Di amore e di odio

Dove eravamo rimasti?

Cosa si cela dietro le ferite della donna? E' un'esca per il protagonista. (68%)

Rifrazione

Passai diversi giorni in preda a una angoscia confusa. Nei miei pensieri ormai sopra il suo viso vedevo una nuvoletta vuota (nemmeno il suo nome sapevo), come a sottolineare che una donna così non aveva denominazione, magari solo uno spazio vuoto da riempire a piacimento. Ogni volta un particolare del volto risaltava con più contrasto, una fotografia messa a fuoco male, ogni volta in maniera diversa.

Avevo anche sprazzi di lucidità, in cui mi tornavano in mente le sue ferite, sicuramente la minima parte dei suoi problemi. Nascondeva qualcosa, qualcosa che per quel che ne sapevo poteva già averla uccisa, e in quei giorni mi sforzai come mai in vita mia per dare un senso a tutta quella storia che mi stava assorbendo la vita.

Volendo essere razionali, va detto che non sono una persona molto acuta. Mi vennero in mente tutte le innumerevoli varianti dell’ “è intelligente, ma non si applica” che avevano costellato la mia carriera scolastica, in forma sempre più evoluta, dalle elementari fino agli studi superiori. Tuttavia il vantaggio di poter vivere da solo mi permetteva di dedicarmi alle mie elucubrazioni in ogni momento della giornata senza doverne rendere conto a qualcuno, e ciò mi tranquillizzava. I rapporti sociali non sono mai stati il mio forte.

Cercai di mettere ordine logico. Una donna, mai vista prima, incomprensibilmente aveva attirato la mia attenzione. C’era qualcosa di strano in lei, di diverso, a partire da quel rossetto corallo in mezzo alla faccia. E quell’espressione del viso, confusa-triste-rassegnata-altra. Era ferita, ma non sembrava in pericolo di vita; se i tagli fossero stati profondi, probabilmente sarebbe morta in meno di un’ora. Dunque? Aveva raggiunto il bar in stato confusionale dopo aver maldestramente tentato un suicidio? Oppure era successo tutto lì, a quel tavolino, alle sette e mezzo della mattina? Possibile che nessuno se ne fosse accorto?

Non ne venivo a capo. Più ci pensavo, più mi sembrava che la realtà si dilatasse e distorcesse per adattarsi alle mie congetture.

Un giorno, circa una settimana dopo l’incontro con la sconosciuta, sentii bussare lentamente alla porta. Erano circa le dieci di sera, l’orario in cui la mia mente più intrecciava le mie fantasticherie alle trame di ingarbugliati telefilm serali.

Non aspettavo nessuno. Come sempre del resto. Al secondo colpo ero già balzato su come una molla. Nei tre metri circa che mi separavano dal portone d’ingresso mi immaginai tutto: avrei gettato lo sguardo oltre l’uscio socchiuso e avrei senz’altro visto lei, più bella di quanto non fosse realmente, qualche ritocco mentale qua e là, giusto per adattare le mie chimere ai miglior crime di cui sopra.

Rimasi profondamente deluso. Di fronte a me si stagliava, con aria determinata, il vicino-inquietante. Ora, tutti hanno un vicino-inquietante, lo so bene, ma magari dall’altra parte della strada o qualche casa più in là; posso ammettere anche al piano di sopra o di sotto – io ce l’avevo proprio dirimpetto. Tanto che se aprivamo la porta nello stesso momento i nostri gomiti si sfioravano e una sensazione di disgusto mi rimaneva attaccata alla pelle tutta la giornata. Aspettai che mi dicesse il motivo di tanto disturbo.

“Se non abbassa il volume, sarò costretto a chiamare la polizia”, se ne uscì dopo un po’.

Rimasi un attimo sgomento. Lanciai uno sguardo furtivo alla televisione, col volume al minimo. Decisi di ignorarlo, chiudendo molto cortesemente la porta. Non avevo voglia delle sue stramberie, non quella sera.

Ma il vecchio socchiuse gli occhi, raggrinzendo tutto il viso in una smorfia minacciosa: “So cosa hai fatto. Non la passerai liscia. Provaci un’altra volta e ti farò lo scalpo”. Non ebbi tempo di avermene a male che questo se ne tornò indietro verso il suo portone senza aggiungere una parola. Indugiai lì in piedi senza sapermi scollare di dosso una strana sensazione di fastidio. Episodi come quelli erano quasi normali nel mio condominio: il pensionato, vedovo da diversi anni, aveva diverse abitudini bizzarre, tra cui quella di parlar da solo o coi defunti, a seconda dell’umore, non era nemmeno la più singolare; tuttavia quella sera, forse per lo stato di ansia che mi paralizzava il cervello da giorni, mi sentii veramente irrequieto.

Tornai a sedermi sul divano. Mi resi conto che non c’è niente di più solo di un solitario che non vuole restar da solo ed è costretto a farlo.

La mattina dopo, ebbro di una notte insonne, mi alzai e vidi il cielo squarciato da un taglio violaceo all’altezza dell’orizzonte. Timidi raggi vermigli fuoriuscivano andando a irrorare pian piano tutta la volta celeste, diramandosi impercettibilmente in innumerevoli venature. L’alba. E pensare che c’è gente che la considera pure bella.

Abbiamo fatto la conoscenza di un nuovo personaggio. Che rilevanza avrà nella storia, lo scopriremo a suo tempo. Cosa accadrà ora?

  • Le minacce del vicino-inquietante lo spaventano e lascia perdere tutto. (9%)
    9
  • Il protagonista va al lavoro e parla della donna con qualcuno per saperne di più. (23%)
    23
  • Il protagonista incontra di nuovo la donna misteriosa. (68%)
    68
Loading ... Loading ...
Categorie

Lascia un commento

115 Commenti

  • Ciao =)
    Sei molto raffinata… quando scrivi usi parole con una certa minuzia attenta al minimo particolare, queste sono le descrizioni che amo di più! Penso che alla fine sia proprio da qui che si vede la vera bravura di uno scrittore… Complimenti ! voto per parlare con qualcuno riguardo la donna misteriosa =)

  • Qui si fa sempre più mistero! E mi piace un sacco! 🙂 Niente omicidi per il momento ma tanta tensione psicologica! 🙂 brava!
    Parlarne con qualcuno forse non sarebbe la mossa più giusta. Poi, ovviamente, tutto dipende da cosa “ci sia sotto”! Quindi, ho scelto che incontra di nuovo la donna!
    Baci 😀 😀

  • Vado per esclusione. Che lasci perdere tutto… poi mi cade la storia. No. Che ne parli con qualcuno può andare, ma mi sembra poco avvincente, a meno che non sappia di parlare con la persona giusta… Voto per un nuovo incontro, magari casuale o magari no, con la donna.

  • Belli, davvero belli entrambi i capitoli.
    Perché non ci fossi arrivato prima, non riesco a spiegarmelo. Mi piacciono un sacco il tuo stile narrativo (non so se sarei capace di scriverlo, hai letto la mia storia!, ma adoro leggerlo) e il clima di surreale attorno ai due personaggi. Spero continui così. Magari non è convenzionale per un giallo (io a questo punto la svolta horror ce la vedo tutta!) ma sono convinto ne uscirà un bel lavoro! E una bella storia da leggere.
    Per cui seguo e… voto per il tentativo di suicidio. Che sia pazza (o scioccata) è evidente.
    A presto

    • Grazie mille, davvero. Sono contenta che il mio stile ti piaccia o risulti quantomeno un minimo efficace. E’ il primo giallo che scrivo e mi trovo un po’ spaesata. Tipo adesso che avevo immaginato come te il suicidio e devo scrivere la storia di un’esca xD
      Grazie di nuovo del commento e dei complimenti, a presto (:

  • ho votato per l’ipotesi del tentativo di suicidio perché mi sembra plausibile (come anche la pazzie della donna), mentre l’opzione dell’esca – che pure va per la maggiore – appare inverosimile (a fronte della pericolosa ferita inferta dalla donna a se stessa).
    Vedremo.
    Ciao e a presto.

  • Bellissimo questo capitolo ma del resto si preannunciava già dall’incipit cosa sarebbe stato e che livello. La crisi mi è venuta con le opzioni mi andavano bene tutte e quindi ho fatto ambaraban cicci coccò (scherzo!)
    Diamo il colore giallo al racconto diciamo che è un esca e tu ci tirerai dentro o fuori, sbrogliandoti la matassa per la campionessa che sei. Complimenti.

  • Che scena truculenta che hai descritto: una donna tenta di suicidarsi in un bar, nessuno lo nota e lei indispettita si sposta al parco grondando sangue. Mi chiedo cosa stessero facendo cameriere e barista per non accorgersene…tutto invece torna se si tratta di un’esca tesa al protagonista con la complicità dell’intero film. Un po’ alla Truman Show…

    • Non pensavo che i tovagliolini impilati potessero catturare l’attenzione di qualcuno xD
      Comunque ho notato che le immagini più efficaci sono quelle che ti vengono subito in mente quando ti immagini quell’azione, in maniera istantanea; quando ti metti lì a riflettere per creare un’immagine a tavolino esce fuori ‘na schifezza.
      Grazie davvero dear, i tuoi feedback valgono tanto per me (:

  • Della donna.
    Leggevo, con interesse devo dire, finché sono arrivata all’ultima frase:
    ” Noto immediatamente due cose.
    La prima, che il caffè è ancora lì. La seconda, che la superficie del tavolo è completamente sporca di sangue.” e , lo ammetto, mi ha colpita allo stomaco. Un cliffhanger straordinario.

  • Chiacchiere estranee che ti entrano maleducatamente nelle orecchie, si piazzano arroganti in mezzo ai tuoi pensieri e ti obbligano, volente o nolente, a degnarle della tua svogliata attenzione. E qui mia cara, ho fatto il segui storia ….Considerando che ora seguo quasi 40 storie devi sentirti gratificata….Ottimo incipit. Veramente. Scritto bene belle immagini, speriamo che sia un giallo di classe visto che ce ne sono troppi sia di gialli che di horror…. Ho deciso di seguirti non solo qui, accettami non con l’accetta l’amicizia su Facebook ti voglio mettere nel gruppo degli autori.

  • Non sono un giallista ma direi, in maniera quasi obbligata, che il sangue è della donna, anche perché pochi istanti prima occupava quel tavolo. La tua è una scrittura accurata, direi femminile, attenta ai dettagli e all’ambiente. Ti seguo anch’io. A presto. 🙂

  • Questo sito usa i cookies per migliorare l'esperienza utente. Cliccando su Accetto acconsenti all'utilizzo di cookie tecnici e obbligatori e all'invio di statistiche anonime sull'uso del sito maggiori informazioni

    Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

    Chiudi