Mario

Dove eravamo rimasti?

Cosa accadrà ora? Finale a sorpresa ( qualunque cosa scegliate vi metterò comunque il finale a sopresa) (80%)

Il drago

Cinque persone stavano salendo di corsa le scale a chiocciola della “Torre degli uccelli”, chiudendo dietro di loro ogni possibile porta o spostando ogni cosa che potesse creare intralcio al passaggio. Il nido di condor che stava al quinto piano si apriva subito dopo una piccola porticina alta poco più di un metro, il gruppo dovette chinarsi e passare in fila indiana per poter attraversare il passaggio. Il nido era grande circa una cinquanta metri quadrati ed era a forma di cupola aperta sul soffitto, ricoperto sul pavimento da pagliericcio, le pareti del nido erano costituite da una gabbia d’acciaio e da un muro di cemento armato che costeggiava il perimetro della gabbia e si alzava fino all’altezza di circa cinquanta centimetri da terra. La gabbia era rimasta aperta in cima come un cancello verticale con le ante aperte e la forma della gabbia che oramai poteva pure definirsi semi cupola. I cinque entrarono, e il silenzio era tombale, si sentivano solo i loro fiati ansimare per via delle scale fatte di corsa, e il sottofondo delle scarpe che calpestavano il pagliericcio per terra. Nel nido non c’erano piccoli di condor, per cui poteva anche succedere che gli uccelli non tornassero costruire un nido da un’altra parte e non tornare mai più. Data la struttura della gabbia era possibile riuscire a vedere all’esterno di essa che la gente ammassata era riuscita ad uscire e i trambusti al parco stavano finendo così come finisce un pranzo domenicale. I cinque giravano intorno alla gabbia senza dire una parola. Poldo stava in un cantuccio di paia e tremava come una foglia, Sara e Mara stavano nell’ angolo opposto della gabbia a sparlare dei maschi come Poldo che appaiono sempre così virili, ma che poi in fin dei conti virili non lo sono nemmeno così tanto, mentre il signor Baffoni guardava al cielo e diceva cose contro il cosmo, l’universo intero, come a dire “Dio, brutto figlio d’un can malato! Perchè son finito qui!?” come se a Dio potesse interessare la condizione esistenziale del signor Baffoni e la sua geo localizzazione in quel momento. Questi aveva chiamato i soccorsi che non potevano intervenire via aerea poiché c’erano stati dei nuovi tagli alla struttura pubblica della polizia che aveva voluto che i poliziotti fossero armati come gli spartani di 300, in mutande e scudo oplitico, per far piacere al movimento dei mafiosi omosessuali. Mario aveva capito che se non avesse risolto la situazione sarebbero potuti restare lì per molto, così date le sue doti atletiche iniziò ad arrampicarsi sulle barre della gabbia, fino ad arrivare all’apertura della cupola, e riuscì anche ad issarsi sopra le barre, per cui stava in cima alla semi cupola. Restò lì a fissare un orizzonte azzurrino e indefinito, pieno della fumigazione industriale del paese, e guardano fisso l’azimut non vide che iniziavano a spuntargli squame arancioni su tutto il corpo, i piedi di trasformarono in artigli distruggendo le scarpe, le braccia divennero zampe squamose, e sul volto che si stava trasformando nel muso di un T rex stavano spuntando delle corna, e in preda a questa metamorfosi degna di Kafka, rotolò giù dalla cupola, e stava precipitando nel vuoto quando un paio d’ali spuntarono dalle sue scapole e come un aliante gettato nel vuoto, riportarono sulla semi cupola l’uomo tramutato. Mario era diventato un bellissimo drago arancione con ali enormi, e superava con la coda l’intera lunghezza della gabbia. L’animale prese la rincorsa e si butto giù dal quinto piano della torre degli uccelli, i quali si guardavano bene dell’avvicinarsi a quello strano animale. Mario si librò nell’aria così come è capace di librarsi nell’aria una bestia enorme e magnifica, che spicca di arancione sul cielo azzurro come la speranza in un giorno orribile che sembra non finire mai, Mario era semplicemente magnifico in tutto il suo essere, superando il parco volava sopra le migliaia di persone incredule che vivevano stipate nelle cellette di città, Mario volava alto cercando di schivare dalla sua traiettoria aerei, charter e zainetti volanti sponsorizzati da D-Max. Nessuno notò Mario perché la gente stava a casa a guardare le serie tv: c’erano i criminali che compivano crimini di fronte a reporter inerti e compiaciuti, c’erano persone che si sfidavano ad infilare sonde anali nei bradipi, e gente che restava a casa obesa, eccitata e diventava cardiopatica a forza di guardare in tv i tizi che infilavano sonde anali in culo ai bradipi. Solo i mafiosi erano rimasti in strada, ma nessuno guardava più in cielo, dall’alto dei palazzoni i mafiosi guardavano in strada per vedere se arrivava la polizia. Mario tornò indietro a raccogliere gli altri sopravvissuti e a gruppi di due li accompagnò a casa. E fu proprio a questo punto che iniziarono i problemi seri, ma ve ne parlerò nella prossima stagione.

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119 Commenti

  • Mario è un ragazzo assai sfortunato. In questo libro si narra della storia di una persona che avendo avuto una sbronza dopo essere stato ad una festa di compleanno come musicista, fa delle disavventure atroci. Ha voglia di frequentare l’università di giurisprudenza, ma si trova in uno zoo. Allegoria per descrivere la situazione in carcere.

  • Un finale decisamente lisergico!
    Dove sono gli arcobaleni e gli occhioni dilatati?
    Ah ah, ti immagino come una persona che senza bisogno di orpelli ridicoli come i google glass vede di suo una ‘realtà aumentata’, ogni volta arricchendo personaggi e situazioni con incontenibile immaginazione. Curioso di leggerti capitolo dopo capitolo, sono sicuro che non deluderai.
    A presto!

    • Oddio grazie =) . No non faccio uso di acidi o altro, siono così al naturale per fortuna o portoppo. Andiamo Giuda, mio fedele unicorno, per andare a prendere un caffé in cucina e poi dirigerci ad Avalon attraverso un veliero a forma di piovra gigante =)

  • Ah ah, che casino!
    Posso essere onesta? Non ti conosco molto ma penso di sì: questo capitolo mi ha dato l’impressione di essere stato ‘espulso’ più per ‘liberarti’ che per dare al racconto un finale degno. Forse non vedi l’ora di affrontare una nuova sfida. O forse mi sbaglio completamente e volevi semplicemente sorprendere tutti: con te non ho ancora capito dove finisce il ‘calcolo’, l’esperimento e dove inizia lo sticazzismo del tipo ‘ma chi se ne frega, adesso scrivo a ruota libera e vediamo dove mi porta’.
    Trovo il tuo modo di scrivere molto interessante, e non credo che sia la prima volta che lo scrivo, però ho un po’ di amaro in bocca per un finale che lascia un po’ a desiderare dal punto di vista stilistico (es. ‘circa’ evitabili, punteggiatura un po’ ondivaga, refusini antipatici) e mi pare un po’ confusionario.
    Onestamente penso che questo racconto abbia risentito molto della lunga interruzione tra prima e seconda parte, per cui sono veramente curiosa di scoprire che impostazione deciderai di dare al prossimo.
    E complimenti, comunque, perché del tuo racconto mi rimangono immagini vivide e piacevoli e questo non è affatto scontato.
    Ciao ciao a presto

    • Si esatto. Il seguito mi preme molto perchè in fondo è su quello che si basa la storia di Mario, e il tuo commento mi ha definitivamente convinto a non rimandare a dopo l’estate la scrittura dello stesso. quindi si, hai ragione tu: non vedevo l’ora di poter liberarmi per vedere se alla gente Mario piace davvero. Ma ora non ho più dubbi: metterò a scrivere. Un’ultima cosa: ma qualcuno sà come è possibile avere un’immagine di copertina per i racconti?

    • la semicupola è immaginata sulla torre con un pavimento di cemento armato ricoperto da fieno o paglia , barriere di cemento armato alte 50 centimetri. Quello che è difficile da spiegare è che la gabbia è una cupola che ha l’apertura sulla sommità tipo bocca, spalancata perchè i cancelli sono aoperti. Avrei potuto occupare una pagina intera con quetsa descrizione, scusa per non aver reso abbastanza

  • Le parole sembrano uscire da una tastiera martellata da dita impazienti, e irrompono nello schermo quasi con un “non so che” di frettolosa strafottenza.
    Finale veloce, vorticoso, quasi liberatorio. Bella, l’immagine del Drago (sicuramente più ottimista e solare dello scarafaggio Kafkiano).
    “Nessuno guardava più in cielo”… that’s the problem!
    ciao
    🙂

    • yeah bro ( or sis) the sky it’s really a big problem , everytime. Si io ho un problema quando scrivo devo essere tranquillo, e stavo scrivendo mentre stava giocando l’Italia e io odio la gente che urla mentre guarda la partita e questo nervosismo ne è il risultato =(

  • Io scelgo finale a sorpresa, pazienza se non vince.
    Ciao
    Ho l’impressione che più che il finale, la sorpresa ci sia in ogni capitolo: mi sembra che tu usi questi 5000 caratteri per sperimentare ogni volta qualcosa di diverso, modificando ampiamente lo stile oltre che il tenore del racconto. Molto interessante.
    Ciao Ciao
    P.S.: Gli elefanti sbronzi di Fernet e le gazzelle che inseguono i leoni sono un piscio!

    • Ciao
      the Incipit è una piattaforma fatta anche per cambiare le storie, e io personalmente ho deciso di aggiungere un evento non previsto nelle narrazione in relazione al tuo commento e quello di amomarta dell’altra volta. Spero solo di non essere risultato troppo prolisso nella narrazione,a anche se scrivere questo pezzo mi ha divertito tantissimo.
      Ps. tranquilla per il finale tanto, come già scritto nelle opzioni comunque vada ci sarà COMUNQUE il finale a sorpresa.

  • Ciao,
    vorrei un finale a sorpresa perchè le altre due opzioni proposte non mi sembrano fattibili per un solo episodio.
    Quest’avventura allo zoo è stata molto visiva e divertente. Mi ha ricordato una scena di Jurassic park, in cui senza rendersene conto nella fuga finiscono in una gigantesca voliera. Ho trovato l’idea che fossero finiti in una voliera davvero geniale.
    Posso dirti che io sono un’amante dei centri per la salvaguardia delle specie protette – che qualcuno ancora chiama zoo – e per fare un commento davvero scemo ti dico che le sezioni non sono mai miste – come tu le hai raccontate – i felini sono da una parte, gli anfibi dall’altra e così via. Nessun predatore è messo di fronte a una possibile preda proprio per evitare che gli animali si agitino e si provochino a vicenda… ahahahah, ma lo so che questo è un racconto e che puoi ficcarli dove ti pare… era solo per raccontartelo. 😉 bravo come sempre. Scrittura davvero convincente.

    • Non posso dire ciò che penso di questo commento, ma se quello che tu scrivi è quello che pensano anche gli altri, allora mi do all’ippica. Ti chiedo un cionsiglio: ma si capisce tanto che è un sogno?
      Ma non ti senti rapito da questo mondo onirico?

          • A mio parere, non è esattamente una storia… Hai iniziato con un filo logico, ma poi hai inserito delle digressioni che probabilmente avevi in testa e che sono senza dubbio divertenti, ma che non c’entrano con la prosecuzione del racconto. Questo non significa che non vadano messe, ma che dovresti dargli forse una più adeguata collocazione e misura. Ma io sono molto razionale e questo è solo un commento di un qualsiasi passante…faccina

            • fiuuuuuuu. Guarda io la storia la sò ma mi piace seguire quello che il lettore ha da dire, tanto non ho fretta e una pagina in più o in meno non mi cambia nulla. comunque si devo dire di essere rimasto impampinato molto nell’adolescenza dal momento che la storia di mario era più una storia fatta per un mario adulto e non piccino in cerca di avventure. Comunque questa cosa è stata molto divertente e non vedo l’ora di scrivere una seconda serie in cui spingere avanti la storia. Credo che tu abbia ragione, nelle prosssima serie dovrò dare un pò meno peso alla votazione spingere molto oltre la storia.

  • Mi ha colpito molto questa frase nel finale: “E tutti avevano la loro gabbia e nessuno era felice, ma questo è ciò che succede quando si viene sopraffatti dall’opinione degli altri.E Mario smise di sognare..”
    Particolare il modo in cui l’hai inserita, subito dopo la fantasia della “Torre”.
    Ho votato per “Mario finisce l’università.”

  • Ciao,

    Ammetto che mi eri proprio sfuggito, sin qui. Il tuo commento alla mia storia mi ha dato modo di leggerti. Beh, servono anche a questo, no? Hai uno stile veramente particolare, molto interessante. Sembra di andare sulle montagne russe, alterni episodi drammatici a scene esilaranti, senza soluzione di continuità. Il tuo protagonista appare spesso nella veste di testimone, non dico passivo ma quasi ‘indifferente’ e forse è proprio questo il ruolo che gli vuoi dare: un testimone della propria vita. Scusa, cerco sempre di razionalizzare quello che leggo e divento noioso, ma è perché mi hai colpito.
    Mario avrà altre avventure per strada.
    A presto

  • “Affabulatore”, questa parola mi è venuta in mente pensando a come scrivi: trasuda il piacere che provi nel raccontare, anche a prescindere da ‘cosa’ si racconta, il suono delle parole, la sinfonia delle frasi è in qualche caso un movente sufficiente a continuare. Piazzi perle esilaranti qua e là, quella dei professori onanisti è forse inferiore solo al boss-trans. Ho votato che finisce l’università e qualcosa mi fa pensare che ti piacerebbe scrivere molto di più sul mondo accademico.
    Ciao ciao

  • Ciao Luca. Ci ho messo un po’ a leggerti tutto, solo perché il mood della storia è davvero opposto al mio. Ho apprezzato le pennellate precise e le espressioni mirate. Voto (mi sa solo io) che torna a una vita tranquilla perché sono sempre per il lieto fine… anche se forse sarebbe decisamente in controtendenza col senso della storia. A presto.

  • Proviamo con Heidelberg, opzione davvero curiosa.
    Mi è piaciuto molto questo episodio… mi piace il modo fugace, critico in cui descrivi emozioni e mostri scene che chiunque al tuo posto racconterebbe con più enfasi e con millemilla righe di dettagli e invece tu me lo fai arrivare al cuore senza starci troppo a girare intorno, bravissimo.
    Però la scena delle sedie non l’ho visualizzata: mette due sedie a poca distanza e il Gorilla le rompe? oddio sono rinco ma non ho capito….

    • Grazie per il commento =) davvero gentilissima. Questa è una scena scopiazzata da un film in cui si vede che per rompere il braccio ad uno glielo mettono tra due sedie, intendendo appoggiano il braccio dalla parte del gomito su un sedile e la mano su un’altro, per questo le sedie sono poste ad una distanza tot. in base alla lunghezza dell’arto, e poi si spinge sul gomito o sul ginocchio, con una forza perpendicolare, e con sotto il vuoto, e l’arto si rompe di sicuro

  • Va ad insegnare ad Heidelberg.
    Ciao,
    Beh, se volevi rendere l’idea di uno fatto a bestia, in un certo senso ci sei riuscito, per quello che racconti e per come lo racconti: frasi lunghe, inframmezzate da virgole di cui qualche volta mi sfugge la funzione, narrazione ondivaga, Qualche punto incomprensibile, ad esempio, se si spara mezza fiala di morfina e ruba due fiale, com’è che ci tira avanti 9 giorni?
    Perplessa
    Ciao Ciao

    • Si lo sò, soll’ordine del testo è difficile rendere queste cose anche perchè io ho molti amici che sono finiti in quel mondo, e le loro storie durano notti intere, renderle comprensibili in 5000 caratteri è un’impresa. Per il conto dei giorni è facile Se ti fai la prima volta la botta dura molto più di un giorno, e se ti fai mezza fiala di morfina stai fuori 48 ore x 4 , perchè sono due fiale che si fa a metà, fanno 8 giorni. In mezzo ci sono i tempi materiali dettati dal fatto che i tossici in genere cazzeggiano un pò tra una dose e l’altra dal momento in cui l’astinenza insorge intorno alle 72 ore senza droga, e le ore di cazzeggio in 8 giorni diventano 24 ( solo 3 ore al giorno di cazzeggio poverini =( ) Da questo scaturisce il conto, però ripeto è una cosa che avrei dovuto spiegare meglio ma non avevo spazio materiale per farlo, perchè se su queste cose non ci passi è difficile capirle.

  • La depressione è solo un momento passeggero. Dopo l’alcol e le allucinazioni non vorrei vedere quelle per droga, mentre per l’amore non sono portata.
    Ho letto tutto insieme (facendo un po’ di fatica per via della mancanza di stacco tra un paragrafo e l’altro. Cerchi una scrittura alla Joyce o semplicemente non ti piace andare a capo?) e devo metabolizzare questo fiume di parole.
    Forse paradossalmente, ho apprezzato i primi due capitoli (dove almeno qualche a capo c’era) e quest’ultimo più degli altri. Il terzo e il quarto erano troppo particolari per i miei gusti – che però ovviamente sono solo miei – ma ho potuto apprezzare ugualmente il tuo modo singolare di raccontare. Mi è piaciuto il 5, con Don Scanizzcuol, e questo sesto, con l’insegnante e la descrizione dell’università.

    P.S. Sono una precisina fissata con la correzione di bozze: qua e là ci sono errori di punteggiatura. Punti mancanti, virgolette staccate dal testo, spazi mancanti dopo le virgole. E continuo a sostenere che andare a capo ogni tanto non faccia male né a te né tantomeno al tuo testo, che diventerebbe più leggibile proprio dal punto di vista formale.
    P.P.S. Ho risposto al tuo commento sulla mia storia, mi scuso di nuovo per la parziale incomprensione e sono davvero avida di consigli su come migliorare. Spero cambierai idea e tornerai a commentare e ad aiutare.

  • La depressione è un momento passeggero, perché voglio interpretare ‘hai comunque perso 20 anni eccetera’ come un desiderio positivo di vivere, piuttosto che come vedere comunque il bicchiere mezzo vuoto.
    Ciao Luca,
    Ho letto tutto solo adesso, rendendomi conto che questo racconto è stato iniziato addirittura due anni fa. Ho notato un’incredibile frattura di stile tra i primi tre capitoli e gli ultimi, anche se non so quando sono stati scritti (a parte l’ultimo). Il tuo stile è andato modificandosi, prendendo una direzione che a me piace molto. O forse più semplicemente hai deciso di scrivere diversamente, o forse sono io che noto differenze che non ci sono,, ahah. Il capitolo sul boss mi ha steso. Ti seguo, anche perché non ho capito bene dove vuoi andare a parare.
    Ciao ciao!

    • Grazie, sei stata gentilissima. Eh si ho iniziato questa storia due anni fa, poi ho perso tutti i miei scritti e non ho più scritto. Dal momento che vivo in giro per il mondo non ho il tempo di ricopiarli, per cui li stò scrivendo andando a memoria, come si faceva una volta. Il senso della storia non c’è, è semplicemente anagrafico, cioè dalla nascita alla morte. Ciao =)

    • Grazie sei molto gentile. In reltà ho perso tutto quello che avevo scritto due anni fa e stò andando a memoria per poter riuscire a riportare le mie storie a galla. Per cui devo dire che stò barando, io queste storie le ho scritte e riscritte, e adesso le stò ritrovando. =)

  • Mi piace moltissimo la tua “storia”, hai uno stile che si adatta con risvolti interessanti allo smarrimento di Mario. Ho letto i commenti, penso di poterti capire quando parli dell’interattività di incipit, io stessa sono nuova e ci ho messo del tempo per accettarlo, mi viene ancora difficile dover restringermi a 5000 parole per episodio, porre domande ai lettori (le domande giuste), ma continuo a essere qui ne ho capito i punti di forza, mi sta dando modo di riflettere su quello che creo e su come lo faccio.
    Non penso che uno scrittore possa uccidersi con ancora qualcosa da dire, e sento che questo scrittore freme ancora dal misurarsi col mondo che sa creare con le sue parole. Inoltre, penso che Mario sia uscito fortemente mutato dall'”incidente”, dunque mi piacerebbe un Mario cresciuto, un Mario altrove, anche a distanza di un po’ di tempo, un Mario che sappia molto di più su se stesso.
    Sono curiosa di sapere cosa accade, a presto

  • Altre avventure per Mario… anche se dal commento che hai lasciato qui sotto penso tu abbia fretta di chiudere e preferiresti il suicidio dello scrittore 😉
    Hai uno stile particolare che ben si addice al tipo di storia che stai tentando di creare intorno a Mario, l’hai descritto in modo chiaro e preciso. È meno chiaro cosa voglia dalla vita, ma ha solo sedici anni pertanto che non abbia ancora le idee chiare è comprensibile; come è comprensibile il bisogno di non sentirsi continuamente uno sfigato che lo spinge verso la più classica delle bravate: una sbornia. L’aggressione non era certo prevedibile, ma ha fatto una cosa sensata: chiamare il 118.
    Alla prossima.

  • Chiedo scusa per il ritardo di due anni. Non ho preso bene la storia dell’interattività di questp sito, non l’ho presa bene affatto e in parte ho raccontato di questo nel pezzo. C’ho messo due anni per accettare questa cosa. Sono qui per chiudere il racconto.

    • Come scoprire che il proprio egocentrismo esonda anche nell’ambito della scrittura, e vuole occupare il palcpscenico al fianco di un personaggio così sfortunato. Si, se dovessi scrivere una storia con me e Mario, dovrei per forza fare la parte del bullo ipocrita…

  • Molto originale il modo in cui porti avanti una storia che storia non è, ma piuttosto è una serie di emozioni, di astrazioni, di visioni e non so ancora cos’altro. Lascerei vivere a Mario le sue avventure per vedere dove ci porti.

  • Dopo una serie di disavventure (sarà ubriaco adesso, o comunque incapace di agire in modo normale), incontra una persona gentile.
    L’episodio, come il primo, è molto carino e ben dettagliato, senza contare che queste storie contingenti la società attuale mi piace che siano scritte da un ragazzo giovane come te.

  • Voto per lo scherzo degli amici!
    Mi hai fatto pensare a quando partecipavo a feste simili… e davvero, le sensazioni erano proprio le stesse!!! Fortuna che adesso, alla mia veneranda età, non mi sento più obbligata a partecipare a serate simili ahahah!
    Comunque ho conosciuto un bel po’ di batteristi in vita mia, tutta gente interessante… molto più dei vocalist!
    Bell’incipit, affatto banale! 😉

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