L’ombra

Informata sui fatti

Stanza vuota, tavolo di legno, telecamera sul soffitto, sedie di ferro, vetro specchiato, condizionatore spento, interfono. Descrizione di una banale stanza per gli interrogatori. Sono qui da 10 minuti. 

Sto perdendo tempo e ne sono cosciente. Lo stanno facendo apposta, anche di questo sono cosciente. Ieri sono stata amabilmente invitata in centrale per un interrogatorio informale: ma “non ti preoccupare, qui c’è scritto ‘persona informata sui fatti'”. 

Articolo 351, codice di procedura penale: Altre sommarie informazioni. La polizia giudiziaria assume sommarie informazioni dalle persone che possono riferire circostanze utili ai fini delle indagini. 

La persona informata sui fatti è un possibile testimone, può essere interrogato senza avvocato, non sono previste garanzie difensive. Se qualcuno tra gli imbecilli che dirigono queste indagini si fosse preso davvero la briga di fare il suo lavoro, saprebbe che conosco perfettamente le procedure. Quindi mi fa molto sorridere che stiano tentando di utilizzarle a sproposito, dato che questo sarà un colloquio registrato. Ripeto, sono in una stanza degli interrogatori. Dubito che quella telecamera nell’angolo a destra sia spenta. Come dubito che mi abbiano chiamato qui per una chiacchierata tra amici. 

Il primo arresto non si scorda mai. 

Entrano un uomo ed una donna. Si identificano, sorridono, si siedono con le spalle al vetro specchiato, guardandosi bene dall’impedire la visuale, sia mai che il pubblico lì dietro si perda qualcosa.

La donna chiede conferma della mia identità e se ho capito cosa stiamo facendo. Il completo che porta addosso ha il taglio di uno acquistato ai grandi magazzini, la catenina al collo è evidentemente un monile di famiglia, al dito una fede acquisita da pochi anni. Le scalfitture dimostrano che non se la toglie dal matrimonio.

Complimenti al marito.

A giudicare dalla piega sulle maniche e i pantaloni, stira personalmente il suo guardaroba. Poco trucco, applicato con attenzione. Unghie curate, capelli perfettamente in ordine, occhiaie visibili. Ah, la pecca nell’immagine della donna in carriera! Avrebbe dovuto utilizzare meglio i tutorial di make up su Youtube.

– Signorina, volevamo fare mente locale sulla sua deposizione.

L’uomo è un po’ più anziano. Niente fede, manca un bottone al polsino sinistro ed i vestiti sembrano usciti da una stireria. Considerando quanto guadagna e il bottone mancante, il filo più chiaro che occhieggia dallo spazio vuoto, vive da solo. Non ha una governante: mano destra macchiata di detersivo subito sopra il polso, sotto la manica della camicia. A meno che non sia dentifricio o crema da barba, quello è proprio detersivo liquido.

– Ci spieghi, è stato difficile crescere senza figure genitoriali?

Sì, definitivamente. L’uomo vive da solo, ha pure dimenticato di rasarsi dietro la mascella, sotto l’orecchio.

– Non più difficile di prendere la patente. Quest’anno ho lasciato la casa famiglia perché sono diventata maggiorenne. Le meraviglie della burocrazia! – Mi rivolgo direttamente all’uomo – Quante volte va in bagno durante il giorno?

Lei si irrita: dura un millesimo, ma lo sguardo di rabbia e disprezzo che le si dipinge sul volto è eloquente. Dilettante.

– Sarebbe così cortese da rispondere alla domanda?

– Ma io l’ho fatto! – Esclamo sorridendo, appoggiandomi allo schienale della sedia.  

Lui mi ignora.

–  Conosce la signorina Ranieri? – continua lei, imperterrita.

–  L’ho conosciuta solo come addetta alle relazioni della banca. – Qualche altra battuta, poi devo convincerli a lasciarmi andare perché la suddetta signorina Ranieri probabilmente è appesa per i piedi da qualche parte in attesa di perdere la testa. Letteralmente. Ed io posso capire dov’è.

–  Quindi lei non è a conoscenza delle sue… chiamiamole relazioni personali?

Ovvio che ne sono a conoscenza. I soldi della mia banca si sono volatilizzati, hanno fatto sparire una donna, c’è un uomo in terapia intensiva, è il minimo che faccia le mie “ricerche”.

– Signorina, ci è capitato di sentire delle voci sulla sua… promiscuità. – Ah! Altra bella carta, questa.

–  Di chi, della signorina Ranieri? Vero. Parlava di me? Vero. Non vedo il problema. Ma io non sono cattolica come lei, agente.

Vediamo se ironizzare sul suo precedente grado la fa tacere. Macché!

– Lei è sempre stata una studentessa modello. Non parlava se non interpellata e non ha legato con nessuno a scuola. Non ci credo, non ha un’amica del cuore?

Ossignore, stiamo scherzando, vero?

– Senta, senza offesa, il mio quoziente intellettivo è nettamente superiore a quello di tutte le persone presenti in questa stanza ed in quella subito adiacente. Immagino lei capisca che trovo le sue domande mediocri e sinceramente noiose. Se desidera chiedermi direttamente qualcosa, lo faccia, per l’amor di dio! Alle cinque dovrei essere altrove.

– Non si preoccupi, per quell’ora avremo finito.

Scoppio a ridere. Mi guardano male.

– È interessante notare come abbia volutamente evitato di dire che per quell’ora potrò essere libera di andare.

I detective sono sicuri: Megan è colpevole e sarà proprio lei a confessarlo. Su cosa si baseranno per cominciare a metterla in difficoltà?

  • Cosa deve fare alle cinque? (0%)
    0
  • Le sue "ricerche". Sono sospette. (17%)
    17
  • La provenienza dei soldi depositati in banca. Lei è sola, orfana, appena maggiorenne, da dove spuntano? (83%)
    83
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104 Commenti

  • Il finale è perfetto, specie nelle ultimissime righe. Dà un sapore di detto e non detto, di una storia raccontata che potrebbe anche essere un po’ diversa dai fatti, ma forse anche no. Molto bello, davvero. Non smetto di sottolineare quanto mi sia piaciuta la tua protagonista, meriterebbe senza dubbio altro spazio. In altro posto. Magari in altro genere, perché no?

    A presto, sul prossimo racconto. Ho ricevuto la notifica. A breve sarò anche lì.

    Giò

  • Chiusa efficace, meno amara di quanto temessi perché lascia uno spiraglio possibile per un seguito. Meg è un personaggio che merita almeno un’altra storia… Anche se a differenza di Danio spero di ritrovarla nuovamente dalle parti del giallo. E adesso non mi resta che allungare il mio bicchiere verso il tuo e brindare alla tua ombra, come un vecchio commensale avido di storie. Complimenti.

  • Il fratello, i soldi rubati e fatti riapparire, l’isola esotica.

    Bene, non potevi concludere meglio questa storia, m’inchino 🙂
    E così vuoi lanciarti nell’avventura, bene anche quello.
    Molto più semplice del giallo, a mio modesto parere. Ma, come ben saprai, mischiare i vari generi è molto semplice.
    Come bere un cocktail 😉
    A presto.

  • Beccato! In effetti non c’erano moltissimi elementi per individuare il colpevole ma in fondo è il bello dei gialli (indizi sì, ma nessuna prova schiacciante, non prima della rivelazione finale almeno, il lettore deve solo credere di avere tutti gli elementi per risolvere il caso). Movente impossibile da indovinare, ma abbastanza convincente. Le cose migliori della tua storia rimangono però le caratterizzazioni e, come mi sembra di aver già detto, gli intermezzi pensati dalla tua geniale protagonista, intelligente, sarcastica, brillante. Pensò che sia una storia che possa finire (e magari ricominciare) in un bar, davanti ad un buon cocktail, magari un Bloody Mary…

  • Scelgo il cocktail; lei che riflette (magari con Firenzi?) e fa il punto della situazione mi sembra un buon modo per chiudere questa prima parte 🙂 sapere che ce ne sarà un’altra mi rincuora! Sono contenta di aver indovinato 😛 anche se non pensavo fosse così perverso il vecchio Polvieri!

  • La sabbia che diventa lava è un’immagine che mi gusta parecchio, quindi voto quella.

    Però! Sento tracce di sottofondo de “Il collezionista di ossa” in questo capitolo. Colpevole inaspettato e movente davvero sorprendente. Molto bello, molto brava.

    Ti seguirò anche nella prossima avventura.

    Giò

  • Non ho risposto a nessuno, ne sono consapevole.
    Spero non l’abbiate presa a male, non desideravo “inquinare” la vostra scelta con commenti inopportuni che potevano farvi credere una cosa o un’altra.
    Vi volevo ringraziare nuovamente per aver seguito sin qui le mie piccole avventure in punta di tastiera, i vostri commenti e critiche sono sempre graditissimi (altroché!).
    Come da spoiler presente nella domanda che chiude questo episodio, volevo dirvi che mi piacerebbe scrivere un’altra storia. Ho bisogno del vostro aiuto per trovare un incipit adatto e credo che i lettori siano i migliori consiglieri di uno scrittore quando si parla di racconti 😉
    Alla prossima, G

  • Ho analizzato bene il racconto, rileggendolo tutto dall’inizio: le mie conclusioni sono che non hai dato abbastanza elementi per poter capire chi è veramente l’assassino, ma forse sono io che mi sbaglio.
    Comunque per me è Bonga. Adesso dimmi chi è e spiegami perché. 🙂

    Giò

  • Bella l’idea che l’opzione che riceverà più punti avrà una menzione speciale nel prossimo capitolo!
    Guarda, neanche io ho capito chi possa essere, forse perché quando c’era la Signora in giallo cambiavo canale! Apparte ji scherzi, faccio un procedimento razionale. Bonga non mi sembra un cognome da assassino, dico Firenzi, i fiorentini mi puzzano.

  • Hai scritto un buon giallo, il che significa che in realtà non ho idea di chi sia l’assassino. Certo Firenzi qualche dubbio lo lascia… E Bonga potrebbe in effetti essere un’abile doppiogiochista come ha giustamente fatto notare Drago … Eppure questo Polvieri qualcosa deve pur entrarci. OK, vada per Polveri, seguo l’istinto. Bel capitolo. Finale al cardiopalma… Muoviti a scrivere il prossimo! Non farci aspettare troppo. Ciao e… Ti aspetto da me.

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