ma bando alla categoria, mi piace molto questa storia!

  • Ti dico la verità, stavo per fidarmi di Masako ma perché rischiare quando tu hai scritto che qualcuno (secondo me la tartaruga) agisce per lui mostrandogli la strada e quindi non sbagliando, suppongo 🙂

    Tornato dalle vacanze mi sono rimesso in pari. Questa storia mi piace davvero tanto 🙂 aspetto il prossimo!!

  • Noooo! Ho bisogno che qualcuno mi illumini la via, sono indecisissimo! 0_0 Bellissimo capitolo, sempre più avvincente! E molto belle anche le immagini, mi hanno aiutato molto a immedesimarmi nell’ambientazione! Non erano strettamente necessarie perché le descrizioni erano belle e più che sufficienti, ma valeva la pena dar loro un’occhiata! 😀

    Oddio, la Maestra o Masako? Masako o la Maestra? Non so se riuscirò a resistere fino alla prossima puntata! XD

  • Storia veramente bella, che rapisce il lettore, oltre che i personaggi :D. Scrittrice di spessore e di un certo talento, che non nascondi mi piacerebbe conoscere.
    Molto brava, complimenti.
    (Aspetto con ansia cosa contiene la fotografia ;D)

  • Tendo a fare confusione tra i vari personaggi a causa del fatto che ho poco feeling con i nomi giapponesi 🙁
    Voto per i rumori sul pianerottolo. Ti ho portata in parità, ma arriverà sicuramente qualcuno a “compromettere l’equilibrio” 😉

  • Volevo che si trovasse davanti la vecchia signora ma sono in nettissima minoranza. Allora spero che Masako sia lì con lui 🙂 ma salvo miracoli è in netto vantaggio che è solo (ed è anche la soluzione ora più logica, visto che è stato drogato presumibilmente da Masako che voleva rubare la tartarughina).

    Mistico abbestia (come si dice a Livorno per dire tanto) 🙂 Mi piace molto, ma mi ripeto: devi leggere Nel segno della pecora di Murakami (dimentica gli altri che hai letto, anche io ho letto norvegian wood che è noiosissimo e anche un altro sulla ragazza satellite e non mi è piaciuto, ma Nel segno della pecora è mistico, è tipo un giallo soprannaturale, favoloso). Fammi sapere se lo leggerai, così capirai anche il perché te lo consiglio tanto 🙂

  • Per me Masako è lì con lui. Non mi sembra che volesse appropriarsi di Genbu. Evidentemente lei desidera che Hiromi non salvi la gente indicriminatamente, ma che lasci morire i malvagi. Secondo me è più probabile che cerchi di convincerlo del suo modo di vedere le cose. E il modo migliore è una bella chiacchierata davanti a una zuppa di miso! 😉 Complimenti come sempre! ^^

  • Ultimamente non becco un’opzione. Ho votato che se lo trova davanti per caso, ma è in minoranza. Ti dico anche che quando ho letto Akihihabara ho avuto un tuffo al cuore, mi sembrava Aokigahara 🙂 pensavo lo mandassi nella foresta (e non mi sarebbe dispiaciuto). Bel capitolo, il tuo stile con l’attenzione al particolare mi piace, poi ho fatto il pieno di tuoi racconti su meetale (me li sono letti in metro, presto te li commento anche sul sito), me li ero scaricati sul tablet.

    ps. immagino tu conoscessi aokigahara prima che scrivessi il racconto, vero?
    ps2. Lo hai finito? Ti è piaciuto? Il tuo commento finale non l’ho visto
    ps3. Hai letto “nel segno della pecora” di Murakami? Te lo consiglio vivamente!!!

    • Ciao Diego, felice di ritrovarti!!! E di aver destato, nuovamente, il tuo interesse. Spero di non deluderlo :).
      Attendo con ansia i tuoi acuti commenti ai racconti, sempre ben accetti.
      Ti svelo un segreto (e non è una sviolinata 🙂 ), ogni volta che scrivo Akihabara mi viene in mente la TUA Aokigahara.
      In realtà avevo soltanto letto qualcosa di vago al riguardo, sono andata ad informarmi solo in seguito alla tua storia.

      Il tuo racconto l’ho seguito tutto e con interesse, mi mangiavo episodio dopo episodio e sei stato veramente in gamba a tenere un ritmo così serrato, dava maggior spessore alla storia e teneva alta la suspence, visto il genere. 🙂 Il commento finale credo di essermelo perso, ero in vacanza all’estero senza internet.

      No, non l’ho letto. Di Murakami annovero soltanto “After Dark” e “Norvegian wood”, ma ammetto che tra i contemporanei giapponesi non è uno dei miei prediletti.

  • Ho votato per qualcuno che cerca di frapporsi, perché credo che sia il momento di far entrare qualche ostacolo.

    Comunque, sono curioso di sapere quello che sa il protagonista, e che ancora non ci hai detto! Dal momento che percepiamo la storia in base al suo punto di vista, dovresti dircelo prima o poi… e siamo quasi a metà!

    🙂

  • Bravissima Serena, e voto per la pioggia.
    Sei perfettamente riuscita a farmi immergere nell’atmosfera orientale giapponese, si capisce molto bene che la ami profondamente. Non sono un fan sfegatato di questa cultura, ma ammetto che porti con sè un profondo fascino… sei mai stata in Giappone?
    Mi chiedo in che anno sia ambientata la tua storia!

  • Dalle percentuali non toccate la tartarughina vero? ahahah

    Io ho votato per il fermaglio spezzato (ero indeciso con l’alluvione). La foto della vecchia mi ha inquietato e non poco! Anche lei non stava male di notte a Aokigahara :)))))

    Bel capitolo, che si sviluppa bene (quel piatto non so se sia buono ma non mi è venuta voglia di mangiarlo) 🙂
    misterioso, molto misterioso. Continua così 🙂

  • Direi che va in metropolitana…

    Ottimo incipit, Serena, si vede che sei abituata a scrivere, e molto bene a mio modesto parere!

    Sbaglio o ci siamo già sentiti da qualche parte, magari su un altro sito? Il tuo nome non mi è nuovo.

    Ti seguo: e mi incuriosisce il mito della tartaruga che custodisce l’Universo… anche questa è una cosa che ho sentito tante volte, in tanti posti…

      • Ahaha, effettivamente! No, mi firmo sempre così 😉
        Il mito della tartaruga l’ho sentito per la prima volta dentro “IT”, di Stephen King, immagino lui l’abbia ripreso a sua volta dalla cultura orientale. Molto interessante. Approfondirò.

  • Mi ricordo di Akihabara Electric Town, ci sono stata qualche anno fa. Anch’io amo molto la cultura giapponese e Tokyo è una città spettacolare, una strana fusione di tradizione millenaria e cultura tecnologica, come questo intero quartiere dedicato proprio alla tencologia. Un’altra cosa che mi hai ricordato con una frase del tuo racconto è il senso di orientamento che gli abitanti di Tokyo in genere non hanno, poichè questa metropoli è talmente grande che loro conoscono a memoria solo la strada che li porta da casa a lavoro! A parte questa parentesi, devo dire che questo racconto si prospetta davvero interessante. Ho votato per il ristorante… 🙂

  • Serenaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa !!!!! 😀

    Seguo, seguo, fortissimamente seguo !

    Questo incipit mi piace molto: a partire dall’ambientazione, ma soprattutto l’investire l’animale di un qualche ruolo di grande importanza.

    Regalami soddisfazioni 🙂

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