Dove eravamo rimasti?
Animata Resistenza
Un bambino pesca assieme a un rinoceronte.
Tira su la lenza, il pesce si trasforma in un paesaggio brullo, dove una donna lascia cadere due robi bianchi (fazzoletti?).
Sulla fronte della donna appaiono un vecchio e una bambina che si tengono per mano.
Sul cappello del vecchio c’è un uomo alato che alza le braccia al cielo.
Nel nero della manica dell’uomo c’è un altro uomo, arrabbiato, che si apre la camicia in un gesto alla Superman.
Nel suo petto ci sono un cane e un tizio che dorme per terra.
Nel buio dell’ombra sotto il tizio c’è un uomo di spalle che prende lo sfondo nero e se lo mette a mo’ di cappotto, poi si volta e guarda in camera.
Nel suo occhio ci sono il bambino e il rinoceronte che pescano, sulla barca c’è scritto: MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE CINEMATOGRAFICA.
Questa è la sigla del festival di quest’anno, come anche dell’anno scorso. Non ho neanche provato a decodificare le varie immagini, solo mi sono chiesto chi potesse essere il tizio dai capelli lunghi che si mette il cappotto alla fine della sigla. Gli era senza dubbio riservato un posto d’onore: sia per definizione del volto, sia per il tempo dedicatogli nei trenta secondi di sigla. Sarà un regista? Fellini? O forse il protagonista di qualche film di culto? Di Fellini? (con Fellini da queste parti si va sempre sul sicuro). Ad ogni modo non feci nulla per risolvere il mistero, e dubito l’avrei mai fatto se quest’anno, a presentare il documentario Animata Resistenza, non fosse apparso l’uomo dai capelli lunghi in persona.
Simone Massi è il suo nome e il documentario trattava della sua vita e delle sue opere. Bizzarro, per un uomo che non avrà più di quarantacinque anni. Dev’essere bravo. Ci fanno vedere qualche spezzone, e in effetti è bravo: i suoi sono cartoni animati molto peculiari (anche se la formula “cartoni animati” fa pensare a qualcosa di bambinesco, qua non potremmo essere più distanti), potremmo definirli oniriche descrizioni di un mondo agreste. A mio parere noiose quanto basta, ma non prive di spunti interessanti e notevole perizia tecnica. Malauguratamente, tra uno spezzone e l’altro, il nostro Simone Massi parlava.
Forse partivo prevenuto. E’ stato un po’ uno shock scoprire che l’uomo dai capelli lunghi fosse un autoritratto dell’autore della sigla stessa (senza alcuna relazione con Fellini). Mettere il proprio volto così in pole position della sigla della mostra mi è parsa una mossa oltremodo spavalda, ed è bastato uno sguardo alle altre opere per capire che non si trattava di un’eccezione: la musa del Massi è la sua stessa faccia . Tra disegni e animazioni la ritroviamo un po’ in tutte le salse. Di per sè non c’è niente di male, il narcisismo è un esempio di amore puro e spassionato, sapessi disegnare anch’io non farei altro che autoritratti (probabilmente riprodurrei quadri famosi sovrapponendo la mia faccia su quella dei personaggi raffigurati … un piccolo sogno nel cassetto). Però, come si è detto, Simone Massi ha anche il brutto vizio di parlare.
Simone Massi è un uomo semplice. Le sue sono storie di colline, di animali, di lavoro nei campi.
Simone Massi perpetua la memoria dei padri, quei padri che hanno vissuto al freddo, tra fame, guerre e stenti (Simone Massi rabbrividisce al solo pensiero), quegli stessi padri ai quali dobbiamo tutto il nostro benessere. Quegli stessi padri che ci ostiniamo a dimenticare.
Simone Massi ha vissuto una infanzia contadina, ha visto morire tanti animali. Sapeva che la loro morte era necessaria per la famiglia, ma lui, a differenza degli adulti, provava pena per le povere bestie. Specialmente per i maiali, perché non muoiono in silenzio: loro gridono, stridono. L’uccisione del maiale non è solo un assassinio, è uno stupro. (Tirare il collo a una gallina invece è molto più umano, perché non lesivo del nostro timpano, vero Simone?)
Simone Massi ha lavorato in fabbrica. Simone Massi è dalla parte della resistenza, è lui stesso un animatore resistente. Quando va a passeggio per le colline, Simone Massi passa la mano lungo il profilo dei monti all’orizzonte, in un gesto infantile, ma compiuto con tanta genuinità da risultare autentico.
Ora, forse gliele hanno fatte dire gli autori del documentario, queste cose. Forse in fondo in fondo pure lui nel dirle si è sentito un campione di falsa modestia. Ma quelle faccette contrite, regalate alla telecamera come per sbaglio, quei sorrisi rivolti agli improvvisi voli dei piccioni, quello sguardo perso verso l’orizzonte, colmo di tanta insondabile tristezza, la tristezza per un mondo che, senza strepiti e fanfare, sta scomparendo … no, Simone Massi sa benissimo quello che fa. Mi ci giocherei qualcosa di valore medio-alto. E per questo posso dire: io Simone Massi lo odio. Gli auguro di venire per magia risucchiato in uno dei suoi cartoni, condannato a un’eternità di veracità contadina, cose che appaiono dal di dentro di altre cose e colonne sonore fatte di rumori ambientali.
E anche quest'anno siamo alla conclusione. Come vogliamo procedere?
- Si accettano proposte eccentriche, scrivetele nei commenti. (67%)
- Considerazioni generali. (33%)
- Un'ultima recensione. (0%)

15/09/2014 at 17:18
Bravo Peralta.Le tue recensioni borderline dovrebbero valerti un pass con accredito a tutte le visioni,magari offerto da Massi, per la settantaduesima.Chissà cosa ne tireresti fuori.
18/09/2014 at 23:49
Chissà… Forse se promettessi a Massi un sequel dell’ultimo episodio si prodigherebbe per la mia causa. Anche se conoscendolo credo si limiterebbe a rimproverarmi di non aver partecipato alla Resistenza, per poi volare via a bordo di uno zeppelin alimentato a ruralità
15/09/2014 at 13:13
Allora alla fine sei diventato amico di Viggo?
Tra il serio e il faceto, ho capito una serie di cose seguendo questo tuo spassoso viaggio.
Che uno spriz salverà il mondo, per esempio. Che un accredito contiene un potere ammaliante. Che, alla fine, diversamente da quanto avevi lasciato trapelare nel resoconto della precedente edizione, Violetta non è poi così male (mi chiedo comunque come sia possibile che tu non abbia usato il potere dell’accredito su qualche ragazza-panino o ragazza-bancone. Non ce n’erano di passabili?). Che Simone Massi sarà presto considerato un maestro.
Molte e molte altre cose ho appreso, grazie a te. Ma ciò di cui ti sono veramente grato, è నిత్యం వయస్సు ఆవరించు క్రింద భాష చతికలబడు చివరి ఏడు అప్ వెళ్తుంది. భారీ గోధుమ తో ప్రారంభమైన గడ్డం
18/09/2014 at 23:45
Vedo che hai colto i punti che più mi premevano. Solo una cosa voglio precisare: lo spriz non salverà il mondo. Già lo salva, adesso, quotidianamente (intendiamoci, io comuqnue sono più per la birra).
Le ragazze-panino e bancone (e non dimentichiamo le ragazze-security) erano mediamente piacenti, piuttosto e anzichenò, in qualche singolarità anche eccezionalmente piacenti. Il problema è che col lavoro che fanno sviluppano l’immunità al potere ammaliante dell’accredito. Lo so, è un peccato.
(Vedo che ormai padroneggi la segreta lingua ప్పువ్రేనించి. Fanne buon uso. E ricorda: లబ స్సు ఆవప్రారిం అప్ అప్ అప్ అడు! )
14/09/2014 at 11:17
Concordo pienamente con Napo, anche ci ho visto una parodia molto chiara (non sottile) nei confronti del Festival, divertente e veramente ben fatta.
Ci hai messo anche Emily Rossum che impersona Christine in The Phantom of the Opera (adoro quel musical) per riferirti a Violetta…poi il re leone per Simone Massi è perfetto. Sinceri complimenti.
15/09/2014 at 13:09
Siamo tutti innamorati della bella Emmy…
A posteriori, devo ammettere che per quanto Scar mi paresse appropriato, avrei dovuto dare al buon Simone un pochino più spazio, per renderlo un cattivo più tridimensionale. Amen, sarà per il seguito.
Grazie anche a te Giorgia per aver seguito tutta questa faccenda balorda. Tanti cari saluti!
15/09/2014 at 14:33
No vabbhe, io ero innamorata del fantasma in quel film…Gerard Butler.
È stato un piacere seguirti Giulio, spero che scriverai ancora qui su the incipit
14/09/2014 at 00:50
– Cos’è il Genio?
– È fantasia, intuizione, colpo d’occhio e velocità d’esecuzione.
Rambaldo Melandri (Gastone Moschin) dal film “Amici miei” di Mario Monicelli
Aggiungiamoci leggerezza e ironia e abbiamo il Geniaccio, il Geniaccio di TI 🙂
15/09/2014 at 12:39
E non dimenticare il corpo mozzafiato. Fantasia, intuizione, colpo d’occhio, velocità di esecuzione, leggerezza, ironia e un corpo mozzafiato.
15/09/2014 at 12:55
Se proprio lo dobbiamo ricordare… Un saluto
15/09/2014 at 21:08
“Il corpo mozzafiato “del genio, “lo smalto finale”, “in manovra di spietata autocoscienza” etc.: anche le tue repliche ai commenti meritano di essere raccolte in un’antologia
13/09/2014 at 23:49
In certi testi ogni lettore può leggerci ciò che vuole, aldilà delle intenzioni dell’autore. Magia delle parole.
Io ci ho letto una sottile presa per il culo generalizzata, dall’organizzazione del Festival ai divi presenti (riconosciuti o autoreferenti), senza escludere i divi di TI e l’uso dei link ai video come companatico.
Finalmente qualcuno che gioca davvero, sapendo giocare. Peraltro Peralta.
15/09/2014 at 12:32
I link mi hanno aperto un mondo, d’ora in poi farò solo delle gran compilation.
Comunque sia, grazie Napo per aver seguito tutto questo non-così-instant book coi tuoi commenti piccati e pungenti!
11/09/2014 at 12:30
Non conosco Simone Massi, e sono quindi andato a curiosare googlando in giro. Non ho osato, perché messo in allerta dal tuo giudizio, guardare alcun video, però, così, di primo acchito, faccio onestamente fatica a odiarlo, dato che in alcune foto mostra una somiglianza non indifferente con Alessandro Bergonzoni.
Almeno nell’ultimo episodio spiegaci l’origine del tuo soprannome (no, non Giulio Peralta, intendevo Western Smicksmukken).
15/09/2014 at 12:04
Ma sì, non ti chiedo di odiarlo, per quello ci sono già io. E guarda i suoi video che magari ti piacciono. Comunque ammetto che ha del talento, il ragazzo.
Western Smicksmukken, in via del tutto confidenziale, posso confessarti che è un tipico esempio di nome-a-caso. Molto musicale, però
10/09/2014 at 22:30
THeiNCIPIT è un’ottima palestra per narcisisti e sedicenti artisti. Spero che Simone Massi non passi mai da qui.
Per coerenza (mia): considerazioni generali.
10/09/2014 at 21:28
Il J’accuse verso S. Massi oltre a essere esilarante è ritmicamente ineccepibile; inizia con i toni bassi di contrabbassi e flauti, per poi esplodere nel finale al culmine del livore con piatti, tamburi e fiati vari. Mi sono documentato sommariamente prima di commentare questo episodio e meno male.
Non avrei infatti comprese le ragioni di tanto livore verso uno dei tanti soloni che imperversano negli ambienti intellettuali. Ma dopo aver visto qualche immagine di Simone Massi ho capito : narcisista, sì, ma della specie peggiore di quelli che amano se stessi, per significarti di essere migliori di te. Però, per onestà intellettuale, mi preme dirti che mio padre sull’uccisione dei maiali mi raccontava le stesse cose.
10/09/2014 at 21:32
Voto per una recensione su te stesso e sulla tua avventura, immaginata come un film con tanto di titolo e immaginando un attore interprete di te stesso
10/09/2014 at 18:27
Condivido l’odio per Simone Massi, per tutti i Simone Massi del mondo…e ce ne sono tanti. Questo episodio l’ho capito tutto 🙂 e ne sono felice perché mi dispiaceva non capirti visto come scrivi bene.
Non potevo certo farti una proposta eccentrica, considerata la tua palese originalità, e dell’ultima recensione ho avuto paura, perciò…considerazioni generali.
10/09/2014 at 18:13
L’invettiva peraltiana – composta e quasi trattenuta, ma nondimeno, e perciò stesso, furibonda – ci è piaciuta.
(Per il finale di questo racconto recensorio, chiedo un documentario, magari di stile festivaliero: lento, un po’ osceno, privo di dialoghi. Racconterà nei minimi dettagli la vita in albergo di un giovin recensore di theIncipit, di nome Peralta, tra il momento in cui si sveglia, va al cesso e fa la doccia, consuma la colazione – taglio e ripresa su lui che torna nella stanza sfiancato dalla visione dei film della giornata, accende il computer, scrive, etc.).
09/09/2014 at 17:31
Animata Resistenza (la vera storia della faccia che compare alla fine della sigla della mostra) passa da me si ti va:-)
08/09/2014 at 14:17
Passata la festa, gabbato lo santo. Mi sa che hai perso lo smalto iniziale. Peccato.
Copio Massimiliano, senza convinzione.
09/09/2014 at 20:34
In una manovra di spieteta autocoscienza mi sento di concordare per quanto riguarda il capitolo 6 (mi pare fosse il 6), posso ben capire che quello sul piccione possa risultare un tantino fastidioso, ma mi parrebbe l’8 essere suppergiù tale e quale a quelli prima… non è che il tuo già severo giudizio è rimasto indurito dai due precedenti capitoli? E’ solo un’ipotesi. Se ho perso lo smalto iniziale possiamo sempre sperare che salti fuori un provvidenziale smalto finale
10/09/2014 at 11:29
Ebbene sì, l’episodio del piccione era un po’ troppo surreale per i miei gusti classici. Per il resto la “penalizzazione” è insita nei fatti: Festival concluso (Passata la festa), l’instant book non ha più senso in quanto non è più tale (Gabbato lo santo). D’altra parte, mi sembra evidente che tu stesso abbia perso interesse al tuo racconto, non portandolo a compimento in tempi strettissimi, a ridosso della… festa. Peccato davvero
Il mio non voleva essere un giudizio severo, ma solo l’amara constatazione di una promessa non mantenuta.
07/09/2014 at 22:38
Oggi sono di corsa (e pure un po’ accidioso), quindi eviterò il solito inutile commento ricco di amenità. Non sono riuscito a informarmi circa le tre opzioni (ma non è colpa mia, dipende da నిత్యం), quindi voto (quasi) a caso: Animata Resistenza.
09/09/2014 at 20:29
Sono un grande sostenitore dell’Accidia (la consiglio accompagnata da una buona dose di Gola), quindi hai tutto il mio appoggio. (maledetto నిత్యం, sempre il solito)
07/09/2014 at 16:14
Episodio fantasmagorico come i precedenti. In questo caso però c’è un passaggio che mi fa pensare a un conflitto esistenziale: il contrasto con i 3 cinefili. E’ come se la divergenza di opinioni con un loro celasse un dibattito interno sul festival e sul cinema da festival :
– da un lato sono qui, voglio essere annegato da tutti questi film;
– dall’altro non mi rivedo nel giudizio dei cinefili, trovo assurdo scegliere il film che dura di più, non verrò mai più.
A rileggerti
09/09/2014 at 20:27
E’ vero che una certa incomunicabilità con gli amici cinefili era palpabile, ma non nelle conclusioni non sarei duro come proponi. Amo molto compromessi e mezze misure. Quindi non è che aborro i film da festival, solo che al mio festival ideale parteciperebbero solo trashate demenziali, kung fu movie e tanti musical. Con questi anch’io adotterei il parametro del mio Bizzarro amico: più ce n’è meglio è
06/09/2014 at 22:37
E il piccione vince il Leone d’oro…
06/09/2014 at 03:07
Perdonatemi, ma stasera saremo in pausa, come si confà a un’ultima serata di mostra (quantomeno per noi). Un attimo di raccoglimento, più che necessario. Anche perché నిత్యం.
06/09/2014 at 01:38
Se solo il 50% di quanto scritto è lucidamente voluto e controllato e non solo l’espressione di “schegge di follia”, sei un mito, il mio mito che non posso non seguire.
09/09/2014 at 20:28
Non confermo né smentisco
05/09/2014 at 16:35
Ho capito che ti diverti con noi almeno quanto noi ci divertiamo con te.
Anche queste sono soddisfazioni.
I sei cortometraggi.
05/09/2014 at 14:24
che casino…commento per correttezza visto che ho letto, seppure al momento fossero le 4 am mi sembra, ma sai bene che ho capito ben poco…bellino quel font. Voto il film James Franco perché almeno lui lo conosco.
05/09/2014 at 12:44
Il metamessaggio che il mio neurone legge tra le righe (gli piacciono molte le meta-cose, peccato che non le capisca) è: se mi chiedete un’altra recensione di un film di tale – celestiale – livello, ve la scrivo in Lineare A (e poi vi voglio vedere a copiarla su Google Translate).
In effetti, l’unica cosa che ho capito veramente bene è che questa pellicola è una gran ప్పువ్రేనించి, come è lapalissiana tutta la parte పర్వతాలు కొరడాలు దానిమ్మ సేవకుడు తెరుచుకోవడం, మరియు అప్పుడు మాత్రమే నలభై టోపీలు మూత్రవిసర్జన నిత్యం వయస్సు ఆవరించు క్రింద భాష చతికలబడు చివరి ఏడు అప్ వెళ్తుంది. భారీ గోధుమ తో ప్రారంభమైన గడ్డం, నెస్లే ఎముకలు, తెరుచుకుంటుంది. వుడ్స్! సూర్యాస్తమయాలు! గల్లి బురుగు మూలాల! (non mi è chiarissimo cosa c’entri la Nesté, ma mi sembra un dettaglio secondario).
Memore della storia del piccione, cercherei di scegliere con più sagacia (se solo ne avessi):
1) James Franco chi? Quello che si fa i selfie appena alzato, in bagno, con le mutande mezze abbassate e la panza in bella mostra? Ma recita pure?
2) E qui c’è il trucco. Questa perla di film russo mi dà l’idea di qualcosa al cui confronto la corazzata potemkin di fantozziana memoria è pura ambrosia. Ho letto la trama, scoprendo che alcune puntate di Peppa Pig sono più articolate. Tra l’altro, questa opzione nasconde l’implicita minaccia di scrivere l’intera recensione in cirillico.
3) Sì, sì, questa è perfetta (me la faccio piacere. Fino a quando su TI non aumenteranno il numero di alternative a fine episodio, l’ultima è quella salvifica, più o meno).
04/09/2014 at 18:37
Un piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza,giusto per dirne uno.
Ti è andata bene,alle volte con i film nipporomantici 66′ possono diventare eterni.
Contatta Violetta su facebook, sarete ancora amici…
Bravo Giulio.
05/09/2014 at 02:21
Dopo tutto questo silenzio stampa non saprei cosa scriverle! oppure avrei dovuto farlo a inizio festival … ormai è tardi. E’ tardi? Non so, non so..
04/09/2014 at 11:54
Quello del piccione 🙂
Purtroppo stavolta non ci ho capito molto, e mi scuso, ma ovviamente la colpa è la mia perché forse non ero abbastanza concentrata o perché non sono ai tuoi livelli. Ho capito solo il passo della lettera.
05/09/2014 at 02:20
Probabilmente ero io a essere piuttosto stravolto. Capisco che quella specie di matrioska di parentesi che c’è all’inizio sia inutilmente ostica … comincio ad accusare i ritmi da festival
04/09/2014 at 10:24
(Barnes sarà pure lui un genietto, ma confermo che tu lo sei di TheIncipit: Senza il bancone non la riconoscevo, per dirne una, sta lì a dimostrarlo).
[Non so resistere alla tentazione di spedirti a contemplare l’uccello].
05/09/2014 at 02:24
E pensa che oggi di nuovo mi è passata a fianco (sbalconata) e io l’ho riconosciuta troppo tardi, tanto che c’è stata una di quelle scene imbarazzanti da mezzo-sorriso-abortito da parte sua, e tentato-saluto-fuori-tempo-massimo da parte mia
04/09/2014 at 09:53
Ieri sera mi sono letto le tue recensioni della precedente mostra (rischiando di cadere dalla sedia un paio di volte, in particolare quando hai spiegato l’etimologia del termine Biango), quindi ho fatto la conoscenza della tua amica di Venezia Salva/Slava (se ti può consolare, non è la peggior Violetta vista recitare). Mi chiedevo appunto che fine avesse fatto.
Ok, Hill of freedom è meglio di una pedata nel sedere ma non c’è da strapparsi i capelli se proprio non si riesce a vederlo.
Invidiandoti un po’ per la storia dei panini “dopati”, sappi che ormai la sbirciata ai film che proponi sta diventando un gioco nel gioco. Anzi, ti dirò, sono andato a vedermi il calendario per giocare d’anticipo, ma come al solito non devo aver capito una mazza. L’unico film della triade che avevo azzeccato era Theeb. Vabbè, bando alle ciance, decisione solenne con tanto di giustificazione:
Trikkentrakken Mortaretten lo depenno solo per il nome, troppo teutonico per i miei gusti.
Theeb, mi piace, ma (udite udite) clicco su En vattelapesca.
Influenzato da Napo? Un po’, però questo film o è una genialata pazzesca o la classica tavanata galattica. Voglio essere onesto: io non ci andrei a vederlo, ma per il principio secondo il quale quando le cose le fanno gli altri sono sempre facili (c’è un comico genovese che questo concetto lo esprime in altro modo, più colorito e ficcante, ma evito per eleganza e per non finire in moderazione) non posso esimermi dal votarlo.
Ah, Giulio, metti subito in tasca l’accredito (che non ho ancora capito se è un cosa che esiste veramente; me lo immagino introvabile come il Sacro Graal e sfuggente come l’anello di Sauron).
05/09/2014 at 02:30
Hai letto l’anno scorso! Che nostalgia … ero così giovane e genuino …
L’accedito esiste! E’ un bel tesserino verde su cui campeggia il mio caro faccione. Con l’Anello ha in effetti in comune il fatto che irretisce i deboli di cuore (per via del faccione)
04/09/2014 at 08:03
En duva satt på en gren och funderade på tillvaron. Suona molto da Festival, poi non ne sentiremo più parlare. (Menomale che esiste il copia-e-incolla)
05/09/2014 at 02:31
Mi sembra ragionevole pensare che questo titolo sia stato scritto un’unica volta, e poi sempre copincollato
03/09/2014 at 22:34
sivas:-):-)
05/09/2014 at 02:32
Purtroppo il cagnone è saltato. Ma dato che si trattava di combattimenti tra cani, forse non è un male se sei particolarmente cinofila
03/09/2014 at 19:25
Che bravo .
Io non ho tempo di documentarmi oggi,mi fido di Massimiliano.
Ti sbagli,la recensione non poteva essere migliore.
03/09/2014 at 11:19
Il coreano, anche se per me è solo il tipo più venduto di esca…
05/09/2014 at 02:33
Ma dai? Le mie conoscenze ittiche lasciano a desiderare. (non sono neanche sicuro che “ittico” in questo caso sia la parola giusta)
03/09/2014 at 10:15
Devo ripetermi, mi fai morir dal ridere 🙂
Sivas, per il cane.
03/09/2014 at 08:39
Gradevole il siparietto di cronaca, che tu definisci impropriamente autobiografico (si vede che non sei mai incappato in autori esordienti che scrivono vere autobiografie, pur non avendo fatto nulla nella loro vita). Sono stato accontentato: ti avevo chiesto più Peralta e più Peralta ho avuto.
Non ci hai fornito un minimo indizio sui film della terna da te proposta, perciò mi hai costretto a documentarmi (vezzo, o vizio, in comune con Massimiliano). Alla fine ho scelto anch’io Hill of Freedom (come Massimiliano), ma per motivazioni diverse: è coreano e a Venezia il coreano spacca.
(Spaccare: verbo transitivo, usato talvolta come intransitivo. Es.: il coreano spacca i co…oni, il coreano spacca. Scegli tu)
03/09/2014 at 09:03
Ahahah hai ragione Napo, comunque tu la veda, il coreano “spacca”!
03/09/2014 at 07:51
Mi hai fatto venire voglia di vedere il primo film. Questa metafora (non è una storia vera, giusto?) della polverosa e labirintica burocrazia italiana (cui persino Asterix e Obelix nelle dodici fatiche stavano per inchinarsi), questa affannosa ricerca di perseguire un obiettivo (vedere il film) a ogni costo, prendendo strade diverse prima di trovare la via giusta, che avrebbe però poi portato il protagonista, in modo beffardo, distante da ciò che desiderava veramente (stare con gli amici), mi ha molto colpito.
Anche il personaggio della ragazza che cerca il protagonista per dargli ora questa indicazione (sbagliata) ora quella (errata) simboleggia la nostra incapacità di vedere oltre il nostro naso; insomma, il destino era stato chiaro, lui non poteva invitarla a bere un aperitivo e finirla lì?
Capolavoro.
L’altro, quello del ragazzo favoloso (ma è un film?) ho capito che non fa per me. Però ammetto di partire prevenuto, anche perché il confronto tra i protagonisti delle due pellicole non regge.
Sulla scelta per domani mi hai costretto a documentarmi. Per l’idea che mi son fatto, ti manderei a vedere Hill of Freedom. Senza entusiasmo, sia chiaro, perché ho scelto il meno peggio, confidando che, nel caso ti addormentassi, il tuo sonno non venga funestato da incubi.
04/09/2014 at 03:15
Hai fatto una recensione del dramma (storia vera, tra l’altro. Un pelo infiocchettata, ma vera. Specialmente nei costi) inserito all’interno della mia recensione, che è più acuta della recensione stessa!
02/09/2014 at 17:14
Ti seguo
03/09/2014 at 02:22
grazie
02/09/2014 at 15:32
Ho recuperato.
Bravo,sto ancora cercando il termine per definire le tue recensioni( lo troverò) , le tue “annotazioni” sono la messa a nudo dell’imperatore cinema e dei paggi cinefili.
Vediamo cosa viene fuori se vince Giacomo.Da ragazzina mi tolse il sonno con il suo “Dialogo tra la natura e un islandese”.
03/09/2014 at 02:23
Temo non sarai del tutto soddisfatta dalla recensione di Giacomo, se proprio lo desideri potrò provare ad argomentare meglio in seguito
02/09/2014 at 13:40
Bravo, Peralta, bravo.
E tanto basta (non sono in vena di filosofeggiare, scovare messaggi reconditi, alimentare l’ipertrofia dell’io).
(Pensaci) Giacomino.
03/09/2014 at 02:28
Ti dirò, anch’io non amo troppo commentare. Dopo un po’ si diventa ripetitivi. Qui posso farlo senza troppi disturbi perché siete pochi. Ricordo che in un mio vecchio racconto su The Incipit avevo scritto (tra parentesi) che rispondere a tutti i commenti per mantenere il bene delle public relation era una fatica, e un tipo mi aveva redarguito, dicendo che rispondere ai lettori dev’essere un piacere, ecc ecc. Sarò un cinico malpensante, ma dubito che tutti quelli (magari ce n’è anche tra di voi) che hanno un sacco di lettori non vedono l’ora di scrivere decine di “grazie”, “quant’evvero”, “c’hai ragione”, e via dicendo
02/09/2014 at 10:23
Ovviamente Il giovane favoloso.
Con quest’ultimo episodio mi hai fatto morire dalla prima riga all’ultima; mi verrebbe da chiederti “ma chi sei tu?” perché hai una preparazione cinematografica (seppur dissacratoria) veramente particolare…io questi film non li ho mai sentiti nominare 🙂 bravissimo
03/09/2014 at 02:31
In realtà sono alquanto ignorante. I festival hanno perlopiù film in anteprima, è per questo che non li hai mai sentiti (molti, in effetti, e per tua fortuna, non li sentirai mai). Ma se un vero esperto, o anche solo un appassionato leggesse queste mie recensioni gli si accapponerebbe la pelle per la mole di errori che faccio. Per dirne uno, Loin des hommes è ambientato in Algeria, non in Armenia come ho detto. è il prezzo da pagare per scrivere in piena notte, stravolti
02/09/2014 at 08:20
Dunque, vediamo se ho capito bene (mi serve per comprendere se ho settato correttamente il neurone): è un film da vedere, a patto che si chiuda un occhio e mezzo sulla improbabile chioma di Viggo (non è la prima pellicola che richiede questo sforzo) e si guardi su schermi piccoli (che faccio? Aspetto l’uscita in DVD?).
Per il prossimo, non posso che votare per Giacomino, protagonista involontario di memorabili interrogazioni ai tempi delle superiori (sigh, si parla del Mesozoico e giù di lì).
03/09/2014 at 02:36
Sì, direi … quasi. Aldilà di tutto, vedilo al cinema se ti capita! I paesaggi sono bellissimi e giovano di uno schermo bello grosso
01/09/2014 at 12:36
Signori, Peralta. Il genietto di TheIncipit.
(La recensione di Mangelhorn è di quelle che ti riescono meglio: scudisciate fulminee che lasciano il film in mutande senza che neppure se ne accorga; se non a cose fatte. Le digressioni, al solito, sono magistrali e sono il vero filo conduttore di questi pezzi anche quest’anno godibilissimi).
02/09/2014 at 03:22
Locullo! E’ bello vedere un sottonaso-bocca-mento conosciuto. Come sempre prodigo di belle parole. Spero le prossime “recensioni” non ti faranno ricredere
01/09/2014 at 10:44
Jack&Ryan per leggere la tua recensione di un amore folk, voglio vedere quanto riesci a buttarlo giù.
Concordo con Napo, anche se lui è sempre un pò drammatico 😉 ma io direi che qua non si dà quella grande importanza ai refusi proprio perché siamo consci di non essere quei gran scrittori…ovviamente c’è l’eccezione che conferma la regola, ma più che altro ci si diverte, una volta che capisci che bravi come e più di te ce ne sono tanti. Tuttavia mi va di aggiungere che molti scrittori professionisti hanno la casa editrice a correggergli i refusi 🙂 mentre noi facciamo tutto da soli.
01/09/2014 at 10:47
Mi sono pentita della votazione…ho visto che in Loin Des Hommes c’è Viggo Mortensen…
02/09/2014 at 03:24
Il destino ha voluto concederti notizia del buon Viggo. E tra l’altro, dato il numero di film che sto vedendo, è facile che a breve si riproponga la possibilità di sentir parlare della storia d’amore folk
01/09/2014 at 08:16
Ma certo, Peralta, che anche noi di TI siamo come le “anime eleganti” incontrate nel lounge. Come tutti i circoli chiusi, dove non entra il bambino de “Il vestito nuovo dell’imperatore”, ci sbrodoliamo in complimenti vicendevoli, convinti di essere autori geniali, non sufficientemente compresi e valorizzati (il fatto di non distinguere “da” da “dà” lo consideriamo marginale e lo releghiamo a livello di refuso, mentre in realtà è un errore da matita blu).
Bravo, Peralta: un altro episodio sottilmente ironico, con più livelli di lettura con messaggi criptici.
Aveva ragione Alhena: peccato che tu non sia sufficientemente compreso e valorizzato (nonostante qualche “da” sbagliato).
02/09/2014 at 03:30
Ma sai che mi è balenato il dubbio che “da” potesse scriversi “dà” (facile dirlo a posteriori, ma lo giuro! Su qualcosa di valore medio-alto) solo che non ho avuto voglia di approfondire. Mi capita anche di prendere camici per camicie. Addirittura con un po’ di sfortuna non sarà difficile vedere degli un’altro correre liberi lungo queste righe, al sicuro del bracconaggio della corretta ortografia…
01/09/2014 at 06:44
Incredibile! Anche il mio unico – e stanco – neurone è riuscito a cogliere qualcosa di sensato dalle recensioni. Non é una cosa così scontata (se non si era capito, è un complimento).
Su Mangelhorn sei andato via spedito, ma hai reso l’idea. Di The Boxtrolls ho intravisto la locandina su qualche sito; così, su due piedi, non mi attirava, ma adesso mi hai fatto venire il dubbio.
Sul prossimo vado sull’Aragorn in Armenia, tanto per sentirmi un po’ spocchioso anch’io.
p.s. complimenti anche per gli orari. Invidio un po’ chi riesce ancora a distinguere la sagoma della tastiera dopo una certa ora.
02/09/2014 at 03:35
Sono felice che risultino perlomeno comprensibili. Leggendo i Ciak e le varie riviste cinematiche che a venezia durante il festival fioccano come funghi, ho spesso impressione che si potrebbero usare le stesse parole per descrivere i retrogusti di una bottiglia di vino, interpretare sogni erotici o distrarre un controllore mentre gli amici fuggono dal treno
31/08/2014 at 19:16
Mangelhorn, anche se non so cosa sto scrivendo.
Comincio a sviluppare una certa simpatia per chi se ne infischia beatamente di punti e classifica.
In ogni caso, alla mia “cultura” cinematografica, molto pop, potrebbe giovare parecchio seguire questo racconto.
01/09/2014 at 03:53
Io invece ho sempre avuto simpatia per punti e classifica! Faccio lo sdegnoso sperando che mi notino loro per primi.
31/08/2014 at 08:17
The Boxtrolls, perché l’ha detto Giorgia.
Dopotutto un titolo vale l’altro, no? A chi è mai fregato nulla dei film di Venezia? Tanto poi vince il solito coreano o, magari, quest’anno, un arabo. Da ragazzo ero un instancabile frequentatore di cinema d’essai, costantemente alla ricerca del “messaggio” e dei diversi livelli di lettura. Per fortuna sono guarito.
Mi piace l’ironia che metti nello scrivere, vorrei però più Peralta e meno cinema. Cosa “vede” Giulio alla Mostra “oltre” i film? Come si vede Giulio, che ci fa lì?
01/09/2014 at 03:58
Non posso sinceramente definirmi un cinefilo (già la parola suona male, sembra una brutta malattia della pelle). Cercherò di esaudire il tuo desiderio di peraltosità, col garbo che mi contraddistingue. Potrebbe non sembrare, ma poche cose mi soddisfano più di parlarmi addosso (ma con garbo, eh. Tanto garbo)
31/08/2014 at 03:07
The Boxtrolls, così senza motivo 🙂
01/09/2014 at 03:58
Vedilo!
30/08/2014 at 13:44
Interessante! Ho votato H. 🙂
30/08/2014 at 01:34
Chiedo scusa ma quest’oggi sono riuscito nella non facile impresa di passare l’intera giornata al festival vedendo un solo e unico film. Bruttino. Bruttino no, diciamo tristanzuolo. Rimando quindi tutto a domani, giorno in cui sarò super produttivo!
29/08/2014 at 18:17
Il Peralta, che, nella mia precedente vita, mi fu caldamente raccomandato dalla mia enigmatica Alhena, sembra prendersi gioco di TI e dei suoi compunti lettori, cimentandosi in un istant-book non book e non racconto. Troppo dissacratorio e, pertanto, assolutamente irresistibile per me che non riesco a trovare più niente di nuovo ma comprensibile da queste parti.
Réalité: solo per non votare come gli altri per H (che credo l’abbiano votato perché non riuscivano a scrivere gli altri due titoli).
30/08/2014 at 01:18
Oh, la cara Alhena, salutamela tanto se ti capita di sentirla!
Avrei preferito che anche altri votassero Réalité, nonostante la complessità data dai due accenti, che non si sa mai se son nel verso giusto. Comunque dubito che il successo di H. dipenda dalla sua agevole dattilografibilità, più che altro perché per votare basta schiacciare un tasto… dev’essere la cosa della bambola iperrealista. Pare siano la moda del momento
30/08/2014 at 14:59
Napo!!!!!
29/08/2014 at 15:41
Mi piace il tuo genio.Ero,prima delle mie figlie,un’assidua frequentatrice di cinema,cineforum,arene…. sarà divertente seguirti.
Voto H.
Mi sembra di aver capito che hai scritto anche la 70°. Vado a vedere.
30/08/2014 at 01:22
Sì, ho brutalizzato anche lo scorso festival. Ma ero giovane e inesperto, spero me lo perdonerete. Espierò le mie colpe con recensioni quanto mai appropriate! …
29/08/2014 at 12:22
Per un attimo pensavo il tuo fosse un Humor, invece è storico, ma credimi, mi sono divertita molto nel leggerlo. Ho votato per H. E sono certa che non me ne pentirò! Se ti piace l’avventura, ti aspetto da me. ciao!
30/08/2014 at 01:31
Non fare caso al genere segnato, è solo pro forma. Bizzarramente tutto ciò su cui metto le mani tende a far ridere. Anche se non sempre sarebbe la reazione più auspicabile (in questo caso, per fortuna, lo è)
29/08/2014 at 02:52
H.
Mi hai divertito prima con la tua descrizione, poi con l’incipit 🙂 tornerò sicuramente.
Perdona l’ignoranza, ma sono film veri?
29/08/2014 at 09:38
Veri come l’acqua che scorre! Anche se quella di recensire film inesistenti mi pare un’idea migliore. Quantomeno saprei di cosa parlo.
Ah, ti avviso che intendo sfornare (intendo, chissà poi) una recensione al giorno! Quindi non sentirti in colpa se ne perderai qualcuna in giro, è fisiologico.
29/08/2014 at 15:29
😀