Stanza d’Hotel

Dove eravamo rimasti?

Il dubbio si insinua in Palmieri, cosa accadrà nell'ultimo capitolo? Ci sarà una confessione da parte del colpevole (100%)

Un regalo via posta

Palmieri si chiuse la porta della stanza alle spalle e scese le scale, il sudore gli colava lungo la fronte e si intrappolava tra le sopracciglia cespugliose. Dal taschino della camicia prese il fazzoletto di cotone e si asciugò. 

Quel caso metteva alla prova la sua pazienza, si sentiva svogliato e privo di del senso di dovere che lo aveva sempre accompagnato in tutta la sua carriera. Quella ragazza non aveva che un padre malato, era praticamente sola al mondo, era diventata l’amante di un uomo sposato e viveva in un hotel. Dio solo sapeva il perché.

In realtà anche Palmieri lo sapeva: il direttore gli aveva detto che Angela non aveva un soldo bucato, se non per delle sciocchezze. E l’Hotel era così malandato e vuoto che il direttore aveva accettato di offrirle una camera gratuitamente se l’avesse pulita e sistemata lei stessa. A quel punto l’uomo aveva abbassato lo sguardo e chiuso il registro delle prenotazioni: probabilmente le erano stati richiesti servizi di altro genere, ma Palmieri stava indagando per un omicidio, quindi il reato di prostituzione poteva aspettare. 

«Lascerò due agenti nel caso si verifichino altre cose spiacevoli, e se c’è qualcosa di urgente non esitate a chiamarmi».

Il direttore annuì.

Planerei tornò ad asciugarsi la fronte e nel girarsi urtò contro un ragazzetto dai capelli rossi e scompigliati, «Mi scusi»

«No, scusi lei!» rispose, sistemandosi la visiera del cappellino delle poste.

Con un passo saltellato il ragazzo si avvicinò al bancone e vi appoggiò sopra un piccolo pacchetto. «Buongiorno, cerco il Signor Marvin Faggi».

Palmieri aveva appena varcato la soglia d’ingresso, quando venne richiamato all’interno dello stabile da quel nome: «Non apra niente, direttore». Questo è compito mio, pensò.

Palmieri tirò fuori il distintivo e lo mostrò al postino, «Angela Ricco è deceduta e stiamo indagando sul suo possibile omicidio, forse commesso proprio dal Signor Faggi. Segni pure che a ritirare il pacchetto è stato il direttore dell’albergo».

«D’accordo…». Spaesato, il ragazzo tirò fuori la penna, «Una firma qui, grazie», e se uscì, continuando a rigirarsi ogni due passi.

Palmieri si rigirò il pacchetto tra le mani, come fosse fatto di vetro. Finalmente si decise ad aprilo. La carta gialla e plastificata poneva resistenza, ma Palmieri riuscì a strapparne una parte e prelevare un boccetta di profumo accompagnato da una busta.

«È una lettera».

Caro Marvin,

ti scrivo dalla 21b, una stanza piccola e angusta che a quanto pare tua moglie si è spesso divertita a occupare. Sei sposato. E lei è davvero carina, non mi somiglia per niente, però!

Su una rivista ho letto che gli uomini tendono a cercare un’amante simile alla moglie, ma con delle migliorie: tipo vent’anni in meno, un seno più prosperoso, un carattere più gioviale…

Tu ne cercavi una così diversa?

Comunque lei non sa che mi ha scelta, o che ti sono capitata, e la cosa gioca a mio vantaggio.

Sai Marvin, la mia vita è abbastanza vuota, ma quando ti ho conosciuto ho sperato di poterla vivere, finalmente! E per un po’ è stato così. 

Grazie a te ho accantonato l’idea del suicidio, ma dopo aver conosciuto tua moglie mi è parsa più sensata quella dell’omicidio.

Sappilo, Marvin: io sono morta per mano mia, ma i mandanti siete voi due, i coniugi Faggi. 

Non so esattamente cosa ti stia succedendo ora, ma spero tu te la sia vista brutta. Io non troppo, mi ero già avvelenata in passato e i dottor erano arrivati in tempo. Strano, questa volta, provo emozioni contrastanti: spero mi trovino perché potrei vedere la faccia di tua moglie, messa sotto accusa, ma soprattutto non voglio, perché altrimenti a) dovrei punirvi da viva e non ne sono capace e b) è terribilmente doloroso risvegliarsi.

Qualunque cosa stia succedendo, il vostro matrimonio è rovinato e voi due vi accanirete l’uno sull’altra. Cosa si prova a unire due vite che si faceva di tutto per tenere separate?

Questo credo non lo scoprirò mai.

Con affetto, 

Angela.

P.S.: se non ricordo male, quel profumo piace molto a tua moglie. Un regalo, a volte, vale più di mille parole.

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