Pescì Rossì Grossì (Passìon Cattolìca)

Dove eravamo rimasti?

Che succede ìn Europa? Sì guasta la macchìna (100%)

Come Carpe da Fontana o da Dessert

La strategìa domenìcale, al momento accantonata per ìl doveroso ascolto devoto del Calcìo Mìnuto x Mìnuto, era destìnata ad avere un drastìco aggìustamento dì tìro dopo l’estate successìva alla domenìca daì Brancaccìo. Convalescente da un attacco cardìaco Baldovìno, ìn lìcenza ìllìmìtata dalla ragìone la contessa Lìonella, Babìla rìuscì comunque a organìzzare ìl Grand Tour estìvo , fìnanzìato prìncìpalmente dal socìo Alfredone, che ottenne all’uopo una donazìone a colletta dal clan Santonastaso. Oppostì e complementarì, nonché ìnseparabìlì quanto ì due pescì logo del segno deì pescì, le matrìcole della Cattolìca partìrono a bordo del Mercedes d’epoca dì casa Bel Monte, che lì lascìo’ a pìedì poco oltre Parìgì, on the road to Amsterdam, con ì pezzì dì rìcambìo necessarì alla rìpartenza che sarebbero dovutì arrìvare dalla Germanìa. Allora ìl Manzìnì trasse dal cìlìndro del suo ruvìdo senso pratìco l’ìdea-conìglìo della vendìta della monumentale berlìna pezzo per pezzo, trovata che rese buona valuta e ìn sovrappìù un marcìante Maggìolone per prosguìre. Alla guìda del cabrìo Volkswagen, Alfredone propose ìl reclutamento dì un paìo dì fìghe dì scorta. Rìbatte Babìla :- Sceglìle bene , caro Al, le  donzelle,  saranno le ultìme che frequenteraì per un pezzo -. L’amìco: perplesso. Fu ìn un coffee shop che Bel Monte, cannesente, precìso’ la pensata al non meno lucìdo Alfredo: – Saì che c’è, fratello? C’è che cì faccìamo pretì-                                – Devo ìnterpretare la tua uscìta come effetto del  fumo passìvo? –             – La polìtìca nazìonale è un fatto locale, roba trascurabìle, robetta, mentre ìl Vatìcano ha ancora la sua bella ìnfluenza globale –                        –  Sarebbe questa quella che chìamano la vocazìone? –                                      – Roma non sarà pìù caput mundì, ma è pur sempre Roma Capoccìa e la vocazìone tradìzonale dell’arìstocrazìa ìn dìffìcoltà così come deì popolanì ambìzosì e caparbì quanto te prevede l’arruolamento nell’Apostolìca. Agendo ìn tandem, ne faremo dì strada, vedraì. Nel frattempo, godìamocì l’ ìtìnerarìo Olanda, Copenaghen, Berlìno, Varsavìa, Budapest, Venezìa…-.Così parlo’ Sua Emìnenza ed Emìnenze sarebbero dìventatì tuttì e due. Supportatì daglì ìnfluentì bacìapìle dì vìa Bandello, da un paìo d’ ìnsegnantì del Leone e da un docente unìversìtarìo, nonché sponsorìzzatì da un cugìno deì Brancaccìo Bel Monte, Alfredo e Gìan Galeazzo Babìla entrarono ìn semìnarìo a Bergamo Alta per approdare , coppìa spregìudìcata capace dì maneggìare Pascal, Marx e Deleuze e Guattarì con la stessa dìsìnvoltura, alla Gregorìana. Da allora, sono passatì annì, stagìonì, governì, repubblìche, s’è cambìato mìllennìo, son crollate torrì e certezze, ma ìl mammellone del Cupolone petrìno contìnua a star su ben saldo senza bìsogno dì push up. Roma ha due papì e un a coppìa cardìnalìzìa  assaì potente,  composta dall’elegante Bel Monte , che rìnnova ì fastì del Georg collaboratore dell’ora Emerìto e ìl Manzìnì , tutto sorrìsì a destra e a manca. Questa sera, ì due porporatì festeggeranno ìnsìeme la rìmozìone del dìsìstìmato Bertone con una bella cena: Babìla cucìnerà per quattro.                                                                        L’epoca bergamasca è stata golosa dì alta cucìna e generosa dì alta cultura per ì due semìnarìstì che a Mìlano tornavano perìodìcamente a ìncassare glì ìnteressì maturatì con l’esotìo ruolo dì ragazzì prodìgìo  della chìesa cattolìca. Andavano per museì e gallerìe d’arte, frequentavano teatrì e realatìvì camerìnì, opere e concertì, ma non troppo assìduamente; sempre restarono devotì a San Sìro , talvolta non dìsdegnando nel dopo partìta ì contìguì ìppodromì dì trotto e galoppo, tenendosì alla larga daì cìellìnì.  Una volta ordìnatì, erano statì brevemente separatì. Don Alfredone venne ìnvìato a fare esperìenza ìn  Ungherìa, dov’era stato dì passaggìo precedentemente una sola volta , ìn vìaggìo con l’amìco Babìla. Dotato dì memorìa dì ferro, aveva sapto rìtrovare una bruna che glì era rìmasta ìmpressa: rìntraccìo’ Orsoloya Gìffer,  anzì, all’uso magìaro, cognome e nome Gìffer Orosoloya, a Buda. Nascondendole dì esser dìventato prete cattolìco, con una  seppur vaga promessa dì matrìmonìo, la condusse ìn provìncìa dì Varese, collocandola presso Don  Babìla, ìn tìrocìnìo nella parrocchìa dì Tradate. Poì  Alfredo se ne torno’ alla sua mìssìone danubìana. Quando Manzìnì e Bel Monte sì rìcongìunsero, erano aì nastrì dì partenza per la loro ben pìanìfìcata carrìera ìn seno alla Curìa romana. – Noì  sìamo dì Mìlano, a noì Roma mìca cì frega – e ìnvece, proprìo perché sìete mìlanesì, vì fregherà due volte e ancora due.  Frega tuttì, ce l’ha sempre fatta, abìtuata com’è a fregare soprattutto se stessa. Ha fregato ìl Duce che dìceva Me Ne Frego, ha fregato ì savoìardì, solo certì amerìcanì non sì son fattì fregare, qualche amerìcano ed Ennìo Flaìano.                                                                                      

Dove sta la fregatura?

  • nell'anìma (100%)
    100
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    0
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    0
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15 Commenti

  • Ciao, ho letto i 4 capitoli tutti d’un fiato..
    E devo farti i complimenti perchè ho trovato la storia molto interessante.. e ben narrata.
    E per certi versi anche esilarante ..
    Non conoscevo quella del “camerata fascita fai fagotto è arrivata la P38″
    Molto bella anche quella dell'” amore faccia a faccia.”
    Ancora complimenti!!
    Ti seguo con interesse…

    ps.- perchè in carattere grassetto ??

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