L’unica, la prima e l’ultima

Dove eravamo rimasti?

Ringrazio tutti voi di essere arrivati -quasi- alla fine di questa mia avventura. L'ultima -particolare- scelta per voi è: Acqua. (47%)

Si incontreranno per tre volte, ma ogni volta sarà l’unica, e la prima e l’ultima.

“Sei l’ultima persona che mi aspettavo di vedere.”

“E pensare che ho bussato a questa porta solo una settimana fa. Se avessi aperto allora avremmo risparmiato tempo ed energie.”

“Sei stata tu a grattare via la vernice dal campanello? Come facevi a sapere che ero qui?”

“Beh, non lo sapevo. Ricordavo solo che questo era l’appartamento dei tuoi nonni, quello in cui passavi la maggior parte del tuo tempo a importunare me.”

“Correggiti, eri tu a importunare me!”

Osservare Virginia e Orlando chiacchierare come due amici al bar mentre tutti loro erano nei guai fino al collo, provocava in Marco un’irritazione indicibile. Era disposto ad ammettere con sé stesso però, che quello non era il solo motivo per cui era irritato.

Solo avere quei due di fronte a sé lo indusse a credere alle parole che lei gli aveva confidato settimane prima. Tra loro non c’era bisogno di scambi di affetto o di domande di cortesia, erano capaci di comunicare e anticipare l’uno le mosse dell’altra in modo naturale e unico. Non si erano neppure sfiorati o domandati vicendevolmente come fosse trascorsa la vita da quasi dieci anni a questa parte, avevano cominciato a parlare con la naturalezza di chi si conosce nel profondo, da sempre e per sempre.

Sapere che lui non avrebbe mai potuto aspirare ad avere un rapporto del genere con Virginia lo tormentava. Strinse il telefono ancora più forte nella sua mano e quello, come a volerlo distogliere dai suoi pensieri, prese a vibrare. Era Roy. “Stai bene?”

“Zitto e ascolta, devi fare come ti dico.”

“Allora signora, può ripetere la descrizione dell’uomo?”

La stanza del commissariato era piccola e sovraffollata. C’erano ben quattro agenti, quello in borghese che stava prendendo la sua deposizione, uno seduto sul sofà di pelle nell’angolo e un altro che camminava nervosamente nella stanza -di cui Virginia aveva riconosciuto le voci ed era più che sicura che fossero loro gli uomini che li avevano inseguiti quella notte- e poi c’era Roy, intento a fissarla con aria noncurante.

“Alto almeno un metro e ottanta, corporatura esile e muscolosa. Il suo volto è rimasto sempre coperto dal casco, come ogni parte del suo corpo era coperta da indumenti neri. Aveva persino i guanti. Lui mi ha toccata e…” Virginia fece una pausa ad effetto. Come Marco aveva ribadito, doveva solo dire la verità nel lasso di tempo più lungo possibile, omettendo i particolari più importanti e modificando piccoli dettagli insignificanti.“Ed erano guanti tagliati, di quelli che lasciano fuori le dita”-Vero-“e ho notato che la sua era una carnagione molto scura.”-Tecnicamente vero, togliendo l’aggettivo molto alla parola scura-

“La voce dell’uomo aveva qualche accento?”

“Non ha mai parlato, non ne ha avuto il tempo. Mi ha strappato la borsa di dosso ed è subito comparsa l’altra auto. Ho sentito dei colpi di pistola e lui mi ha trascinata con sé oltre l’edificio.”-Vero-“Mi ha lasciata per rispondere al fuoco e quando si è distratto sono scappata.”-Successo in due momenti diversi,certo, ma tecnicamente tutto vero-

Avvertiva lo sguardo di tutti i presenti su di sé ma non ci fu bisogno di fingere per mostrare quanto era sconvolta. Era spaventata davvero per quello che le era successo ed era realmente in ansia, anche se non per i motivi che aveva lasciato credere a quei poliziotti. Non faceva che chiedersi a che punto fosse la fuga di Marco e Orlando, se il diversivo che lei e Roy avevano appena messo in atto fosse durato abbastanza o avesse quantomeno focalizzato l’attenzione su di lei, lasciando campo libero a loro.

Il poliziotto terminò di battere a computer dopo vari minuti, le fece firmare un mucchio di scartoffie e infine la congedò con una stretta di mano, ordinando a Roy e all’agente seduto in poltrona di accompagnarla a casa.

Il viaggio in macchina fu silenzioso. Virginia si limitò a osservare dal finestrino le strade affollate della città. L’adrenalina della passata notte stava scemando e una ben nota tristezza cominciava ad attanagliarle la bocca dello stomaco. Prima che se ne rendesse conto erano già arrivati al cancello rosso.

Roy si schiarì la voce. “La scorto dentro casa.” L’altro agente annuì, annoiato.

Chiuso il cancello, lontano dallo sguardo indiscreto del collega, Roy parlò.“Sono salpati mezz’ora fa. Adesso sono al sicuro entrambi. Non ti ringrazierò mai abbastanza per quello che hai fatto per noi oggi.”

“Lo rifarei altre mille volte.”

Virginia si costrinse a prendere quell’aereo in un giorno di fine agosto con un macigno sul petto. Quella città, le persone che aveva lasciato, le avventure che aveva vissuto, le avrebbero lasciato un vuoto incolmabile nel cuore. Si lasciò cadere nel suo posto, accanto a un uomo  immerso nella lettura di un quotidiano, con un grosso sospiro.

Credette quasi di sognare quando udì quella voce. “Paura di volare?” Il giornale si abbassò di colpo e dietro di esso c’era un Marco abbronzato e sorridente. “Non avrai creduto che ti lasciassi andare via da sola.”

Virginia sorrise. La sua avventura finiva come era cominciata.

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242 Commenti

  • Bellissima storia romantica l’inizio si lega alla fine e da quel tocco di classe che a me piace… Gli errori ? Allora grazie alla presbiopia non li ho visti ma io scrivo peggio di te… è una bella storia ricca di emozioni i personaggi sono delineati bene il capitolo finale mi è piaciuto molto. Virginia mi piace è un bel personaggio. Brava. Meglio leggere tutto alla fine che non leggere affatto non trovi ?

  • E il cerchio si chiude così come si era aperto. Brava, Mia. Una storia godibile fino alla fine, un intrigo ben architettato. Un sentimento di nostalgia che si avverte tra le righe di questi ultimi atti, come succede quando storie un po’ action, un po’ thriller, diventato umane e prendono forma, una forma sensibile che solo un’autrice sensibile può regalare.
    Spero di rileggerti presto.

    • Ale, sei sempre troppo gentile.
      Mi penderò una pausa, credo anche abbastanza lunga, visto che il mio computer è morto ed è solo grazie alla pazienza della mia coinquilina che ho potuto pubblicare la fine di questa storia. Spero di poter almeno leggere e votare le vostre storie ogni tanto, sempre approfittando della pazienza altrui e se, poi, non leggerai i miei commenti in giro saprai il perché. A presto, Ale e grazie di tutto 😉

  • Ringrazio tutti e mi scuso con voi lettori perché questo finale -e la storia in generale- non è andato esattamente come avevo immaginato. Rileggendola ora mi accorgo di tutti quegli errori stupidi che avrei potuto non fare e di tutte le cose che mancano e che avrei potuto -e voluto- aggiungere. Non ho fatto esattamente del mio meglio ma spero comunque che la storia vi abbia tenuto almeno un po’ di compagnia e ringrazio tutti voi per ogni consiglio, critica, apprezzamento. Grazie davvero di cuore, Mia 🙂

  • Avvenimenti tristi: non essere riuscita a beccarti dall’inizio della storia. Mi farò perdonare con la prossima, prometto!

    Sceglierei aria, ma so cosa vuol dire avere il “panico da pareggio” per questo motivo, scelgo acqua. Davvero una gran bella storia, bella, bella, bella.

      • Bhe, se una storia é bella c’è poco da fare 🙂 comunque non ti preoccupare, anche i siciliani hanno difficoltà a rendere bene quello che hanno intorno, la Sicilia è una terra complessa e te lo dice una Palermitana 😉 comunque non vedo l’ora di leggere la prossima storia! Magari poi da un’occhiata alla mia e mi dici che te ne pare ;D

    • Non è mai troppo tardi per recuperare (o forse si? E chi lo sa!).
      Eh si, la scelta è vaga ma per certi versi anche un po’ prevedibile. Però scrivere il perché vi ho proposto queste opzioni sarebbe stato uno spoiler che avrebbe rovinato la sorpresa finale! Ti ringrazio molto per aver letto l’intera storia e mi fa piacere che tu l’abbia apprezzata 😉

  • Mia, la tua scrittura è matirata moltissimo, i dialoghi sono credibili, la narrazione è godibile e , non ultimo, il plot è intrigante, ben dato. Complimenti. Continuerò a leggerti nelle tue prossime storie, non ci sono dubbi.
    Perciò un ultimo suggerimento, stavolta di stile, visto che ti avvicini all’ottimo:
    esempio,
    tu scrivi:
    “Sono io, non fiatare. Seguimi. Nessun rumore o siamo morti. Prova a scappare e siamo morti.” Il tono di voce di Marco fu poco più che un sussurro nell’orecchio di Virginia.
    Ora:
    immagina che sia una scena che noi lettori dobbiamo visualizzare. Non possiamo scoprire che sussurrava nel suo orecchio solo alla fine della battuta, dobbiamo vederlo prima di sapere cosa dice.
    Quindi diventa:
    Il tono di voce di Marco fu poco più che un sussurro nell’orecchio di Virginia: “Sono io, non fiatare…..”

    Bravissima. Al capitolo finale! Per quanto mi riguarda con TERRA. 😉

    • Hai ragione, Alessandra, proprio prima di pubblicare ho cambiato un’altra parte simile (“La voce le arrivò alle orecchie, sconosciuta e…” dove avevo messo prima il dialogo poi la descrizione della voce.) e non ho pensato a modificare anche questa.
      Mi dispiace solo per l’avvio zoppicante del racconto ma, dopotutto, siamo nati per sbagliare e sbaglieremo (Vudi.Loca docet ehehe), l’importante è sempre imparare da quegli errori. 😉 Grazie mille di essere qui e per i tuoi preziosi consigli, non smetterò mai di ripeterlo.

  • Per me era lì, ha ascoltato in silenzio la loro conversazione.

    E’ quasi impossibile che un giornale vada in stampa con un “sotterfugio”. Un giornale è controllato da una serie di addetti ai lavori: dal redattore, al caporedattore, dall’impaginatore al correttore di bozze, al caposervizio fino al vice direttore e al Direttore, talvolta persino dall’Editore. Per farlo andare in stampa con una notizia scottante non accreditata, bisogna essere un prestigiatore vampiro con le sembianze di Hulk. 🙂
    A parte questo dettaglio, stai diventando sempre più brava, Mia. 😉

    • Alessandra, avevo tutta una spiegazione sul coinvolgimento del direttore nella losca faccenda ma ho dovuto tagliare corto. Ho sbagliato sapendo di sbagliare e me ne scuso ma ho preferito dare la precedenza ad altro o avrei dovuto monopolizzare il capitolo per uno spiegone che sarebbe stato troppo per la brevità del capitolo (e della storia).
      Avrei potuto e dovuto inventarmi qualcosa di meglio, me ne sono resa conto dopo aver pubblicato. Stavolta è andata così, sarà per la prossima! Grazie mille, ancora una volta 🙂

  • Verità!
    La verità è la migliore copertura… ci voglio riflettere. Diciamo che quando si agisce sotto copertura si tende a cambiare identità per non bruciarsi in futuro. Chi agisce sotto copertura, infatti, non lo fa una volta sola ma in tante diverse occasioni nella vita. Per cui mai bruciarsi la vera identità. Però non è questo il caso, anch’io credo nella sua onestà. Ma credo meno che possa essersi trattato di un “caso”. Ti ho già detto più volte cosa penso delle casualità. Ora dovrai essere – e hai gia dimostrato di saperlo essere – abile a dimostrare la sua estraneità senza farla passare per una coincidenza. Sono curiosa. Brava, Mia. Veramente in gamba.

  • Molto ben congegnato questo episodio. Buona la caratterizzazione degli ambienti e dei personaggi, buono il ritmo. Brava.
    Sull’opzione gioco facile: sono da sempre convinto che esistano solo delle vie di mezzo tra la verità e la menzogna.

  • Ciao Mia rieccomi, mi sono perso qualche capitolo purtroppo, tante cose da fare se uno non se ne accorge, allora, la storia mi piace la piega che sta prendendo, ho trovato giusto un po’ di difficoltà qualche volta nella lettura per qualche sfasamento di punti di vista, ma nulla di grave a mio avviso, brava.

    Torniamo da Marco va, a due ore prima.

    A presto =)

  • Ciao! Eccomi quì come promesso! Mi associo anche io al coro di “tornare a due ore prima con Marco” per non perdere il filo… anche se mi convince pure l’opzione della polizia.
    Mi tolgo il cappello davanti ai tuoi titoli di capitolo perchè sono frasi veramente belle! Anche il modo di scrivere mi piace, scorrevole e mai “colloso”. Voglio proprio vedere dove andiamo a finire, ti seguo ^_^ a presto!

  • Torniamo a due ore prima.
    Questo episodio mi è piaciuto, nonostante qualche nuovo inciampo nella gestione del punto di vista.
    Ti suggerirei solo di dare più colore a questa Palermo che sta sullo sfondo. Sei concentrata sui personaggi e sulla trama, ma non tralasciare di caratterizzare il contesto: aiuta a rendere più “visualizzabile” il racconto. Noi lettori di oggi non possiamo prescindere dall’aspetto visivo a cui cinema e tv ci hanno abiituato.

    • Dovrei proprio risolvere la questione del PV. Spero di riuscire a gestirlo meglio nei prossimi capitoli, sempre che io capisca come fare.
      Mi piace molto il tuo suggerimento sul mostrare la parte viva e pulsante della città anche perché è vero che è rimasta solo sullo sfondo. Lo spazio esiguo dei 5000 caratteri mi costringe a tagliare e la parte che rimane fuori è proprio quella che caratterizza maggiormente la città. Spero di riuscire a mettere in pratica il suggerimento nei prossimi capitoli, senza tagli stavolta eheh. Grazie come sempre, Napo!

  • Mia, devo dire che sei abile.
    Hai sbagliato col cambio di PV nella scena della moto. Eri su Virginia che vuole passeggiare e sei arrivata su Marco e Roy portandoci tutti in sella a quella moto che ha svoltato l’angolo con una brusca frenata… però poi hai mantenuto bene gli altri cambi di PV.
    La storia si fa complessa. Devo rileggerla, ho rischiato di perdermi, stasera… sei più contorta di me. Però noto che hai seguito il mio consiglio – sempre che tu lo abbia fatto apposta, magari lo hai fatto spontaneamente e manco te lo ricordavi il mio consiglio 🙂 – ovvero hai usato quella sfilza di coincidenze per farne un piano strategico… brava!

    Colpo di scena.

    • Ciao Ale, comincio col dirti che se in questo capitolo c’è stato anche solo un minimo miglioramento è in gran parte merito dei tuoi (e non solo!) consigli che mi sono stati dati. Mi fa piacere sentire che sono riuscita nel mio piccolo intento 🙂
      Per quanto riguarda il PV, è proprio questo il grande punto di domanda di questo racconto. Ho voluto sperimentare questo tipo di PV per la scrittura in primis perché non l’avevo mai utilizzato e poi perché volevo che il passaggio da un personaggio all’altro avvenisse tramite piccoli particolari, per spaziare, nella stessa scena, da un PV a un altro senza interruzioni. Ad esempio Marco guarda fuori dalla finestra ed ecco Virginia. Virginia cammina per strada ed ecco la moto di Roy ecc.
      Ho notato che forse mi sono soffermata troppo sui pensieri di Virginia in quel momento, come se quella scena necessitasse di ulteriori spiegazioni quando invece non era così. Cercherò di fare più attenzione la prossima volta e di pubblicare i capitoli in modo più costante per non far calare l’attenzione di voi lettori! Grazie mille ancora una volta Alessandra 🙂

  • Dovresti ridurre l’intervallo tra la pubblicazione di un episodio e il successivo, altrimenti è facile perdere il filo di questa storia così ricca di eventi concatenati. Per il resto non ho nulla da eccepire.
    Dipendesse da me sceglierei di fare dei piccoli ma costanti progressi, perché credo che nell’economia del racconto non servano né accelerazioni né pause.

    • Non ti do torto, Napo. Dovrei pubblicare con più frequenza, come ho fatto in passato, e mi impegnerò per farlo.
      Per i piccoli passi i avanti sono fondamentalmente d’accordo con te, volevo però vedere se i lettori erano dello stesso avviso. Le domande alla fine degli episodi non imparerò mai a farle ehehe. Grazie 🙂

  • Un buon modo per farti “perdonare” le troppe coincidenze, è creare un conflitto.

    I conflitti – non mi stancerò mai di ripeterlo – portano avanti la storia. Senza di essi leggeremmo di una giornata di sole in cui tutto va bene, la gente passeggia e gli uccellini cinguettano.
    Per cui direi che – nonostante tutte le coincidenze che hanno introdotto il personaggio di Marco nella vita di Virginia – ora, come minimo, puoi riscattarti rendendo queste stesse coincidenze un pianificato disegno del destino che struttura il conflitto creando ostacoli. Ovvio dunque votare per
    non svela nulla e la ostacola nella ricerca.

    Fai dei tuoi punti deboli dei punti di forza. Dài potenza all’errore fecendolo diventare una scelta ponderata per raggiungere uno scopo. Il conflitto-l’ostacolo-il raggiungimento dell’obiettivo.

    Brava, Mia. 😉

  • Ho una seria difficoltà a ricordarmi il titolo di questa storia. Ogni volta faccio una fatica immane e poi scopro che sei tu Mia… E dico anche questa volta me lo sono dimenticato il dannato titolo. Non mi entra proprio.
    La storia è verosimile inverosimile ovvero è proprio una storia. Questo me lo fanno dire le tante coincidenze eppure sono la signora della “coincidenza” che per assurdo capita come l’inaspettato miracolo nel nulla.
    Questa è una cosa che ti ammiro tanto. Vorrei essere capace di inventare di sana pianta qualcosa senza ispirarmi alla realtà ma credo di non essere capace a fare questo.
    La storia di per se è bellissima e mi sta piacendo. Ho votato Sorpresa- Anche lui conosceva molto bene Orlando e lo sta cercando. La situazione si fa un poco giallognola direi…

    • Carissima, ciao! Nella scelta dei titoli sono una vera frana, purtroppo! Perché ho scelto proprio questo non posso dirtelo adesso o svelerei parti importanti della trama. Però mi dispiace che sia complicato da ricordare!
      Sulle coincidenze ho già detto tutto nei commenti precedenti, non mi ripeto. Posso solo dirti che giusto o sbagliato ormai il dado è tratto, qui su TI non si torna indietro, ehehe!
      Mi fa piacere che la storia ti stia piacendo comunque a prescindere da questo, grazie e a presto :*

  • …e se la vita poi è carogna non importa, una ragione per sorridere la trovi comunque. – mi è piaciuto tantissimo… è un pò la sintesi della mia vita…comunque Marco mi è sembrato abbastanza sorpreso del fatto che proprio Virginia conoscesse Orlando quindi voto per capire da dove proviene questa sorpresa..
    Alla prossima=)

  • Dopo la tua critica ero curioso di sapere cosa/come scrivi 🙂
    Non sono rimasto deluso.
    Complimenti 🙂
    Solo un appunto sul personaggio di Marco : sull’aereo era più interessante, poi arrivato dalla nonna mi ha dato l’idea di essere diventato più ragazzino. Era il tuo intendo?

  • Voto per il sospetto, la sola delle tre opzioni che – di suo – darebbe una connotazione ulteriore al personaggio, secondo me, caratterizzandolo.

    Occhio alle coincidenze, sono già un sacco. Su questo punto sono molto d’accordo con Alessandra, qui sotto.
    Per come le vedo io, le coincidenze sono un elemento irreale.
    Mi spiego meglio.
    Le coincidenze effettivamente esistono nella vita, per tutti noi e tutti i giorni, ma sono quelle cose che quando avvengono ci fanno pensare “Ma dai, che caso!” e magari ci fanno anche sorridere. Questo perché non sono la norma, ma un elemento in qualche modo magico, un elemento che sposta la realtà delle cose. In un mondo che puoi (e devi) creare da zero, se lo popoli di tutte queste coincidenze diventa un meccanismo troppo costruito, rischia di apparire finto e forzato, che è la peggior cosa che si possa dire di una narrazione. Equivale a precludere al lettore la deduzione, perché tanto a un certo punto succederà qualcosa di totalmente imprevedibile (la coincidenza, qualcosa che al lettore viene mostrata come per magia) ma che andrà a incastrarsi alla perfezione (troppo!) in tutto il resto, diventando motore di tutta l’azione che seguirà. Orlando non possono conoscerlo tutti, soprattutto trovo eccessivo che Marco sia fortuitamente il vicino di volo, il nipote della signora che affitta la casa a Virginia, il suo vicino di casa, uno che conosce Orlando, uno che trova l’unica foto al mondo che ritrae Orlando e Virginia assieme e, in più, che lui e Virginia siano allo stesso tempo nel Santuario di Santa Rosalia ma senza vedersi l’un l’altra e poi ai due lati dello stesso cancello anche stavolta senza vedersi. Troppo. Tutto questo rischia di essere qualcosa che allontana il lettore dal racconto, che rende il racconto stesso eccessivamente magico (a meno che non si tratti di un fantasy, magari) e che spreca una scrittura altrimenti buona. Un peccato, insomma, no?

    Perdona la manfrina non richiesta, ma se qualcosa funziona bene (la tua scrittura, il tuo racconto) e rischia d’esser vanificato da scelte infauste (le coincidenze, le maledette coincidenze) e per di più assolutamente evitabili… beh, in quel caso mi viene da dire la mia, per il bene della narrazione (qui ci starebbe bene una fanfara e io che guardo l’orizzonte con fare risoluto, da supereroe de noantri, uno di quelli che se la tira nonostante il suo aiuto non sia stato invocato da nessuno).

    Saluti,
    D.

    • Ho finito di leggere solo adesso il commento di Alessandra e la tua risposta (che ficcanaso che sono!).
      Ok, sono fatti per lo più realmente accaduti, quelle coincidenze. Ma il succo del mio discorso rimane invariato… anzi, ne viene quasi rafforzato. Una realtà che tu stessa definisci paradossale è quella che sta alla base di questi tuoi primi capitoli, degli incastri che ci sono… tra paradossale e magico vedo poca differenza, di solito. Se nella realtà le coincidenze possono starci, in un racconto credo rischino di far più danni che altro.
      Detto questo, mi taccio.

      Di nuovo,
      D.

      • Ciao D., che dici, si nota che sono amante del genere fantasy? 😀 Mi sa proprio che la mia vena “fantastica” ha preso il sopravvento. Visto che la realtà rasenta l’incredibile, avrei potuto (e dovuto) ridimensionarla per renderla meno… irreale? Ho scelto di attenermi ai fatti e non è stata una scelta oculata, dovuta perlopiù all’inesperienza. Diciamo che mi sono bruciata la carta “coincidenze” per il resto del racconto (e almeno per gli altri venti successivi ehehe).
        Mi rendo conto solo adesso che me lo fate notare che, distratta dall’entusiasmo di scrivere, mi sono lasciata prendere la mano e il tutto risulta troppo carico. Me ne dispiaccio perché avrei potuto tranquillamente evitarlo, però il danno è stato fatto, quindi spero vivamente di riuscire a rifarmi d’ora in avanti. O almeno ci proverò. 😉

        Detto questo, mi fa molto piacere che esprimiate le vostre opinioni, qui non sono mai non richieste! I vostri sono consigli preziosi, li custodisco e cerco di elaborarli, qualora mi riesca, nel migliore dei modi.
        Con l’eco della fanfara che mi hai lasciato nelle orecchie alla tua ultima frase (ho immaginato la sagoma di una figura che si staglia contro un rosso tramonto, molto drammatico 😉 ) ti saluto e ti ringrazio ancora una volta!

        P.S. Anche io avrei votato sospetto, ma vedo che è in netta minoranza. Ai lettori la scelta!

  • Carissima Mia,
    ho letto ieri il primo episodio e adesso gli altri due.
    Sul primo:
    mi hai lasciata dieci secondi immobile sulla sedia. Prima di iniziare a leggerti stavo scrivendo un pezzo su due che si incontrano in aereo e hanno una conversazione durante il volo. Leggo il tuo episodio e… Diomio, mi sembra incredibile. Discorsi differenti comunque. I tuoi vertevano sul modo migliore di far rilassare una donna in volo… magari portandola in bagno 😉 i miei erano catastrifici – che te lo dico a fare – per cui evito di raccontarteli. resta il fatto che il “tempismo del destino” ma ha folgorata.
    Sul secondo episodio:
    mi piace, è ben dato. la votazione ti ha portata in un Santuario, luogo sconnesso a mio avviso. La prossima volta non permettere ai votanti di scegliere la location, sono terribili qua dentro, lo fanno apposta! 🙂 Però devo darti un consiglio: riguardo alla descrizione della casa in Sicilia, dato il poco spazio a disposizione per scrivere qui, dato che non si è arredatori d’interni né architetti collaudati, io ti suggerisco – e questo vale anche per le scene a cui tieni – di non descrivere il luogo in termini pratici, materiali, ma di dare poche informazioni però “sensoriali” che la protagonista avverte: per esempio, invece di dire che la cucina è colorata e carina, soffermati solo su un dettaglio ( sarà più che sufficiente alla narrazione ma arriverà dritto allo stomaco del lettore), del tipo… le maioliche in ceramica le ricordavano le tazze della colazione di quando era bambina. Una cosa così, rende tutto immediatamente familiare, dà la misura del luogo: un luogo che si riconduce all’infanzia è ben accetto…
    sul terzo:
    troppe sorprese e troppi enigmi, per non essere un “giallo”. Improvvisamente – e in narrativa le “coincidenze” sono mal viste dai lettori – si scopre che lo stesso ragazzo che era sull’aereo è il suo tramite per la residenza ma NON SOLO, oggi è anche uno che conosce Orlando, l’uomo che lei sta cercando. Troppe coincidenze, Mia. Non giovano all’abilità che hai mostrato di avere finora. Non devi mai cadere nella trappola della trama – monolocale ( io la chiamo così), ovvero quelle storie in cui si gravita sempre negli stessi luoghi e con gli stessi personaggi che si conoscono tutti, in un modo o nell’altro, come se IL MONDO intero fosse una sorta di MONOLOCALE :).
    Poi dovresti chiarire presto la ragione di questa ricerca ostinata, non è l’ex-amante, va bene… ma perché lo cerca? Queste cose non si devono dichiarare apertamente, per carità, ma bisogna disseminare di set-up che portino il lettore a capirlo prima che tu lo dica…
    In breve, bravissima. Scrivi molto bene, ma ricorda che il “Sì” affermativo si scive ” Sì ” e non ” Si “, e mi sei piaciuta molto, fin qui. Poi se il mio commento è chilometrico è perchè commentavo tre episodi insieme, perdonami.

    Fiducia.

    • Ciao Alessandra, grazie mille per l’analisi dettagliata, è assolutamente impagabile e scusa sin da ora della mia altrettanto chilometrica risposta! L’accento al “sì” l’ho messo sopra e mi è sfuggito sotto, ahimè. Per le carenze della trama monolocale, ti svelo un segreto 😉 Anche se Marco è in realtà una donna (con un diverso nome ovviamente, come tutti i personaggi) e l’aereo (che bella coincidenza il fatto che stessi scrivendo anche tu qualcosa di simile che, sono certa, non è nulla di paragonabile alle mie bazzecole) fosse in realtà una nave, i fatti descritti sono in realtà basati su una storia vera. Mi spiego: per quanto assurdo possa essere c’è davvero stata una Virginia che ha incontrato durante il suo viaggio per Palermo un Marco e se lo è ritrovato come vicino di casa e conoscente di Orlando 😀 Tutti i particolari, le situazioni, i dialoghi, sono tutti inventati ma la vicenda in sé ha dell’assurdo, eh? Mi rendo conto che possa sembrare paradossale, e ti assicuro che lo è davvero, però era mio desiderio sviluppare questa storia realmente accaduta da lungo tempo. Prossimo capitolo a parte, però, la realtà cederà definitivamente il passo alla fantasia e sarò libera di sviluppare la storia pensando a soluzioni migliori che non sono dettate unicamente dagli strani casi della vita. Sarà da vedere però se saprò fare meglio o peggio ehehe! E hai ragione riguardo al genere, forse avrei dovuto scegliere un giallo, gli indizi da seguire ci sono e ci saranno in abbondanza ma sarebbe venuta a mancare la vera anima di un giallo, tu puoi ben immaginare quale essa sia. 😉
      Hai perfettamente ragione riguardo al Santuario, non c’entrava assolutamente nulla, ho tappato in pieno con quella domanda. La colpa non è dei lettori ma solo mia, mi sono resa conto che quell’episodio ha solo rallentato la storia e che avrei potuto cominciare in ben altro modo. Purtroppo ciò che è fatto, è fatto, sarà un errore da principiante quale sono da cui trarre insegnamento!
      Il legame tra Virginia e Orlando spero davvero di riuscire a spiegarlo nel migliore dei modi. È una cosa a cui tengo molto e dovrò lavorarci su non poco. Il prossimo sarà già il quarto episodio, mi rendo conto che arrivi un tantino in ritardo questa spiegazione e per questo mi scuso in anticipo.
      Ancora una volta, grazie di esserci, Alessandra! 🙂

    • Solo quando ho cominciato a scrivere il secondo capitolo mi sono resa conto che con la domanda finale dell’incipit mi sono complicata la vita. Ho dovuto mettere da parte la “vera” avventura per concentrarmi su una parte di trama che avrei potuto inserire anche in un secondo momento. È andata così, spero di farmi perdonare entrando nel vivo nel prossimo episodio! 🙂

  • Eccomi qua mia, voto per un bar, mi sembra il luogo più adatto per 1 incontro casuale e non voluto. Mi piace come hai impostato l’incipit. Però ho qualche appunto da farti: sarò schietta ma solo per farti migliorare; la seconda parte va molto bene, incalzante e coinvolgente, sia dal punto di vista contenutistico sia per quanto riguardare lo stile e la scrittura, mentre l’inizio è un po lento, non mi convince, forse troppe descrizioni, ti consiglio di alternare descrizioni, a dialoghi e stati d’animo per non annoiare il lettore. poi in particolare ricorda che l’attacco è molto importante, ad es. sai cosa faccio quando vado in libreria e sono indecisa se comprare un libro? leggo neanche la prima pagina, le prime righe, e poi decido. 😀 Ti seguo al prossimo capitolo.

    • Ciao Vudi.loca, grazie per essere passata 😀
      Qui i consigli sono sempre ben accetti, hai fatto benissimo! All’inizio non ci sono dialoghi perché volevo si notasse chiaramente la solitudine iniziale di Virginia e il cambiamento all’incontro con Marco. Mi rendo conto, però che partire in quarta con lo svolgimento della storia sia un azzardo e rallenti molto la lettura. Ho riscritto tante di quelle volte questo incipit che non riesco nemmeno contarle e l’ho voluto pubblicare tanto in fretta per evitare di cambiare idea di nuovo da non aver assolutamente pensato alla pesantezza iniziale, spero di recuperare in seguito. In ogni modo grazie mille della dritta 😉

      • Sempre un poco acciaccata. Sto somatizzando molto e sono a letto con una forte emicrania, non riesco a capire se è ancora influenza, se è rabbia per gli amori impossibili e uomini cojons che mi capitano….Se mi sono mangiata un rinoceronte e ancora lo devo digerire, bho non ti saprei dire sto proprio a tocchetti… Il capitolo lo devo scrivere entro domani mal di testa permettendo. The incipit pure fa i capricci per trovare la tua storia che non mi appare tra storie seguite ho dovuto cliccare sulla vecchia…Intanto ci sono immagini di sponsor credo nelle figurine affianco ai titoli delle storie, sarò io che ho preso un virus pure al pc oppure è un sabotaggio alla piattaforma…o ancora lavori in corso…Il tuo incipit mi piace assai…Non ti dimenticare mia sorella qui sotto Rossella ti aspetta….. bacio

    • “ebbene sì”, come a dire che ti dispiace ammetterlo!
      Si hai ragione, avrei dovuto scriverlo quel numero ma questo incipit l’ho riscritto non so più quante volte e, giunta a un risultato per me accettabile, l’ho pubblicato alla velocità della luce per evitare di cambiare idea per l’ennesima volta. Sono felice (e anche un po’ lusingata, lo ammetto) che ti sia piaciuto. Alla prossima 😉

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