La sventura della donna annodata

Dove eravamo rimasti?

Chi interverrà ora in soccorso di Mina? Il maresciallo Bonfiglio detto Bonf (50%)

Liutprando & Fioretto

Mina accettò con un sorriso teso il bicchiere che Perlina le porse. Prima che l’ex-signora Barone la invitasse a bere, domandò: «Qual è dunque la storia della tua collana, Perlina?».
«Devi sapere, Mina, che apparteneva a una mia bisavola; è tradizione della nostra famiglia tramandare di madre in figlia la collana in occasione del matrimonio… Io sono cresciuta ammirando il gioiello pendere dal collo immeritevole e tozzo di mia madre, sognando il giorno in cui sarebbe stata, finalmente, mia».
«Uau!» balbettò Mina cincischiando nervosamente col bicchiere in mano.
Con aria trasognata, Perlina riprese il suo racconto: «E poi venne il giorno in cui Liutprando Barone, giovane rampollo di famiglia facoltosa, entrò nella nostra farmacia per chiedere uno sciroppo per la tosse… e neanche un anno dopo ero in chiesa a dire il mio sì, con mia madre che versava fiumi di lacrime… E io sapevo che piangeva per la collana, naturalmente!».
«E poi te l’hanno rubata?!», disse Mina cercando un punto dove abbandonare il bicchiere a se stesso.
«Rubata! Sì! Proprio in questa casa… e vuoi sapere chi è stato?».
«Tu sai chi è stato, allora!».
«Quel manigoldo del mio ex-marito, ovviamente! Certo, deve aver fatto le cose per bene: avrà assoldato qualche balordo dall’accento strano per il lavoro sporco… ma io sapevo! Sapevo che c’era lui, dietro!», esclamò Perlina in un parossismo di rabbia e sdegno.
«Oh caspita! E non ti è mai venuto in mente di andartela a riprendere?», s’arrischiò a chiedere Mina con trepidazione, pregando che Liutprando non foss’altro che il bugiardo che aveva sempre creduto.
Perlina sembrò rientrare da un posto lontano; squadrò l’altra donna e disse: «Mina, tesoro, perché non bevi un bel sorso… ti vedo pallida!».
«Io… ora…».
«Bevi, brutta stronza rompipalle!». La voce alle sue spalle risuonò cavernosa, facendola trasalire; Mina cacciò un urlo e il contenuto del bicchiere schizzò per aria. Si girò, e vide la Docente in vestaglia, con indosso la magnifica collana di Perlina.
«Mina cara, non c’è bisogno di urlare: la nostra affabile Docente è passata per un ultimo saluto prima di lasciarci… e io sono stata così magnanima da lasciarle provare la mia collana… proprio come la mamma faceva con me se facevo la brava…», disse Perlina riempiendo un altro bicchiere mentre la Docente immobilizzava Mina. «Ora, Gelsomina, fai la brava anche tu e manda giù… Non temere: presto sarà tutto finito».

 

«Ferme lì, assassine psicopatiche!», esclamò Liutprando inquadrando la scena col telefono. «Giù le mani dalla Sollazzo!».
Perlina, col volto livido, emise un ruggito diabolico. «Tu! Che cosa ci fai tu in casa mia?».
«Poffarbacco, Perlina, dimentichi forse che questa casa, prima dei giochetti della tua avvocata, era mia come tutto il resto? Non sei certo l’unica esperta nell’arte di violare il domicilio altrui!».
Una smorfia d’odio deformò il viso della donna. «Squartalo!» ringhiò in direzione della Docente, «Come facemmo con quel suo cagnaccio!».
«Ho capito che c’eri tu, dietro, non appena mi sono ricordato della bottiglia fuori posto! La perdita della collana era la punizione per la tua insaziabile avidità! Ma perché prendersela anche col povero Dalí?», singhiozzò Liutprando mentre la Docente gli si avventava contro.
Gli occhi spiritati della Sollazzo cercarono il suo diffusore e lo trovarono. Perlina si diresse in cucina farfugliando insulti.
«Ferma lì, Perlina!», gridò Mina con sguardo di fuoco, «Alla fine sembra che sarai tu, quella a cui farò ingoiare il diffusore del mio Fioretto, strega maledetta!».

 

«Oh merda!» bofonchiò il maresciallo scendendo dall’auto con la mano sudaticcia. «Oh merda!» ripeté, avanzando verso la casa di Perlina Damico.
«Su, Bonf, non è il caso di farsela sotto proprio ora!», disse Gianangelo Bruno affiancandolo. «Si tratta solo di fare irruzione e salvare Barone e la Sollazzo… se non sono già bell’e che morti, s’intende!». Quando l’avvocato aveva ricevuto il messaggio di Liutprando su WhatsApp, Devoto aveva già confessato ogni cosa. “Io e quella sciroccata della Sollazzo siamo a casa dell’avida vacca per farla confessare”, diceva il messaggio.
«Tenete lontani sti tre!», ordinò Bonfiglio indicando Gianangelo, Ninetto e Stella.
«Ma, cioè, muovetevi, piuttosto: lì dentro c’è l’assassina di mia madre!», proruppe Ninetto mettendosi a correre.

 

Qualche settimana dopo

 

«… ed è quindi con mia grande gioia che vi presento il nostro nuovo aroma!», annunciò Fioretto Sollazzo davanti ai giornalisti. Mina e Stella applaudirono con orgoglio. «Ecco a voi il Note di Liutprando!».
L’avvocato Bruno non poté fare a meno di sghignazzare; suo figlio Ninetto lanciò un’occhiata adorante alla sua Stellalpina.
Dopo Fioretto, prese la parola colui al quale – con un compromesso giudicato accettabile anche da Mina – si doveva il rinnovato vigore della Aromi Sollazzo s.r.l.: il nuovo socio e apportatore di capitali Liutprando Barone.
Gelsomina Sollazzo azionò il suo diffusore portatile. Non è poi così male, il nuovo aroma, pensò.

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96 Commenti

  • Che dire, oltre che Complimenti?
    C’è scuola in questa storia, la classifichi come ‘giallo’ ma va oltre gli schemi. Humor, noir, c’è un po’ di tutto. Scritto benissimo, molto ben strutturato. Non se ne leggono molti qua in giro di questo livello… a mio modesto parere ovviamente.
    Voto Gianangelo perché i cialtroni buoni sono una categoria da proteggere.

    A presto

  • ho letto questi primi sei capitoli tutti di fila, complimenti, la storia si legge che è un piacere
    l’unica cosa che che noto è l’intreccio forse eccessivo tra i personaggi, anche se in effetti molti dei colpi di scena vengono proprio da questi intrecci
    ho votato anch’io per l’avvelenamento (come tutti del resto…)
    continua così!

  • Fiore pretende spiegazioni, le pretenderei anch’io.
    Mi piace l’idea che si sia messo a fare l’investigatore per spiare sua moglie e comprendere cosa l’abbia improvvisamente cambiata. Devo dire però che, a volte, il tuo narrare è “annodato” come la vittima 😉

  • Scappa!!

    Ciao Nex,
    hai iniziato una nuova storia e non me ne ero accorta. Fortuna che ti ho trovato perchè questi primi due episodi sono d’ispirazione…. come fa uno a sentirsi dire che a casa sua c’è una “morta strana” e a non svenire dal terrore per una frase così ambigua? E vogliamo parlare del titolo????? Miodio… non so come tu l’abbia concepito ma dovresti darti alle sceneggiature horror, quando finisci col giallo! 😉

  • Ciao!!!! Voto per la figlia, anche se il corso per milf era una bella tentazione ahahah!
    L’incipit mi è piaciuto moltissimo con tutta questa rosa di persone. 😀 Ti seguo.
    P.s. solo un piccolo segno per far capire meglio i vari stacchi di scena. 😉

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