L’Estate che Phoebe Diventa una Strega

Phoebe e la Strega Maestra

Il sentiero per la capanna della strega è asciutto, anche se alla porta i gradini di notte sono ghiacciati. La neve copre i boschi sui monti, si sente il fruscio del ruscello che scende. Di giorno c’è un sole tiepido, in questa piacevole fine di giugno. I raggi del sole rimpiangono il riflesso dell’anatra sul ghiaccio sottile. L’orso bianco si è affacciato al margine della radura, le anatre nello stagno sono irrequiete, sembra che avvertano l’ arrivo di Phoebe.

– Posso entrare, signora strega?

– Entra, la porta è aperta – disse la Strega Maestra, rigirando il mestolo di legno nell’intruglio viscoso e disgustoso, che ribolliva nel pentolone nero sul fuoco.

­ L’attenzione della strega era tutta per il suo intruglio, qualcosa non andava, forse non ci aveva messo abbastanza carne di somaro. Non si girò nemmeno a guardare chi entrava. Sarà la solita scema, che vuole un filtro per far innamorare il garzone del macellaio, pensò la strega infastidita.

– Chi sei? Cosa vuoi? Non vedi che sono occupata, vattene, torna domani.

– Sono Phoebe, signora strega, voglio imparare i sortilegi, i filtri magici e tutti gli altri trucchi. Prendimi con te, questa estate voglio diventare una strega.

La strega fece un sospiro, si girò a guardare Phoebe e scoppiò un una risata che fece gelare il gatto.

­– Tu vorresti diventare una strega? Con quella faccina d’angelo e quella vocetta latte e miele? E come pensi di diventare orribile e malvagia come me?

­– Sarò la tua assistente, obbedirò ai tuoi ordini, voglio diventare brutta e cattiva come te.

E’ solo una stupida ragazzetta capricciosa e sognatrice,  pensò la strega, il villaggio è pieno di queste sventatelle buone a nulla, una vuole fare l’attrice, un’altra la cantante oppure la ballerina, questa Phoebe mi sembra la più stupida di tutte, me ne devo liberare alla svelta, non starò a perdere tempo con questa sgualdrinella cuore dolce.

­– Ebbene, Phoebe, ti metto alla prova. Prendi quel pentolino e riportalo pieno di formiche da fare arrosto, il formicaio è sotto l’albero bruciato là fuori.

­ – Formichine, signora? Non mi pare proprio un lavoro da strega.

Ma la strega aveva ripreso a girare il mestolo nell’intruglio e non le prestava attenzione.

Sconcertata e delusa, Phoebe andò all’albero bruciato, tra le radici scoperte vide il buco di un grande formicaio, in un continuo e agitato movimento. Phoebe mise un dito a terra e una formichina rossa e nera ci salì sopra.

– Che ci sei venuta a fare qui ragazza? Non vedi che stiamo lavorando? Scaviamo gallerie per riempirle di provviste prima che arrivi di nuovo l’autunno.

– Sono venuta a riempire questo pentolino con formiche da fare arrosto per la strega.

Come un esercito in file ordinate, le formichine si precipitarono nel buco, ultima si tuffò dentro la formichina sul dito di Phoebe e subito dopo dal buco spuntò la testa minacciosa di un formicone rosso.

Phoebe gettò a terra il pentolino e lo prese a calci fino alla porta della strega.

– Mi dispiace, signora strega, le formiche se ne sono andate altrove. Cosa posso fare d’altro per servirvi? Datemi una seconda occasione.

La strega era fortemente tentata di gettare Phoebe nel pentolone nero, ma non voleva rovinare l’intruglio preparato con tanta cura e attenzione. Decise di prenderla alla larga con diplomazia.

– Ma perché proprio una strega, Phoebe, non preferiresti piuttosto diventare una principessa?

Phoebe prese una espressione contrariata.

– Una di quelle smorfiose che devono studiare il francese, dipingere fiori e prendere il thè per spettegolare come galline?

– La mattina potresti startene a letto fino a mezzogiorno, la cameriera ti porta pasticcini e cioccolata calda, col sole che ti entra dalla finestra.

– E poi dovrei stare un’ora a farmi vestire e andare a ricevere gli omaggi dei villici, polli, uova fresche e insalatina. Non se ne parla.

La strega fu tentata di rompere la padella rovente sulla testa di Phoebe, ma fece un sospiro rassegnato.

– E sia, ti darò un’altra possibilità. In questa padella ho messo a friggere serpentelli velenosi, quando sono ben rosolati e mettili sotto aceto in questo vaso di vetro. Io vado fuori a prendere uova marce abbandonate in un nido e erbette dannose, per una frittatina che mi è stata ordinata.

Uscita la strega, Phoebe si guarda intorno alla ricerca di libri con le parole magiche e le formule, di bacchette magiche e altri oggetti utili. Uno specchio rotto attrae la sua attenzione, ma quello che vede riflesso non la soddisfa: è la sua faccia d’angelo. Phoebe non è una di quelle ragazze che rinunciano alla prima difficoltà, lei vuole diventare brutta come una vera strega. Si schiaccia il naso, si tira le orecchie, si arruffa i capelli, fa smorfie e boccacce. Niente. Nello specchio vede sempre una bellissima ragazza.

Ma da dove viene questo fumo pestifero, che la fa tossire?

La padella! I serpentelli bruciano, la strega non le darà un’altra possibilità.

 

E adesso?

  • Phoebe non sa cosa fare e girella per il bosco?. (71%)
    71
  • Phoebe rinuncia a fare la strega? (29%)
    29
  • La Strega Maestra darà un'altra possibilità a Phoebe? (0%)
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