Otto agosto
Si è spenta serenamente la cara esistenza di Antonio Pernacuocolo, di anni ottantasei.
Sotto, più piccolo, ma in grassetto, si chiarisce: “detto Tonino ‘o musicante”. Scritto bene, curiosamente. Viene poi aggiunto che il triste annuncio è dato dai figli: Armando e Pasquale, dal fratello Ciro e dalla madre Antonietta.
La madre di Tonino, ‘onna ‘Ntunetta ‘a pacchiana. Donna di modo e di mondo, esempio storico di orgoglio ed esperienza. C’è chi parla ancora delle sue prestazioni leggendarie e avveniristiche. Puttana di fama eroica. Caratterizzata tutt’oggi da una sigaretta sottile costantemente incastrata in un lunghissimo bocchino, tipico degli anni cinquanta. Fumatrice devota, accanita bevitrice di rum, presumibilmente attiva sessualmente – o, almeno, non esistono motivi concreti per congetturare il contrario – e rinomata consumatrice di fritture miste. Oggi ha più rughe che capelli, ma conserva un fascino consumato ed elegante che, se dovessi chiudere gli occhi mentre ti parla, potresti avere una colpevolissima erezione.
Sì, mi è capitato, ma non ne parleremo.
Il grappolo radunatosi propinquo a me mi delizia con perle degne di nota:
Lo stupito – “ma come? Ma io ieri l’ho visto, steve buono”.
Perché vedere vivo qualcuno poche ore prima implica che sia in buona salute e impedisce automaticamente il trapasso.
L’incredulo – “Gesù, ma bello e buono è successo?”
Nella mia città non è considerato corretto morire di morte improvvisa.
La pragmatica – “Uh, ma mo’ addo’ ‘o ‘ccatt’ ‘o pesce?”
Perché dove abito io è impossibile trovare altri mercanti di prodotti ittici.
Mentre sputo il fumo di una Marlboro tentando di sputare fuori il senso di colpa – insensato e assurdo – di aver aggirato la bancarella di Tonino, mi distacco dall’agglomerato gemente trasferendo il cuoio delle mie scarpe sul marciapiede opposto. Continuo a far lavorare bocca e polmoni per tramutare in cenere e nuvole grigie la sigaretta e mi cerco un assestamento di fortuna dove basare il culo. Trovo ragionevole arrangiarmi sul cofano di una 127 serie unificata, fine produzione, di un verde audace e consunto, colore micidialmente in voga in quegli anni e che si riscopre abbinarsi perfettamente con l’arancio vivo delle macchie di ruggine accumulate negli angoli della carrozza.
Dopo quella rissa al mercato, da ragazzino, – che già chiamarla rissa è cosa grossa, diciamo “pestaggio” – mi risvegliai su un letto del Monaldi. Al capezzale dello sgangherato giaciglio ci stava l’austerità decorosa e implacabile di mio padre, le orecchie tumefatte di mio zio Vincenzo, il personale medico e i pantaloni lunghi che avvolgevano le gambe accavallate e la timidezza mista al senso di colpa di un ragazzino spaventato e a disagio. Mi fu raccontato che fu lui a trovare aiuto, a rimanermi accanto tutto il tempo, a bagnarmi di lacrime la maglia, a custodire i pezzi del mio He-Man.
Armando, di cuore immenso e dal buon odore. L’anima stropicciata da un mondo che non era preparato a capirlo.
Armando, il figlio di Tonino ‘o musicante. Armando ‘o delicato. Armando ‘o ricchione.
Di una manciata di mesi più grande di me, ma minuto e gracile come uno stambecco. Le nostre esistenze si sono indissolubilmente scontrate in più occasioni e quasi tutte gli hanno alimentato un affetto reverenziale e dolcissimo nei miei confronti. Un sentimento sincero ed elegante, sottile, minuzioso, quasi colpevole. Pregno di gratitudine.
Quando avevamo due dozzine d’anni io ero da poco tornato in patria, era una notte bluastra di un otto agosto, di un’estate secca, e mentre tornavo a casa, incattivito dall’ennesima donna che mi aveva stuprato il cuore, incappai in un emblematico esempio di cattiveria volgare, di quelli che talvolta la mia città sa offrire. Quattro balordi vestiti di lusso umiliavano in un vicolo un ragazzo vestito da donna. Il trucco sciolto, le calze strappate, una borsa laccata rossa rovesciata in terra.
Lo tenevano in ginocchio, gli sputavano addosso e gli chiedevano, urlando violentemente, una fellatio.
Stupisce come, nella mente di certe persone, essere froci sia ignobile e sbagliato, ma farsi fare un pompino da un ricchione sia classificabile come un’esperienza esotica, che lascia comunque inattaccabile la propria eterosessualità.
“Nun so’ cazz’ ‘re tuoje, vattenne!”
Mi fu detto da uno dei quattro quando mi avvicinai. Era passato molto tempo, molto sangue, molte ossa rotte, e in quel momento non mi accorsi della similitudine con la storia del mercato del pesce.
Ma stavolta non parlò He-Man, non parlai io. Non parlò nemmeno la giustizia, perché forse quella era solo la situazione in cui la mia rabbia desiderava trovarsi.
Non ricordo quel che accadde, ma ricordo i referti medici e il fatto che nessuno di loro fu capace di defecare da solo per parecchi mesi.
Armando mi riconobbe subito, io no. L’avevo salvato di nuovo, e stavolta ero io a raccogliere i pezzi da terra e a prendermi cura di lui.
Da allora, ogni anno, l’otto agosto, trovo un pacco fuori la porta di casa.
“Grazie” – dice il biglietto.
Cosa facciamo adesso?
- Il protagonista parla di zio Vincenzo. (91%)
- Il protagonista racconta ancora di Armando. (0%)
- Il protagonista decide di recarsi a fare le condoglianze. (9%)

03/07/2020 at 19:12
Avrei scelto il passato ma gli altri non hanno scelto con me.
Sono molto affezionata alla tua scrittura e alla tua storia e spero veramente che prima o poi tu la concluda.
25/06/2019 at 17:50
Spero che tu non ti sia dimenticato.
Non succede granché in questi capitoli, è vero, ma scrivi talmente bene che non importa.
12/10/2018 at 02:13
C’è un pareggio.
Scriverò il prossimo episodio appena qualcuno voterà e sbloccherà il risultato.
Ma sappiate, questa volta, che non mi sono dimenticato.
26/10/2018 at 17:46
Mi pare di sì, invece.
07/10/2018 at 16:50
Il presente, perché le altre due opzioni mi sembrano troppo simili. E scusa per il 33-33-33 🙁
Ciao, Mario.
Hai uno stile che trovo affascinante, mi è molto piaciuto leggere questi nove capitoli anche se devo ammettere che mi manca un po’ un filo conduttore, o come dicono quelli che ne sanno un “conflitto da risolvere”, È il diario di una vita, intimistico, profondo, a tratti decisamente “filosofico”; molto bello e piacevole da leggere, ma confesso che gli episodi iniziali mi avevano fatto pensare a una storia molto diversa: ho adorato l’incipit, l’eroismo goffo del protagonista bambino, il suo riscatto nella rissa da adulto, lo zio che lo indirizza, la palestra. Mi dirai “Hai adorato tutto”, e forse è così; fatto sta che il nono capitolo è giunto molto prima di quanto mi aspettassi, col risultato che mi devo accontentare di una tela enorme occupata da sapienti pennellate che però lasciano solo intuire la bellezza del quadro finito. Perché solo questo, dal mio punto di vista, posso “rimproverarti”: il racconto finirà quando pareva appena iniziato.
O forse questo vuole solo dire che mi piacerebbe leggerti ancora.
Ciao, a presto, spero
09/10/2018 at 00:25
Ciao, Jaw, hai ragione, non ho saputo spiegare al meglio che è il continuo di un altro racconto che si chiama Attendendo. Sta qui, puoi cercarlo e leggerlo. Così poi mi fai sapere che ne pensi di quegli altri dieci capitoli.
11/10/2018 at 20:21
Eccomi di nuovo. Ho letto “Attendendo”. Mi sembra giusto commentare qui perché la storia è la stessa. Nel bene e nel male potrei riscrivere lo stesso commento che ti ho già lasciato.
Affascinante eccetera… Scrivi benissimo e io, dal basso della mia cialtroneria, mi devo limitare a constatarlo, a complimentarmi, magari a invidiarti un po’.
Scrivi benissimo ed è tangibile il fatto che le parole, le immagini, ti vengono così, istintive, belle subito o quasi. È una delle cose che mi stupisce di più.
Però a me manca qualcosa. È come se mi chiedessi, a ogni bella riga che leggo, “Ma se questo avesse una storia in mente, dove c@zzo arriverebbe?”. Perché a me una storia, lineare, involuta, a entropia invertita o come meglio credi, manca. Non mi accontento di una serie di tavole belle da vedere, quelli sono fumetti e io qui voglio leggere.
Scusami ancora, vedo che hai molti lettori e a quasi tutti la storia è piacuta moltissimo, segno evidente che una storia c’è e quindi io sono un imb&cill& 😀 😀
Però, non so, in “Attendendo” impieghi tre capitoli per far mangiare una pasterella al protagonista. Quindicimila bellissimi caratteri che mi sono piaciuti ma che mi fanno pensare che il respiro di ciò che scrivi sia quello del romanzo lungo. Dov’è la pianificazione? Dov’è la selezione dei dettagli cogenti per riuscire a stare nei cinquantamila caratteri?
Non c’è. La mia impressione è che tu sia uno straordinario improvvisatore.
La mia speranza è leggere qualcosa di più pensato.
Oh, però è la mia speranza, eh? Te la scrivo solo perché, nonostante affermi il contrario, ho un’alta comsiderazione delle mie opinioni 😀 😀
Scherzi a parte, posso solo aggiungere che mi hai impressionato.
Ciao, a presto
12/10/2018 at 02:11
Amico mio, hai ragione. Cioè, hai ragione su tutta la linea.
Questa cosa l’ho iniziata per gioco, non sono uno scrittore, non mi ci impegno nemmeno, non ho un fine, non ho una sinossi, scrivo così, come mi viene. Ho a stento uno sputo di quadro generale.
Vorrei saper scrivere senza bisogno di una storia, ma non lo so fare, non sono uno scrittore.
Poi non è che la situazione aiuti, spesso non ho saputo interpretare la direzione che chi gioca avrebbe fatto prendere alla storia.
Volevo solo che qualcuno partecipasse e non credevo nemmeno sarebbe stato qualcuno più di mia mamma. Non mi aspettavo niente e non ho mai creduto che potessi arrivare al nono capitolo del secondo racconto.
È un gioco per me, lo faccio a tempo perso, ho scritto il nono capitolo dopo due anni perché stavo a casa a bere e fumare e non avevo sonno.
Piacerebbe anche a me scrivere qualcosa di più pensato, ma lavoro, ho la mia vita.
Grazie, comunque, davvero, per avermi dedicato il tuo tempo.
12/10/2018 at 02:14
Ah, altra cosa: no, non c’è la storia, sono solo personaggi e basta. Cioè, ci sta una cosa che volevo far succedere, un percorso, ma non so se succederà mai.
06/10/2018 at 11:16
Ciao Mario, chi si rivede.
Seguo te e per cui mi è arrivata notifica in mail e ho letto questo tuo pregevole episodio, tuttavia non mi piace chi arriva dopo anni e spodesta chi meritava il podio perché stava giocando leale. Per cui non voto.
Ci vediamo tra due anni per il finale.
06/10/2018 at 12:50
Sai che la cazziata me l’aspettavo più da Napo che da te?
Che cosa ho fatto di sleale? Stanotte non avevo sonno e avendo la sinossi in testa da sempre, mi son detto “perché non scrivere?” e l’ho fatto.
Pensa che avevo scritto il capitolo pensando fosse l’ultimo, ero convinto fossi al nono episodio già, invece poi ho riscritto tutto per doppiare le battute. E fortunatamente, perché erano decisamente poche cinquemila per chiudere.
Quindi l’ultimo capitolo c’è già e forse c’è pure il primo del terzo “tomo”.
Non me ne volere, dai, scusami, lo sai che vi voglio bene anche se sparisco un po’ ogni tanto.
06/10/2018 at 09:47
Bentornato. Posso dire che questo ritorno è commovente, o è troppo?
Tu hai indubbiamente il dono di essere un artista. Basta leggere poche righe e ci si ritrova nel tuo mondo.
Non lasciarci per altri due anni.
06/10/2018 at 12:53
Come ho detto ad Ale, no, il capitolo finale è già scritto e pure buona parte dei capitoli del terzo “tomo”, non passeranno altri due anni. 😀
Sono felice di leggerti e sono felicissimo dei tuoi complimenti, mi aspettavo una cazziata da te dopo che è passato tutto ‘sto tempo.
Do il tempo a qualcuno di votare, poi continuiamo a giocare.
Per sfizio: sopravvivere al lutto, chi credi sia morto?
29/09/2016 at 23:53
Ciao, questa volta cambio e dico futuro! D’altronde ci stiamo avvicinando al finale
25/09/2016 at 13:51
Ciao, ho letto solo ora il tuo racconto. Mi è piaciuto soprattutto per come hai saputo descrivere i ragazzi della PALESTR e per il modo colorito con cui passi informazioni su cose, colori, persone… Spero di leggere presto il seguito…
25/08/2016 at 14:19
Sempre un pezzetto di meno, sempre qualcosa che manca, Ci’! Che te possino.
25/08/2016 at 18:19
Ciao, Peeneelopee. Grazie per essere passata a leggermi. Ma “mi possino” cosa?
😀
25/08/2016 at 18:22
No, mica ti possino a te, ti possino a lui. Verve romana che non si arrende, perdonami. Mò, però, non perdere tempo appresso a me, e mettiti a scrivere.
25/08/2016 at 18:25
Ah. Il passato è per i pomodori, il futuro per gli insoddisfatti. Presente. Come a scuola.
25/08/2016 at 11:18
Avevo letto il precedente episodio, ma non ho commentato e votato perché mi è sembrato buttato lì senza attenzione, non mi è piaciuto. Invece con questo recuperi ampiamente, tornando alla prosa poetica e simpatica che ti distingue – dagli angoli di quelle strade sbuca il romanticismo di un uomo sensibile che, nei capitoli finali, forse riuscirà a vedere Ciro che scrive il nome del suo amore per intero. Forse troverà quel che cerca.
Concordo con Napo per il fatto che hai usato alcune parole ricercate e ormai in disuso – ma passano inosservate.
Futuro.
25/08/2016 at 18:18
Ciao, G.
Sono d’accordo, il precedente era un po’ sotto tono, è successo perché volevo abbassa’ un po’ i toni e perché non era il momento adatto a scrivere, ma lo scrissi lo stesso.
Grazie sempre che vieni a leggermi.
25/08/2016 at 10:35
Col futuro sarei curiosa di vedere cosa ci dici…
episodio superbo… lo so, è davvero poco da dire, ma è tutto quello che riesco a dire… perchè il resto sarebbero complimenti e aggettivi a iosa, perciò facciamo “superbo” e chiudiamola qui.
😉
25/08/2016 at 18:16
No, dimmi pure tutto quel che vuoi, che magari mi sproni a scrivere di più. 😀
Grazie, Ale, mi scuso pure con te per essere sparito e sono felice che sei comunque venuta a leggermi.
03/07/2017 at 23:11
A leggerti … e a rileggerti, un anno dopo. Ho riletto questo episodio… e mi sono chiesta che fine ha fatto Ciro Ninja Maradona? L’ha poi finita la scritta? Hai poi scoperto il nome integrale della tipa che ama ANCORA tanto da farne un’opera muraria? Mario, per tutti i santi apocrifi, ma in che pianeta scrivi ora? Che io ti vengo a leggere lì, anzi faccio come Ciro: ti vengo a leggere ANCHE lì, se mi dici dove, perchè come te ce ne stanno talmente … nessuno…
25/08/2016 at 07:08
È un pezzo, sì, che non ci si vede, ma basta leggere due tue righe e subito è come se non ci avessi mai lasciati. Ci riporti in un attimo in quella tua magica dimensione di osservatore acuto e sensibile di un mondo che solo a te sembra svelarsi nella sua poesia.
Il registro lessicale, nella prima parte, è più elevato del solito e a tratti mi è sembrato forzatamente ricercato (Mario, “pertinentemente” nun se pò senti’…), ma sei sempre un grande e il talento riemerge comunque.
Restiamo nel presente (speriamo).
25/08/2016 at 18:15
Napo, la mia vita attuale è come quelle scatole dove tieni i cavi di anni di smanettamento informatico. È un groviglio di intrecci e tempi mancati.
Lavoro così tanto che Aleksej Stachanov mi ha chiamato e s’è lamentato che non mi piglio mai ‘na pausa.
E mi dispiace, perché questo confronto con te, con voi, mi piace tanto. Ma io non scrivo per lavoro, scrivo perché mi rilassa e per rilassarmi mi serve tempo.
Quindi, prima di tutto, scusami se so’ sparito, sappi che ti ho pensato tanto. 😀
Per la faccenda dei termini desueti, lo so, avevo pensato di cambiare, ma so’ saltati fuori così e mi piace che sia tu a dirmi che non vanno bene. 😀
27/07/2016 at 09:28
Ciao, voto per il presente 🙂
25/08/2016 at 18:29
Eccomi, presente è stato. 😀
Grazie che sei passata e scusa se non ho risposto prima.
18/06/2016 at 14:14
E poi?
25/08/2016 at 18:29
E poi questo, il nuovo capitolo. Ci ho messo un po’, scusa. E scusa che non ho risposto prima, non passavo da ‘ste parti da un pezzo.
08/01/2019 at 22:30
Possibile che ti abbiano cancellato un post su Fb? A te… 😉
10/04/2016 at 13:53
Sparito di nuovo?
29/03/2016 at 01:35
Io sono malinconica e Adele è uno dei miei nomi preferiti,ti prego scrivi del passato! E scrivi mannaggiaccristoggesù! Se mi vuoi bene,scrivi!
29/03/2016 at 10:32
Io non ti conosco, però ti voglio bene lo stesso.
E no, non scrivo, non c’ho tempo, non ora, almeno.
Però presto, appena posso, appena ho modo di sedermi e battere i tasti.
Che poi c’è tanta bella roba in giro, non è che devi aspetta’ a me, dai.
😀
25/08/2016 at 18:30
Niente, non è andata così. Beccati il presente. E scusa se non ti ho risposto prima.
17/02/2016 at 17:44
Ancora la pioggia.
Sei quasi più in ritardo di me. Quasi.
17/02/2016 at 17:46
Abbe’, ma ritardo per cosa? Mica avevo dato un appuntamento! 😀
Grazie, Trics.
10/02/2016 at 21:54
Ciao io ico per ancora di Adele e il passato 😉
10/02/2016 at 21:56
Scusa volevo scrivere dico per Adele il passato 🙂
12/02/2016 at 09:36
Grazie, Amyandrea per aver letto.
04/02/2016 at 21:08
Bentornato, anche se fuori tempo massimo (per molti versi).
05/02/2016 at 04:12
Lo so, Napo. Lo so.
A volte, nella vita, ti capitano delle cose che ti fermano in un’altra dimensione e non puoi fare altro che assecondarle.
È un periodo complesso, mi sento in una cella a risolvere un sudoku scritto sulla muraglia cinese.
E io manco so come si fa il sudoku.
04/02/2016 at 09:25
Avvoca’ che piacere ritrovarla! 😉 La rassicurante presenza di Adele in questo capitolo, il calore del suo corpo, la capacità di “acchiappare” quel bambino viziato, ci danno quel po’ di forza che ci serve per sentire ancora la pioggia. Il presente.
Fantastico come sempre.
04/02/2016 at 09:26
Ah ci piazzo pure baci e abbracci per te! 😉
05/02/2016 at 04:10
Un piacere anche per me, Pincherella.
Mi ci è voluto tanto, è un periodo pieno di lavoro e cambiamenti.
04/09/2015 at 23:13
Beh, un grande artista è colui che non molla. senza scuse addotte tipo: lavoro, impegni e similari. Tu sembri aver mollato questo racconto ( due mesi almeno?), per cui niente “bravo scrittore”, evidentemente erano solo sfoghi occasionali.
provocazione?
mah.
05/09/2015 at 15:14
Niente grande artista, niente grande scrittore.
Mai pensato di essere nessuno dei due.
Provocazioni?
Raro che con me funzionino.
Grazie per avermi letto.
16/08/2015 at 17:01
Mi piace molto il tuo modo di scrivere, complimenti davvero. Sono anche io della città più bella dell’universo e i luoghi e le persone che racconti mi sono tremendamente familiari. .. Sei anche riuscito nel non facile compito di incuriosirmi… Cosa succederà adesso?
05/09/2015 at 15:08
Grazie, Lou.
Succederà che appena avrò tempo scopriremo insieme come continuerà. Io con te, appena c’ho la concentrazione adatta a mettere le mani sulla tastiera.
Grazie per il tuo tempo, per i complimenti.
26/07/2015 at 23:43
Rimango fedele al mio precedente voto:
Che Adele sia..
Riguardo al capitolo, mi è piaciuto come venga presentata la madre e questo suo lato negativo. Sono curioso però di sentirne parlare ancora… quasi quasi avrei votato per continuare a sentire su di lei, ma attenderò, il discorso potrà ritornare su lei
A presto,
05/09/2015 at 15:07
Sei sempre un grande, Bicchio.
Grazie che ci sei e scusa per il ritardo.
15/07/2015 at 17:26
Cosa dire mi unisco al coro di voci e agli elogi. La grandezza di una quercia non è dovuta dalla mole ma alla resistenza al tempo che passa, e all’accogliere così tanta vita. Peccato non sono riuscita a continuare la storia 🙁
09/07/2015 at 17:12
Applaudo alla bellezza delle tue sineddochi, e alla delicatezza sporca del primo capitolo. Leggerò gli altri appena possibile, nel frattempo ti seguo!
f.
09/07/2015 at 17:27
Ti ringrazio molto, Ferdinando.
Non ho capito se ti riferisci ad Attendendo o a questo, ma – come faccio con chi mi trova per la prima volta – consiglio anche a te di leggere prima Attendendo, che viene prima di questo qua.
Grazie per il tuo tempo e i tuoi complimenti, grazie che mi segui.
10/07/2015 at 13:04
Dicevo di questo! Non avevo capito ci fosse un “prima”; in questo caso seguo il consiglio e comincio da lì!
10/07/2015 at 14:15
Grazie, fammi sape’.
09/07/2015 at 09:06
il caso ha voluto che incrociassi il tuo primo racconto proprio in una sala d’attesa, un’attesa che pareva non finire mai ma che mi ha permesso di leggere tutti e 9 i capitoli allora pubblicati; poi, come accade spesso con le storie che mi sono piaciute, lascio l’ultimo capitolo per un momento speciale, in cui posso dedicarmi alla lettura in santa pace, tanto lo so che sta lì… ma tu non perdi tempo e nel frattempo hai pubblicato altri 6 capitoli in questo nuovo racconto
i complimenti di chi mi ha preceduto sono più che meritati, dire che scrivi bene secondo me è semplicemente riduttivo
ogni scrittore ha un punto di forza, e tu ne hai uno raro: tu sai descrivere; non sprechi parole ma scegli ad una ad una quelle necessarie con un risultato sorprendente; ad es. la descrizione che hai fatto delle sensazioni che prova un fumatore e delle sue nevrosi: descrizione fantastica, perfetta, tanto che per un attimo la mia mano ha battuto istintivamente sul taschino alla ricerca di un pacchetto che da tempo non esiste più
però una cosa non te la perdono: la cicca gettata in mare!
accetta i suggerimenti di alessandra e napo, non aspettare
09/07/2015 at 17:30
Sono felicissimo che tu abbia letto prima Attendendo.
Io, davvero, come ho detto spesso, ho troppo rispetto per la scrittura per pensa’ di scrivere bene, ma so’ sempre felice che quel che scrivo venga letto con piacere.
La qualità descrittiva penso venga dal fatto che io di mestiere disegno, nel caso specifico del pacchetto di sigarette: sono un fumatore.
Ti ringrazio molto per il tempo che hai dedicato a quel che scrivo e per i complimenti.
08/07/2015 at 19:01
E’ proprio vero che per affrontare la mattina serve la felicità o la rassegnazione.
Mi piace il tuo stile.
E’ giunto il momento di parlare di Adele.
08/07/2015 at 19:29
Grazie, Silvia.
Per affrontare la mattina ci vuole una forza micidiale, come la vedi la vedi.
Mi piace che ti piaccia il mio stile.
Adele sbanca tutto.
Hai letto la storia precedente a questa? Attendendo si chiama.
06/07/2015 at 22:13
Scrivi bene!
“Sentimento… quasi colpevole” “ad un’alzata di culo e sei o sette passi” “Tony Stark, John Wayne, Jack Murdoch” “occupa… cabina telefonica” “manco la cioccolata… vita” “profumano di anice bruciato” “L’orologio non scatta… pure a te” “ci tenevo il cuore dentro [ i guantoni]” “una Marlboro di ricordi” mi sono piaciute tanto, e fatico a trovare cose che mi piacciano tanto. “Zio Vincenzo… come fate voi” mi sembra veramente degna di un film di Tarantino. Il personaggio di Zio Vincenzo in effetti mi sembra ispirato a Mr. Wolf di Pulp Fiction.
La parte… esistenzialista? sugli universitari e quella sulle tragedie (“Non bisogna sprecare le proprie tragedie”) mi sono sembrate molto in linea con Fight Club. Lo stile mi sembra anche su per giù quello (per quanto mi sia piaciuto di più il tuo racconto).
Mi interesserebbe molto sapere su che genere ti sei formato e quali sono i tuoi autori (o pensatori…) preferiti e se ti ispiri a un particolare scrittore.
Naturalmente seguo! Ciao.
07/07/2015 at 11:16
Allo’, Vaitra. Prima di tutto: Grazie.
Ma grazie per il tempo, per la minuzia e l’attenzione dedicata a segnare ‘ste cose che hai segnato.
Come chiedo ai nuovi: hai letto la storia precedente? È collegata a questa, potrebbe piacerti se t’è piaciuta questa qua.
Fait Clab non l’ho letto, Palahniuk non è decisamente uno dei miei preferiti, ovviamente ho visto il film, gli occhi del me adulto lo vedono come un film molto meno geniale di quello che mi poté sembrare all’epoca.
Non mi sono formato su nessun genere, io scrivo più che altro per fumetti o per la pubblicità, ma scrivo per passione, non ho una vera e propria formazione.
Dunque, i miei autori preferiti… vediamo: Calvino, Saramago, Márquez, Bulgakov e De Luca tra i “classici”. Mi piacciono Lansdale, Moorcock, Chandler, Bunker e pure Lilin tra i “meno noti”. Ellis, Ennis, Moore, Gaiman, Morrison – per citarne alcuni – tra gli scrittori di fumetti. Poi mi piacciono Abrams, Tarantino, Shane Black, Whedon, Ritchie, Kaufman e Scorsese per quanto riguarda il cinema.
E tanti altri che mo’ mi sfuggono.
Però più o meno è questo: vedo un botto di serie, leggo fumetti da sempre e mi piace leggere i libri buoni. Non ho una formazione, so’ solo uno a cui piace sta’ tanto tempo sul divano o sul letto.
Ispirarmi a qualcuno? No, cioè, certo: vorrei scrivere come Calvino, ma non è che io abbia tutto ‘sto talento per poter sperare d’arrivare alla sua altezza.
Grazie ancora per il tuo tempo.
07/07/2015 at 11:52
Il commento iniziava con una bestemmia e me l’hanno moderato. Era: Partito Democratico se scrivi bene!
05/07/2015 at 15:29
Adele.
L’epicità della frase con cui hai chiuso l’episodio la può comprendere fino in fondo solo chi ce l’ha avuta una madre così.
La copertina è bellissima e di sicuro è cosa più unica che rara che gli autori abbiano le capacità per riuscire a disegnarsene una, una coi controcazzi, da soli. Sbaglierò, ma se quello è il protagonista del racconto come credo, ti somiglia, Mave.
07/07/2015 at 10:27
Trics, cara, come ho già precisato: io non so scrivere, ma so di essere abbastanza capace di disegnare.
Sono felice che la copertina ti piaccia e sì, forse un po’ mi somiglia, ma solo perché mi serviva un riferimento.
😀
Grazie sempre, Trics.
05/07/2015 at 10:37
A questo punto credo che Adele sia come Alfred per Batman, abbiamo tempo per vederti “schiumato” di sangue sul ring!
07/07/2015 at 10:25
Sempre che però non so’ io, eh.
Comunque, sì, mi sa che ci vuole Adele.
Grazie, Cersei.
04/07/2015 at 15:05
Basta con la boxe 😉 Adele.
Credevo ti piacesse tua madre… leggendo che i suoi occhi erano capaci di bucare le nuvole, lì per lì l’ho interpretata come una cosa positiva… ma hai concluso nel più turpiloquiale dei modi, nel riferirti a lei. …. Certo, è solo un personaggio, non una persona… però… colpisce che tu l’abbia definita così… almeno, colpisce me …. 😉
Al prossimo episodio, Dicembre… giusto? ehehehehe
07/07/2015 at 10:25
Mi ha stupito, in verità, che Adele non avesse “vinto” lo scontro precedente.
Come spiegavo, la mamma è un personaggio controverso, è sostanzialmente ‘na stronza e – chiaramente – il protagonista vive il problema dell’abbandono da parte sua.
Il prossimo episodio sarà appena la mia vita mi darà modo di scrivere ancora. Non so’ mai stato così lento come ‘sta volta, c’ho troppe cose da fa’.
Grazie sempre, Ale.
04/07/2015 at 14:00
“io li stavo prendendo a schiaffi e non lo capivo” dimostra la profonda sensibilità di un bambino cresciuto da un padre integro e giusto in un ambiente dove la povertà forma gli animi, le rinunce creano ostacoli ai percorsi esistenziali e la vergogna si trasforma in invidia che sfocia nella violenza.
D’altro canto, ci presenti la glaciale figura di una madre che col suo imperturbabile disinteresse sembra tirare la coscienza del figlio verso l’egoismo e l’indifferenza.
Splendido come hai descritto questa donna, e mostrato chiaramente la presa di coscienza (e il conseguente percorso di vita) di quello che poi diverrà il narratore adulto.
Ho scritto troppo 🙂 questo racconto fa pensare ed è facile immedesimarsi nel protagonista. Genio 😉
Nicola.
07/07/2015 at 10:23
Grazie, G.
Le tue analisi quasi mi fanno pensa’ di aver scritto qualcosa di buono.
La madre doveva essere l’elemento di “disturbo” del quadro, doveva essere l’altro piatto della bilancia e mi piace molto che sia così.
Credo nei personaggi fatti di contraddizioni e influenze e sono felice che il risultato sia quello di immedesimarsi nel protagonista.
Grazie sempre che mi leggi, grazie per tutto il supporto. Grazie che ci sei.
29/06/2015 at 17:56
Bella la copertina….ma a quando l’episodio? 😀
04/07/2015 at 02:26
Eccolo. 😀
27/06/2015 at 20:53
Complimenti per la copertina, veramente bella.
Come si fa ad non amarti?
A presto 🙂
28/06/2015 at 02:21
Ti capisco, compare, anche io un po’ mi amo.
Grazie, la copertina è meglio in alta risoluzione, ma non è male così.
27/06/2015 at 13:39
Eccezionale illustratore. Mi piacerebbe vedere qualcuna delle tue tavole, un giorno. Complimenti.
28/06/2015 at 11:09
Ale, grazie, ho sempre sostenuto di essere più bravo come disegnatore che come scrittore! 😀
27/06/2015 at 13:20
Sono felice di essere la prima a commentare!
La copertina è meritatissima e acquisisce maggior valore per il basso numero di incipoint, visto che sei ancora al 5° episodio.
Poi, beh, la firma dice tutto.
Complimenti Mave, grazie per tutta sta meraviglia.
28/06/2015 at 11:11
Sono al quinto perché è un periodaccio, non c’ho mai tempo.
Grazie che mi leggi sempre, sono felicissimo ti piaccia la copertina.
14/06/2015 at 10:32
Grande con lo zaino dei Cavalieri…
secondo me ora è tempo di parlare di Adele
28/06/2015 at 02:21
E scusa che non t’ho risposto qui, so’ giorni infernali, non ci capito spesso da ‘ste parti.
09/06/2015 at 16:21
Fa ridere dalla prima all’ultima battuta, con quel riso amaro pieno di ricordi. Bis!
10/06/2015 at 18:34
Annarita, è la prima volta che mi leggi, penso.
Come tutte le persone che mi leggono per la prima volta, pure tu ti devi beccare il mio “l’hai letto Attendendo?”.
È il racconto precedente a questo, se questo ti è piaciuto, immagino che anche quello sarà di tuo gradimento.
Grazie.
10/06/2015 at 21:14
Sì, è la prima volta che ti seguo e sì, ho dato un’occhiatina curiosa ad “Attendendo” prima, mi hai beccata. Mi è piaciuto molto e ti leggo anche in questa avventura :). Grazie a te.
06/06/2015 at 11:21
Impossibile non votare madre. 🙂
Molto belle le descrizione dei ragazzi. La scena finale mi ha fatto sorridere, proprio come con il tuo protagonista.
10/06/2015 at 18:33
Grazie, Danica.
Le descrizioni sono noiose un po’, lo so, ma hanno un motivo.
03/06/2015 at 16:51
pura poesia. l’adorazione non ha limiti. madre
04/06/2015 at 00:19
Pincherella, grazie sempre. Adorazione a palla, sono felice.
02/06/2015 at 21:46
Col petto che non contiene il cuore.
Nessuno al mondo avrebbe espresso meglio il concetto. Che te lo dico a fare.
Madre.
04/06/2015 at 00:20
Abbe’, ci sta chi ha fatto di meglio, dai.
Grazie sempre, Trics, è un piacere sapere che mi leggi.
01/06/2015 at 15:23
Mario, mi è scesa una lacrima quando è apparso il quinto capitolo, ho refreshato pensando fosse un miraggio.Facendo finta di essere seri, io vorrei sapere della madre di costui. Il padre fa le sue apparizioni, zio vincenzo we love you, adele addirittura, ma la mamma di sto ninno che mort a fatt??? I cavalieri dello zodiaco sono fighissimi, io lo volevo lo zainetto loro, ma mia mamma si ostinava a dire che ero una femmina, che sfiga!!
04/06/2015 at 00:21
Tu esageri decisamente, Cersei.
La madre, ma qua tutti vogliono sape’ della madre pare. Quindi mia sa che sarai accontentata.
I Cavalieri? Che ne parliamo a fare? Tra i miei eroi preferiti di sempre.
Grazie, Cersei.
31/05/2015 at 23:14
Ciao Mario! Ho letto tutta la storia, la adoro. Non l’ho mai commentata fin’ora, quindi ne approfitto per farti i complimenti anche per i capitoli precedenti.
Lasciatelo dire: quello che fai è incredibile, perché chi ci vive lo sa: Napoli è una città anche piena di merda. Tu invece ci mostri continuamente la sua bellezza nascosta, quel tipo di bellezza che hanno le cose grandi e che per questo fanno paura. Viene voglia di non smettere più di leggere di tutta l’arte che si nasconde nei vicoli, tra la gente, anche tra le persone più minacciose, anche tra le persone più temibili. Ci metti sotto gli occhi un’umanità che sa di vero e sa di arte.
Detto questo, lo so che te l’hanno già detto in tanti, tanti che ci capiscono anche più di me, ma te lo voglio dire lo stesso anche io: penso che dovresti ai tuoi personaggi, a questa finestra sul mondo che ci spalanchi sotto gli occhi, tutto lo spazio che merita. Penso che dovresti prenderti uno spazio molto più vasto di quello di una storia su TI e che dovresti prendertelo tutto.
Enniente, tutto qui. Complimenti, sul serio. Meraviglia.
04/06/2015 at 00:24
Amy Uic, ti ringrazio molto.
Sono estremamente felice che tu mi abbia fatto questo commento e sono felicissimo che tu abbia letto tutto.
Lo sai, Napoli è la città più bella del mondo, nessuna cosa bella è mai perfetta.
Lo spazio? I personaggi? Ami Uic, ma io ti ringrazio, ma come ho spiegato spesso: io ho troppo rispetto per la scrittura per provare a fare lo scrittore.
Questo non significa che non potrei prova’ a fa’ un libro. Magari ci provo, lo fa Fabio Volo, non lo posso fa’ io?
Grazie mille, di Quore.
31/05/2015 at 22:12
Adele.
Sono sicura che tu potresti andare avanti a descrizioni all’infinito. Potresti essere sincero e creativo come un pittore per ogni personaggio che metti in scena, sempre con nuove idee, dettagli incredibili e vividi al contempo. Tuttavia è un’arma a doppio taglio che non ti perdono, stavolta. Mettere in scena un personaggio dopo l’altro complica le cose, affolla la mente, confonde le idee. Dove vuole andare a parare il protagonista? Lo riconosco solo quando – al termine di una sequela di bersagli interessanti che ci elenca uno alla volta e di seguito – si trova sulla strada con lo zaino in spalla… ma questo protagonista che ci racconta di sé, qui, in questa storia a puntate, dove sta andando? Non affollare di immagini ben illustrate, se queste ci dicono poco di lui e molto di altri che probabilmente non interessano al succo della questione. Colorano, per carità, colorano di molto, ma non vedo sbocchi, non vedo una finestra… vignette bellissime, senza didascalie? Magari mi sbaglio… è domenica sera…
Sembra che tu abbia più chiara l’essenza della tua Napoli sommersa e sfacciata, che quella di Mario, altrettanto sommerso ma per niente sfacciato…
😉
04/06/2015 at 00:35
Alessandra, lo sapevo mentre battevo le lettere che tu e Napo non avreste apprezzato il ritmo di questo episodio. 😀
Lo so, è errato, è lento, è noioso ed è pretenzioso pure, ma mi pareva poco corretto nei confronti delle mie dita fermare quei dipinti e ho preferito lasciar andare i ritratti e infilarci dentro pezzi di cose.
Pezzi che tendono sempre a collegarsi ad altro, che io poi provo sempre a complicarmi la strada per vedere se so arrivare lo stesso a destinazione.
Non ti sbagli, non è per la domenica sera: è proprio una noia ‘sto capitolo.
Grazie sempre che mi leggi, grazie per il modo in cui sai notare certe cose.
31/05/2015 at 22:11
Gaetano, che poi alla fine ti fa scoppiare a ridere (…), è un pretesto per crescere. Belle le descrizioni dei ragazzi in palestra, dettagliate e intense, ragazzi che alla fine rappresentano la paura di vivere divenuta coraggio. Per non dire “maturità”, che è ‘na parola noiosa 🙂
Il finale mi piace molto. Splendido Mave.
Madre.
04/06/2015 at 00:29
Giorgia, guarda: ti scrivo giusto ora che ho finito da poco di leggere l’ultimo episodio di Preziosissimo Sangue. Sono felice che ti siano piaciute le descrizioni, in verità, mentre le scrivevo, ero conscio che fossero un po’ noiose, ma io poi è proprio nelle cose noiose che ci “nascondo” i dettagli.
Maturità è decisamente ‘na parola noiosa, molto meglio “evoluzione”!
Grazie mille, Gio’, grazie che mi segui, grazie che scrivi cose così belle.
27/05/2015 at 09:05
Ti devo solo dire una parola: PAZZESCO.
Sotto consiglio di qualcuno sono venuta qui e ho letto tutto in ordine, partendo da Attendendo fino a qui e nemmeno i commenti c’ho lasciato perché volevo vedere se anche gli altri erano rimasti stregati come me. Come ho scritto sotto, tu Napoli non l’hai mai nominata, è vero, ma diamine se sei stato bravo a farci capire che la città di cui parli era proprio lei!
D’altra parte, se proprio vogliamo essere precisi, nel titolo di questo racconto la nomini 😉 Anche se con suo “nome d’arte”.
Il protagonista lo amo, ho letto sotto che Alessandra ti ha già detto che il suo atteggiamento somiglia tantissimo a quello del protagonista di un certo film e quel film ha vinto l’oscar 😉
Non vedo l’ora di leggerne ancora, spero proprio che l’attesa non dovrà essere troppa. 😀
27/05/2015 at 09:43
Ciao, Mia.
Allo’, analizziamo ad uno ad uno i punti:
“Sotto consiglio di qualcuno”, chi? Vogliamo sapere!
No, non l’ho nominata per vezzo, come con il protagonista. Ma era uno sfizio, niente di più.
Il protagonista, pure a me mi piace, assai, ma ‘sta cosa del film non me la ricordo. L’aveva della Alessandra? Che film? Di chi parliamo? Chi siamo? Dio esiste? Perché i barbieri sono chiusi il lunedì?
Però, a ‘sto punto, preferisco quelli che mi dicono che il protagonista somiglia a me, non voglio giocare personaggi già usati.
Grazie, Mia. Grazie di Quore.
P.S.
Il tempo che ci vorrà? Di solito sono veloce, vedrò di scrivere qualcosa a breve. Sicuramente prima di due anni. Ma sicuro proprio.
27/05/2015 at 18:27
Non ho detto che il tuo personaggio somiglia a un altro (Geppe de “La grande bellezza” per essere precisi), ho detto che si somiglia il loro atteggiamento. Quel fare da divo, i suoi gesti calcolati, il suo apparire, in modo alquanto irritante, sicuro di sé oltre l’inverosimile quando invece innumerevoli dubbi lo corrodono dall’interno. L’atteggiamento è simile, il personaggio, poi, è del tutto differente e non gli somiglia affatto. -non ho la dote della sintesi, spiacente!-
P.S. Trix, di gran lunga lettrice più assidua di me sul sito, mi ha praticamente portata qui di peso ehehe
27/05/2015 at 19:05
Grazie, Trics.
Mia, non l’ho visto il film. È capitato in un momento in cui avevo altri casini e non ho ancora recuperato. Sicuramente però Sorrentino, in generale, mi piace un sacco.
Mo’ però me lo devo vede’ a forza La grande bellezza.
26/05/2015 at 09:36
Adesso ho letto proprio tutto e adesso ti devi proprio muovere perche’ devo leggerne ancora!!Mi sento come l’inglesina sto tutta rapita!
26/05/2015 at 09:47
Ti ringrazio, Cersei.
Il fatto che la storia ti abbia rapita mi onora.
Mi muoverò, c’ho parecchio da fare, ma mi muoverò. Possono confermarti che non sono lento di solito.
😀
26/05/2015 at 09:51
Conoscendo cio’ che dice tuo padre e zio Vincenzo della tua camminata(che non traduciamo) mi viene la preoccupazione del lettore appeso alla scrivania ad aspettarti.
26/05/2015 at 09:53
Ma perché “la mia”? 😀
È un personaggio, non sono mica io!
Comunque, no: signori, difendetemi, spiegate che non è vero che so’ lento.
Ma vedi se uno non deve fa’ sempre le figure…
😀
26/05/2015 at 10:13
IL problema è che io al personaggio ho dato la faccia barbuta con il taglio di capelli sfumato.Un boscaiolo metropolitano con l’aria sfuggente apparentemente strafottente.Adesso come forse direbbe zio Vincenzo VA FATIC!
26/05/2015 at 10:35
Il fatto che abbia la barba e i capelli come i miei non significa che so’ io però!
Lui è lui, è molto meno sfumato di me. È una creatura a sé, io non sono così.
Più o meno.
😀
25/05/2015 at 21:40
Infanzia.
Mi hai fatta emozionare sulla descrizione della città. Quella che tu descrivi non è Napoli. O meglio è Napoli, ma vista dagli occhi di chi quella città l’ama veramente. È la “grande bellezza” che c’è in ogni città che ci ruba il cuore. Emozione. Chapeau.
26/05/2015 at 09:44
Lo dico pure a te: hai notato che, dal primo capitolo di Attendendo, Napoli non viene nominata MAI?
Grazie per i complimenti, Trics.
27/05/2015 at 08:55
Tu non l’hai nominata ma io l’ho vista lo stesso. L’ho respirata. C’ho camminato dentro con le gambe del protagonista.
Merito tuo e del tuo talento.
27/05/2015 at 18:59
Trics, grazie che trascini qui di peso i lettori.
Ti devo una sfogliatella.
27/05/2015 at 19:00
Uffa, dal telefono non si può usare ‘sto sito. Ho sbagliato a cliccare.
Scus’
29/05/2015 at 18:55
Ti capisco. Dall’ipad non riesco mai a vedere che diamine faccio.
Lei è colpevole. Mi ha chiesto di consigliarle una storia bella e il tuo nome era in cima alla lista.
Ogni promessa è debito. La aspetto ‘sta sfogliatella.
25/05/2015 at 19:19
Quando scrivi io vedo intere scene come fosse un film.Riesco a percepire tutto come se stessi li accanto a te invisibile tra il funerale e le orecchie di zio Vincenzo.Hai una straordinaria potenza descrittiva,a ritroso mi leggo il resto.
25/05/2015 at 19:32
Ti ringrazio, fammi sapere che ne pensi del resto. 😀
25/05/2015 at 18:27
Il terzo episodio è stato veramente bello, pura poesia.
Voto per ragazzi. 🙂
25/05/2015 at 18:53
Grazie, Danica.
Sei nuova pure tu, quindi ti dico: c’è la storia che ho scritto prima di questa che è il prequel di ‘sta qua. Magari, se ti va, leggila.
😀
25/05/2015 at 20:12
Non sono per niente “nuova”. E’ da Attendendo che ti seguo. Quindi l’ho già letta. 😀
25/05/2015 at 20:20
Hai cambiato immagine? È strano che io non mi ricordi di qualcuno. Siete così pochi.
Scusa, comunque.
25/05/2015 at 20:28
Esatto, ho cambiato immagine.
Nessuno problema. Anche se non ti ricordi di me, comunque continuerei a leggere i tuoi racconti. Sei bravo. 🙂
25/05/2015 at 17:19
Zio Vincenzo ha capito tutto!
25/05/2015 at 17:49
Cersei, ciao.
È la prima volta che ti vedo, quindi ti saluto e ti ringrazio per il tempo che mi dedichi. Dico pure a te: ci sta Attendendo, la storia che ho scritto prima di questa, che è il capitolo precedente di ‘sta qua. Magari ti fa piacere leggerla e attaccarla a questa.
Fammi sapere.
25/05/2015 at 16:42
Bellissima storia, con una scrittura favolosa. Ti seguo e voto infanzia.
25/05/2015 at 17:47
Fiore rosa, prima di tutto grazie per avermi dedicato il tuo tempo. In seconda sede, ti dico che la storia precedente, Attendendo, è sostanzialmente il passo precedente di questa. Quindi, se ti va, potresti leggerla e collegarla a questa qua.
25/05/2015 at 16:07
Ciao avvoca’. 😉 Ottima chiusura di capitolo, basta con la “palestr” senza A e voto per i ragazzi.
25/05/2015 at 18:06
Basta?
Nel senso che non ti piace?
Tu sei di qua, lo sai che succedono ‘ste cose.
25/05/2015 at 14:12
Ha ragione zio Vincenzo: Napoli è una città da affrontare, non da vivere. Una città corale che non ammette distinguo, che ti può cambiare ma che non puoi cambiare. Per questo le ho voltato le spalle anni fa, senza grandi rimpianti. Tu la interpreti benissimo e ne fai sempre la protagonista dei tui scritti, dove i vari personaggi – anche minori – sono tasselli di un mosaico che, se lo guardi nel suo insieme, ti restituisce l’immagine di Napoli.
Non c’è una virgola fuori posto, ma che te lo dico a fare…
Ragazzi.
25/05/2015 at 18:04
Tu qua ci hai vissuto, è importante per me sapere che confermi tutto questo e che non sono l’unico a vivermela così. Sei sempre molto gentile con me e quando faccio una cazzata me lo dici, quindi suppongo che ‘sto capitolo sia uscito bene e basta e ne sono felice.
Grazie, amico mio.
P.S.
Hai notato che dal primo capitolo di Attendendo a qui non ho mai, mai nominato NAPOLI?
25/05/2015 at 13:31
Napoli nel sangue, e tu nel sangue di Napoli.
Zio Enzo che si allontana per insegnarti a vivere da solo, i ragazzi con gli sguardi duri di chi sa arrangiarsi da sé, la polvere delle strade accaldate di una città affascinante in cui aprire gli occhi la mattina significa iniziare a vivere la meraviglia.
In questo episodio la paura veste un guanto di cuoio spellato, teso a sollevarti da terra per mostrarti che non c’è pericolo se non dentro te.
I ragazzi sicuramente.
Vieniti a sveglia’ qua.
25/05/2015 at 14:10
tra virgolette 🙂
25/05/2015 at 18:00
A te zio Vincenzo piace un sacco, pure a me.
E ho la sensazione che hai scritto meglio tu ‘sto commento che io tutto il racconto.
Grazie, Gio’.
“Vieniti a sveglia’ qua”.
😀
25/05/2015 at 12:42
Ora parlerei dei ragazzi,
capitolo come al solito da appluasi, partendo dalla mattina napoletana, arrivando ai “giganti preoccupati” e passando per il “suono del dolore e puzza di fatica”
Mi associo alla richiesta di un libro colle pagine proprio 🙂
25/05/2015 at 18:02
Ma tu ti sei mai svegliato a Napoli? Guarda che è davvero così, io non ho fatto niente.
Per il resto, quella è semplicemente, davvero, una palestra di boxe dalle mie parti.
Eh, compagno mio, ma come lo faccio un libro? È ‘na cosa seria, io sto un pagliaccio della scrittura.
Grazie sempre.
25/05/2015 at 12:26
Ciao, Mario.
Io mi sposterei sull’infanzia nel prossimo episodio.
🙂
25/05/2015 at 18:01
Ciao, Ale.
Mi sa che io, stavolta, davvero non ho preferenze. Poi sta cominciando a piacermi parecchio ‘sta cosa che decidete voi. È una sfida interessante per me.
Grazie sempre, Alessa’.
24/05/2015 at 18:50
Imprevisto,
mi piacciono gli imprevisti.
(da applausi almeno due pezzi di questo capitolo)
a presto,
24/05/2015 at 19:27
Due qualsiasi, quelli che pigli pigli. 😀
DIMMI QUALI!!! 😀
Grazie sempre, compare.
25/05/2015 at 12:29
Ahaha volevo fare il misterioso…
quindi continuo a non dirteli e invece mi leggo il prossimo capitolo
24/05/2015 at 11:19
Vada per boxe. Il secondo capitolo mi è piaciuto moltissimo, soprattutto la descrizione di zio Vincenzo. Scrivi poesia veramente, come ha detto Trix nel commento sotto al mio
Buona giornata 🙂
22/05/2015 at 15:40
“La verità è che invecchiano quando smettono di ammirare la meraviglia.” La poesia.
Ti prego scrivi un libro. Uno vero. Te ne prego.
Boxe. È rimasta troppo sullo sfondo pur essendo sempre presente sia in questo che nel precedente racconto.
22/05/2015 at 18:58
Uno vero tipo COLLE PAGINE PROPRIO?
Ma io lo prendo come un complimento, Trix, ma mica lo so fare. Io scrivo da pochi mesi, questa cosa di TI manco so come è saltata fuori. Però continuo qui, fino a che volete, scrivo fino a quando qualcuno mi legge, prometto.
😀
Grazie, di Quore.
22/05/2015 at 20:54
Non era un complimento. Era ‘na supplica.
Mi sono immagGinata la prima frase pronunciata come la pronuncerebbe Siani, non chiedermi il perché. Sono anche io campana, ma come lo dice lui, rende di più.
23/05/2015 at 07:39
Ha ragione Trix (e te l’ho già detto anch’io): piantala di schermirti e scrivi ‘sto romanzo. Fallo, cazzo! (Falsa tautologia)
24/05/2015 at 18:13
E se lo dice Napo ti tocca farlo davvero, Wagliò.
25/05/2015 at 12:14
Ma non è che uno una mattina si sveglia e dice “sai cosa? Mo’ invece di andarmi a prendere un caffè – che non tengo genio, fa caldo – scrivo un libro”.
Non succede così, è ‘na roba complicata.
22/05/2015 at 13:53
Che fai? Ti fai attendere? 😉 Comunque, vada per l’imprevisto anche se in netta minoranza.
22/05/2015 at 18:47
Pincherella, fa parte del personaggio un po’ artistoide il farsi attendere, è spettacolo, si fa.
Mi sa che l’imprevisto non succederà, mi sa che ti tocca pigliarti la boxe.
Grazie sempre, Pinchere’.
22/05/2015 at 11:25
Qualcuno che conosci bene ha detto che “l’anima dell’uomo ha toccato spesso il fondo”.
E allora si attende un Santo, un morto, un Dio per rialzarsi e andare avanti. Ma può capitare che quell’anima, stesa a terra e schiacciata, riapra gli occhi. La meraviglia riaccende i sentimenti. Si diventa uomini nuovi.
Questo fa, appunto, l’incanto della bellezza, il delirio delle emozioni. E’ l’anima stessa che risorge.
Sto sul faro Mave, e temo mi abbiano levato le scale per riscendere di sotto.
Incantata.
22/05/2015 at 11:25
boxe
22/05/2015 at 18:44
E mi sa che boxe sarà. 😀
22/05/2015 at 18:44
Può capitare, certamente, Gio’. Quello il mio personaggio senza nome è un mezzo scemo, un poco estremista, mica vede tutte ‘ste sfumature, non ci è arrivato ancora.
Però, se tu gli parlassi, sono sicuro che capirebbe. Vi devo mettere in contatto, così ti fai pure raccontare di zio Vincenzo che somiglia a tuo nonno. Sono sicuro che ne sarebbe felice.
Mi piacciono i fari. Mi piace che sei incantata. Mi piace se è merito mio.
Grazie che mi leggi, grazie che cerchi la meraviglia.
22/05/2015 at 09:03
Ho deciso che non ci sta niente da dire: sei uno che ha un gran talento. Di certo è per questo che qui ti si filano in pochi, li metti in soggezione. Molto meglio – per gli altri – seguire le star dei social, gli autoproclamati scrittori, quelli che si fanno un blog letterario tutto loro e poi vengono qui e scrivono minchiate.
Solo una cosa: tu non hai bisogno di fare citazioni, tendi a farne troppe e questo infastidisce ancora di più gli invidiosi.
Boxe.
22/05/2015 at 18:37
Napo, ma che ti devo dire? Cioè, io mi aspetto che mi smonti, che mi critichi, che mi sfasci!
E tu mi dici che non ci sta niente da dire? 😀
Ma poi, dai, soggezione io? Io sono l’uomo più tranquillo del mondo! Semplicemente, non piace a tutti quel che scrivo, oppure, non mi leggono. Lo sai che io non sono il tipo che si mette in mostra.
Vero il fatto delle citazioni, c’hai ragione. Quello viene dal fatto che io non penso di poter dire qualcosa meglio di qualcuno che l’ha detta già meglio di me.
Come l’ho detta male ‘st’ultima frase! Abbe’, si capisce però.
Però, Napo, amico mio, ma quale invidia?
Grazie, grazie sempre. Grazie in modo vero, non quei “grazie” che si masticano quando uno ti apre l’ascensore.
Grazie.
21/05/2015 at 22:41
Boxe.
Anche se pure Adele….
La tua descrizione dell’odore di rosticceria e quella degli adolescenti che ondeggiano, si baciano, si invidiano come niente… è la stessa che mi capita di osservare in giro. L’ho annusata e percepita così come me l’hai mostrata. Che fottuto genio, sei!
Ma il seguente brano:
Le sue mani di pietra, nate per le carezze, capaci di uccidere, mi afferrarono il viso con una dolcezza incondizionata e incontrollabile, quasi sofferta. Si assicurò che i miei occhi e i suoi si scontrassero come un sacco e un pugno:
“Non bisogna sprecare le proprie tragedie”.
La sua barba mi baciò la guancia, come si baciano i figli o i sigari, poi mi lasciò la solitudine che mi serviva per piangere. Quei guantoni li tengo ancora e profumano ancora di anice bruciato.
è quanto di più poetico e autentico abbia letto da tempo immemorabile.
22/05/2015 at 18:22
Genio? Ho serissime difficoltà a ricordare la tabellina del nove.
Quel pezzo che ti piace, che – lo ammetto – m’ha fatto bagna’ gli occhi pure a me, penso sia venuto da quel genere di guizzi che capitano una volta nella vita. Sai, come quelli che prendono ‘na botta in testa e si svegliano che sanno parlare il Tedesco.
Che po’, ma perché sempre il tedesco?
Grazie, non so se è così poetico come dici, ma grazie un milione e mezzo, che se non fosse per cose del genere io non scriverei.
15/05/2015 at 11:23
Proseguirei con Zio Vincenzo, perché mi ha affascinata, perché mi ha ricordato il mio caro nonno e perché credo che tu ci debba spiegare il motivo per cui ti ha convocato.
Grazie al tuo racconto ora so cos’è il màndala e il manicheismo 🙂
Alcuni passaggi sono molto belli, come quello relativo alla seduzione delle inglesine e la descrizione dello zio.
Davvero bravo, ti seguo.
15/05/2015 at 15:47
Grazie, Giorgia.
Che mi segui e che mi leggi.
Io grazie al tuo commento so che Zio Vincenzo ricorda tuo nonno, quindi siamo pari. 😀
Grazie che mi segui.
Hai letto la storia precedente?
15/05/2015 at 16:03
No…sono stata assente per un pò dalla piattaforma.
E tu le mie? Sono 5 eh 😉
11/05/2015 at 16:08
ri-seguo…:-D
donne
15/05/2015 at 15:45
Grazie, guy.
08/05/2015 at 11:35
Recuperati i primi due capitoli.
Inizio a leggere il primo capitolo,
rientro nella tua scrittura, nel tuo stile, nel tuo mondo.
Mi lascio trasportare nei ricordi del protagonista, passando dalla madre al figlio di Tonino. Lo seguo e mi appoggio con lui sul cofano dell’auto.
Arrivo a fine capitolo, noto piacevolmente che ha vinto zio Vincenzo, inizio il secondo.
E il secondo finisce troppo presto, lo divoro, e non posso far altro che votare zio Vincenzo.
Questo è quello che mi succede quando ti leggo, fenomenale come sempre
A presto,
09/05/2015 at 15:25
Amico mio, tu sei sempre così gentile.
Grazie che mi leggi, so’ contento che ti piaccia quel che scrivo e sono molto felice che tu ti senta così immedesimato col contesto. Quel che mi dici mi onora.
08/05/2015 at 10:21
Vado avanti con zio Vincenzo, lo hai caratterizzato troppo bene per perderlo di vista adesso, e poi ti ha convocato… sentiamo cosa vuole da te.
Se sapessi scrivere come te, anche solo al 25%, oggi sarei famosa. Io scrivo dalle sei alle dodici ore al giorno – non tutti i giorni e anche perché è il mio lavoro – e non mi avvicino a te neanche di un chilometro.
Meravigliosa, inarrivabile:
“Mi zio occupa nel mondo lo stesso spazio di una cabina telefonica, tiene due mani che so’ due trattori e un cuore che potrebbe contenere un ring regolamentare. E lo fa. Perché quello zio tiene prima di ogni cosa: “boxa”. Poi aggiusta le cose, poi le macchine, poi parla di Marx e della rivoluzione. Mentre ride, cita Dostoevskij e fuma Toscani all’anice. ”
al sesto passo già conosci la password… la città ti esplode alle spalle, …
hai acquistato il biglietto del treno? Poche ore di viaggio fino a Milano. La Mondadori sta in provincia di MI: a Segrate. Vai a bussà! Stanno già a preparà il caffè e hanno ordinato marmo di travertino per la statua… muoviti!
09/05/2015 at 15:28
Alessandra,
tu sei più brava di me, sai scrivere. E lo sappiamo tutti e due!
Io scrivo da sei mesi. Un’ora al giorno se va bene e la struttura narrativa e la consapevolezza che hai tu io non l’avrò mai.
Hai evidenziato le parti che piacciono a me, poi, penso si sia capito, io voglio bene a zio Vincenzo. Ma io proprio.
Il biglietto? Vado a farmi dire di darmi all’ippica?
08/05/2015 at 09:20
Mi hai fregata. Ho letto il primo capitolo del precedente racconto. Poi l’ho dovuto leggere tutto.
Sei bravo. Zio Vincenzo. Ancora.
Però impara a gestire i 5000 caratteri. Stanno un po’ stretti, sì, ma la bravura di uno scrittore sta anche nel sapersi limitare. Il giusto, quando serve. Il troppo, mai.
09/05/2015 at 15:24
Il problema del sapermi limitare lo tengo dalla nascita, però so che devo trovare una soluzione. Il punto è che quando comincio a scrivere scorre tutto così velocemente.
Grazie che mi leggi, comunque. Grazie mille.
27/05/2015 at 19:01
Trics, grazie che trascini qui di peso i lettori.
Ti devo una sfogliatella.
😀
08/05/2015 at 08:52
Non è che puoi campare di rendita. A me piace come scrivi, ma se qualcosa mi piace di meno lo dico. Stavolta l’inizio del capitolo non mi ha preso. Intanto perché la prima frase mi ha lasciato con una domanda irrisolta: che collezione? di He-Man? Tu, che scrivi un racconto per volta, sai a cosa ti riferisci e nel dare continuità al racconto immagini che il lettore capisca. Un doppio errore: qui i lettori non leggono un racconto per volta, ne leggono sempre più d’uno in ordine di pubblicazione, perciò su TI ogni capitolo è buona norma che sia quanto più chiuso su se stesso, self-explaining. Se il lettore deve tornare indietro al capitolo (o ai capitoli precedenti), stai certo che prima o poi si stanca di leggerti. In conclusione: la prima frase è inutile. Anche tutta la manfrina della ricerca del posacenere manca del riferimento di partenza. Se parli all’inizio del regalo riposto sulla mensola, il lettore è portato a pensare che l’azione parta da casa, ma poi scopre che non è così: effetto “disorientamento” fino all’incontro con le ragazze.
Poi recuperi con zio Vincenzo. E io voto per rimanere con zio Vincenzo.
09/05/2015 at 15:22
Non avevo tenuto conto del self ecsplanning, sempre perché commetto l’errore di ragionare come fosse una storia unica. E anche la faccenda del regalo riguarda quello. Io tendo a tornare su cose precedenti.
Però, c’hai ragione, mi devo sta’ più attento.
07/05/2015 at 13:48
Zio Vincenzo. Ho letto adorante il tuo incipit. Bravo. Veramente bravo.
07/05/2015 at 13:56
Belle le adorazioni. Grazie, Trix!
Ma hai letto il racconto precedente? Attendendo.
È collegato a questo, se ti è piaciuto questo, immagino, ti piacerà anche quello lì.
06/05/2015 at 10:00
Mario! *_* Di nuovo vengo ad adorare! 🙂
Ti seguo e voto zio vincenzo!
06/05/2015 at 10:00
Vincenzo! *
07/05/2015 at 10:28
Pincherella!
Ciao, cara, bentrovata. Tutti volete sapere di zio Vincenzo.
Bravi.
05/05/2015 at 18:13
Per ora clicco “segui storia”, poi appena ho un po’ più di tempo leggo con piacere 🙂
05/05/2015 at 18:48
Grazie sempre, compare.
07/05/2015 at 10:26
Sempre grazie, compagno.
Però poi fammi sape’ che ne pensi.
05/05/2015 at 17:58
Ciao, sono nuovo ma ho notato subito questa tua nuova storia. Molto carina e piacevole da leggere, io ho optato per zio Vincè ahah 🙂
05/05/2015 at 18:05
Ciao Mingo,
grazie per aver letto. Mi pare doveroso dirti che la storia è legata ad Attendendo, la storia precedente a questa. Se ti fa piacere puoi leggerla e “collegarla” a questa.
Grazie ancora.
05/05/2015 at 18:23
Ah ecco non lo sapevo ahah, provvederò!
05/05/2015 at 16:11
Ciao 🙂 Ovviamente ti seguo anche in questa nuova storia. Il protagonista va a fare le condoglianze
05/05/2015 at 16:12
Grazie mille, Giulia. Sono contento che tu sia qui.
05/05/2015 at 16:05
Ah, mi pare molto corretto sottolineare che il titolo è una citazione. È tratto da un pezzo de La Famiglia: un gruppo rap napoletano straordinario.
05/05/2015 at 15:43
Passiamo a zio Vincenzo.
felice che tu sia tornato, lo stesso giorno in cui inizio anch’io.
Solo che leggere te, è meglio. 😉
05/05/2015 at 16:01
In verità io ti stavo attendendo.
Manco mi andava di chiudere la storia precedente senza il tuo commento, poi però le idee hanno cominciato a fare l’effetto imbuto e ho dovuto buttare giù qualcosa.
No, ho letto te e, come ho scritto, mi piace un sacco.
Comunque è bellissimo il modo in cui chi mi legge effettua le scelte, io ho a malapena accennato a zio Vincenzo, ma sentivo forte la voglia di parlarne e voi lo avete per forza percepito.
05/05/2015 at 15:43
Mi sono fiondato subito su questo nuovo racconto. Nello stesso giorno siete tornati su TI tu e Alessandra: troppa grazia.
Mi piace molto. Non aggiungo altro, altrimenti cominci con quella litania di ringraziamenti.
Anzi no, una cosa l’aggiungo: Alessandra mi aveva quasi convinto a tornare su TI con una nuova storia, ma a questo punto ci rinuncio. Voglio fare solo il lettore dei miei autori preferiti, altrimenti sembra che mi voglia mettere in competizione.
Passiamo a zio Vincenzo intanto.
05/05/2015 at 15:45
Non ci provare!!!! Mò torni!
Giusto Mario?, sei d’accordo anche tu?
Napo! Ma quale competizione e competizione, ALLEANZE!! 😉
05/05/2015 at 16:02
Napo, vai, “tiene ragione Alessandra”.
05/05/2015 at 15:58
Pure io insisto per farti tornare con una storia nuova!
Non ci sta nessuna competizione, ci sta la voglia di leggerti però.
Aggiungi, comunque, dimmi cosa ti piace e cosa no, dammi un consiglio, è un nuovo inizio, sono stato un po’ impacciato all’inizio, non sapevo bene cosa raccontare.
Dimmi.
E grazie sempre.
05/05/2015 at 16:14
Mi piace in generale tutto. L’unica cosa che posso dire è che è sarebbe buona prassi non affollare l’incipit di personaggi perché si rischia di disorientare il lettore. Nel caso specifico, va bene l’elenco dei parenti nel necrologio – è d’obbligo – ma poi in ospedale compare zio Vincenzo e allora la scelta dell’opzione diventa obbligata: parlaci di zio Vincenzo, altrimenti che ci sta a fare ‘sto personaggio nell’incipit? Chiaro, no?
Quanto all’ipotetico mio nuovo racconto su TI, la risposta (partenopea) è: nun tengo cchiù genio.