L’uomo dalle ali di carta

Dove eravamo rimasti?

Jared e Jimmy Mentre beve un whisky Jared si ricorda della voce (57%)

Un viaggio all’orizzonte

Dopo avere dormito quasi tutto il pomeriggio accese il computer e si sedette sul divano in attesa delle 17.30.

La finale del torneo di poker online lo stava aspettando.

Jared non era un giocatore qualunque. Il suo interesse per il gioco d’azzardo spaziava dai video poker del bar, al poker online e dal vivo, per finire a tutti i tipi di scommesse sportive.

Praticamente quando non lavorava, era probabile che stesse giocando a qualcosa.

Si era preparato a fianco del pc, due pacchetti di sigarette un litro di birra e qualche snack da sgranocchiare.

Stava per cominciare l’ennesima battaglia ed aveva bisogno di concentrazione. Mai era andato così vicino a qualificarsi per un torneo internazionale dal vivo.

Si accorse di aver lasciato la porta della sala che dava sul corridoio, aperta e si alzo velocemente per chiuderla.

La partita iniziò e tra una sigaretta, quattro patatine, un sorso di birra, full, tris serviti, si fecero le 19.30.

Fu proprio quando al tavolo da gioco era rimasto solo contro un americano che la porta della sala si aprì, entrò sua madre e gli disse :”Ci sarebbe da andare a prendere l’acqua in cantina”.

In un’altra occasione avrebbe inveito contro di lei, ma questa volta, era talmente concentrato che non la sentì nemmeno.

Ed ecco le sue carte, un jack di picche, un jack di fiori ed il “flop” in sequenza, cinque di fiori , dieci di cuori ed un sei di fiori.

Al momento era solo una coppia e forse non sarebbe bastata per vincere la partita. L’ansia iniziò a salire quando scese il “turn” (quarta carta) sul tavolo.

Era un dieci di fiori e nonostante ora avesse una doppia coppia, non si sentiva per niente tranquillo.

Aveva come la sensazione, a ragione, che il suo avversario avesse un tris.

La sala era ormai una nube di fumo, quando la madre, entrò per la seconda volta strillando “Non si può andare avanti così, vergognati” e dopo aver alzato la tapparella spalancò la portafinestra e sparì di nuovo.

Ed ecco infine il “river”(quinta ed ultima carta) sette di fiori.

Jared non se ne accorse nemmeno, ma quando vide lampeggiare il monitor, capì che aveva vinto per un colore di fiori e perdendo l’equilibrio, cadde dalla sedia. Si era qualificato. Il torneo alle Bahamas lo stava aspettando.

Ancora incredulo si rialzò e andò a tavola per la cena ma non fece in tempo a sedersi che sua madre lo bruciò con lo sguardo.

Era il caso di andare in cantina a prendere l’acqua.

Dopocena si preparò per uscire ed alle 21 in punto entrò nel bar dove aveva appuntamento con Jimmy che era già arrivato e nel frattempo aveva vinto trecento euro alla macchinetta dove lui li aveva persi la sera prima.

Si sentì un pò defraudato, ma cosciente del fatto che erano cose che potevano succedere e felice per l’avventura che lo aspettava fece buon viso a cattivo gioco.

Dopo la solita scenetta dei saluti i due ordinarono da bere prima due birre e poi un paio di whisky.

Jared di palato fine si prese un torbato mentre Jimmy andò sul più classico dei whisky commerciali, convinto di bere qualcosa di pregiato, poiché molto conosciuto.

Jared, voleva condividere con il suo amico la notizia del viaggio che stava per intraprendere, ma proprio mentre stava per cominciare a parlare lesse, sull’insegna luminosa d’una farmacia, una frase che gli gelò il sangue e che gli riportò alla mente il rientro a casa della sera prima.

“Ce la puoi fare”. Le parole scorrevano da destra verso sinistra.

Diventò pallido per un attimo ma non proferì parola con nessuno, dato che alla domanda fatta all’amico : “Jimmy, cosa leggi su quell’insegna?” ricevette la risposta più scontata : “Sono le ore 22.45 e ci sono 30 gradi”.

Decise di improvvisare una scusa e di rincasare. Aveva bisogno di riflettere.

Frettolosamente si precipitò a casa e quando arrivò si fece una camomilla per calmarsi. Aveva bisogno di ritrovare un po’ di serenità.

Sta di fatto che dopo aver bevuto la camomilla si sdraiò sul letto ed in men che non si dica si ritrovò in una casa di appuntamenti.

Le ragazze erano molto prosperose e voluttuose, Jared sentiva un’energia sessuale dentro di se che lo faceva sentire onnipotente.

Osservò quello che stava accadendo e vide che c’erano anche dei suoi colleghi. Preferì stare in disparte per non farsi vedere.

Jared nonostante non avesse una vita moralmente esemplare, in parte se ne vergognava.

Ad un certo punto si avvicinò a lui una ragazza molto attraente e mezza nuda che iniziò ad accarezzarlo, lo prese per il colletto della camicia e lo portò con se in un posto più appartato. Lui non oppose resistenza.

Iniziò a slacciargli la camicia quando d’improvviso, suonò la sveglia.

Ancora una volta rimase con l’amaro in bocca.

Cosa deve fare Jared...

  • Andare al lago con Natalia (33%)
    33
  • Parlare con il suo amico (67%)
    67
  • Andare da uno psicologo (0%)
    0
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122 Commenti

  • Sono d’accordo con Alessandra, storia interessante, mai banale e con un finale inaspettato! Sai stupire al momento giusto senza essere scontato nelle situazioni e sai cogliere l’attenzione di chi ti legge… Speriamo arrivi presto questa nuova idea! Buona continuazione Manfred

  • Bravo, refusi e verbi a parte, un finale molto sentito, anche potente.
    La storia era davvero interessante, mi dispiace che sia conclusa.
    Vorrei leggere ancora qualcosa di tuo; che ne dici di rimetterti in gioco, prossimamente?
    Comunque… non sparire.

  • Mi piace come hai descritto le varie situazioni e come hai ripreso l’argomento principale del tuo racconto: le debolezze di ciascuno di noi. Adoro l’ effetto sorpresa quindi aeroporto!

  • ” … Quel vuoto che ogni volta che giocava, si ingigantiva anziché riempirsi …” è una chicca d’autore.
    Devo dire che tu stai rispettando – e non nascondo stupore compiaciuto – quello che il grande VOGLER ( che ti consiglio di leggere, se hai tempo) definisce “il viaggio dell’eroe” perché si compia il suo arco, la sua maturazione durante il “viaggio” di quel lasso di vita che la storia indaga. E non è tutto: hai anche approfondito le variabili, le ragioni, le hai spiegate con delicatezza, senza indugiare troppo, ma in questo modo hai lanciato un dado. Quando il dado è tratto si arriva a slacciare il nodo, quando il nodo è sciolto il sentiero è chiaro. Perciò, per chiudere, hai scelto i tempi giusti, lo hai fatto nel modo corretto, e sei stato – pur nell’incertezza di alcuni passaggi – professionale.

    Sorpresa all’aeroporto.

  • Un po’ strano questo ravvedimento improvviso. Mi sarei aspettato che fosse scatenato da un trauma, non da una presa di coscienza proprio lì, nel Bengodi.
    Ma va bene così, sei tu che guidi.
    Mi piacerebbe, a questo punto, capire come te la caveresti con un altro evento traumatico: la perdita del bambino.

  • Oddio che opzioni ! Non so cosa scegliere, che scelgo qui ? Sono in crisiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii……………………………Il capitolo non mi guida da nessuna parte in nessuna scelta. Sicuramente tu avrai ponderato il capitolo successivo su ognuna delle tre o su tutte e tre…. Allora vado a senso Jared e Claudia si fidanzano. Non odiarmi, mi lasciasti al buio e proprio non sapevo cosa fare….

  • Ciao, Manfred.
    Scusa il ritardo, ho recupaerato, però. 🙂
    Non voglio che jared venga eliminato, io lo avrei fatto vincere, ma tu ci hai affidato il suo destino e io dico che sarà lui ad abbandonare il torneo.
    In questo episodio mi hai fatto viaggiare, te ne sono grata. Sembrava di esserci davvero lì, con i delfini, e poi tra la folla e davanti al tavolo da gioco e a contemplare l’acquario più grande del mondo. E poi la tensione del gioco nel gioco. Ci sei stato davvero, lì, dì la verità….

  • Ciao Manfred, grazie per avermi in invitato a Paradise Island.
    Ho gradito molto dall’atterraggio in poi e persino la visita al Casinò anche se ho sudato freddo, pensavo che il tuo amico Jared facesse una cazzata, invece è andato tutto liscio. Grazie pure del wisky, ma sai non credo Jared finirà la partita domani, è troppo preso dalle voci interne e quindi…..
    Il prossimo wisaky fammelo liscio lo sai che il ghiaccio non mi piace! Smak con il rossetto rosso sopra la guancia…Seee vedemooo…..

  • Io e la parità siamo una cosa sola. Votando per incontrare qualcuno dell’organizzazione, l’ho portato in parità con Jared che si impone ai tavoli da gioco. Speriamo che qualcuno sblocchi la situazione. Se no ti toccherà portare Jared al tavolo da gioco e mettergli vicino uno dell’organizzazione. 🙂

  • Letto tutti gli episodi e voto perché Jared si ricordi alcuni dettagli. Mi immagino qualcosa che all’apparenza era sembrata inutile, ma adesso col senno di poi si rivela importante.
    Non male come storia. Non nego, però, che alcune cose non le ho capite. Tipo la storia di Jimmy e Natalia. Nell’economia della storia avranno un ruolo importante? Perché hai speso un episodio per loro quando il protagonista è Jared. L’altra è perché ripeti i nomi prima del discorso diretto? Jared dice… Jimmy risponde… Jared replica e via dicendo. Secondo me è un spreco di caratteri. A meno che tu non voglia sottolineare un gesto o pensiero importante che non verrà riportato a voce, non credo che ripetere i loro nomi abbia senso. Un lettore con le giuste indicazioni può essere in grado di capire chi dice che cosa e quando. Ti seguo. 🙂

  • Ricorda alcuni dettagli importanti.
    Anche se non so come abbia fatto a vivere una scena accaduta vent’anni prima, forse presto lo capirò. Però mi è piaciuta la situazione. Fosse stata più indagata, approfondita, sarebbe stata una chicca non da poco, ma capisco che non potevi fare di più, ora.

    Piccola nota: quando entrano in scena dei personaggi nuovi, non devi anticipare il loro nome e il loro ruolo finché essi stessi non si palesano. Hai detto che Luca si chiama Luca prima che lui stesso lo abbia dichiarato, e siccome non stai scrivendo in terza persona onniscente ma limitata, significa che sei nella testa di Jared, per cui non puoi sapere come si chiama, prima che lo abbia detto.
    Certo, capisco che questa è una storia in cui lui ha visioni e “premonizioni” per cui non sarebbe difficile immaginarlo veggente anche sul nome di Luca, ma sappiamo entrambi che non era questo il caso. 🙂
    Vai sempre meglio. Bene.

  • Quando Jimmy blocca la macchina pensavo anch’io volesse dire a Natalia “un figlio??? Non se ne parla!” E invece no…ben descritta la figura di lei, riesco ad immaginarla mentre leggo! Adesso lasciamolova piedi!

  • Il capitolo non te lo critico mi è piaciuto. Mi piace che hai messo in risalto l’interiorità di lei. …..( Mi sono dimenticata il commento perché mi è stato interrotto, da una cacchio di telefonata. Perché la gente telefona ad altra gente, perché mi hanno telefonato proprio mentre stavo facendo questo commento? ) Mi pare, che ti avrei voluto dire che quando lui recepisce la notizia quasi quasi pensavo la facesse scendere dalla macchina o le dicesse di abortire…Diciamo che è andata bene!!!

  • Spero che l’episodio di Natalia e Jimmy abbia un suo senso nello sviluppo del racconto, perché per ora sembra un fatto isolato. Il racconto funziona, ma stai attento a non perderti per strada: sei quasi al giro di boa, dovresti iniziare a dare congruenza ai vari spunti che hai lanciato.
    Non voglio cavillare sui refusi, ma la virgola tra soggetto e verbo (Sua madre, aveva / Quella sera poi Jared, andò) è un pugno nello stomaco.
    [Caputo]

  • Mi piace la storia delle voci. Anche il dialogo con l’amico mi è piaciuto. Non si usano i punti doppi e tripli, però. ( ???!!!!, fa parte di un linguaggio che non ha a che fare con la scrittura narrativa. E orari e date si scrivono in lettere, non in numeri). 🙂
    La signora Caputo non è chi credono…

  • Ciao, Manfred.Quale whislky beve? La marca conta. Vorrei saperla, e se non ci hai pensato, immaginala e dimmela. Grazie…
    I dettagli contano.
    Lui bara? Vede? Passa? Se ne va? Che tipo è? Anche una partita di poker disegna il “ghost” di un personaggio.
    Perché suona la sveglia? Questo non l’ho capito: stava o non stava con la donna?
    Ti seguo, mi interessi.

  • Ciao, Manfred. Ti tengo d’occhio, non ho ancora deciso se seguirti. Ci sono cose che mi piacciono molto in questo episodio, altre meno. Mi piace l’ambientazione di provincia (Crema?), mi piace il ritmo del racconto, mi piace quel lasciare intuire dei particolari (ma non sono ancora sicuro che sia la penna dell’autore a tracciarli o l’occhio del lettore a scorgerli). Non sempre mi piace la costruzione delle frasi, la scelta del lessico.
    Poi non mi piacciono affatto 350 euro e 35 anni, con i numeri scritti in cifre e non a lettere, e i tre punti interrogativi. Sembra una mia pedanteria, ma in realtà sono errori in un testo letterario.
    [si ricorda della voce]

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