Nell’occhio del ciclone

La gara

Avete mai cercato di affrontare un fiume in piena? Avete mai provato a fermare una tempesta? Avete mai cercato di evitare l’inevitabile? Io sì, con ogni fibra del mio corpo, ho sempre lottato contro un male che non può essere sconfitto e non mi sono mai arreso. Neanche ora, mentre scrivo. Dicono che scrivere sia di conforto. Speriamo.

Comunque ora basta con i convenevoli, inizierò a raccontare la mia storia da quando tutto è iniziato.

Era una bella giornata di settembre, non era freddo, non era caldo, il cielo nuvolo, di quelle nuvole bianche che ti fanno venire il buon umore, il terreno bello asciutto. Quel giorno, non avevo aperto bocca e anche mangiato meno del solito. Sono fatto così: sento molto la pressione, l’ho sempre sentita, ma ciò non mi rende meno determinato o più timoroso. Il viaggio per arrivare alla pista era stato stranamente breve ed appena arrivato avevo subito cominciato a fare stretching, riscaldamento e tutta une serie di esercizi. Nel corso di 30-45 minuti, tutti noi giovani concorrenti eravamo lì, sulla linea di partenza, tutti eccitati e agitati per quella grande occasione che ci veniva concessa con quella singola gara. Tutto o niente. Ognuno di noi sapeva il fatto proprio, avevamo ben poco da invidiarci l’un l’altro, ma nonostante questo, l’aria di quel giorno era davvero pesante. Appena messi in posizione, per aspettare lo sparo che avrebbe decretato l’inizio, sono sicuro che prestando un po’ di attenzione avrei potuto sentire il cuore degli altri 24 ragazzi battere freneticamente. Il pubblico non è di grande aiuto. In effetti, tutti lì fermi a fissarci non ci aiutavano molto a tranquillizzarci. Chissà se i-“BOOM” tuonò quella pistoletta ed io ero così assorto nei miei pensieri che mi ero dimenticato dove fossi, partendo così con un leggero ritardo. Fortunatamente, ho sempre avuto dalla mia una mente fredda, che mi ha aiutato in momenti simili, così, appena alzai il ginocchio destro per lo slancio in avanti e il mio cuore cominciò a battere velocemente per pompare più sangue possibile, il tempo rallentò, liberai la mia mente dall’agitazione, dallo stress, da tutti quegli sguardi. Durante quegli irreali istanti, riuscivo a percepire la paura di molti aleggiare nell’aria. Mi si stampò un mezzo sorriso sulla faccia, il tempo ricominciò a scorrere ed io iniziai la mia gara. Alcuni, presi dall’agitazione avevano già dato troppo e dovettero cedermi il passo. Non esaltarti: ce ne sono una decina qua davanti ancora! Assunsi il respiro più profondo, regolare e veloce che mi riuscisse, drizzai come meglio potei la schiena e accelerai. Altri 3 o 4 erano andati. Con la coda dell’occhio, vidi un cartello sulla destra: “3 Km”. Cosa?! Già a metà?! Accelerai, ma le gambe iniziavano davvero a tirarmi giù. Era sempre più faticoso ma la resa non era un’opzione. Forza! Continuando ad incitarmi, mi ritrovai per gli ultimi 500 metri testa a testa con uno che avevo già incontrato: un ragazzo alto, con una sola caratteristica: gli occhi. Il classico sguardo di uno che in vita sua ha conosciuto solo vittorie, probabilmente molte di esse meritate a guardarlo. Comunque, poteva essere chi gli pareva, ma uno che al mio “Che vinca il migliore.” risponde:”Non siamo partiti neanche e già mi cedi il passo?” non merita il mio rispetto. Le gambe erano andate, ma era la forza di volontà a spingermi avanti. D’improvviso, inconsciamente, mi girai verso di lui e lui verso di me. Capii che avrei vinto: i suoi occhi erano spaventati, era scoppiato dentro. Raddrizzai il mio sguardo e, stringendo i denti, lo staccai di quanto bastava per impedirgli di giustificarsi con la fortuna. Gli ultimi metri furono il coronamento di mesi e mesi di allenamento, durante i quali diedi tutto me stesso. Di quello che successe dopo me ne importò davvero poco: avevo vinto, ero stanchissimo, volevo solo farmi una doccia e andare a casa; invece, dovetti sorbirmi foto, complimenti di tutti i tipi, strette di mano, premiazione, trofeo. Sì, è bello, ma io sono stanco! Non mi sono mai piaciute troppe attenzioni, di qualsiasi natura fossero, ma nessuno sembrava curarsene. Improvvisamente, tra la folla notai qualcuno: era il tizio sbruffone arrivato secondo, mi osservava con due occhi che sprizzavano odio. Davvero si può diventare così? Mi stava mettendo paura ma ricambiai il suo sguardo, come a dirgli:”Sta calmo, che è meglio!”. Dopo un tempo interminabile, potei andare a rilassarmi, fare quello che dovevo fare e finalmente iniziare il viaggio verso casa. Quella notte dormii tanto. Al mattino mi risvegliai sentendomi strano, qualcosa non andava in me, ma non ci feci caso. Sarà l’ennesima giornata in cui sembrerò un morto vivente. Così la mia vita andò avanti, non molto bene, fino alla prossima gara, tre settimane dopo: fu il tracollo totale. Non centrava il fatto che ero arrivato quarto, centrava che ero la raffigurazione della debolezza. Finito quell’inferno, andai come meglio potei da mio padre e dissi:”Non sto bene, mi ser-“. Ero svenuto.

Il nostro giovane (ancora senza nome!) ha vinto, ma qualcosa non va. Questo qualcosa viene trascurato fino al limite. Cosa sarà successo?

  • Chissà se "il tizio sbruffone" centra in questa storia? (17%)
    17
  • Potrebbe essere grave, sarà meglio farsi dare una controllata. (67%)
    67
  • Probabilmente niente, ma deve rimettersi presto per riprendere le redini della sua promettente carriera! (17%)
    17
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80 Commenti

  • È un ragazzo forte. Soffrirà ma troverà un modo per rendere la sua vita preziosa…il dolore è grande, la capacità di accettare forse troppo grande per la sua giovane età. Ma l’amore è l’unico appiglio all’inizio di un cammino così difficile.

  • Ti ringrazio per aver commentato il mio racconto, così ho avuto modo di leggere questo racconto che è veramente un fuoriclasse. La tematica è forte, credo mai trattata qui, e l’hai narrata anche molto bene, complimenti. Il dolore, il senso di impotenza, la rabbia, ma io non ci vedo ancora la disperazione, anzi penso che cercherà di lottare anche se non so dove lo porterà. Ti seguo, molto bravo davvero. 🙂

  • L’incipit è fulminante, degno di… TheIncipit! Se fossimo alla fine, tiferei per nulla di preoccupante ma, visto che è appena iniziata… credo ci siano guai in arrivo.
    “Uccidete i vostri cari, uccidete i vostri cari, uccidete i vostri cari!” (Hemingway)
    Bella, vediamo che succede.

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