Dove eravamo rimasti?
Toccata e fuga.
“Avanti!”, gridò Testuggine dallo studio. Il suo respiro risuonava affannoso come quello di un grosso animale. Un disco strideva nell’aria con la sua melodia, creando un’atmosfera di soggezione e tedio nella luminosa stanza. Gép entrò quasi correndo: avanzando, mostrò la foto a Testuggine, il quale, con grande sorpresa dell’investigatore, rise alla vista della sua immagine. “Perché diavolo ridi, vecchio?”. Testuggine sapeva che la sua ora era giunta.
Chi é legato per dinastia ad un manufatto magico stringe un patto con un’entità invisibile, la quale cela il suo potere fino a quando le piace e lo ritiene utile. Gianfilippo aveva trovato il modo di tornare a vivere, anche se non più nel suo corpo, e la sua gracile mente era rinata dal contatto coll’esperienza mortifera. Stava uccidendo ad uno ad uno tutti coloro che più stavano a cuore al boss e aveva scelto Damiano, di carattere debole, per colpire anche Gép. Quel che non sapete è che in realtà questi è il nipote prossimo di Testuggine, ripudiato dalla famiglia per scelta paterna, e considerato un reietto, sacrificabile quanto irrilevante. In realtà, Gianfilippo presumeva di colpire il boss creando panico e disagio internamente, visto che questi è immune al potere del manufatto e non lo si può usare contro di lui.
“Non importa, mio caro”, disse Testuggine rinfoderando la pistola “quel che conta è che sia arrivato tu e non qualcun altro.”
“Chi altro aspettavi?”
“Seguimi”, fece il boss sorridendo. Era come se tutto questo lo divertisse. Invitò Gèp a salire in macchina, con la promessa di rivelargli tutto, finalmente. Il nostro investigatore preferito non aveva idea della destinazione.
Così sono andate le cose pochi minuti fa. Non sappiamo come abbia fatto Gianfilippo a tornare, nè quali fossero i veri pensieri di Testuggine, il quale rimane per noi tutti un mistero.
“Tutto questo ti confonde Geppy? Non hai proprio idea da che parte stare, vero?”. Testuggine era inamovibile. Damiano parlava a spalle basse e braccia tese. Gèp mirava, muovendosi sul posto e inumidendosi continuamente le labbra.
“Voglio delle risposte, maledizione! Chi sei tu davvero? Cosa c’entrate con la morte della sig.ra Marini? Che diavolo ci faccio qui davvero?”
Damiano ostentò ancora una volta quel sorriso tutto nuovo. Probabilmente ci avrebbe chiarificato tutto se solo Testuggine non avesse fatto quel movimento impaziente, uno dei pochi nella sua lunga vita.
Damiano mollò il primo sparo, ferendo il boss sulla spalla; nel tentativo di freddarlo con un colpo all’addome, abbassò la guardia su Gèp che, appena resosi conto della situazione, rotolò per terra facendo volare alcuni colpi. Altri vennero sparati da Testuggine a destra e a manca. Damiano, ferito alla gamba, zoppicò fino alla colonna, aspettando il momento propizio per colpire. In tutto questo trambusto, noi ci siamo riparati dietro una panca e non abbiamo aperto gli occhi fino a quando non abbiamo sentito più alcuno sparo. Alla fine, gli unici sopravvissuti erano Gèp e Damiano: il primo si premeva col cappello l’addome, a causa del sangunamento vivo e copioso; l’altro non mostrava grosse ferite ad occhio nudo, nonostante fosse in evidente agonia.
Qualcuno una volta ci ha detto che il nostro destino ce lo scegliamo noi. Mentre guardiamo questa scena, non possiamo che pensare che non siamo di fronte ad un’eccezione. Lo spirito della mosca, con la morte di Testuggine (disteso per terra e disumano persino nella morte) abbandonò il corpo di Damiano: il motivo della sua permanenza era cessato, così come la terribile maledizione del manuale. Gèp continuava a perdere sangue: la vista gli si appannò sulla sfocata immagine di Damiano in corsa verso di lui, gridando aiuto. Aiuto furono le ultime parole che udì. Mentre si spegneva, probabilmente ripeteva a se stesso come aveva fatto a cacciarsi in questa situazione. Noi crediamo sia terribile, morire senza avere nemmeno la consapevolezza della causa.
Nell’androne dell’Accademia trasudava un odore bronzeo misto alla cera bruciata; c’erano tre persone qui, senza contare noi e Gianfilippo, pochi minuti fa. Ma oramai è giunta la mezzanotte e noi non possiamo più raccontare niente, perchè siamo richiamati altrove. Ci allontaniamo, guardando dall’alto una scena che avevamo già visto, ma che ora ci è familiare.
Se volete sapere com’è finita con la Famiglia, con il caso della sig.ra Marini e con il manuale fareste meglio a rileggervi tutto ed iniziare a fantasticare. Con questo breve resoconto abbiamo solo iniziato a grattare la superficie. E non venite a Castello a cercare indizi, a fare domande o, peggio ancora, a cercare noi. Siamo stati spettatori di eventi tutta una vita, così tanto che non sappiamo più dove finiamo noi e dove iniziano le nostre storie. Se pesate le nostre anime, non serbano che qualche caduco ricordo del passato e qualche buona idea per il futuro. Per il resto sono leggerissime. Leggere come una mosca.
Btzzz.
FINE
OGNI RIFERIMENTO A FATTI O PERSONE REALMENTE ESISTENTI E’ PURAMENTE CASUALE.
30/03/2016 at 22:52
Recuperato. Pieno di spunti, c’è un sacco di roba, ce n’è per un romanzo. E c’è anche la velocita, uno stile dinamico e poliedrico direi. Sei un fiume di idee.
Damiano spara per primo. Vai.
31/03/2016 at 16:24
Troppi spunti e poco spazio 😛 ma grazie ugualmente . Chissà che questo racconto non possa essere una sorta di “pilota” per qualcosa di futuro.
Ultimo episodio, questo, a mio parere, drammatico ma troppo sbrigativo.
25/03/2016 at 09:52
Damiano spara per primo… e che il destino si compia!
Effettivamente era una storia che forse meritava più di dieci capitoli, perché sembra davvero ricca di avvenimenti e sottotrame. Purtroppo a volte bisogna fare scelte stilistiche che troncano molte di esse, il limite dei caratteri è terribile.. lo so!
25/03/2016 at 12:28
Grazie sempre per la gentilezza, Serena
13/03/2016 at 20:47
Ciao gianluca,
Sono qui da poco e leggo adesso.
Vedo che gli ultimi commenti sono di più di un mese fa quindi è probabile che questa storia sia in pausa di riflessione.
Dico la mia, da umile lettore.
È interessante sia l’idea che l’ambientazione, In generale trovo intrigante l’atmosfera.
Però… Però il mio personalissimo parere è che ci sia troppa roba, e dai l’impressione che la roba che eviti di scrivere sia anche di più. Non riesco a focalizzare personaggi e situazioni, sono arrivato all’ottavo capitolo senza capire cosa sia successo esattamente. Troppe voci, troppi personaggi. Non considerarmi un presuntuoso, un rompiscatole o un attaccabrighe, se ho deciso di commentare è perché mi sembra che la storia, avrebbe del potenziale se solo pensassi anche al fatto che il lettore deve capire anche senza essere nella tua testa. Oh, poi ovviamente fai la tara del fatto che io sono un po’ tardo…. 🙂
Ah: Gep cerca Testuggine
25/03/2016 at 00:38
Grazie per il tuo commento. Hai ragione su moltissime cose. La verità è che non pianifico mai troppo la trama dei racconti su questa piattaforma, per avere più libertà – a discapito, spesso, della chiarezza.
C’è tanto che non ho modo di dire e questo interessa e confonde allo stesso tempo.
Dopo un mese ho avuto tempo e voglia di scrivere.
La settimana prossima finisco. Questo racconto è stato un bell’esperimento. Grazie ancora per l’interessamento!
01/02/2016 at 17:29
Un incontro faccia a faccia è quello che ci vuole!
01/02/2016 at 20:14
Si, ma fra chi?
18/01/2016 at 11:20
Vuole la busta! Ma cosa c’è dentro!?
20/01/2016 at 02:10
C’è qualche indizio nascosto in bella mostra. Il problema è chi è l’assassino.
11/01/2016 at 10:13
Ciao! Arrivata un pelo in ritardo, ma pur sempre qui e mi fermo di sicuro :).
Le scelte erano tutte interessanti (perché tu hai una notevole capacità di trasformismo di oggetti, personaggi e situazioni) ma ho votato per un altro omicidio. Vedremo chi sarà lo sfortunato.
Ho letto, come sai, i capitoli tutti insieme e in questo caso (non mi succede mai) ho provato un certo gusto nel farlo perché si recepisce meglio la tua capacità di raccontare. Sei davvero bravo e usi una tecnica interessante, che è quella del narratore onnisciente. Chi racconta, tu, o chi per te, sa più di quel che racconta al lettore e credo non sia facile gestire una voce narrante del genere. Io sono abituata al narratore che racconta una storia di cui non sa già la fine. Forse in questo caso la fine non la sai neanche tu, ma ci fai capire di nascondere diversi segreti su questi personaggi così particolari.
Hai davvero una scrittura interessante e la maneggi molto bene. Ti seguo, neanche a dirlo 🙂
11/01/2016 at 12:08
I tuoi non sono complimenti, mi stai praticamente incitando! Grazie grazie e ancora grazie per aver speso gratuitamente queste belle parole
11/01/2016 at 19:51
Sincere. 🙂 Come dici tu sono gratuite ( e ci mancherebbe!) quindi perché mentire? Al tuo prossimo episodio!
07/01/2016 at 13:18
A questa storia servono più scazzottate insensate. Sono molto curioso di vedere dove potrà portare: di solito le decisioni avventate portano un sacco di belle avventure.
07/01/2016 at 14:33
Ben detto 😉
16/07/2014 at 17:51
Mi sono accorto in ritardo del ritorno di questo scrittore e di questa storia… e già mi piace! Lì, esattamente dove ci eravamo lasciati, sei tornato per dirci quelle cose che sono rimaste in sospeso. Mi piace molto questa prima persona plurale, è sicuramente un modo diverso di generare il punto di vista… rinnovo i miei complimenti.
E scelgo di seguire lo sciame… per vedere dove va. E cosa fa!
16/07/2014 at 21:40
Con una partenza così, non posso che cercare di accontentarti!
12/07/2014 at 12:52
Anche io: Una giovane donna 🙂
20/06/2014 at 22:59
Una giovane donna misteriosa, magari… ^_^