L’ultimo della classe

Dove eravamo rimasti?

Siamo arrivati al culmine della storia, l’irreparabile sta per accadere, vi lascerò scegliere il punto di vista dal quale ‘vedere’ i fatti Rimaniamo con Salvatore, ormai ci siamo affezionati al suo punto di vista (67%)

Eroi e codardi

L’estate passò e così l’autunno, Emma ripartì per il collegio, ripresi a vedere Luca. Era così migliorato, aveva anche ripreso gli studi con un professore privato, pagato dai nuovi genitori. Qualcosa però tra noi era cambiato da tempo, forse eravamo cresciuti, forse la mia gelosia per Emma mi frenava. Quando ogni due settimane arrivava la sua lettera Luca se la leggeva e rileggeva con quel sorriso storto, senza farmi vedere il contenuto, avrei voluto prenderlo a calci. Ma rimanevo, perché dopotutto il nostro legame era indissolubile e perché quando lavoravamo insieme ai nostri modellini, quando guardavamo i film horror o vietati ai minori, di nascosto, al cinema Aquila, ridevamo ancora come a otto anni e non esistevano differenze o gelosie.

Ma il destino aveva sempre avuto altro in mente per noi, sempre più spesso penso che poteva andare in modo diverso, che forse un’altra vita avrebbe potuto attenderti, invece quella vita te l’ho rubata io e per ogni gioia ricevuta, un altrettanto forte dolore mi pungeva il cuore.

Arrivò il Natale e con esso tornò anche Emma e con lei batticuori e contrasti.

Ormai ne ero certo: la amavi, in silenzio, come tutte le cose che facevi. Ne avevo avuta la conferma quando con finta noncuranza ti chiesi: “sei felice di avere una sorella? Io con la mia non faccio che litigare, sono una vera scocciatura!”

“Emma non è mia sorella, non veramente…”

Hai risposto abbassando lo sguardo, poi hai iniziato a dondolare un po’, era tanto che non te lo vedevo fare, il tuo sguardo vagava e vi lessi imbarazzo. Sì, l’amavi, ma non avevi speranza. Lasciai cadere l’argomento tornando a dipingere il modellino dell’aereo appena terminato.

Emma arrivò con il collo di pelliccia sulla giacca elegante, sembrava una donna fatta, di quelle che si vedono nelle riviste. Lo sguardo sottolineato da una matita nera mi fece provare un brivido sopito da mesi.

“Ciao Salvo” disse stampandomi un veloce bacio sullo zigomo.

“Ciao!” ti saltò al collo, poi , come vento primaverile, volò in casa lasciandoci lì tra i fiocchi di neve che imbiancavano i nostri capelli.

Era la notte di Natale eravamo tutti in chiesa, era appena terminata la funzione, la gente del paese si affollava per gli auguri, prima di correre al caldo del focolare.

Mi ero preparato il regalo nella tasca del cappotto: un bracciale d’oro con un cuore, era sottile, ma potevo permettermi solo quello, anzi, per la verità dovevo a Silvano Parritti, il gioielliere, ancora un terzo del prezzo stabilito.

M’incamminai verso casa vostra, arrabbiato che non mi aveste aspettato per gli auguri.

Poi dietro l’angolo con via Marconi sentii delle grida, accelerai scivolando sulla neve ghiacciata, poi slittai frenando di botto e caddi prendendo un forte colpo all’osso sacro. Non riuscii a muovere un muscolo per qualche secondo:

Emma era distesa a terra, Carrisi le era sopra con i pantaloni calati, gli altri due ti tenevano fermo, mentre tu, gli occhi fuori dalle orbite, ringhiavi e sbavavi, tornando il Luca di un tempo.

Mi riscossi, presi il coltello a serramanico, inseparabile amico di milioni di zeppi incisi, e lo feci scattare. Un attimo dopo afferravo per i capelli Carrisi, mentre gli altri scappavano codardi alla vista dell’arma. Tu, libero, ti fiondasti in mio aiuto, colpendolo alla schiena come una furia.

“Posa il coltello” ti sentii dire mentre gli torcevi il braccio dietro la schiena, io vidi Emma lì distesa. No, non lo posai, nella mia stupida testa da ragazzino, io la dovevo vendicare, accecato di rabbia calai con forza il coltello.

“Noooo!” alla vista del sangue perdesti la testa, iniziasti a gridare forte, spingendomi via. Rotolai nella neve. Macchiandola di sangue.

Scivolai fino ad Emma, distesa con il volto nascosto tra le mani, abbracciandola, mentre tu cercavi di tappare il profondo foro sul collo di Carrisi, che zampillava in modo osceno.

“Che succede qui?”

Accorse gente, non capii più nulla, continuavo a domandarmi come un corpo umano potesse contenere una simile quantità di sangue.

Poi i carabinieri, le sirene dell’ambulanza, te inzaccherato da testa a piedi, che venivi trascinato via.

“Stai bene?” sussurrai ad Emma mentre la facevano alzare da terra.

“Sì” rispose, e sospirai di sollievo vedendo che aveva tutti i vestiti al loro posto. Ero un eroe, avevo impedito il peggio! Solo allora chiesi ad un tizio di te.

“Lo hanno arrestato, ha ammazzato il figlio di Carrisi l’arrotino, è matto, l’ho sempre detto io!”

Come un macigno piombò su di me la consapevolezza di quel che avevo fatto. Mi alzai come uno zombie, camminando automaticamente fino a casa, mi gettai sul letto respirando a stento. Ed ora?

 

Il fatto è accaduto Salvatore starà zitto, cavandosela a scapito di Luca, questo è ormai ovvio. Adesso?

  • Luca si toglierà la vita non reggendo lo stress (8%)
    8
  • Luca verrà internato come pazzo (50%)
    50
  • Luca verrà arrestato per omicidio (42%)
    42
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439 Commenti

  • E’ stata un sorpresa scoprire che tutto quello raccontato da Salvatore in realtà era Pietro a leggerlo. Bravissima! Per il modo in cui hai saputo riannodare i fili in questo episodio finale. E per il modo in cui hai saputo raccontare i vari sentimenti che hanno attraversato i tuoi personaggi.

  • Finale bellissimo e toccante 🙂 touchè: tutte le mie previsioni sono andate a farsi friggere. Complimenti Francesca, ma non correre troppo. Sei già al lavoro con un’altra storia?! Ma come fai? Non pregusti neanche un po’ questo finale…

    • hai ragione,corro troppo, ma sono impulsiva, soprattutto nello scrivere, mi sono svegliata con quell’altra idea che aveva popolato il mio sonno e l’ho buttata giù, complice il giorno di festa e il lunedì di riposo non previsto 🙂 felice che il finale ti sia piaciuto 🙂

  • Ricordi quando ti scrissi sul decimo episodio di Bivio, una storia che avevo seguito con estremo interesse, che non mi avevi convinta? Avevi scritto tre finali, lo trovavo dispersivo. Stavolta sono qui per complimentarmi con te. La storia non ha mai perso colpo, è rimasta coerente, ha trasmesso emozioni contrastanti senza mai stancare: dalla rabbia, alla tristezza, dal sentimento di rivalsa alla tenerezza. E la tua chiusa, stavolta, è credibile, struggente, equilibrata. Ma da te me lo aspetto. Bellissimo racconto.

    Al prossimo. Ti aspetto.

    • grazie, non sai quanto mi faccia piacere questo tuo commento, perché col mio solito problema di ‘taglia e cuci’ per rientrare nei 5000 caratteri e lo sbalzo necessario e dato dalla parità dai 18 ai 50 anni, avevo paura di non esser riuscita a chiudere in bellezza. Grazie ancora per avermi seguito fin qui 🙂

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