Masquerade

Dove eravamo rimasti?

E adesso? Fulgenzio, sempre più eccitato, si precipita all'indirizzo. (86%)

L’Incontro

Via De Amicis era una strada larga, costeggiata da alberi e siepi ben curate. Le abitazioni, per la maggior parte villette a schiera, avevano tutte un piccolo giardino e un vialetto d’accesso. Giunto dinanzi al numero ventiquattro, Fulgenzio si fermò. La casa, non molto dissimile dalle altre come forma, si differenziava però per il colore. Il rosa tenue, delicato e per nulla pacchiano, lo colpì particolarmente. Dalla villetta accanto, un’automobile fece manovra per poi sparire velocemente lungo la strada, era solo. Vincendo gli ultimi indugi, attraversò velocemente e premette il campanello accanto al cancelletto. Trascorsero alcuni secondi, durante i quali non fece altro che controllare nervosamente la via. Lo scatto della serratura che si apriva lo fece sobbalzare.

Percorse il vialetto quasi di corsa. Ad ogni passo, la ghiaia scricchiolò sotto il suo incedere deciso. Quando giunse all’ingresso vero e proprio, si appoggiò a una colonna e chiuse gli occhi, ansimava. Cercando di ricomporsi, osservò il muro ai lati della porta, ma non notò nessun campanello. Prendendo coraggio, bussò un paio di volte, quindi appoggiò l’orecchio contro il legno della porta. Nulla, dall’interno non proveniva alcun rumore. Esitante, abbassò la mano sulla maniglia. Si stava comportando come un ladro, e ne era ben conscio, ma la cosa non lo preoccupò più di tanto. Con un leggero scricchiolio la porta si aprì, un istante dopo era dentro. Trascorsero alcuni secondi prima che gli occhi si abituassero alla penombra. Quando finalmente riuscì a mettere a fuoco la stanza, rimase letteralmente a bocca aperta. Il salone, grande quanto tutta la casa, lo lasciò senza fiato.

Sulla parete più lontana, un gigantesco camino sembrava dominare l’ambiente. Di fronte ad esso un divano nero, e due poltrone dello stesso colore, erano separati da un basso tavolino in cristallo. Al soffitto, uno splendido lampadario a goccia dominava il tutto. Ma, ciò che lo colpì maggiormente, furono le pareti. Il colore rosa, del tutto simile a quello esterno, contrastava in maniera armoniosa con divano e poltrone, rendendolo così ancor più delicato. A lato del camino, una scala a chiocciola finemente lavorata portava al piano superiore. Ridestandosi da quella sorta di trance, Fulgenzio fece un passo in avanti.

C’è nessuno?- disse con una voce simile a un gracidio.

Non ottenendo risposta, si avvicinò alla scala e li si fermò. Una musica, lieve e appena udibile, proveniva dal piano di sopra. Pur essendogli familiare, non riuscì però a riconoscere il motivo. Appoggiandosi al corrimano, posò un piede sul primo gradino.

C’è nessuno?- ripeté per la seconda volta.

Ormai il nervosismo stava per sopraffarlo. Per un attimo, valutò se non fosse il caso di andarsene. D’un tratto la musica cessò, e un’ombra si disegnò in cima alle scale.

Sa…salve– balbettò incerto -…ho trovato la…la porta aperta, io non…non credevo che…-

L’ombra prese forma, e le parole gli si smorzarono in gola. Per la seconda volta in pochi istanti, Fulgenzio rimase con la bocca aperta. Pur essendo ancora distante notò che, allacciato alla base del collo, la donna indossava null’altro che un lungo velo trasparente e una maschera di carnevale, entrambi rosa. I lunghi capelli biondi, sciolti sulle spalle, erano gli stessi che aveva osservato poco tempo prima all’interno del bar. Senza dire una parola, gli fece cenno di salire, quindi scomparve in un fluttuare di seta. Fulgenzio deglutì. Non gli era mai capitato di trovarsi in una situazione simile, e la cosa non gli piacque per nulla. Abituato a imporsi e a dare ordini, si ritrovava alla mercé di una perfetta sconosciuta. La parte razionale di se gli consigliò d’andarsene immediatamente ma il desiderio, unito ora alla curiosità, ebbe il sopravvento.

Salì le scale lentamente, chiedendosi come si sarebbe comportato una volta che avesse raggiunto la camera. Come evocata da un tocco di bacchetta magica, la musica ricominciò. Questa volta non ebbe dubbi nel riconoscere il pezzo. Il Bolero di Ravel, con la propria carica suadente e sensuale, lo investì in pieno. L’ultimo gradino fu il più difficile da affrontare ma, finalmente, varcò la soglia.

Rosa…rosa…rosa. Ovunque guardasse, tutto era rivestito di rosa. Lenzuola, cuscini, mobili. Iniziava a odiarlo quel colore. E lei era li. Splendida e seducente, ricoperta solo dal velo e dalla maschera, sembrava chiamarlo senza aver bisogno d’aprire bocca. Fulgenzio avvertì un fremito, ogni dubbio svanì dalla propria mente. Avvicinandosi, sfoderò il miglior sorriso di cui era in possesso.

Ciao, sono Gregory– disse con voce strozzata.

La donna allungò le braccia e gliele cinse attorno al collo.

Benvenuto nella tana di Masquerade...-

Ed ora?

  • Iniziati i preliminari, Fulgenzio si accorge con orrore che Masquerade è un uomo. (10%)
    10
  • Nella mano, Masquerade nasconde qualcosa. Di cosa si tratta? (60%)
    60
  • I due, travolti dalla passione, fanno subito l'amore. (30%)
    30
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21 Commenti

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