Dove eravamo rimasti?
L’accendino
Lei tira una boccata lunga e abbandona il filtro con lo schiocco di un bacio. Il mio stomaco si arrampica nella gola e io lo ingoio giù.
“Grazie” – mi fa.
“Mh” – le faccio.
Poi appoggia le spalle al muro con lasciva consapevolezza, mostrando di essere abituata a tenere addosso gli occhi come si tiene addosso un profumo.
Guarda altrove, non guarda me. E io mi sento come se avessero staccato il contatore al mondo. E lei lo sa.
Organizzo una reazione, assemblo parole in una testa che, di solito, trovo più organizzata. Poi lei mi fa la grazia come San Gennaro e senza guardarmi mi chiede:
“Che ci sta scritto sull’accendino?”
Non snocciolo il mio inglese troppo arrugginito per sembrare credibile, evito una potenziale figura di merda.
“Fuck Communism ci sta scritto.” – le dico guardando la Zippo, come a volermi sincerare che ci sta scritto ancora.
“Sei fascista?” – chiede.
“Non sia mai, è solo una… ” – provo ad articolare.
“Preacher? Garth Ennis?” – mi interrompe.
E in questo preciso istante mi rendo conto che tentare di nascondere il piacevole stupore sulla mia faccia ha lo stesso grado di difficoltà che tentare di nascondermi una Lancia Delta Integrale nella manica.
Sollevo la testa e lo sguardo lasciando la mandibola dove stava. I miei occhi trovano sul suo viso uno stupore disordinato, lo stesso che devo avere io, ma decisamente più bello. Mentre organizza un riordino della sua muscolatura facciale, io avverto il rumore di trecentottanta cavalli in un V6 tremila sovralimentato, ma non me ne accorgo, sono troppo impegnato a inebriarmi.
Deve essere stato qualche secondo, ma mo’ come mo’ mi pare ‘na vita.
E Il petto diventa troppo piccolo, mi scordo come si respira e le mie palpebre si dimenticano come fare il loro lavoro.
Ma sono veloce io, lo so’ sempre stato, e obbligando i miei polmoni a ricordare per quale motivo stanno lì, sospiro. Rassettando la mia solita faccia di cazzo prima che lei chiuda la bocca. Poi risponde magnificamente: simula un’espressione di sufficienza e guarda in un punto non rilevante del mondo.
Vedete, io parecchio tempo della vita mia l’ho passato su un ring e questo m’ha ben insegnato quando ti devi gioca’ il tutto per tutto. Sì, quando lo fai può anda’ tutto a puttane, vero, ma se quel colpo lo centri, ti porti a casa il match per K.O.
Che è semp’ ‘na soddisfazione.
Obbligo il mio corpo a eseguire un numero che non tiene nessuna intenzione di fare, come quei picchiacconi vestiti da deficienti che al circo tentano di domare i leoni a frustate. Gli dico di abbandonare la posizione, di lanciar via la mezza sigaretta, di girare le spalle e di andare via. Magari con un soffio rumoroso di fumo, fatale, malinconico, finale.
Con lo stesso stupore dei domatori – perché, secondo me, manco loro tanto ci credono che stanno comandando a duecento chili di predatore di fare cose stupide assai – sento il mio corpo fare tutto quello che chiedo. E pure bene, in modo composto, quasi con eleganza.
Lei se la gioca magistralmente: “Non ti hanno spiegato che si può fumare fino quasi al filtro? In prossimità della parte gialla” – mi canzona.
“Mi piace lasciare le cose a metà” – le rispondono le mie spalle.
“Lo fai spesso?” – mi figuro un’espressione allusiva e provocante nel suo viso e lei lo sa, lo ha fatto apposta, vuole essere guardata.
E io gliela do vinta, mi giro continuando a camminare all’indietro e, quando la guardo, trovo sulla sua faccia ancor più quello che avrei voluto vedere.
Avete presente quando stai sul tram e il controllore ti chiede il biglietto e tu dici “abbonamento”? E Quello dice “mi faccia vede’” e tu capisci che ti ha sgamato che non tieni il biglietto. Se vivete dalle mie parti lo tenete presente sicuro.
E mo’ così mi sento io, come uno trovato senza biglietto. Lei mi guarda, mi guarda solo, e mi spara con quelle pistole con cui mi ha puntato la prima volta che m’ha guardato. Due pallottole precise come una punizione di Maradona. Mi buca.
Io, sconfitto, lascio l’istinto libero: “se rimango qua mi innamoro di te e già tengo abbastanza casini così.”
Parla il Peter Parker dentro di me, convincente in modo viscerale e pulsante, come quando dice a zia May che gli vuole bene.
Le leggo un labiale “ma” sulla bocca e visualizzo qualcosa a metà tra il sorpreso e l’inaspettato. Decido che mi sta bene non decifrarlo, le sorrido come si sorride davanti ad un tramonto esplosivo, adiacente alla gratitudine, mi godo quel che vedo mentre – distintamente – sento le fanfare di quando passi di livello in Final Fantasy.
Lei ricambia il sorriso, ma per paura di non sopravvivergli, me lo lascio vigliacco alle spalle e cammino sulle strisciate di copertoni lasciate sul terreno da un’auto che dimostra di fare da 0 a 100 in 4.4 secondi.
Ti sei salvato, nano di merda.
Quattro passi a piedi a tentare di non pensare troppo a quel che è appena successo, le prime bancarelle mi fanno riprendere il controllo del mio udito.
Il mercato del pesce è uno dei miei luoghi preferiti del mondo. Però, merda, devo pisciare.
Cinquemila caratteri so' pochi, scusate, speravo di riuscire a raccontare di più. Il succo è sempre lo stesso, decidiamo che succede adesso.
- Il protagonista incontra Ernesto Cofanetto prima di riuscire a fare qualunque cosa. Ovviamente, chi è Ernesto ancora non lo sappiamo. (46%)
- Il protagonista rimanda la minzione ed entra nel mercato del pesce. (54%)
- Il protagonista cerca un modo per mingere. (0%)

27/05/2015 at 16:35
Siccome tu sei pigro, ho letto anche questo in un momento di rara quiete. Ti hanno gia’ detto tutto, hai il grandissimo pregio di rendere tutto vivo.”La vita – e Batman – m’hanno insegnato una realtà sacrosanta: ci sono cose che solo a mazzate si possono risolvere.” E su questa frase AMEN!
27/05/2015 at 16:40
Grazie, Cersei.
Apprezzo molto che tu ti sia sorbita dieci capitoli.
Però, non di’ che “già mi hanno detto tutto”, complimentati pure, senza problemi.
😀
27/05/2015 at 16:55
No sarebbe come pisciarsi sulle scarpe e tu sei sempre così accorto a non farlo.Aaaah no scusa quello non sei tu! Quindi lo posso dire che mi pice un sacco e che me potrei leggere e rileggere senza annoiarmi e notando sempre un fatto nuovo tra le righe.L’orologio brutto perche’ non deve piacerti, ma ricordarti me ha tirato fuori la ragazza romantica sepolta in me!Ma dieci capitoli sono pochi e quattordici pure, è come meta’ sfogliatella che ti cade per terra…a meta’ tra la tragedia e na jastemm!
17/05/2015 at 20:20
Eccezionale. Ma non solo.
Talvolta capita di leggere qualcosa di buono in anestesia: sai che ti piace, riconosci una sintassi perfetta, dialoghi coinvolgenti e ambientazioni suggestive. Ma resti così, con l’anima immobile, aspettando di sentire quella carezza al cuore che, sola, può generarti un brivido.
Chiudi il libro o il file, spegni l’ebook reader, e non ti resta niente se non l’impressione di aver perso un pò del tuo tempo con un mezzo sorriso stampato in faccia.
Altre volte inizi a leggere con buona aspettativa, poi scorrono le parole e ti ci immergi sempre più. Ad un certo punto ti ricordi di respirare e senti che il tuo cuore ha preso dimensioni enormi, che te lo senti in gola. Il tempo è trascorso come sempre, ma stavolta sei arrivata al sublime.
In questi casi l’ultimo punto può essere una porta da spalancare al futuro. Può essere una nave che riporta indietro Monica, o la tua terra che canta fieramente il proprio orgoglio al mondo intero. Puoi essere tu che fai poesia, tu che scrivi senza sapere quanto vali.
Non sprecarti.
18/05/2015 at 20:06
Eccezionale mi pare decisamente eccessivo, prima di tutto.
Io la leggo la roba tua, sei tu che spari i cuori su Saturno, io appiccico le lettere quasi a caso. Tu sai dove vai, io no. La differenza si sente.
Io ti ringrazio come si ringraziano i santi dalle mie parti, che quel che mi dici per me c’ha peso. E ci spero davvero che, almeno una volta, posso fare provare quelle cose con un mucchio di parole.
Faccio un inchino, saltello, una capriola, un salto mortale di ringraziamento.
Tanto, fino a che è scritto, lo posso fare.
05/05/2015 at 16:05
Ciao 🙂 Il finale è stato degno di tutta la storia. Scrivi veramente bene, ti soffermi su alcuni dettagli che entrano nel lettore, o per lo meno a me è successo così. Complimenti
18/05/2015 at 20:02
Ragazza, io faccio entrare dettagli da quando sono nato.
No, lo so che non significa niente, mi faceva solo ridere.
Senti, Giulia, io ti ringrazio, sono tanto felice che mi segui e che ti piace la storia.
04/05/2015 at 20:35
Mario,
in ospedale nelle ultime due settimane, mi è capitato di leggere alcune storie dal telefono. Non la tua. Ho atteso le dimissioni per tornare a scriverti, per leggerti con la calma che meriti. Per avere modo di ringraziarti di essere passato di qui e di averci regalato un pezzo di vera arte. Di quell’arte che sembra musica anche se è silenzio, che sembra colore anche se è in bianco e nero. Questo finale è degno dell’intero racconto.
C’è personalità nelle immagini che dai, quando narri. Tu hai creato un personaggio che siede sul cofano dell’auto, che sembra osservare ogni cosa con l’ironia del genio incompreso, che della sua donna ricorda il modo di tagliare il pane: contro il petto, come ad abbracciarlo. Quando un dilettante scrive, di solito non fa di queste osservazioni, non gli vengono neanche in mente… non ci arriva. Quando è un professionista a scrivere – e questo professionista non lo è per laurea ad honorem ma per genio poetico naturale – si sente netta la differenza. E, accidenti, tu fai la differenza.
E vai a bussare alle CE, che aspetti? vacci di persona e, le tue opere, narrale a voce alta, come dovessi decantarle. Quelli ti stendono il tappeto, ti offrono il caffè, ti fanno un contratto vincolante su due piedi pur di non farti andare via… e alla fine ti fanno pure un monumento. Perchè li farai diventare ricchi. E a noi pure… ci farai arricchire, se avremo occasione di continuare a leggerti.
Eh? Sviolinata? Ma non ci pensare neanche. Io sono pessima coi complimenti. Per questo dico solo quel che penso.
Sei un grande scrittore.
05/05/2015 at 02:05
Alessandra,
già che quando uno inizia con il nome, impregna di serietà e austerità il discorso intero, dunque, che ti devo di’?
Grazie.
Grazie perché fai quello che i geni fanno: mi metti il dubbio. Ho letto il commento alle due e quaranta e alle due e quarantacinque stavo allo specchio a fare le facce per la copertina del libro pensando “ma se fosse vero veramente”?
E non lo so, cioè, ti credo, per carità, ma non lo so. Io faccio altro di mestiere e già il mestiere mio è ‘na lotta e solo la passione mi permette di trova’ la forza di alzarmi la mattina, non sono pronto a immaginare di poter fare pure un’altra cosa.
Già ‘sta roba dell’ospedale, l’importanza che dai a quel che scrivo, cioè, ne dai più di me! E sono sicuro che ci impieghi più impegno tu a leggere che io a scrivere che, prometto, alla fine non ci penso poi tanto.
Mi lusinga tutto questo. Io non ho creato niente, il protagonista della storia stava lì, è fatto di quel che il posto dove vivo mi regala ogni giorno. E a me che già fare la differenziata è ‘no sforzo intellettivo non da poco, cioè, tu mi vuoi far fare la differenza? E io piango così, mi commuovo, che tengo il cuore infantile io.
Busso alle CE? Poi scappo? Mi ci immagino a me che entro lì dentro.
“Certo signor Donisi, come no, i libri, certo: faccia ‘na cosa, prenda ‘sta scopa e ‘sto secchio vede, le faccio vede’ dove stanno i cessi”.
Sì che continuo a scrivere, a me diverte costruire i personaggi che racconto, a volte ho l’impressione di “ragionare” veramente su altre prospettive solo quando scrivo.
E no, non dico sia una sviolinata, l’ho detto che ti credo, solo che non credo a me. Magari ‘so come quei comici dozzinali che scrivono un pezzo solo e sbancano al primo spettacolo e poi non fanno ridere più. Cioè, il talento è ‘na cosa seria come si fa a sapere di averlo?
Ma ci penso, prometto che ci penso davvero, forse mi servirà tempo, forse devo farci l’abitudine, però ci penso. Io so’ sì e no sei mesi che scrivo come abitudine, prima lo facevo al massimo ‘na volta l’anno, è una cosa tutta nuova per me.
Grazie, dal profondo di questo strano ammasso di carne che mi ritrovo come corpo. Grazie.
Che la Forza sia con te.
Mi asciugo l’orgoglio adesso.
05/05/2015 at 09:55
Tiene ragione Alessandra
05/05/2015 at 10:42
Oilloc’!
😀
Occhei, che devo fare?
01/05/2015 at 11:37
Veramente un bel finale! 😀
La risposta sulla sigaretta buttata in mare mi ha fatto morire dal ridere. Intendo il modo in cui hai previsto la reazione al gesto. Così come tutti gli altri dettagli.
Il finale mi ha incuriosito. Chi sarà la persona che aspetta? Se non ho capito male ci sarà un seguito. Sarà allora che la incontrerà? Se la incontrerà. Chi lo sa’.
Alla prossima. 🙂
05/05/2015 at 10:45
Allora, se lo sapessi, comunque, non potrei dirtelo, ma comunque non lo so!
Sono molto contento della previsione della reazione, ci tenevo, mi piace l’idea di “interagire” con chi legge.
Grazie Danica, di QUORE.
30/04/2015 at 14:13
Applausi.
Tanti applausi sinceri
Finale perfetto, bravo.
30/04/2015 at 14:36
Grazie, amico mio, sono contento che ti sia piaciuto. Non so se è perfetto, ma mi piaceva così.
30/04/2015 at 09:50
Bellissimo. Mi sono quasi commosso (e giuro che non capita spesso). Inutile citare una frase piuttosto che un’altra: la tua scrittura va guardata nel complesso, da lontano, come un albero maestoso pieno di rami e di foglie, senza scendere nel dettaglio a vedere se c’è un rametto spezzato o qualche foglia ingiallita. Quando c’è talento, la tecnica passa in secondo piano, ma quando c’è tanto talento, la tecnica viene innovata.
Continua a scrivere, non fermarti.
Chapeau!
30/04/2015 at 14:38
Napo, caro.
E che ti devo dire? Grazie!
Io penso, lo sai, che tu sei troppo buono con me. La tecnica, lo sappiamo, non la tengo. Non penso di poter innovare niente, ma mi piace se quel che scrivo piace.
Non smetto, non mi fermo. Mi piace scrivere così. Mi diverte.
Grazie, grazie sempre.
30/04/2015 at 14:53
Troppo buono? Su questo sito mi hanno dato del pedante, polemico, supponente, acido e altro ancora. In ognuno di questi epiteti ho sempre riconosciuto un fondo di verità, ma “troppo buono” no! Potrei offendermi.
30/04/2015 at 09:41
Un finale da emozioni genuine e forti. I miei complimenti per questo piacevole brivido che mi hai messo addosso stamattina. Grande Mario! 😀
30/04/2015 at 14:30
Grazie sempre a te che mi leggi, che io mica continuerei a scrivere se non mi leggesse nessuno! Non qui, almeno.
Avevo sempre immaginato il finale più o meno così, sono contento non ti abbia deluso.
Torno presto, sto preparando la nuova storia, continuiamo ad adorarci.
30/04/2015 at 15:25
Ovviamente, adorazione continua, avvoca’! 🙂
29/04/2015 at 23:02
Signori, siamo arrivati alla fine.
Vi ringrazio anticipatamente per avermi seguito fino a qui. Questa è la prima storia nella categoria Humor e non mi aspettavo potesse mai accadere ed è solo grazie a voi che mi leggete.
Vi saluto – per ora – come faccio sempre:
Che la Forza sia con voi.
25/04/2015 at 16:12
Orologio.
Fenomenale come al solito
27/04/2015 at 16:05
Grazie, amico mio.
20/04/2015 at 20:18
Ho votato per l’orologio, ma la maggioranza la pensa diversamente. 🙂
21/04/2015 at 05:07
Grazie per la tua partecipazione, Danica. Prometto che prima o poi si parlerà di questo orologio. 😀
20/04/2015 at 14:53
Molto bella, molto bravo! Sono curiosa e ti seguo! Per me l’orologio ha una sua storia determinante.
21/04/2015 at 05:06
Grazie, mi inchino.
Non sono molto bravo, ma grazie mille.
Eh, l’orologio sta in mezzo da tanto, mi pare strano che non tutti si siano lanciati lì, evidentemente Monica piace.
20/04/2015 at 13:07
Sei sempre bravissimo! Fred
21/04/2015 at 05:05
Ma tu mi onori, Fred.
Grazie per essere passata a leggermi, sono felice che ti piaccia quel che ho scritto.
20/04/2015 at 11:14
C’è un trattato sulla felicità, qui! La scusa pronta per non essere qualcosa. La scusa pronta per essere il niente…belli questi passaggi che meritano di essere sottolineati. 🙂
Monica, voglio sentir parlare di lei!
21/04/2015 at 05:04
Grazie per le sottolineature, quei passaggi piacciono pure a me. Pare che tutti vogliano sentir parlare di Monica, quindi mi sa che sarai accontentata.
Grazie sempre che mi leggi.
Adoriamoci.
20/04/2015 at 08:38
Voto l’orologio ^^ Bravo come sempre 🙂
21/04/2015 at 05:03
Grazie Elisa, sono contento che m’hai letto.
20/04/2015 at 07:02
Stavolta mi hai ricordato Erri De Luca. È un autore che amo molto, al quale invidio la capacità di scrivere romanzi senza trama, fatti solo di personaggi. Scommetto che lo hai letto anche tu.
Niente napoletanismi stavolta, anzi hai virato verso una lingua colta. Non ti sarai fatto influenzare dai miei commenti? Non ti ho mai detto di eliminarli, ho solo ipotizzato che, almeno alcuni, potessero essere di difficile interpretazione per i più.
Spero che tu non abbia forzato il tuo stile per colpa mia. Il tuo stile deve essere solo tuo, devi sentirtelo comodo addosso, devi sentirti libero nei movimenti.
Sei molto efficace comunque.
Parlami di Monica.
20/04/2015 at 07:07
Leggevo Erri De Luca da ragazzino, è sempre stato uno dei miei miti letterari, temo che, in taluni casi, il lasciarsi contaminare sia incontrollabile. Ho usato “cuntrora”, e forse anche qualche altra cosa, ma no, non mi sono lasciato influenzare, però: sì, ho ascoltato il tuo consiglio. Ti avevo detto lo avrei fatto.
Non credo di averlo fatto cambiando il mio modo di scrivere.
E, comunque, adoro scrivere solo di personaggi!
Grazie, sempre, davvero.
19/04/2015 at 10:22
Applausi a Mario. Molto bene questo capitolo. 🙂 Continua la passeggiata.
Vai, avvoca’! 😉
19/04/2015 at 15:28
Grazie Pincherella. Felice che ti piaccia sempre, felice che ci adoriamo ancora.
Perché ci adoriamo ancora, no?
E non m’hai detto se ti piace l’idea che continui a scrivere di questo personaggio anche dopo la fine dei dieci capitoli.
Cia’ Dutture’.
20/04/2015 at 11:10
Avvoca’, assolutamente sì. Devi continuare. Voglio fare un’indigestione di adorazione.
18/04/2015 at 16:27
Ciao 🙂 Veramente molto bello questo capitolo, come d’altronde tutti gli altri. Come ti hanno già detto in molti, ho apprezzato anche io il susseguirsi dei due diversi momenti, che comunque sono entrambi nel passato.
Buona continuazione
18/04/2015 at 16:58
Grazie Giulia.
Sono felice ti piaccia e sono contento che mi segui. Lo leggeresti un nuovo racconto intero sullo stesso personaggio? Come spiegavo, questo sta per finire e vorrei capire se è gradita a chi mi legge una continuazione.
18/04/2015 at 09:15
Capitolo bellissimo, bellissimo questo sovrapporsi dei due piani temporali.
E’ sempre un piacere leggerti.
Mi associo in modo molto più umile, essendo una semplice persona che utilizza ogni tanto la scrittura come catarsi e non assolutamente un esperto, ai complimenti che ti hanno fatto.
Hai del talento e non stanchi mai, quindi dal mio punto di vista puoi continuare a parlare di questo tizio anche per altri venti capitoli, io ti seguo.
Però, per favore, senza svelare il nome…
18/04/2015 at 09:36
Ok, forse mi sono spiegato male sul finale.
Diciamo che ti seguo in ogni caso, sequel o no.
Però mi piace molto, come già ti dissi dal primo commento, il parlar del tempo che passa e di ciò che si fa mentre passa, quindi sono felice se continuerai questa storia.
A presto,
18/04/2015 at 14:21
Come dicevo, il capitolo è costato un pezzetto di anima, sono felice sia piaciuto.
Ho letto quel che scrivi, tu hai più consapevolezza di me, tutti hanno più consapevolezza di me, non hai bisogno di essere umile.
Sono felice però di non stancare, stancare sarebbe triste, mi piacciono le cose che fanno venire voglia di essere lette ed è un complimento bellissimo per me.
No, non ho voglia di svelare il nome, mi piace l’idea che sia un personaggio fatto “di altro”. Non lo chiederò più ‘sto fatto del nome! 😀
Grazie che mi segui, grazie per aver votato a favore del continuo dell’avventura di ‘sto tizio e grazie per il tempo che mi dedichi.
Di cuore.
17/04/2015 at 20:26
Caro Mario,
ho recuperato gli episodi persi, purtroppo tu pubblichi molto velocemente e io non riesco a tornare qui spesso in questo periodo; causa: “vita che chiama”… 😉
Stasera ho addirittura fatto in tempo a leggere il tuo scambio di missive con il mio amico e maestro Napo ( Roberto, comunque) e voglio dirti una cosa sul tuo atteggiamento nei confronti della scrittura: non è equo.
Tu sai scrivere, non ci sono dubbi, per cui definirti uno che ci prova ma che non ha nulla a che vedere con i professionisti ( dove? ) che bazzicano questo sito, suona un po’ stridulo… come le unghie sulla lavagna… sì, producono un suono ma… che suono?
Ami la scrittura e si legge, per cui continua ad impegnarti, vai benissimo così.
Posso solo dirti che le tue lacune si trovano nella costruzione, ma a quello si rimedia con lo studio della tecnica. Qualcosa mi dice che tu un po’ hai studiato poiché la “scrittura” è un mestiere, prima che un lavoro e prima che un divertimento. Nessuno scrive come te perché ci si è svegliato una mattina. Tuttavia non hai studiato abbastanza, questo sì, ma lo studio non è mai abbastanza… come si dice? Gli esami non finiscono mai.
Però… devi essere onesto con te stesso e smettere di dire che lo fai solo per gioco…
se giochi così… non voglio immaginare cosa potresti tirar fuori facendo sul serio… sì, sai… quando il gioco si fa duro… e i duri….
18/04/2015 at 14:30
Eh, ti capisco, a me quando la vita chiama tengo silenzioso al cellulare, perciò scrivo.
Io so’ contento che tu e Roberto – ci siamo conosciuti, un grande – mi dite ‘ste cose e vi prometto: avrò un atteggiamento un po’ più consapevole.
Grazie, veramente grazie, è bello scoprire di cavarsela bene in qualcosa che non pensi di saper fare… pensavi! Pensavi!
No, facciamo che mi prendo la tua definizione: non ho tecnica. Non ho studiato. Cioè, sì, chi non lo fa? Come ho detto più volte: sono un nerd, quando incontro un argomento che mi piace, devo smontarlo e rimontarlo e comprenderlo al meglio.
È vero che lo faccio per gioco, ma per me il gioco è ‘na cosa seria. Il mio lavoro è il gioco più divertente del mondo. E, sì, quando faccio sul serio le cose mi riescono meglio, quindi, mi sa che devo scrivere un po’ più sul serio.
Ti ringrazio, un milione di volte, mi inchino ai tuoi incoraggiamenti, riverisco e assorbo. Poi faccio una capriola e un triplo salto mortale sul posto, tanto è scrittura, chi mi controlla se l’ho fatto davvero?
Grazie sempre, Alessandra.
17/04/2015 at 18:47
Credo di essere stata l’unica a voler sapere come era andata a finire con i due ragazzi. 🙂
Comunque, è stato un bel racconto fino a questo momento. Mi piace il senso di indolenza nel modo di raccontare del tuo personaggio. Almeno io l’ho interpretato in questo modo.
Ti seguo … alla prossima. 🙂
20/04/2015 at 07:33
Grazie che mi segui e grazie per avermi letto. Il personaggio è indolente perché è un pigro cronico come me, hai interpretato bene.
Grazie ancora.
17/04/2015 at 10:15
Napo, ma tu mi onori.
Sono molto contento ti sia piaciuto, io questo capitolo l’ho scritto con una forte emozione dentro, lo avevo immaginato dondolante tra queste due esperienze vissute dal protagonista e desideravo strutturare qualcosa che il lettore non fosse capace di aspettarsi.
I tuo complimenti, t’assicuro, commuovono trenta e passa anni di cento chili di un nerd che un riscontro del genere non lo auspicava nemmeno.
Per la faccenda delle vecchie zoccole: a me farebbe piacere avere più riscontri dalle persone, avere più lettori critici che mi aiutino a migliorare il mio modo di scrivere, ma non capisco bene come fare e sono pure abbastanza convinto di scrivere in un modo che non è detto piaccia a molti.
Qui ci sta gente che scrive di mestiere e lo fa veramente bene, io faccio l’illustratore, il grafico. Rrispetto la scrittura, in modo reverenziale, non mi sento manco all’altezza di paragonarmi a chi scrive veramente e con criterio, al contrario di me che ho una terza media regalata e scrivo per insonnia.
Non è detto che piaccia a molti, dicevo, anche perché, per esempio, come giustamente dici tu: ci metto i “napoletanismi” e lo so che non dovrei farlo, ma poi l’istinto vince. Sento quella voce dentro che mi ricorda che alla fine so’ un povero stronzo che scrive per sfogo, che non ci sta da aspettarsi ‘sto pubblico largo da accattivare: sono dieci persone che mi fanno la grazia enorme di dedicarmi cinque minuti di vita e una risata, ma restano dieci persone. E otto so’ napoletani.
E allora mi faccio sconfiggere da una distrazione falsa come una banconota da undici euro, mi persuado che “abbunato” mi è scappato e scrivo velocemente le parole successive per allontanarmi il più possibile da quella parola.
Tu tieni ragione, tu tieni tutte le ragioni del mondo, ma io so’ un deficiente, che devo fa’?
Odio anche io i sequel e odio l’idea di svelare il nome di un protagonista che, nella mia testa, non lo tiene il nome. Mai avuto. Però io voglio vedere i miei lettori cosa dicono, cosa pensano, me lo hai detto tu che ‘sto sito è una bella prova da sostenere.
Tornando al sequel, sono contento ti piaccia l’idea e mi basta l’approvazione tua è quella di un altro paio di persone per continuare a scrivere di questo personaggio. Stiamo ad un terzo del “sì, ci sarà un seguito”.
Dovrei accattivare lettori? Lasciare commenti sotto ai racconti degli altri? Che dovrei fare secondo te?
Suggeriscimi, io tutto quello che so l’ho imparato da quelli più bravi di me, quindi ti sto a sentire se mi fai un consiglio.
E grazie, grazie ancora per il tempo che mi dedichi.
17/04/2015 at 08:29
Bellissimo. Apprezzo moltissimo questo modo di giocare su due livelli, distinguere e confondere due emozioni forti, intrecciare due piani temporali con maestria. Se potessi ti darei cento punti in un colpo solo, perché questo racconto, in assoluto (non “secondo me”) dovrebbe avere almeno il quadruplo di incipoints. Però tu su questo sito ti comporti da nerd, te ne stai in disparte con le tue cose, invece questo (ma non solo questo) è un sito per vecchie zoccole che vanno in giro nei racconti degli altri a farsi conoscere, ad adescare lettori. Se vuoi continuare a fare il nerd ed essere ignorato da chi ti è nettamente inferiore, va bene così.
In generale non amo i sequel, i prequel e quel che è una riproposizione di un filone o di personaggi, ma in questo caso – visto che ti mancano solo due episodi e non potrai che chiudere questo racconto con un finale aperto – mi faresti un regalo se iniziassi un nuovo racconto, senza soluzione di continuità, su questi “moti muti” dell’animo del tuo protagonista.
Hai dei rimandi, nel tuo stile di scrittura, che non sono sempre comprensibili al pubblico. Te l’ho già detto. Mentre però Sienkiewicz, ad esempio, uno può sempre andarselo a cercare (e così facendo contribuisci a fare cultura, che è il fine ultimo di un autore che deve sempre lanciare degli spunti che i lettori migliori possano raccogliere), non so quanti possano capire “abbunato” (il rischio, in questo caso, è che fraintendano o che restino spiazzati e ancor peggio infastiditi).
Quanto all’opzione, io farei riprende al protagonista la sua passeggiata. Sui tre ragazzi hai già dato il meglio con queste sapienti pennellate: inutile scendere nei dettagli, si perderebbe poesia. Dire il nome del protagonista? No, è inutile e banale. Non è da te.
17/04/2015 at 10:22
Quella che vedi in alto è una risposta al tu commento, ma dal telefono ho fatto un casino e ho sbagliato a postarla, mettendola nei commenti generali invece che come risposta diretta a te.
Scusa.
16/04/2015 at 20:10
Perdonatemi, signore e signori, ma sono stato un po’ indaffarato.
Mancano due capitoli alla fine, vorrei sapere da voi se trovate interessante l’idea che continui a scrivere di questo personaggio anche dopo la chiusura dei dieci capitoli.
Grazie ancora a tutti voi che mi leggete, non potete immaginare quanto questa cosa mi faccia contento.
12/04/2015 at 14:16
Ciao, viene interrotto da una telefonata. 🙂 Mi è piaciuto moltissimo l’inizio di questo capitolo, la parte con il pescatore e il ricordo del padre
12/04/2015 at 15:10
Giulia, grazie, ne sono felice. Come ho detto: è venuto fuori in una marea di parole, quasi insieme a quello precedente che, tra l’altro, non mi è piaciuto come avrei voluto. Grazie mille che mi segui.
12/04/2015 at 10:14
Credo che, a questo punto, sia inevitabile parlare dei tre ragazzi.
Ciao, avvoca’! :-*
12/04/2015 at 15:11
Pare sia quella l’opzione più quotata. Spero ti sia piaciuto questo capitolo. Non so se tu sei Cavaliere, ma ora ti chiamerò Cavaliere. Cia’, Cavalie’.
13/04/2015 at 09:17
A Napule mi chiamano dottore’. 😉 😛 Mi piacciono sempre i tuoi episodi, hai del talento naturale, devo dire. Ovviamente il mio è il giudizio di un semplice lettore. Tu non hai bisogno di effetti, di “genialate americane”, per poter piacere. Tu voli liscio con le parole. Per questo capitolo, non ti avevo detto nulla per non passare per un’adulatrice di ultimissima categoria. 😀 eheh
13/04/2015 at 21:27
Cia’, dotto’.
Mo’ lo facciamo raccontare, che pare che tutti vogliano la stessa cosa.
12/04/2015 at 02:02
Allora,
ho preferito scrivere il continuo dell’episodio prima di chiedervi scusa per quello precedente. Scuse che nascono da un dato di fatto concreto: non sono capace di sostenere questo limite delle cinquemila battute, pertanto, non sono capace di scrivere sempre un capitolo come vorrei. Il capitolo precedente è saltato fuori diverso da come avrei voluto, con una qualità inferiore a quella che avrei potuto ottenere se non avessi avuto limiti.
Come tento di spiegare, il settimo capitolo è stato scritto quasi insieme al sesto, spero mi perdoniate e vi godiate entrambi come una cosa sola e mi auguro, vivamente, vi piacciano.
Per dopo, vi prego di tollerare il modo sconnesso in cui scrivo o, in alternativa, di trovarmi un editore.
Grazie e, ancora: scusate.
12/04/2015 at 09:34
A me piace “il modo sconnesso” in cui scrivi. Si sente che c’è talento.
Proprio per questo dovresti importi una disciplina, perché il talento da solo non basta. Se c’è una cosa che TI insegna è gestire il numero delle battute: non stai scrivendo un racconto per i cazzi tuoi, stai scrivendo un racconto interattivo in dieci episodi da cinquemila battute. Ti assicuro che è un’esperienza molto formativa. Se entri nel mood giusto, impari a gestire il numero di battute e, soprattutto, la cazzimma per agganciare i lettori e per accrescere il consenso. Non mi rispondere che non t’interessa, altrimenti non ci avresti invitato a trovarti un editore. Tu puoi farcela alla grande a coniugare talento e tecnica. Datti da fare o l’atteggiamento da nerd si trasforma in quello di pesce pigliato ca’ botta.
Questo settimo episodio mi è piaciuto moltissimo, ma è inevitabile che continui a parlarci dei tre ragazzi. Non c’è altra scelta.
12/04/2015 at 15:08
No no, mi interessa e come, è solo che per me è la prima volta in un contesto del genere e mi ritrovo spesso che il risultato che ottengo non è quello che vorrei. Mi impegno per il tempo che ho a disposizione e quel tempo non sempre è sufficiente per toccare certi punti che sento di poter raggiungere.
Grazie, Napo, di tutto. Quella sull’editor era una battuta, non penso che ci arriverò mai ad un editor. È che nel lavoro che faccio i maestri sono necessari e a volte sulla scrittura mi sento un poco sposato.
Grazie ancora, anche per il modo in cui mi dici le cose, sono carezze con le nocche; mi piace.
Farò del mio meglio; promesso.
10/04/2015 at 15:58
Non so… forse il protagonista potrebbe partire raccontando di suo padre, collegarsi quasi casualmente alla sua infanzia e infine approdare a parlar di sè… o forse no.
Diciamo che voto per raccontar del padre come punto di partenza, il resto è nelle tue sapienti mani.
E’ sempre un piacere leggerti.
A presto
10/04/2015 at 15:03
Racconta della sua infanzia 🙂
10/04/2015 at 12:16
Il protagonista racconta di sé. La qual cosa può riguardare pure la sua infanzia e suo padre, a ben vedere.
D.
10/04/2015 at 11:38
Temo che i complimenti (della Startari in primis) ti possano fare male: stai cominciando ad aggiungere troppo. Non hai bisogno di “aggiungere”, non affollare il testo di immagini e locuzioni a effetto: il tuo stile va benissimo quando è rarefatto con un tocco qua e là che risalta in contrasto. Dal “guizzo filosofico politico” in poi però – secondo me – recuperi alla grande.
Ho creduto di cogliere un messaggio subliminale che invita a votare per il racconto dell’infanzia del protagonista.
12/04/2015 at 02:04
Napo, lo so, ho fatto un casino con quel capitolo, mi è sfuggito dalle mani. A volte ho la sensazione di scrivere veramente troppo e non sono capace di tagliare. Come ho detto, mi serve un editor.
Non penso mi facciano male i complimenti, penso mi faccia male il limite dei caratteri. Almeno, mi auguro.
Grazie per aver colto il messaggio, in verità avevo materiale per tutti e tre anche se preferivo, in effetti, quella.
Ho scritto veramente tanto l’altra sera, ma tanto.
Grazie sempre per la tua partecipazione.
10/04/2015 at 10:20
Scusa, avvoca’ ma mo come lo spieghiamo che non sei avvoca’? 😀
Ho votato che racconta di sé, il che può implicitamente accogliere anche le altre due opzioni, qualche aneddoto sulla sua infanzia e qualche riflessione sul suo rapporto col padre. In realtà, tutte e tre le opzioni possono scambiarsi tra loro, ma questa, credo sia quella più generica e intima allo stesso tempo, che consente, quindi, di spaziare come meglio si crede. 🙂
P.s. ho fatto un “papiello”! ahahahah
12/04/2015 at 02:06
Sai che questa cosa dell’avvocato è vera?
Cioè, persone che conoscono mio padre mi chiamano avvocato perché mio padre è avvocato. Mi ha sempre fatto molto ridere e non vedevo l’ora di raccontarlo in uno scritto.
Grazie sempre che mi leggi, Pincherella.
09/04/2015 at 20:42
Mingere? Ero indecisa tra “espressione napoletana” e “latinismo poco usato”… ho dovuto cercare sul vocabolario per votare… 🙁 e ho votato Ernesto! Conosciamolo.
QUESTA ME LA RIVENDO:
“se rimango qua mi innamoro di te e già tengo abbastanza casini così.”
DIVERTENTE E AZZECCATISSIMA:
“mi godo quel che vedo mentre – distintamente – sento le fanfare di quando passi di livello in Final Fantasy.”
QUALCOSA DI UNICO: SEI GRANDE.
“Lei ricambia il sorriso, ma per paura di non sopravvivergli, me lo lascio vigliacco alle spalle …”
e… IL MERCATO DEL PESCE è anche uno dei miei posti preferiti, sì. Insieme a tutti i porti e porticcioli d’Italia da sud a nord 😉 e agli autogrill… ( non per consumare, per pensare — ma è una storia lunga —)
Sempre bravissimo.
09/04/2015 at 21:20
Grazie mille Alessandra,
rivenditi quel che vuoi, è un piacere.
Quella della musichetta di FF non ero sicurissimo di metterla, perché ero convinto che fosse una cosa un po’ di nicchia. Però poi me ne so’ fottuto. Io so’ bravissimo a fottermene.
Sono grande. Sì, sono piuttosto alto e ingombrante e, prometto, quella cosa l’ho fatta davvero mentre pensavo esattamente quello.
Sono scemo proprio sul serio.
A me piacciono gli Autogrill perché, come le stazioni, i mercati, gli aeroporti, si tratta di “non” luoghi. Posti che pare che esistono solo quando ci stai tu.
Si ha quella netta sensazione che, quando tu vai via, si smantella tutto e si va a fare altro.
Il circo! Uguale. Però lì mi sa che lì è un po’ più vero.
Grazie per il bravissimo, ti credo, ma non mi credo davvero.
09/04/2015 at 21:28
Sono esattamente così, dei “non luoghi”.
Non credevo che qualcuno un giorno avrebbe dato forma ai miei pensieri.
La vita è una sorpresa continua.
😉
09/04/2015 at 21:33
Eh, questo è niente, vuoi vede’?
NON PENSARE ALLE LAVATRICI.
– – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – –
Hai pensato alle lavatrici.
E pensa che ti avevo detto di non farlo, per aiutarti.
Eppure: ti ho letto lo stesso nel pensiero.
09/04/2015 at 21:43
😉
sì… comunque la prima cosa che mi è venuta in mente non è stata una lavatrice, ma la tua immagine che mi intimava di non farlo. ahahahah
08/04/2015 at 15:59
Penso che stasera scriverò.
Ma di cosa scrivo che ho due opzioni al cinquanta per cento?
08/04/2015 at 11:34
Sono stato preso per un braccio da Alessandra (Startari) e portato di peso qui. Ho letto cinque episodi di seguito. Se Alessandra non mi avesse segnalato questo racconto, credo che non lo avrei mai letto perchè trovo il titolo veramente poco attrattivo. Mi sarei perso qualcosa di interessante. Ho deciso di seguirti (il che non è detto sia positivo per te, essendo io notoriamente ipercritico). Inizio folgorante del primo episodio, veramente notevole. Resa molto bene la lentezza – che non è indolenza – partenopea (per inciso: sono napoletano di nascita e ho vissuto a Napoli i miei primi ventott’anni). Gestisci abbastanza bene l’uso di termini dialettali, ma devi stare molto attento: da napoletano trovo un po’ troppo violento l’uso del vernacolo perché è molto potente e carico di significati, a tratti drammatici. Per i non napoletani, invece, questo linguaggio rischia di risultare gradevole ma folkloristico. Ricordati che, nonostante illustri scrittori partenopei abbiano fatto uso di strutture dialettali nei loro testi, ormai Camilleri ha fatto un gran danno con il successo del suo siciliano inventato e chiunque utilizzi ibridazioni tra l’italiano e i suoi dialetti rischia di apparire un suo emulo.
Non mi dilungo oltre, per questa volta.
Voto – senza speranze – per il mercato del pesce. Visto che vincerà Ernesto Cofanetto, cerca almeno di non cadere nella macchietta da avanspettacolo verso la quale ti stanno spingendo i lettori italioti.
08/04/2015 at 12:06
Ciao Napo,
grazie prima di tutto. Per i commenti, le note e i suggerimenti. Grazie per il tempo speso a leggere quel che scrivo.
Il titolo è terribile, lo so, ma è terribile tutto secondo me, anche le scelte e le situazioni e il modo in cui poi la storia è andata.
È che tutto questo è nato veramente per caso, io scrivo per sfizio, quando ho tempo, non ho mai pensato di saperlo fare e non ho mai nemmeno lontanamente immaginato che potesse leggermi qualcuno.
Mi diverte, non mi sono onestamente mai preoccupato di poter correre il rischio di somigliare o meno a qualcuno per il mio modo di usare il dialetto o, in generale, di scrivere.
Metto parole una dopo l’altra, tra il lavoro e le mie passioni. Pensa che nessuno che conosco dal vivo sa che scrivo.
Questo implica che qualsiasi commento nella fascia “non è proprio lammerda” a me già mi suona di complimento.
So cosa so fare, so che non so scrivere, mi basta far fare qualche sorriso ogni tanto a quei pochi intimi che mi leggono con piacere.
Ma, ovviamente, da nerd quale sono, starò molto attento ai suggerimenti che mi hai dato e, sappi, saranno sempre molto graditi.
Grazie ancora, amico mio.
Che la Forza sia con te.
08/04/2015 at 13:25
Metti le parole una dietro l’altra con talento: questo davvero significa saper scrivere. E, se mantieni l’approccio umile e distaccato senza montarti la testa, non potrai che migliorare.
07/04/2015 at 17:20
Ciao, ottimo come sempre 😉 entra al mercato del pesce
07/04/2015 at 12:32
Ernesto Cofanetto non può non vincere ‘sta votazione, dai.
06/04/2015 at 12:35
Da applausi la scena in cui si gira di spalle dopo aver buttato metà sigaretta e anche gli ultimi scambi di parole tra il protagonista e Mariarca…
ora tocca a Ernesto entrare in scena
al prossimo capitolo,
06/04/2015 at 13:21
Sono sempre felice che mi leggi e che quelle parti ti siano piaciute, non ho mai scritto così tanti capitoli sulla stessa storia, meno che mai con scelte fatte da altri, non ero affatto sicuro che venisse fuori qualcosa di leggibile.
06/04/2015 at 10:23
Tu mi metti Ernesto Cofanetto tra le opzioni. Ernesto sconosciuto. Mo chi è!?! E’ normale che la voto. Sono femmina e curiosa. 😀
06/04/2015 at 13:22
No, ma non è uno dei nomi più belli che tu abbia mai sentito? A me mi fa ridere solo a dirmelo in testa.
04/04/2015 at 11:33
Un capitolo più bello dell’altro…
mercato del pesce!
04/04/2015 at 15:22
Bicchio, grazie.
04/04/2015 at 08:12
Ciao. Bravissimo, questo capitolo è stato forse il più bello, descrizioni bellissime. Ho votato per mettere in atto il piano 🙂
04/04/2015 at 15:23
Giulia, sai che mo’ pure io volevo fargli mettere in atto il piano? Però il pubblico è passato dalla violenza al pesce.
Strano.
04/04/2015 at 15:25
Giulia, mi farebbe piacere se mi dicessi cosa pensi di altre cose che scrivo e che non posso postare qua:
http://it.20lines.com/mave
Se ti va.
03/04/2015 at 14:18
Bravo! Bravo! Bravo!!! Applausiiiii 😀
Si intrattiene, a questo punto! 😉
03/04/2015 at 15:48
Adoriamoci ancora. Grazie sempre che continui a leggermi.
03/04/2015 at 14:18
Interruzione, inconsapevole fuga, pesce.
03/04/2015 at 15:48
Grazie sempre che mi leggi, Le Bricoleur.
04/04/2015 at 15:26
Compare, mi piacerebbe sapere che ne pensi di questo:
http://it.20lines.com/mave
04/04/2015 at 15:28
Ci guarderò sicuramente.
03/04/2015 at 11:41
Il dialogo tra i due viene interrotto e lui mette in atto il suo piano di vendetta.
Altro episodio eccellente. Lo ripeto: sei un vero talento.
03/04/2015 at 12:20
Ma sei troppo buona con me, ma magari sapessi scrivere davvero. Io la tua roba l’ho letta e tu ci sai fare. Io lo faccio perché sono un pagliaccio.
Grazie, comunque, di Quore.
04/04/2015 at 04:38
Ah, a proposito: molte delle cose che scrivo non sono adatte a TheIncpit, quindi scrivo altrove, mi farebbe piacere se tu trovassi il tempo per darci un’occhiata e farmi sapere che ne pensi.
http://it.20lines.com/mave
08/04/2015 at 12:49
Grazie per Napo, Ale. 😀
08/04/2015 at 12:54
Grazie per Napo, Ale. Tipo mi sono commosso.
02/04/2015 at 11:46
Fenomenale… capitolo stupendo, specialmente la parte su Davide e Golia.
Dire che si trova a parlare con Mariarca, che magari lo interrompe da mettere in atto al suo piano
02/04/2015 at 14:02
Onorato per i complimenti, Bicchio.
Grazie a te ora sappiamo la storia che strada deve prendere.
01/04/2015 at 23:08
Due scelte al cinquanta per cento.
Cosa faccio? Di che scrivo?
Aiutatemi.
01/04/2015 at 15:29
Ciao, mi sono persa il secondo capitolo ma ho recuperato. Allora..mette in atto il piano. Il terzo capitolo mi è piaciuto particolarmente. 🙂
01/04/2015 at 15:30
Grazie Giulia!
Sono felice ti piaccia, pure io mi so’ divertito a scriverlo. Con ‘sta cosa che uno non sa dove va a finire quando scrive mi diverto un sacco e mi vengono in mente un sacco di cazzate.
01/04/2015 at 09:34
Sei bravissimo. Complimenti. Ho letto adesso i tre capitoli. ti seguo e voto per Mariarca. 🙂
01/04/2015 at 11:34
Grazie per la partecipazione e i complimenti.
31/03/2015 at 22:23
Ciao,
ti ho scoperto solo stasera.
Leggendoti ho sorriso e ho anche riflettuto… sì, c’è del talento vero, qui.
Bravo, davvero.
Si trova a parlare con Mariarca.
Seguo.
31/03/2015 at 23:33
Ma grazie.
Ho letto la tua storia quasi tutta e mi è piaciuta un sacco.
Io non penso di saper scrivere, ma mi piace farlo.
Tu sei brava davvero.
31/03/2015 at 20:40
FANTASTICO! mette in atto il piano!
31/03/2015 at 20:42
Grazie, Pincherella… però… cioè, ma come siete violenti.
31/03/2015 at 20:44
Uuuuuh e perché mai?
31/03/2015 at 20:45
Ma perché volete che venga picchiato il giovine. Lo state preferendo al dialogo con Mariarca, la bellissima Mariarca.
La violenza più del romanticismo.
Vi adoro.
31/03/2015 at 20:48
La violenza NEL romanticismo! eheh!
Mariarca è una tentazione troppo peccaminosa, quindi, sicuramente ci sarà occasione.
Io adoro te e la tua scrittura!
31/03/2015 at 20:52
Io adoro te che adori me.
31/03/2015 at 20:56
che adorazione generale! wow
31/03/2015 at 19:50
Il nostro protagonista mette in atto il piano.
Avrei voluto votare perché non lo facesse, perché restasse ancora un po’ uno di quelli che pensano cose del genere ma poi, per un motivo o per l’altro, non riescono a metterle in atto.
Avrei tanto voluto votare questo, però Davide mo mi sta proprio sul culo e ‘sti quattro cartoni ci stanno tutti.
Saluti,
D. (che poi sta proprio per Davide)
31/03/2015 at 19:54
È la prima volta che scrivo di questo personaggio, infatti manco il nome tiene, però mi piace tanto, mi piace il modo in cui si fa ‘sti film nella testa. E, ti dirò, anche io me lo immagino come quello che pensa, si lamenta, dice, ma poi non fa. Però, porca di quella troia, pure a me, mentre scrivevo, il nanerottolo mi stava sulle palle in modo gargantuesco.
Fantastico che D. stia per Davide.
Grazie che mi leggi sempre.
31/03/2015 at 20:24
Figurati, è un piacere.
28/03/2015 at 18:21
Il tuo stile mi piace molto, i capitoli si leggono da soli.
Veramente una piacevole lettura, come ce ne sono poche, e poi amo il far niente, ma amo ancor di più il parlare del far niente.
Non posso far altro che seguirti.
a presto,
bicchio
28/03/2015 at 19:15
Grazie!
Ti dirò, si scrivono pure da soli. Fuori dal controllo.
Io non sono certo così volgare.
Parlare di fare niente? E che ne parliamo a fare? Potrei insegnarlo all’Università.
27/03/2015 at 16:30
Le Bricoleur, ma le posso fa’ tutt’e tre le cose?
O viene la polizia di TheIncipit e mi percuote?
28/03/2015 at 13:31
Sono la persona meno indicata a cui chiedere queste cose, Mave… Son qui da tempo, parecchio ormai, ma ho sempre avuto la fama di quello che fa un po’ come gli pare, mi sa.
(Scusa se rispondo solo ora ma non avevo ricevuto notifica del commento, non trattandosi di una replica)
28/03/2015 at 14:14
Occhei, farò anche io come mi pare se non viene la polizia.
Scusa tu, so’ io che non capisco bene ancora come funge.
28/03/2015 at 14:19
Scherzi a parte, è buona norma seguire quel che dice la votazione dei lettori, certo. Però, nelle opzioni che tu hai dato, una non esclude le altre per forza di cose, no?
Il mio voto va per parlare con Ferruccio ma il commento che ho lasciato era per dire che comunque tutte e tre le opzioni mi sfiziano. Ecco.
28/03/2015 at 14:25
Ma il punto è che ho sbagliato io, perché sono tutt’e tre molto allettanti anche per me. Avrei dovuto metterne almeno una meno accattivante.
28/03/2015 at 14:28
Sta proprio lì il bello. Sarebbe troppo facile se uno domandasse ai lettori: “Di che colore hai i calzini il protagonista? Neri, blu o rossi?”.
Non ci sarebbe gusto né a rispondere né a porla, una domanda con opzioni del genere.
Invece metterne tre che hanno la stessa forza è la cosa migliore, secondo me.
28/03/2015 at 14:29
Ma una opzione del tipo “vede un alieno a cavallo di un cammello” sarebbe stata bella però.
28/03/2015 at 14:30
Indubbiamente. 🙂
26/03/2015 at 21:17
Si mangia la sfogliatella e si intrattiene a parlare con don Francuccio, il proprietario del bar. Intanto magari presta orecchio comunque a quel che fanno gli altri due. E magari qualcosa va pure storto.
26/03/2015 at 16:03
Da napoletana non posso non apprezzare il tratteggio che hai fatto sulla nostra bella città e, poi, hai uno stile di scrittura particolare e interessante…strascicato come ha detto Bricoleur! 😉 Ti seguo con piacere e voto per la colazione.
26/03/2015 at 15:58
Ma io mica avevo capito bene come funziona!
Cioè, posso scrivere solo una storia alla volta?
E solo una storia, non un racconto breve, non una poesia.
Abbe’, per chi volesse, c’è un blog:
http://ultramave.tumblr.com/
26/03/2015 at 16:10
Ciao! Praticamente sì. Una storia di 10 episodi. 🙂
26/03/2015 at 16:12
One shot, one kill.
26/03/2015 at 16:25
E solo ora ho capito che si replica per risposta.
Cazzarola, mi sento adeguato come Steve Wonder che giudica la Playmate dell’anno.
26/03/2015 at 15:50
LBDC, Giulia,
vi ringrazio molto, non speravo leggesse nessuno, in verità.
Aspetterò un altro paio di giorni e poi vedrò come continuare.
I vostri complimenti sono estremamente graditi.
26/03/2015 at 15:57
I lettori arriveranno, il racconto promette bene… e non lo dico solo perché sono anch’io un osservatore di monitor e un grande fan dell’ozio.
Daje.
26/03/2015 at 16:01
Gira un pò sul sito e fatti conoscere dagli altri leggendo le loro storie così magari loro leggeranno la tua, se sei preoccupato di non avere lettori 🙂
28/03/2015 at 14:13
Grazie, ci sto provando!
Ho letto la tua, tanto per cominciare.
26/03/2015 at 15:48
Ciao, mi è piaciuto molto. Hai uno stile particolare, unisci bei termini a un linguaggio colloquiale. Mi è piaciuta moltissimo la parte iniziale sugli odori della città. Ti seguo certamente e ho votato per la colazione 😉
26/03/2015 at 10:47
Dai, una colazione non si nega a nessuno… a meno che non si chiami Gaetano, chiaramente. E può risultare un buon diversivo per farla passare liscia al vecchio in bicicletta, che magari è pure patrimonio dell’Unesco. O del WWF.
Stile particolare che mi piace, passo strascicato che non può che trovare il mio favore. E poi c’è tutto quel passaggio sulla sigaretta e l’accendino… sublime.
Ben trovato,
D.