Dove eravamo rimasti?
l’inizio della fine
Ti portarono via, ma non fu per un lungo tempo, tua madre morì il mese successivo e ti rividi al funerale. Non piangevi, fissavi davanti a te, lontano mille anni luce. Mi avvicinai, timido, timoroso che non mi avresti riconosciuto. Ma il tuo volto s’illuminò di un sorriso infantile, quel sorriso storto che tanto amavo. Mi corresti incontro e io mi sentii scioccamente a disagio, mentre manifestavi troppo apertamente la tua gioia davanti a tutti. Vidi un paio di teste scuotersi e molti occhi abbassarsi imbarazzati, qualcuno parlottava e sentii una rabbia sorda, ma non verso le persone giuste, non verso chi ti giudicava, ma verso te, che mi avevi messo in imbarazzo.
Non ero più un bambino, volevo essere uomo e ci riuscii perfettamente, iniziando ad omologarmi alla massa, perdendo il coraggio di accettarti così: ti volevo bene, ma ti volevo cambiare.
Ti trasferisti in paese, dagli Altavilla che ti presero in affidamento. Mia madre diceva che non avrebbe potuto andarti meglio, anche se non condivideva la scelta dei coniugi Altavilla: avevano già una figlia e accogliere un ragazzo, un maschio, problematico oltretutto, non sembrava molto intelligente.
Avresti dovuto essere felice, eppure io ti ritrovavo sempre sui gradini della tua vecchia casa, sempre più chiuso in te stesso, sempre più distante.
E poi vennero un paio di occhi da cerbiatta ad annebbiare completamente la mia mente.
Si chiamava Emma, la tua sorellastra, due anni meno di noi, lunghi capelli corvini e occhi neri e luminosi che sembravano penetrarmi l’anima. Ricordo l’attimo esatto in cui la vidi per la prima volta. Era una domenica, lei studiava in città, in un collegio per ragazze da bene, ma tornava per le vacanze e talvolta per i weekend.
Tu eri seduto sul vialetto, tracciando segni sul terreno sabbioso con un bastoncino.
“Ciao Luca” ti salutai.
“Ciao” bofonchiasti tu, senza alzare gli occhi da un complicato disegno, sembrava un mandala.
“Ciao!” disse poi una voce sconosciuta. Alzai lo sguardo dal tuo disegno, di scatto, e quegli occhi scuri mi colpirono come un pugno allo stomaco. “C-ciao” balbettai.
“Io sono Emma”
“E-Emma…” ripetei come un imbranato, ricordo con vergogna di aver pensato di smetterla, che sembravo proprio te.
“Salvatore” dissi nel tono più deciso e maschile possibile. E in quell’attimo esatto fui perduto, lo fummo tutti.
Tutto ha iniziato ad andare veramente a rotoli alla festa delle rose. da giorni ci pensavo, sognando d’invitarla a ballare.
“Che ne pensi di Emma?” ti chiesi mentre verniciavamo lo steccato di villa Claudia, lavoretto extra per pagare un abito elegante, coi pantaloni lunghi.
“Bella” rispondesti tu con il tuo solito cripticismo.
Sbuffai, da un po’ mi sentivo nervoso, irascibile e insofferente nei tuoi confronti, nei confronti delle tue stranezze.
“Non potresti dirmi di più?” sbottai.
Ti fermasti a fissarmi, poi il tuo mezzo sorriso storto comparve e vidi un luccichio negli occhi:
“La baci?” mi chiedesti infantilmente.
Scossi la testa tornando a pitturare, poi vidi con la coda dell’occhio che te la ridevi a crepapelle. Ti diedi uno spintone e risi anch’io.
Poi la festa arrivò, ce ne stavamo lì imbellettati e nervosi a bordo pista a guardare le coppie ballare. Avevi cenato da me per festeggiare il tuo compleanno, poi avresti dormito a casa mia. Eravamo usciti per la sagra di paese, tu continuavi a lisciarti la cravatta che era stata di tuo padre, quel gesto ripetuto stava lacerando i miei nervi già tesi.
“La vuoi far finita?” ti urlai contro, ma tu eri in una delle tue fasi ‘no’ e hai iniziato a dondolarti per cercare di scostare quel mondo troppo rumoroso da te, dai tuoi occhi e dalle tue orecchie.
‘Oh, no!’ pensai a disagio “devi piantarla Luca, davvero” ti rimproverai. Non finii la frase, la vidi a bordo pista, come noi, ma dall’altro lato, abito rosa confetto, capelli raccolti sulla nuca. Il cuore mi si fermò incrociando il suo sguardo, gettai un’ultima occhiata al tuo corpo rigido, che dondolava come un pendolo, e ti ho mollato lì per correre da lei.
Danzai tutta la sera, lei mi concesse tutti i balli, ignorando gli altri pretendenti, ero euforico e mi dimenticai completamente di te.
Emma chiacchierava e sorrideva, con il suo profumo inebriante e le labbra lucide, che mi stordivano. Volteggiavamo nella pista tra centinaia di persone, come fossimo soli.
“Questo è l’ultimo ballo, alle undici devo rientrare, mi accompagni?” disse infine. Proprio in quell’istante ti vidi: nella stessa identica posizione in cui ti avevo lasciato a dondolare, col volto impassibile, ma fissavi me, lo sapevo, lo sentivo, come sempre. Ne fui arrabbiato, portai via Emma, che non ti aveva notato, senza finire il ballo, mollandoti lì.
Nell’allontanarmi vidi Carrisi e la sua banda circondarti, esitai un momento, poi il profumo di Emma mi trascinò con sé e pensai: ‘se la caverà’.
La musica m’impedì di sentire le tue grida e non vidi che ti prendevi la testa tra le mani mentre urlavi, me ne andai felice ad accompagnare Emma sotto casa, sperando di rubarle un bacio.
Ora la svolta, con questa scelta la storia può cambiare molto, votate bene: Luca verrà aggredito, quali le conseguenze?
- Luca si difenderà e ferendo gravemente uno degli aggressori, sarà allontanato dalla famiglia Altavilla, perché ritenuto pericoloso (38%)
- Emma darà la colpa a Salvatore, che ha lasciato solo Luca, e non ne vorrà più sapere di lui (44%)
- Salvatore vorrà farla pagare ai tizi, ma ne pagherà le conseguenze (19%)

14/12/2014 at 23:23
Ho pianto nel finale *^*
è decisamente il più bel racconto che ho letto sul sito *^*
15/12/2014 at 17:26
che complimentone! mille grazie Uga, ne sono onorata!
09/12/2014 at 19:00
E’ stata un sorpresa scoprire che tutto quello raccontato da Salvatore in realtà era Pietro a leggerlo. Bravissima! Per il modo in cui hai saputo riannodare i fili in questo episodio finale. E per il modo in cui hai saputo raccontare i vari sentimenti che hanno attraversato i tuoi personaggi.
15/12/2014 at 17:28
ohhh, finalmente qualcuno se ne è accorto! ihhihihi grazie mille Danica! 🙂
09/12/2014 at 16:40
Bellissimo, Francesca. Commovente, autentico e davvero bello! Una storia preziosa. Unica cosa che posso dire è che mi sarebbe piaciuto sentire la voce di Salvatore anche 18 anni dopo, fino alla fine. Ma anche così hai saputo sorprendere! 🙂
15/12/2014 at 17:29
sì, ero indecisa in effetti, ma ho voluto dare parola a colui che direttamente ha pagato le conseguenze di tutta la faccenda 😉
08/12/2014 at 16:25
Finale bellissimo e toccante 🙂 touchè: tutte le mie previsioni sono andate a farsi friggere. Complimenti Francesca, ma non correre troppo. Sei già al lavoro con un’altra storia?! Ma come fai? Non pregusti neanche un po’ questo finale…
08/12/2014 at 19:07
hai ragione,corro troppo, ma sono impulsiva, soprattutto nello scrivere, mi sono svegliata con quell’altra idea che aveva popolato il mio sonno e l’ho buttata giù, complice il giorno di festa e il lunedì di riposo non previsto 🙂 felice che il finale ti sia piaciuto 🙂
08/12/2014 at 13:43
Ricordi quando ti scrissi sul decimo episodio di Bivio, una storia che avevo seguito con estremo interesse, che non mi avevi convinta? Avevi scritto tre finali, lo trovavo dispersivo. Stavolta sono qui per complimentarmi con te. La storia non ha mai perso colpo, è rimasta coerente, ha trasmesso emozioni contrastanti senza mai stancare: dalla rabbia, alla tristezza, dal sentimento di rivalsa alla tenerezza. E la tua chiusa, stavolta, è credibile, struggente, equilibrata. Ma da te me lo aspetto. Bellissimo racconto.
Al prossimo. Ti aspetto.
08/12/2014 at 13:49
grazie, non sai quanto mi faccia piacere questo tuo commento, perché col mio solito problema di ‘taglia e cuci’ per rientrare nei 5000 caratteri e lo sbalzo necessario e dato dalla parità dai 18 ai 50 anni, avevo paura di non esser riuscita a chiudere in bellezza. Grazie ancora per avermi seguito fin qui 🙂